La controversa legge sui media in Azerbaigian porta gravi conseguenze su libertà e indipendenza

L'edificio del Parlamento azero a Baku. “DSC_0660″ di Salvatore.Freni è concessa in licenza CC BY-ND 2.0

Il 30 dicembre il parlamento azerbaigiano ha approvato una nuova legge sui media dopo la terza e finale lettura. Questa legge è passata nonostante le critiche crescenti [ru] dei giornalisti locali; sono previste la firma del presidente Ilham Aliyev e la sua entrata in vigore il 1° gennaio 2022. È stata accolta dai sostenitori [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] come un decreto di riforma, mentre i critici avvertono che la nuova legge avrà un consistente impatto sulla libertà e sull'indipendenza dei media in Azerbaigian.

I retroscena della nuova legge

Il governo aveva annunciato per la prima volta l'idea della nuova legge nel gennaio 2021 a seguito di un decreto presidenziale che “approfondisce le riforme sui media nella Repubblica dell'Azerbaigian”. Lo stesso decreto chiedeva la creazione di una nuova agenzia dei media, l'Agenzia per lo Sviluppo dei Media (MEDIA), per sostituire l'istituzione già esistente, cioè il Fondo di Sostegno Statale per lo Sviluppo dei Mass Media.

Alla nuova agenzia dei media è stata assegnata la mansione di sviluppare la bozza di legge, ma ha rimandato di continuo la scadenza per aprire le discussioni e i dibattiti con il resto della comunità giornalistica. Una copia della bozza è trapelata [az] pochi giorni prima di essere portata in parlamento per la prima lettura, il 14 dicembre.

Durante tutto lo scorso anno, un gruppo di giornalisti che lavorano per piattaforme non statali e di opposizione aveva richiesto trasparenza e un confronto aperto sul nuovo decreto. Il 15 dicembre questo gruppo ha emesso un comunicato congiunto [az] chiedendo al governo di abbandonare completamente il decreto in caso non fosse disponibile ad organizzare un gruppo di lavoro indipendente che includesse professionisti dei media da varie piattaforme di opposizione non governative ed esperti giuridici, con lo scopo di rivedere il decreto. Il comunicato, firmato da rappresentanti della società civile azera, legge:

We, the signatories of this appeal, regret that the legislative proposal on the Draft Law on Media adopted by the Milli Majlis in the first reading opens up a wide range of opportunities to restrict freedom of media and freedom of expression, consider the hasty discussion of the proposal without passing the public discussion test as disrespectful to democratic values, and call on the Milli Majlis to remove the bill from the agenda and return it for revision.

Noi, firmatari di questo appello, ci rammarichiamo che la proposta legislativa sulla Bozza di Legge sui Media adottata dal Milli Majlis [cioè l'Assemblea Nazionale azera, ndt] alla prima lettura apra un ampio ventaglio di opportunità per limitare la libertà dei media e d'espressione; consideriamo che la sbrigativa discussione della proposta senza passare sotto l'esame dell'opinione pubblica sia irrispetosa dei valori democratici; e richiediamo al Milli Majlis di rimuovere il decreto dal programma e di ritirarlo per revisione.

Le critiche sul decreto si concentrano sulla lista di nuove misure e norme relative alle “attività organizzative, legali ed economiche delle entità mediatiche e [alla] limitazione dell'acquisizione, produzione e condivisione delle informazioni”, le quali entreranno in vigore all'inizio del nuovo anno. Tra queste misure c'è un unico registro per l'accreditamento valido tre anni dei giornalisti. I giornalisti con una fedina penale non avranno accesso al registro né potranno richiedere l'accreditamento. Secondo l'Organized Crime and Corruption Project [Progetto sul Crimine Organizzato e la Corruzione, ndt], che è una piattaforma di giornalismo investigativo, questo specifico criterio “eliminerà un numero significativo di reporter indipendenti”, considerando i precedenti nazionali di incarcerazione dei giornalisti negli anni passati. Sebbene la registrazione sia su base volontaria, coloro che non entreranno nel sistema statale perderanno in pratica il diritto “di accedere alle informazioni dalle autorità pubbliche, di presenziare a eventi del governo e alle conferenze stampa”, secondo quanto riportato da OC Media.

“Sarà lo Stato a decidere arbitrariamente chi è e chi non è giornalista a seguito di un “test” di cui non sono stati forniti i dettagli. E saranno le autorità a detenere la lista e le informazioni personali di tutti i giornalisti registrati e degli organi di stampa (compresi gli indirizzi di residenza e i dettagli del loro conto corrente e del loro contratto di lavoro). Ciò li esporrà a rischi aggiuntivi in un Paese controllato da un presidente autoritario, Ilham Aliyev, che viene considerato da RSF come un predatore della libertà di stampa”. Così un comunicato emesso il 30 dicembre 2021 da Reporters Without Borders (RSF), cioè il comitato di controllo per la libertà di stampa internazionale.

Altre restrizioni includono dei limiti sulla gestione dei media. Secondo la nuova legge, i proprietari di entità mediatiche devono essere cittadini azeri e risiedere stabilmente nel Paese, “cosa che in pratica metterebbe al bando molti media indipendenti della nazione, i quali sono gestiti da azerbaigiani fuggiti da un ambiente mediatico nazionale già repressivo”, secondo quanto indicato da Eurasianet.

I sostenitori della legge, compresi la nuova Agenzia per lo Sviluppo dei Media e il Consiglio Stampa nazionale, dicono che il decreto si allinea alle norme e ai princìpi internazionali. Ma i critici dissentono: il comunicato [az] congiunto di rappresentati della società civile locale emesso il 15 dicembre ha indicato che la legge non soddisfa i requisiti stabiliti dalle norme internazionali e invece “crea condizioni favorevoli per un'intereferenza superflua sulla libertà d'espressione e dei media”.

Allo stesso modo, Jeanne Cavelier, a capo dell'ufficio per l'est Europa e l'Asia centrale di RSF, dice che “[la legge] viola l'articolo 50 della costituzione azera sulla libertà di informazione e l'articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (ECHR) [it], relativa alla libertà d'espressione. Lo Stato sta andando oltre i propri poteri con la sua interferenza sulle attività professionali dei giornalisti, senza consultarsi con i media indipendenti o con esperti specializzati in libertà d'espressione”.

La nuova legge introduce inoltre “un'ampia varietà di restrizioni sui contenuti“: per esempio, proibisce notizie che “diffondono superstizioni”, “danneggiano la reputazione di un'attività commerciale”, “riportano emergenze militari ed estremismi religiosi, e proibisce la pubblicazione di materiali acquisiti tramite videocamere e registratori audio nascosti”.

Reazioni

Il 24 e il 29 dicembre 2021, i giornalisti si sono riuniti fuori dall'edificio parlamentare per protestare [az] contro il nuovo decreto.

In un intervista con Jam-News, la giornalista indipendente Ulviyya Ali ha detto che “stiamo venendo privati del nostro diritto di accedere alle informazioni. [Il governo] vuole che ci occupiamo degli eventi nel linguaggio che meglio si confà ai suoi interessi e secondo le sue regole.  Creando degli ostacoli burocratici non allontaneranno i giornalisti indipendenti dal mostrare la realtà. Ci rifiutiamo di riconoscere una nuova legge che va contro la nostra costituzione e continueremo a lavorare ancora più da professionisti di sani princìpi e da indipendenti.”

Critiche sono anche state espresse nello spazio azero di Twitter:

I giornalisti non autorizzati non potranno lavorare sulle elezioni o altro. Non va affatto bene, affatto…

Il parlamento oggi ha fissato gli ultimi chiodi alla bara del giornalismo in Azerbaigian, poiché la legge sui media ha passato la terza lettura. Ci si aspetta che verrà firmata da Aliyev e che entrerà in vigore il 1° gennaio 2022.

In un intervista di Kanal13 l'esperto di leggi sui media Alasgar Mammadli ha detto [az] che la legge ora conferisce alle autorità il diritto di bloccare contenuti online secondo il proprio capriccio. Dal 2007 in Azerbaigian è già stata bloccata un'ampia gamma di siti d'informazione indipendenti e d'opposizione. I risultati più recenti sono stati pubblicati l'estate passata dall'Azerbaijan Internet Watch in collaborazione con OONI. Ma la censura dei media è un problema continuativo, secondo la Fondazione dei Media Qurium che ha pubblicato un'altra inchiesta la scorsa estate in cui viene documentato un decennio di censura dei media in Azerbaigian, basato sul lavoro di assistenza che l'organizzazione fa per piattaforme d'informazione prese di mira e bloccate nel Paese.

L'avvocato indipendente Emin Abbas è d'accordo:

Parallelamente agli emendamenti a diverse leggi, la nuova legge sui media introduce molte restrizioni vaghe e illegittime, e restringe ulteriormente uno spazio già limitato per la libertà d'espressione, dei media e della libera circolazione delle informazioni su internet.

Anche prima che passasse la legge, erano visibili i segni di crescenti restrizioni sulla libertà di parola. In dicembre le autorità hanno emesso una serie di avvisi e multe a siti di informazione, giornalisti e utenti dei social media. Più di recente almeno cinque utenti dei social hanno ricevuto avvisi dalla Procura riguardo contenuti che avevano condiviso in tali piattaforme. Secondo Report.az [az], tutti e cinque hanno ricevuto un avvertimento ufficiale per motivi di diffusione di informazioni false.

Sempre in dicembre, un altro gruppo di utenti di social ha ricevuto simili avvisi. Per di più, il 18 dicembre il gionalista Sakhavat Mammad del sito Yenicag.az è stato multato dopo un processo in notturna con l'accusa di aver pubblicato informazioni proibite su una risorsa di informazioni o una rete di informazioni/comunicazione in violazione dell'articolo 388-1.1.1 del codice dei reati amministrativi.

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