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Artisti e attivisti protestano per salvare una riserva idrica nella capitale del Kazakistan

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Kazakistan, Ambiente, Arte & Cultura, Citizen Media, Musica, Protesta

La performer Aigerim Ospan suona il kobyz, uno strumento tradizionale Kazako, sul bacino idrico asciutto, adesso diventato cantiere. Immagine presa da un video You Tube [1]di Azattyq Radiosy.

Sullo sfondo, le gru erigono nuovi edifici nella periferia in costante crescita di Nur-Sultan, la capitale del Kazakistan. In primo piano, sui terreni prosciugati del bacino idrico di Malyi Taldykol, si svolge una sorprendente scena di battaglia: artisti in abiti tradizionali kazaki si scontrano con bulldozer e squadre di operai edili suonando strumenti tradizionali.

Il 7 settembre, dopo che gli attivisti avevano scoperto che l'amministrazione cittadina avrebbe portato avanti i piani di costruzione del bacino idrico, hanno deciso di organizzare una protesta.

Aigerim Ospan e Askhat Akhmedyarov, due rinomati artisti contemporanei, con l'aiuto di alcuni attivisti di lunga data dell'organizzazione informale SOS Taldykol, hanno inscenato una performance [2] [ru, come tutti i link seguenti salvo diversa indicazione] simbolica, schierandosi a braccia aperte lungo il percorso dei bulldozer chiamati dalla società di costruzioni.

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Ospan ha suonato [4] il kobyz, un tradizionale strumento a corde, proprio di fronte alla lama di un bulldozer; il motore si faceva beffe di lei mentre le sue note risuonavano tra la folla di lavoratori, attivisti e giornalisti.

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Una protesta irremovibile

Per mesi [6] [en] gli attivisti hanno cercato di attirare l'attenzione sul preoccupante degrado delle risorse idriche intorno alla capitale. A marzo, l'artista Aisuluu Shaikenova [7] ha posizionato dozzine di statuette di uccelli di ghiaccio nel viale principale della capitale. Il loro lento scioglimento doveva essere una metafora del progressivo esaurimento dei corpi idrici del Kazakistan.

Nell'estate del 2020, dopo che il governo ha annunciato che avrebbe costruito un parco nel luogo dov'è situato il lago Malyi Taldykol, gli attivisti hanno lanciato l'iniziativa SOS Taldykol.

In risposta alla pressione pubblica, lo scorso dicembre, Altai Kulginov, il sindaco di Nur-Sultan, ha affermato che il lago sarebbe stato preservato [en]:

No one will touch the lake. In fact, this is a water accumulation, not a lake. People commonly call it Malyi Taldykol. We will create a recreation zone near Lake Taldykol [the nearby lake] with landscaping and walkways for people.

Nessuno toccherà il lago. In realtà questo non è un lago, bensì un deposito d'acqua. La gente comunemente lo chiama Malyi Taldykol. Creeremo una zona ricreativa vicino al lago Taldykol [il lago vicino] con giardini e sentieri pedonali.

Nell'estate del 2021, tuttavia, i bulldozer sono arrivati [8]al Malyi Taldykol e hanno iniziato i lavori di costruzione, scatenando ulteriori proteste [9] da parte degli attivisti.

Il problema principale con il bacino idrico è che l'acqua è stata progressivamente drenata, danneggiando l'ecosistema. Il crescente bisogno di terreni per immobili nella periferia della capitale aveva reso il Malyi Taldykol una destinazione ambita per nuove aree residenziali.

Ruslan Urazaliyev, ricercatore presso l'Associazione per la biodiversità del Kazakistan, ha dichiarato al canale di notizie 24.kz [10] che i progetti di sviluppo immobiliare saranno controproducenti per l'ambiente intorno al bacino [en]:

There is an aggressive construction plan for the territory, which used to be wetlands. This goes against both environmental legislation and common sense. New residential complexes, a school, and other facilities will appear here.

È stato elaborato un piano di costruzione aggressivo per il territorio, che un tempo era un terreno acquitrinoso. Questo va contro sia la legislazione ambientale che il buon senso. Qui appariranno nuovi complessi residenziali, una scuola e altre strutture.

Le ripercussioni dello spettacolo di protesta, che ha raggiunto grande visibilità sui social media in Kazakistan, forse potrebbero spingere le autorità a rivedere i propri piani di costruzione. O almeno così sperano gli attivisti.