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Affascinato dal cimitero sospeso in Indonesia

Categorie: Citizen Media, Viaggi e turismo, GV Community Blog
Hanging Graveyard at Toraja. Photo by Arpan Rachman. Used with permission.

Cimitero sospeso a Toraja. Foto di Arpan Rachman. Utilizzata con i relativi consensi.

Panorami spettacolari avvolti in una grande cultura che preserva i residenti locali per generazioni e generazioni. Questo a Toraja, in Indonesia. Dalla mia casa a Makassar, percorriamo una distanza di 350 km per arrivare a Toraja.

Una delle destinazioni più affascinanti è il cimitero sospeso. Le bare sembrano stare in sospeso sui muri delle montagne rocciose. E osservando la parete rocciosa, accanto alle casse a mezz’aria, mi incuriosisce una finestra con la porta spalancata.

Ci sono statue sedute rappresentanti alcune delle persone morte e sepolte qui. Statue che contemplano pellegrini e turisti. Indossano abiti e vestiti tradizionali. L’atmosfera lì intorno è assolutamente sacra e mistica.

Un giorno, verso i primi di dicembre, io e alcuni ambasciatori e diplomatici provenienti da diversi Paesi, visitammo la regioni di Kete’ Kesu e di Londa. Entrambi i luoghi sono situati sulla cresta della montagna, non lontano da Rantepao, capitale di Tana Toraja.

A Kete’ Kesu, Londa e in altri luoghi come Batutumonga e Bori, i locali offrono ai lori cari deceduti una sepoltura differente; li depongono in bare appese al muro della montagna.

Tuttavia, se esaminate più da vicino, non sono realmente appese. Dipendendo dall’inclinazione della parete, le bare vengono sorrette dal basso da tavole di legno, risultando allineate tra loro.

Corpi antichi centinaia di anni, ma in realtà sono presenti anche tombe nuove. E cinque teschi intatti allineati accanto alle scale alla bocca della grotta. E un po’ più in là, delle ossa provenienti da una bara aperta, caduta, probabilmente, non troppo tempo prima.

Entrando in una caverna oscura a Londa, vidi una piccola bara infilata in una fessura. “Lì è sepolto un bambino”, disse una guida che portava con sé una lanterna. La sua luce ne dissipava il buio.

“Il cimitero qui ci mostra una cultura molto speciale. Sono colpito,” disse Vlastimil Samek, Direttore interno del centro informazioni delle Nazioni Unite. Un signore mezzo calvo, con barba bianca. Mi rivelò di vivere sempre delle esperienze nuove ogni volta che viaggiava per l’Indonesia.

Con noi c'era anche Alice Mageza, l’ambasciatrice della Repubblica dello Zimbabwe, una donna che indossava un vestito verde a fiori con occhiali neri e fascia per capelli. Ammise anche lei di restare incantata dall’ammaliante cultura di Toraja.

E come gli altri, anche l’ambasciatore del Vietnam ne rimase affascinato. Indossava una camicia a quadri e non lasciava mai incustodito il suo zaino. Il suo nome è Hoanh Anh Thui. “Questo cimitero appartiene a una grande cultura e continua a esistere esattamente com’era nel passato,” disse. “Significa che questa cultura è ben protetta.”