Portare diversità ai racconti cinesi sull'Ucraina: un blogger cinese ad Odessa

Mentre si sta entrando nella terza settimana dell’invasione dell'Ucraina da parte della Russia [en, come i link seguenti], l’attenzione del mondo si è rivolta verso la Cina per verificare quale posizione prenderà e se sosterrà la Russia nel suo attacco continuo. Pechino è rimasta finora estremamente diplomatica, sperando di rimanere neutrale. Tuttavia all'interno del panorama dei media locali fortemente censurati, si è chiaramente schierata con Mosca, elogiando la Russia e non permettendo alcuna visione alternativa. Ma nonostante un divieto sulle opinioni pro-ucraine, un blogger cinese che vive ad Odessa ha deciso di condividere le sue esperienze con il pubblico cinese.

Wang Jixian è un businessman di Pechino che ha aperto un'azienda di informatica nella Macedonia del Nord e alla fine si è spostato ad Odessa, in Ucraina. Il primo marzo del 2022, ha riattivato il suo canale YouTube e ha iniziato a postare video in cui mostra scene di strada ad Odessa, comprese le dimostrazioni e i negozi. Ma soprattutto condivide le sue visioni sulla guerra in Ucraina, mescolando il suo humor tipico di Pechino con discussioni emotive sulla guerra.

Deviare dal racconto ufficiale

Dai suoi primi video, Wang sfida apertamente la narrativa di Mosca e di Pechino sul fatto che l'Ucraina sia l'aggressore nel conflitto. Lui chiama la guerra una guerra, o un'invasione, mentre i media russi e cinesi continuano a descriverla come “un'operazione militare speciale”, o 特色军事行动  in cinese.

Lui afferma che “Putin non rappresenta i russi” a giudicare dai suoi colleghi russi. Ride anche delle accuse di essere stato pagato dal governo statunitense per condividere queste informazioni, che è stato accusato sui social media cinesi. Come spiega, tutto ciò che gli interessa è la protezione della vita.

Tuttavia in un video del 7 marzo, ha condiviso su come il suo account WeChat, fondamentale per restare in contatto con i suoi famigliari, sia stato bloccato per aver violato “La politica dell'uso accettabile”, che lo hanno effettivamente bloccato da ogni comunicazione in Cina, sia da canali pubblici che privati.

Il 14 marzo, ha inoltre condiviso un video in cui dimostra su come in seguito all'abolizione del divieto abbia subìto minacce su WeChat da parte di un utente cinese che lo ha accusato di essere un traditore (汉奸, in cinese), lo ha maledetto e ha affermato che “gli ucraini sono tutti nazisti”.

Il 15 marzo, posta un video intitolato “敖德萨,统一回复:我还想不想回国了?” (Odessa, una risposta per tutti coloro che chiedono: intendo ritornare in Cina?) in cui si schiera a favore del diritto degli ucraini di difendersi contro l'aggressione russa e spiega che ha deciso di restare ad Odessa perché attualmente è la sua casa. Conclude dicendo che quello che può dichiarare su YouTube è sicuramente bloccato in Cina.

I suoi video durano solitamente tra 1–11 minuti, hanno oltre 130.000 di visualizzazioni e migliaia di commenti, in cui alcuni lo elogiano o lo ringraziano per condividere la sua testimonianza e per portare voci sinofone alternative al dibattito sulla guerra della Russia, mentre altri lo accusano di essere un traditore.  

Wang ora è diventato una mini-celebrità: è stato riconosciuto da Xu Xiaodong (徐晓东), un lottatore di arti marziali diventato una celebrità sui social con oltre 76 milioni di visualizzazioni su YouTube, che ora lo cita regolarmente sui suoi video, elogiando Wang e denunciando i suoi aggressori in quanto terroristi.

Pechino schiaccia abitualmente le voci contrarie. Tuttavia l'Ucraina rappresenta un'importante risorsa per la Cina, dato la sua posizione sulla mappa dell’iniziativa della via della seta, la sua grande estensione dell'export alimentare e la sua industria militare. Dopotutto Cina ha comprato la sua prima portaerei dall'Ucraina nel 1998.

Mentre la guerra va avanti, distruggendo l'Ucraina, ma anche demolendo l'economia russa, Pechino potrebbe dover bilanciare un po’ di più il suo discorso se vuole preparare l'opinione pubblica per un racconto meno bianco e nero. Ma finora, come per l’evacuazione rafforzata di 6.000 cittadini cinesi dall'Ucraina, Pechino rifiuta di permettere che le opinioni alternative circolino sui social media.


Per sapere di più su questo argomento, visita la nostra copertura speciale la Russia invade l'Ucraina.

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