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Radio scuole comunitarie: le alternative didattiche per rispondere al divario digitale

Categorie: America Latina, Bolivia, Citizen Media, Cyber-attivismo, Istruzione, Conversations for a Better World, Rising Voices

Bambine e bambini delle zone rurali della Bolivia che hanno partecipato al progetto Radio Scuola. Foto: per gentile concessione di CEPRA.

Questo articolo è stato inizialmente pubblicato sulla rivista boliviana Muy Waso [1] [es, come tutti i link successivi, salvo diverse indicazioni] ed è stato modificato e ripubblicato da Global Voices.

Fin dall'arrivo della COVID-19, in Bolivia si è accentuato il divario di accesso all'istruzione tra studenti dell'area urbana e di quella rurale. Questa disuguaglianza si è acuita anche nelle città tra coloro che possiedono i mezzi per permettersi l'istruzione virtuale.

Nel 2021 le attività educative in Bolivia sono state virtuali e semipresenziali a causa della pandemia, ma circa il 30% degli studenti boliviani frequenta unità educative nelle zone rurali, dove l'accesso a internet e alle attrezzature è scarso.

Con la chiusura dell'anno scolastico e la modalità a distanza applicata nel 2021, è stato stimato che il tasso di abbandono scolastico in Bolivia si aggirava intorno al 20% [2], [2] una delle percentuali più alte dell'America Latina e dei Caraibi. 

Secondo i dati dell'istituto nazionale di statistica [3] per il 2018, 9 case su 10 delle zone rurali non hanno accesso a internet. Nelle città lo scenario è differente ma non migliore: solo 6 case su 10 hanno a disposizione una connessione internet.

UNICEF ha pubblicato il suo sondaggio di opinione [4], nel quale 4 adolescenti su 10 hanno riferito di non ricevere lezioni su nessuna piattaforma internet.

Bambine e bambini delle zone rurali della Bolivia che hanno preso parte al progetto Radio Scuola. Foto: per gentile concessione di CEPRA.

Alla ricerca di soluzioni

Di fronte a questa realtà nasce il progetto Radio Scuola CEPRA [5], destinato alle classi della scuola primaria di 24 comuni del paese, con la dotazione di materiali educativi.

La Radio Scuola CEPRA ha raggiunto luoghi nei quali lo Stato, a tutti i livelli, non era arrivato. Hanno portato materiali stampati e in radiodiffusione (libri di esercizi, soap opera e racconti radiofonici) che hanno accompagnato il processo di insegnamento e apprendimento in modo pedagogico.

“In questo 2021 stiamo cercando cerca di appianare le differenze dovute al divario generato dalla chiusura dell'anno scolastico nel 2020, quando le aree rurali sono state abbandonate a se stesse. (Da disposizione governativa) si includono radio e libri di lettura ma con un approccio lezionario. Vale a dire, dando solo istruzioni agli studenti”, spiega Juan Luis Gutiérrez, coordinatore del progetto della Radio Scuola CEPRA.

Il progetto Radio Scuola di CEPRA cerca anche di riconoscere i diversi tipi di intelligenza e le varie forme di apprendimento di bambine e bambini, “senza valutarli con aggettivi qualificativi”.

La metodologia del progetto CEPRA ha raggiunto bambine e bambini di 4 dei cinque distretti del paese. La radio scuola è arrivata anche nei villaggi di Potosí, Oruro, Cochabamba e Chuquisaca.

I loro libri da leggere e i materiali radiofonici includevano tematiche e personaggi di ognuna di queste zone della Bolivia. La flora e la fauna del luogo sono state le protagoniste della radio scuola. Inoltre, sono state trattate problematiche proprie di ogni regione.

Le attività del progetto Cepra hanno preso in considerazione elementi della comunità, della flora e della fauna locali. Foto: per gentile concessione di CEPRA.

Un progetto partecipativo

Il progetto non si è focalizzato solo sulla distribuzione dei materiali ma ha incluso anche la formazione di professori, professoresse e speaker radiofonici dei mass media della comunità che hanno aderito alla diffusione dei contenuti educativi.

“24 radio comunitarie hanno avuto un'ora dedicata al pubblico infantile. Non era mai successo prima d'ora”, sottolinea Gutiérrez, che è anche specialista in neuroeducazione. Il percorso non è stato semplice. Alcuni professori dicevano che cercare di implementare questo progetto era “un'altra cosa da fare,” però altri hanno collaborato.

Dovevano valutare le condizioni di connessione e controllare se studenti e studentesse avessero segnale internet e segnale radio. Questo ha permesso loro di intervenire nei nuclei familiari in cui erano state identificate situazioni di violenza.

“I 15 team di educatori, che avrebbero visto e messo in pratica le sessioni di radio scuola, valutavano cosa succedeva nelle scuole. Durante questo processo abbiamo assistito a situazioni di violenza da parte di insegnanti e genitori… quindi abbiamo predisposto degli spazi di sostegno psicopedagogico e i pedagoghi hanno rafforzato le visite in casa”, evidenzia Gutiérrez.

L'iniziativa ha cercato anche di infondere valori culturali, comunitari e del rispetto dell'ambiente secondo il metodo Montessori [6] [it].

“Piuttosto, il nostro approccio educativo si focalizzava maggiormente sugli aspetti della classe e non dava tanta priorità all'insegnante. Vogliamo accompagnare lo sguardo dello studente. Volevamo dare dignità ai bambini, spronarli a essere persone con una voce e delle decisioni, per generare benessere attraverso l'educazione”, racconta con entusiasmo Gutiérrez.