Alla conquista delle stelle, una linguista trinidadiana spiega che la lingua ci connette

La grafica ufficiale utilizzata per annunciare la selezione dei nomi vincitori della linguista Jo-Anne Ferreira per la partecipazione di Trinidad e Tobago nella competizione dell'Unione Astronomica Internazionale “NameExoWorlds”.
Immagine cortesemente utilizzata previa autorizzazione della Dr.ssa Ferreira.

Sarebbe  fantastico  dare un nome a un corpo celeste. La linguista Jo-Anne Ferreira può aggiungere questa competenza alla lista dei suoi titoli, da quando ha vinto la sezione di Trinidad e Tobago di  una competizione globale, ospitata dall’ Unione Astronomica Internazionale (UAI) [it], l'autorità incaricata di assegnare  nomi agli elementi astronomici come le stelle e i pianeti.

In occasione del centenario della UAI, la campagna mondiale [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] mirava a  trovare una coppia di nomi, legati da un tema comune, per un esomondo (la combinazione di una stella e un esopianeta), che sarebbe diventato il suo nome ufficiale (in aggiunta alla denominazione scientifica) e avrebbe permesso ad altri pianeti, se dovessero essere scoperti in futuro, di prendere il nome dallo stessa tema.

I nomi vincitori proposti da Ferreira per la nuova stella e il suo esopianeta correlato sono Dingolay e Ramajay. Dingolay significa “girare e rigirare”, mentre Ramajay significa “cantare”. Insieme, questi nomi rappresentano l'amore dei trinidadiani per la loro cultura e il rispetto per le lingue dei loro antenati.

Dopo un appello nazionale per chiedere suggerimenti  circa i nomi, dieci finalisti sono stati scelti per la competizione NameExoWorlds. Il grande pubblico è stato chiamato a esprimere la sua preferenza per i nomi dell'esopianeta ufficiale di Trinidad e Tobago e la sua stella ospite.

Shirin Haque, docente di astronomia presso il Campus di Sant'Agostino dell’ Università delle Indie Occidentali  e  Coordinatrice Nazionale dell'UAI, ha definito il concorso “il primo nella storia dell'astronomia che offre l'opportunità a Trinidad e Tobago di essere immortalati tra le stelle”.

La vittoria di Ferreira è stata annunciata dall’ UAI nel dicembre 2019, e da allora la dr.ssa Ferreira è stata piuttosto impegnata, non solo con il suo nuovo esomondo, ma anche con la  consueta mole di lavoro come docente di linguistica presso l'Università delle Indie Occidentali.

Quando finalmente abbiamo avuto l'occasione di parlare, opportunamente dopo il Carnevale di Trinidad e Tobago, visto che  gli appellativi da lei proposti hanno un significato culturale, è diventato palese che la sua profonda conoscenza della lingua ha giocato un ruolo determinante nella scelta dei nomi.

In questa prima puntata di un'intervista divisa in due parti, Ferreira racconta di come la lingua connetta tutti noi.

Dr.ssa. Jo-Anne Ferreira, docente del Dipartimento di Lingue Moderne e Linguistica presso il Campus Sant'Agostino dell'Università delle Indie Occidentali. Immagine cortesemente utilizzata previa autorizzazione della Dr.ssa Ferreira.

Janine Mendes- Franco (JMF): Ancora congratulazioni per questo meraviglioso traguardo ! Ti senti diversa ora che la fanfara si è spenta un po'? Hai realizzato pienamente l’importanza di essere responsabile di aver dato il nome a qualcosa nell’universo?

Jo-Anne Ferreira (JAF:) Thank you, and mèsi [Creole for “thanks”] to Dr. Shirin Haque and her team, and to all those who shared my taste [in names] and voted for me. Congrats to my fellow finalists as well. It’s still amazing to me that we were even given a chance to be part of this historical naming campaign in the first place.

We [Trinidad and Tobago] were the only ones in the English-official Caribbean to participate. The only other Caribbean territories were Aruba, Cuba, the Dominican Republic, Haiti, and Puerto Rico. As far as I know, our names are also the only Patois or French Creole names [not to be confused with Jamaican Creole, also called Patois], and the only Caribbean Creole names at all. And if more celestial objects are found, we can continue to add more Trinbagonian names to the heavenlies.

The best part for me is this scripture verse: “He determines the number of the stars and calls them each by name” — so I’m still star struck.

Jo-Anne Ferreira (JAF): Grazie, e mèsi [parola creola per dire “grazie”] alla Dott.ssa Shirin Haque e alla sua squadra, e a tutti quelli che hanno condiviso il mio gusto [per i nomi] e hanno votato per me. Congratulazioni anche ai miei colleghi finalisti. Prima di tutto vorrei dire  che sono ancora sorpresa che ci sia stata data la possibilità di partecipare a questa storica campagna di denominazione.

Noi [Trinidad e Tobago] siamo stati gli unici a partecipare nei Caraibi di lingua ufficiale inglese. Gli altri territori caraibici sono stati Aruba, Cuba, la Repubblica Dominicana, Haiti e Porto Rico. Da quanto ne so, i nostri sono anche gli unici nomi di Patois e creolo francese [da non confondere con il creolo giamaicano, anch'esso chiamato Patois], e gli unici nomi di creoli caraibici in assoluto.  Più corpi celesti saranno trovati, più continueremo ad assegnare nomi trinidadiani ad essi.

La parte più bella per me si trova in questo versetto delle scritture: “Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome”- quindi resto ancora più affascinata dalle stelle.

JMF: Innanzitutto, cosa ti ha portato a partecipare al concorso ? Sei un'appassionata di astronomia?

JAF: I’m interested in our languages, words, naming/names, etymology, and language history. I am not an astronomy buff, though, of course,  I stand in awe of the universe.

JAF: Sono interessata alle nostre lingue, parole, denominazioni/nomi, etimologia e storia delle lingue. Non sono un'appassionata di astronomia, anche se, naturalmente, sono  affascinata dall'universo.

JMF: Spiegaci le ragioni dietro la scelta dei nomi, la connessione tra le due parole, e il loro significato e/o la risonanza per i trinidadiani, in ambito linguistico, culturale ecc.

JAF: We are a linguistically and culturally creative and complex people. The names I chose speak to our passion, our joie de vivre and our creativity. They roughly mean “to dance” — dingolay — which we do very well, with so many genres and of so many origins, with dancers having gone to China, to the United States and Canada, and “to sing” — ramajay — which we also do very well, with prize-winning singers from here to Germany to the United States and around the world.

Dingolay is a fascinating word and may have two origins, a possible convergence of Koongo and French, and has found its way into tassa drumming. It’s the name of a tassa hand drawn directly from dholak rhythms. I would call that a true Trinbagonian word.

Ramajay is a particularly beautiful, poetic verb describing the chirping or warbling of a bird. It’s a French word, ramager (same pronunciation except for the ‘r’, as in “ramaˌʒe”, now rare and archaic. We’ve preserved it and catapulted it to the stars.

A Martiniquan colleague wrote about the words, which was very gratifying to me.

JAF: Noi siamo un popolo creativo e complesso, sia linguisticamente che culturalmente. I nomi che ho scelto esprimono la nostra passione, la nostra joie de vivre e la nostra creatività. Essi significano  approssimativamente “ballare”, dingolay, che ci riesce davvero bene, con così tanti generi e di così tante origini, con ballerini che sono andati in Cina, Stati Uniti e Canada, e “cantare”- ramajay, che ci riesce altrettanto bene, con cantanti premiati sia qui, che in Germania,  Stati Uniti e in tutto il mondo.

Dingolay è una parola affascinante e può avere due origini, una possibile convergenza di Koongo e francese, e poi ha trovato il suo significato in un insieme di percussioni chiamato tassa. È il nome di una percussione suonata a mano che trae origine direttamente dai ritmi dholak [it]. La definirei una vera parola trinidadiana.

Ramajay è un verbo particolarmente bello e poetico, che descrive il cinguettio e il canto degli uccelli. È una parola francese, ramager (stessa pronuncia tranne la “r”, come “ramaˌʒe”), adesso rara e arcaica. L'abbiamo preservata e catapultata nelle stelle.

Una collega della Martinica ha scritto riguardo le due parole, è stato molto gratificante per me.

JMF: Però, non tutti erano felici dei nomi vincitori. Hai ricevuto alcune critiche online sulle proposte dei nomi, inclusi commenti che suggerivano di assecondare la “cultura del Carnevale“, di  essere etnicamente emarginati o sessualmente espliciti. Cosa rispondi agli oppositori?

JAF: If we knew our history, then we would know where we came from and would have fewer identity issues. Our 10 Amerindian nations were not ignored, as some naysayers felt. Our First Peoples are known to speak Patois, our first island-wide lingua franca. We can learn from the lessons of losing our Amerindian languages, and try to save just one more national heritage language.

A bird’s warbling does not originate in Carnival, and Carnival has all types of dance movements, including dingolaying.

Because Carnival is a festival, dancing and singing must be involved. Any word can undergo semantic change, such as generalisation or specialisation –including amelioration and pejoration — metaphor, and much more. Words can have seasons in their life span, and if users find that a particular word can adapt well to another context, then so be it.

So, chacun à son goût [“to each his own”], basically. I myself am not a lover of Carnival per se, but in any case, no one can deny the beauty and the creative and mesmerising genius of our people, which are second to none.

JMF: Se conoscessimo la nostra storia, sapremmo da dove veniamo e avremmo meno problemi di identità. Le nostre 10 nazioni amerindie non sono state ignorate, come sostengono alcuni dissidenti. I nostri primi abitanti sono conosciuti per parlare Patois, la prima lingua franca di tutta la nostra isola. Possiamo imparare dalla lezione di aver perso le lingue amerindie, e cercare di salvare almeno una lingua del patrimonio nazionale.

Il canto di un uccello non ha origine dal Carnevale, e il Carnevale racchiude tutti i tipi di danza, inclusa la dingolaying.

Poiché il Carnevale [it] è una festa, la danza e la musica devono farne parte. Ogni parola può subire cambiamenti semantici, come generalizzazione o specializzazione- inclusi migliorativi e peggiorativi- metafore e molto altro. Le parole possono avere stagioni nel loro ciclo di vita, e se i loro parlanti trovano che una particolare parola possa ben adattarsi a un altro contesto, allora così sia.

Quindi, chacun à son goût [ognuno a modo suo], semplicemente. Io stessa non sono un'amante del  Carnevale in sé, ma in ogni caso, nessuno può negare la bellezza e il genio creativo e ipnotico del nostro popolo, che non è secondo a nessuno.

Leggi la seconda parte di questo post in cui Ferreira si immerge profondamente nelle radici e nella fluidità della lingua in continua evoluzione,  parla di progetti interessanti e mostra come la linguistica e l'astronomia siano interconnesse.

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