Le forze pro-democrazia birmane ricordano l'anniversario del colpo di stato con uno “sciopero silenzioso”

Una strada semi deserta in Myanmar l'1 febbraio. Foto del post Twitter di Civil Disobedience Movement, ampiamente diffusa sui social media.

Nonostante le minacce di arresto da parte delle autorità militari, la gran parte dei cittadini del Myanmar è rimasto a casa l'1 febbraio come parte dello “sciopero silenzioso” contro la giunta.

Dopo aver preso il potere [en, come tutti i link seguenti] l'1 febbraio 2021, in seguito all'arresto degli esponenti del partito di governo Lega Nazionale per la Democrazia, i militari hanno dichiarato lo stato di emergenza e fondato un nuovo governo, il Consiglio di Amministrazione dello Stato (SAC), i cui membri sono stati nominati dalle Tatmadaw (forze armate).

Ma il governo della giunta è stato immediatamente contestato dai cittadini preoccupati che hanno lanciato un movimento di disobbedienza civile e hanno richiesto il ripristino del governo civile. Nell'ultimo anno, più di 1500 persone sono state uccise e quasi 12000 sono state arrestate per resistenza alla giunta.

Per evitare l'arresto durante le proteste, le forze pro-democrazia hanno organizzato uno “sciopero silenzioso” per il 24 marzo e per il 10 dicembre 2021, incoraggiando le persone a rimanere nelle loro case. Durante lo sciopero, le città sono rimaste deserte per alcune ore, nelle strade non c'erano né persone né automobili.

Il governo militare ha provato a dissuadere le persone dal partecipare allo “sciopero silenzioso” di quest'anno, arrestando i negozianti che avevano annunciato che non avrebbero lavorato dalle 10 alle 16 dell'1 febbraio. Nonostante i loro sforzi, milioni di persone hanno scelto di non uscire durante il giorno.

Lo “Sciopero silenzioso” nelle foto su Twitter

Una rara protesta lampo è stata tenuta nel centro urbano di Yangon pochi minuti prima dello “sciopero silenzioso”

1/3 dei membri del Comitato per lo Sciopero Generale contro la giunta di Yangon martedì mattina ha organizzato una protesta lampo nella città commerciale prima che lo “sciopero silenzioso” nazionale iniziasse alle 10.

Questa trafficata strada di Yangon sembrava una città fantasma durante lo “sciopero silenzioso”

Questa è Yangon oggi. Uno sciopero silenzioso contro il colpo di stato avvenuto un anno fa ha tenuto molte persone in casa.

Anche gli abitanti della capitale Naypyidaw e di altre città con una pesante presenza militare non sono usciti dalle loro case:

Le strade e le città si sono svuotate persino nelle roccaforti militari – Pyin Oo Lwin e Lewe a Naypyidaw – che sono diventate note come città dei militari. Le persone in tutto il paese stanno rispettando uno “Sciopero Silenzioso” per ricordare lo spietato colpo di stato avvenuto l'1 febbraio 2021.

Alcuni mercati sono stati obbligati a rimanere aperti per paura di rappresaglie, ma non c'erano clienti:

Anche se i venditori dei mercati sono costretti ad aprire i loro banchi, non ci sono acquirenti e neanche i venditori sono presenti ai banchi del mercato di Thiri Mingalar di Yangon, 1 febbraio 2022.

Il Movimento per la Disobbedienza Civile ha detto che lo “sciopero silenzioso” ha avuto successo

Tutte le città del paese – non importa se grandi o piccole stanno osservando lo #ScioperoSilenzioso. A dispetto delle eccessive intimidazioni e violenze, il SAC ha fallito.

Questa foto fornisce una panoramica delle città dove si sono tenuti gli “scioperi silenziosi”

Malgrado i sequestri arbitrari, le minacce le confische di proprietà, il nostro popolo ha mostrato ancora una volta al mondo che sono ancora ribelli e pronti a combattere la giunta militare fino alla fine.

Un leader dell'opposizione ha condiviso una mappa che mostra l'estensione della protesta nel paese:

Uno “Sciopero Silenzioso” nazionale in Myanmar ricorda l'anniversario del colpo di stato.

Anche i rifugiati Rohingya in Bangladesh, deportati a causa delle operazioni militari, si sono uniti allo “sciopero silenzioso”

Nell'annuale “Sciopero Silenzioso e Campagna Rossa” gli sfollati Rohingya partecipano dal campo rifugiati in Bangladesh.

La Fondazione per i Diritti Umani di Monland ha intervistato un abitante del posto sulla sua partecipazione allo sciopero:

I found that places which are usually bustling with people have fallen silent today. I saw some strangers join the pro-military rallies in the morning but now they are gone. There are very few cars on the roads. Most shops are closed, some on the main street are open…I feel like this is the safest way to express opposition to the illegal coup group.

Mi sono accorto che luoghi che sono di solito brulicanti di persone sono rimasti in silenzio oggi. Ho visto degli stranieri unirsi alle manifestazioni pro-militari in mattinata ma adesso se ne sono andati. Ci sono pochissime macchine nelle strade. La maggior parte dei negozi sono chiusi, alcuni sulla strada principale sono aperti… Penso che questo sia il modo più sicuro per esprimere opposizione al gruppo golpista illegale.

Dopo la fine dello sciopero alle 16, le persone hanno iniziato ad applaudire rumorosamente dalle loro case, come documentato da Mizzima News

Manifestazioni in favore dei militari si sono tenute durante l'anniversario del colpo di stato e sono state permesse dalle autorità nonostante le normative vigenti contro i raduni di massa.

Il governo militare ha prorogato lo stato di emergenza per altri sei mesi, il che riflette la sua incapacità di convincere la maggioranza della popolazione ad accettare la sua autorità di governare il paese. Questo editoriale del The Irrawaddy rispecchia il sentimento di coloro che continuano a rifiutare il governo militare:

This is not just a pro-democracy movement: The people are determined that the era of recurring dictatorial regimes must end once and for all; they know that each day under a military junta is a day in hell.

The people have refused to allow themselves to once again become slaves of the military, and will never give up.

Questo non è solo un movimento pro-democrazia: le persone sono convinte che l'era dei ricorrenti regimi dittatoriali deve finire una volta per tutte; sanno che ogni giorno sotto la giunta militare è un giorno all'inferno. Il popolo si è rifiutato di diventare di nuovo schiavo dei militare, e non si arrenderà mai.

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