Processo in Mozambico per il più grande scandalo finanziario della storia

Processo ‘Debito nascosto’, trasmesso dalla Televisione del Mozambico – YouTube – Agosto 2021.

Dal 20 agosto 2021 in Mozambico è in corso il processo del caso diventato famoso come “debito nascosto”, il più grande scandalo [pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] finanziario che il paese abbia mai conosciuto.

Tutto l'accaduto risale al governo dell'ex Presidente della Repubblica, Armando Guebuza (2004-2014), quando è stato contratto un debito che ammonta a 2 miliardi di dollari, fatto di cui non erano a conoscenza né il Parlamento né le entità che sostengono le finanze del Mozambico.

Il caso è diventato noto tramite portali di informazione stranieri come il Wall Street Journal ad aprile del 2016. Secondo le indagini, tra i coinvolti nel caso ci sono l'ex Ministro delle finanze e il figlio di Armando Guebuza, nonché alcuni membri dei servizi segreti del paese.

Tutto questo scenario è culminato con la sospensione del sostegno al bilancio statale che il Mozambico riceveva da suoi partner di cooperazione, tra cui il Fondo Monetario Internazionale.

Secondo il portale DW, uno studio pubblicato a maggio 2021 mostra che il debito nascosto ha ridotto l'attività democratica e causato l'insorgenza dell'autoritarismo in Mozambico dal momento che il settore più colpito è stato quello dell'istruzione.


Come ha rivelato uno studio del Centro di Integrità Pubblica (CIP), circa due milioni di mozambicani sono stati spinti alla povertà assoluta dal 2016 al 2019 a causa dei debiti. Lo studio segnala anche che con i soli costi diretti del debito, stimati in 674,2 milioni di dollari, si sarebbero potute costruire 56.000 aule e 898 centri sanitari di tipo 2.

Secondo un'altra ricerca, intitolata “Costi e Conseguenze del debito nascosto per il Mozambico”, a causa di questo ogni mozambicano ha pagato 159 dollari (intorno a 10.000 metical), sempre tra il 2016 e il 2019.

Debiti nascosti: l'inizio del processo

I debiti sono stati contratti tra il 2013 e il 2014 con le filiali britanniche delle banche di investimenti Credit Suisse e VTB per le imprese statali mozambicani Proindicus, Ematum e MAM. Tali prestiti sono stati garantiti in segreto dal governo guidato da Armando Guebuza, all'insaputa del Parlamento e del Tribunale amministrativo.

Per comprendere meglio il caso, nel 2015 il governo mozambicano e i suoi partner hanno fatto una verifica, condotta dalla società Kroll, con lo scopo di appurare cos'era davvero successo. Il rapporto di 64 pagine fornisce spiegazioni dettagliate a seguito di un'indagine sui contorni dei debiti contratti dalle imprese EMATUM (Empresa Moçambicana de Atum, Società Mozambicana del Tonno), Proindicus e MAM (Mozambique Assets Management, Gestione Risorse del Mozambico).

Il documento ha mostrato come esistano discrepanze nei prezzi dei beni e servizi coinvolti, affermando che continueranno a esserci lacune su come siano stati esattamente guadagnati i 2 milardi di dollari nonostante i considerevoli sforzi fatti per sanarle.

La società Kroll, secondo il rapporto, non è riuscita a effettuare nessuna forma di valutazione attendibile dei beni e servizi che saranno forniti dalla Società Appaltatrice nell'ambito dei tre contratti di fornitura con le Società del Mozambico.

Il processo e la reazione dei mozambicani

Nel banco dei rei ci sono 19 imputati, e dall’accusa si evince che sono in gioco crimini di associazione a delinquere, traffico di influenze, corruzione passiva, riciclaggio, peculato, abuso d'ufficio o di funzione, e falsificazione di documenti.

Ciononostante, oltre al giudizio attualmente in corso, la giustizia mozambicana ha aperto un processo autonomo in cui varie altre persone sono accusate di coinvolgimento nello schema. Tra queste sono inclusi l'ex Ministro delle Finanze Manuel Chang, ex-amministratori della Banca del Mozambico ed ex-esecutivi della Credit Suisse, istituzione bancaria che ha abilitato i prestiti.

Manuel Chang è detenuto in Sud Africa da più di due anni e mezzo su richiesta degli Stati Uniti. Sul caso sono stati anche aperti processi giudiziari negli Stati Uniti e in Inghilterra. Ciononostante, Chang prova l’estradizione in Mozambico.

È iniziato un po’ dopo le 9:00 il processo del caso #dividasocultas. Passa quasi 1 ora e il giudice, il PM e gli avvocati presentano i punti precedenti. L'attenzione si concentra sulle scadenze della custodia cautelare e sul rilascio dei membri dei servizi segreti perché possano rispondere liberamente.

Per quanto riguarda il figlio maggiore dell'ex Presidente, questi nega di aver ricevuto tangenti e il suo avvocato afferma che la sua detenzione è illegale. Come racconta il portale ‘Observador’, il figlio di Armando Guebuza ha ricevuto 33 milioni di dollari come tangente per indurre il padre ad approvare il disegno di legge sulla protezione delle coste, usato come pretesto per contrarre debiti per 2,2 miliardi di dollari.

Una delle rivelazioni fatte nei primi giorni del processo riguarda l'attuale Presidente della Repubblica: secondo uno degli imputati, Filipe Nyusi (Presidente del Mozambico) si era mostrato favorevole al disegno di legge sulla protezione marittima al centro di prestiti quando era Ministro della Difesa Nazionale.

Da quando ha avuto inizio, il processo ha provocato molto dibattito per via della sfiducia non solo per l'esito che sarà reso noto, ma anche per la mancanza di indipendenza della giustizia in Mozambico. Una delle istituzioni di maggiore importanza è il Centro di Integrità Pubblica, che si auto-attribuisce la vittoria per l'inizio del processo:

Il processo del caso dei debiti nascosti:
– Una vittoria del CIP nella lotta anti-corruzione
Leggi il testo per intero: https://t.co/yQMaZZasu8

Riguardo al figlio del presidente, c'è chi pensa che debba essere rivisto il modo in cui la legge avvantaggia la famiglia dei capi in Mozambico:

Dopo aver sentito quanto viene detto nel processo #DividasOcultas, la società dovrebbe mettere in questione i diritti dei figli dei PR, per la protezione che hanno come fossero figli di re. Ciò danneggia tutti noi che paghiamo le tasse.

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