Vite di carta: i raccoglitori di rifiuti informali in Turchia rischiano deportazione, arresto, e retate notturne

Un contenitore pieno di immondizia. Immagine di Pixabay. Licenza di Pixabay.

Lo scorso mese, la polizia di Istanbul ha effettuato retate su dozzine di depositi di immondizia, ufficialmente per affrontare i potenziali [en, come tutti i link seguenti, se non diversamente indicato] pericoli per la salute, per la sicurezza pubblica e l'impiego di migranti illegali. Circa 200 lavoratori sono stati arrestati nelle retate che sono avvenute in 49 siti di Istanbul in ottobre. Secondo i rapporti, le escavatrici hanno demolito i depositi ed almeno tre operai sono stati arrestati. La polizia ha anche sequestrato centinaia di carretti a mano che gli operatori utilizzavano per raccogliere i rifiuti riciclabili. Simili retate sono state effettuate in settembre, quando la polizia ha effettuato retate in un centinaio di depositi, sequestrando 50 carretti ed avviando azioni amministrative contro 286 raccoglitori di immondizia, tra cui 145 migranti afgani. Le retate più recenti hanno lasciato disoccupati centinaia di lavoratori del riciclo, e molti migranti probabilmente rischieranno la deportazione.

Queste retate erano già avvenute nel passato [tr], ma gli arresti di settembre ed ottobre sembrano essere parte di un'aggressiva campagna contro i raccoglitori di immondizia e materiale riciclabile. Il Governatore di Instanbul, Ali Yerlikaya , ha emesso un avviso [tr] in agosto informando che “la raccolta non autorizzata di immondizia e le azioni di selezione effettuate senza licenza in città portano ad occupazione in condizioni non controllate e non salubri, in particolare a problemi di salute pubblica ed ambientale, e causano danno pubblico e profitti illegali”.

Ma Mahmut Aytar, un laureato in biologia che raccoglie anche i rifiuti, non è d'accordo. A settembre, a seguito delle retate, ha emesso [tr] una dichiarazione per conto degli operatori ecologici. 

Thanks to the workers, garbage trucks don’t have to make 2-3 rounds a day, but instead collect the trash once. Isn’t what we do a community service? The plastic, and papers we gather do not affect the environment. On the contrary, it helps the environment.

Please know, the only thing that is dirty are our hands. While our hearts are cleaner than everyone else. Our poverty is in our pockets, while our hearts are rich enough to share bread with immigrants, the Roma, the Kurd and the Turk.

Grazie ai lavoratori, i camion per la raccolta dei rifiuti non devono fare 2-3 giri al giorno, ma raccolgono i rifiuti una volta sola. Non è quello che si chiama dare un servizio alla comunità? La plastica e la carta che raccogliamo non danneggiano l'ambiente. Al contrario, aiutano l'ambiente. Sappiate che, di sporco, abbiamo solo le mani. I nostri cuori sono più puliti di quelli di chiunque altro. La nostra povertà é nelle nostre tasche, mentre i nostri cuori sono abbastanza ricchi da condividere il pane con gli immigranti, i Rom, i Curdi ed i Turchi. 

Il Governatorato di Istanbul dice che a campagna era volta a frenare il lavoro degli immigranti illegali. Durante le retate di settembre, circa 140 immigrati afgani senza documenti sono stati arrestati ed inviati [tr] ad un sito detentivo di Tuzla [tr], dove i migranti irregolari vengono trattenuti in attesa della deportazione. Secondo Gazete Duvar, una piattaforma informativa online, “fino agli anni the 2010 i raccoglitori di rifiuti consistevano principalmente di migranti curdi e membri della popolazione Rom. Oggi, invece, la loro presenza nel settore viene gradualmente rimpiazzata da immigranti afgani.”

Alcuni, però, controbattono che l'aumento dei raccoglitori di rifiuti sia responsabilità del governo nazionale, in quanto sempre più persone entrano in quest'attività a causa dell'alto tasso di disoccupazione e delle limitate prospettive per i rifugiati ed i migranti. Ali Mendillioğlu, un ex raccoglitore di rifiuti che era solito operare come editore capo di Katık, un giornale pubblicato dai raccoglitori di rifiuti, dice che il lavoro è sovente l'ultima risorsa ed una questione di sopravvivenza. Recentemente, ha detto a Gazete Duvar, “finchè la disoccupazione e l'assenza di lavoro legale per i rifugiati continuerà ad essere una ferita aperta per la Turchia, il sistema funzionerà così.”

Un operaio setaccia l'immondizia, riempiendo il carretto. Videata da un rapporto della BBC Turkish video .

Poche protezioni o regolamentazioni

I riciclatori umani che girano per le strade delle città turche con i loro carretti carichi fino all'orlo di carta, plastica e cartone vengono ampiamente ignorati. Cioé, finché non fanno notizia, come avvenuto in ottobre e settembre. Non ci sono dati statistici che indichino quante persone lavorano come riciclatori informali in Turchia, sebbene alcuni stimino che siano almeno 500,000 persone a lavorare in quest'industria. Sono, ciononostante, una vista comune nelle strade della Turchia, dove il riciclaggio municipale dei rifiuti é tristemente inadeguato; tra i membri di OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Svilupppo Economico), ha il tasso di riciclaggio più basso, al 12%. 

Nessuna legge nazionale riconosce la professione del raccoglitore di carta/rifiuti. Mentre questi lavoratori si vedono come parte della soluzione per aiutare la Turchia a raggiungere i propri obiettivi ambientali, essendo considerati parte del mercato informale del lavoro del paese non ci sono leggi in vigore che li proteggano, di conseguenza sono soggetti a dure condizioni di lavoro. In un’intervista con Gazete Duvar, Dinçer Mendillioğlu, il presidente della Recycling Workers Association (associazione dei lavoratori del riciclo) ha spiegato che le aziende e fabbriche intermediarie che acquistano i rifiuti dai raccoglitori “pagano quasi nulla” e “ne traggono profitto”. 

Normalmente i carretti che questi operatori utilizzano per la raccolta dei rifiuti appartengono al deposito che li assume. Secondo il giornale turco Cumhuriyet, nella sola Istanbul ci sono circa 1,350 depositi [tr].

Operatori che selezionano i rifiuti raccolti presso uno dei depositi. Videata da DW Turkish report.

Ogni volta che un carretto ritorna al deposito il suo contenuto viene pesato ed il raccoglitore pagato. Il guadagno medio giornaliero oscilla tra 60–100 lire turche (6–10  dollari statunitensi). I carretti pesano [tr] 30 chili da vuoti e 150 chili da pieni. In un'intervista con  BBC Turkey, Ahmet Aytar e Mesut Aytar, due raccoglitori di rifiuti, hanno detto che percorrono una media di 40 km al giorno e fanno tre turni al giorno. 

Lo scorso marzo, Netflix ha messo in onda un film, “Paper Lives,” (vite di carta) che faceva luce sulle vite dei raccoglitori di rifiuti. Il servizio in streaming forniva “un ritratto realistico del lavoro e della vita dei riciclatori cittadini,  che provengono da diverse esperienze di vita: uomini giovani ed anziani, bambini, donne, stranieri dall'Africa Occidentale, Pakistan, Afghanistan, Syria ed altrove,” ha scritto il giornalista Paul Benjamin Osterlund, con sede in Turchia.  

L'approvazione della first lady

Emine Erdoğan, la first lady turca, ha usato Twitter per esprimere il proprio sostegno ai lavoratori, descrivendoli come parte del “Zero Waste Project,” (progetto spreco zero) che ha aiutato ad avviare unitamente al Ministero dell'Ambiente e dell'Urbanizzazione nel 2017 [tr]:

I nostri operatori che raccolgono i rifiuti sono parte del progetto #ZeroWaste. Mi congratulo con il Ministro dell'Ambiente e dell'Urbanizzazione per l'approccio collaborativo e spero che saranno un esempio per tutte le altre organizzazioni.

Cionostante, molti dicono che l'improvvisa repressione dei raccoglitori di rifiuti sia un diretto risultato del progetto della First Lady. In un'intervista con la piattaforma online Diken, Ali Mendillioğlu ha detto [tr] che non appena la First Lady ha iniziato a parlare del suo progetto “Zero Waste Project,” in Istanbul è iniziato il lavoro in due diverse strutture per il riciclaggio. “Ciò fa capire come la recente repressione dei raccoglitori di rifiuti sia una questione di profitto. Questi sono investimenti che valgono milioni di dollari. Nelle sue dichiarazioni a seguito delle retate, il governo di Istanbul ha detto che le retate sono state effettuate per prevenire i redditi illegali, rubando i rifiuti di Istanbul, impiegando operatori immigranti illegali e creando problemi di sicurezza.”

I fratelli Mesut e Ahmet Aytar parlano a BBC Turkish. Videata da un reportage di BBC Turkish.

Per soddisfare i requisiti di entrata nell'Unione Europea, la Turchia ha dovuto seguire la  United Nations Directive on Packing Wastes (direttiva ONU sui rifiuti di imballaggio). Di conseguenza, nel 2004 la Turchia ha definito regolamentazioni supplementari in merito al proprio sistema di smaltimento, come la legge sugli imballaggi ed il controllo dei rifiuti di imballaggio. Ciononostante, in tutte le 17 revisioni della legge, i raccoglitori di rifiuti non sono mai stato considerati negli emendamenti. In un'intervista con BBC Turkish, Mendillioğlu ha detto: “Nessuno ha considerato il fatto che in nessuno stato membro dell'Unione Europea ci siano centinaia di migliaia di persone che vivono di immondizia e rifiuti. Questo avviene solamente in Turchia. I legislatori, ad oggi, fingono che questa realtà non esista e continuano ad implementare progetti non tenendo in considerazione queste persone.”

Mentre la Turchia è alle prese con il proprio futuro ambientale, molti raccoglitori di rifiuti si domandano quale sarà il loro posto in questo nuovo scenario. Mahmut Aytar ha detto [tr]: “il fatto che molti dei lavoratori dei rifiuti siano cittadini di questo Paese non viene considerato. Facciamo questo lavoro, che è l'unica cosa che possiamo fare, con dignità, senza rubare o mendicare.”

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