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Nuove normative in Turchia sacrificano oliveti a favore di miniere

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Turchia, Alimentazione, Ambiente, Citizen Media, Economia & Business, Governance, Legge, Politica, Protesta

Oliveti a Balıkesir, di Maurice Flesier. Da Wikimedia Commons [1], con licenza CC-BY-SA-4.0

In Turchia due nuove decisioni annunciate dal governo hanno ricevuto reazioni negative per la preoccupazione che mettano in pericolo l'ambiente locale e i mezzi di sostentamento della popolazione.

Il 1° marzo, il Ministero dell'Energia e delle Risorse Naturali ha pubblicato una nuova normativa [2] [tr, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione] nella Gazzetta Ufficiale, annunciando l'avvio di attività estrattive negli oliveti. Il 5 marzo, il Ministero dell'Ambiente, dell'Urbanizzazione e del Cambiamento Climatico ha fatto degli emendamenti per la quarta volta [3] [en] alla normativa che regola le aree naturali protette (parchi nazionali, parchi naturali, zone ambientali protette e zone umide), aprendole alle miniere e all'edilizia. Questa normativa rimuove qualunque ostacolo alle estrazioni nelle aree registrate come oliveti, con lo scopo di soddisfare il fabbisogno energetico del Paese.

Viste le critiche, il Ministero dell'Energia e delle Risorse Naturali ha detto che gli ulivi saranno trasferiti in nuove aree, anziché essere tagliati, e che le società minerarie avranno la responsabilità  di “piantare nuovi alberelli per ogni ulivo che viene spostato”, ha riferito il Hurriyet Daily News [4] [en]. Il Ministero inoltre ha previsto che gli oliveti coinvolti saranno ristabiliti al termine delle attività estrattive.

Svariate ONG, partiti politici e celebrità hanno espresso il loro malcontento a seguito dell'annuncio di queste nuove normative. Per cancellare [5] [en] la decisione sono state avviate cause legali da alcuni partiti di opposizione, tra cui IYI Party, SOL Party [6]CHP [7], al Consiglio di Stato, ovvero l'organo sovrano della Turchia.

Non si possono trasferire gli oliveti

Coloro che criticano la nuova normativa, per esempio il presidente dell'Associazione dei Forestali Turchi Hüsrev Özkara, ritengono [8] [en] che non sia possibile riprendere la coltivazione di olive nelle aree coivolte. Secondo Özkara:

Moving trees does not mean moving the ecological environment. You cannot move an ecosystem. Moving trees is not plausible because it depends on the type of tree, its age. Olive groves are only olive groves where they are already situated. You cannot move them.

Spostare gli ulivi non vuol dire spostare l'ambiente ecologico. Non si può trasferire un ecosistema. Spostare gli alberi non è plausibile perché dipende dalla tipologia e dall'età dell'albero. Gli oliveti sono tali solo dove sono già situati. Non si possono spostare.

Secondo quanto riporta [9] [en] il sito turco d'informazione online Bianet, la decisione di aprire gli oliveti alle attività estrattive arriva nel bel mezzo di un processo avviato dagli abitanti del villaggio di İkizköy, situato vicino alla foresta Akbelen nella provicia di Muğla, nel sudovest della Turchia. Con la decisione approvata dal Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste nell'aprile 2021, circa 740 decares (740 mila metri quadrati) di terreni forestali sono stati consegnati alla compagnia elettrica YK Energy per estrarre lignite. Secondo i gruppi ambientali locali, almeno 100-150 decares (100-150 mila metri quadrati) di quell'area sono occupati da oliveti.

Ma è il cambiamento annunciato il 5 marzo che preoccupa di più, ha scritto l'accademico Utku Perktaş [10] [en] in un editoriale [11] [en]. Sostiene che la decisione di aprire “agli investimenti infrastrutturali le aree sensibili, cioè protette e importarti per la natura, riservate agli studi scientifici e non edificabili” scatenerà danni così estesi da avere un impatto sulle generazioni future [11] [en]. “Con l'attuale emendamento nella normativa, stiamo portando irreversibilmente una vita naturale sostenibile ad un livello insostenibile, ovvero la stiamo distruggendo. Dobbiamo proteggere le nostre aree naturali in un epoca di crisi come questa”, ha avvertito Perktaş.

La Turchia infatti è stata colpita duramente da crisi naturali e ambientali negli ultimi anni. Solo l'anno scorso la siccità nel bacino del lago Van ha causato la morte di migliaia di fenicotteri [12] [it], mentre la mucillagine ha ricoperto le coste [13] [it] del mare di Marmara per mesi, rendendo i litorali inutilizzabili. Nell'agosto dello scorso anno, circa 240 incendi boschivi hanno infuriato zone della costa meridionale turca [14] [it]. Poco dopo gli incendi, la regione del mar Nero è stata colpita [15] [en] da improvvise inondazioni e frane causate dalla pioggia torrenziale. Gli esperti locali hanno espresso critiche sulla mancanza di politiche esaustive e complete per il cambiamento climatico da parte del governo, e sull’eccesso di progetti edilizi [16] [en] che ignorano i danni ambientali.

“Il governo continua [17] [en] a incoraggiare l'estrazione di carbone e a promuovere sconsideratamente l'edilizia nelle coste [18]; spesso i terreni forestali e gli ecosistemi naturali ne fanno le spese”, ha scritto [19] [en] la giornalista Asli Aydintasbas in un articolo per il Washington Post del 4 agosto 2021. “Di recente il governo ha cambiato l'annosa legge che proibisce l'edilizia e lo sviluppo urbano in terreni forestali [20] per consentire l'edificazione in alcune parti”.

Il 7 marzo 2022, l'Unione delle Associazioni di avvocati turchi (Türkiye Barolar Birliği, o TBB) ha avviato [21] [en] una causa legale per contrastare questa decisione. In un comunicato [22] pubblicato sul loro sito internet, l'associazione dice: “I recenti emendamenti relativi alla gestione delle attività estrattive e alle aree protette dimostrano che il governo trascura le sentenze delle corti e che sta creando una nuova ondata di trasferimenti di capitale specialmente verso le società minerarie, energetiche e di agricoltura industriale”.

A seguito degli annunci delle nuove normative nella Gazzetta Ufficiale, sono esplose proteste in varie parti della Turchia.

La prima protesta [23] è stata organizzata a Balıkesir e Burhaniye. Parecchie organizzazioni, tra cui EGEÇEP, l'Associazione Ecologia, Ayvalık e le Piattaforme Ambientali di Balıkesir, e l'Associazione Kazdağı per la Protezione di Beni Naturali e Culturali, si sono riunite per scrivere un comunicato stampa congiunto. I gruppi sostengono che la nuova normativa va in diretto contrasto [24] con la legge n.3573 “sul Miglioramento delle Olive e la Vaccinazione della Fauna Selvatica” (detta anche “Legge sulla Coltivazione delle Olive”) pubblicata nel 1939. Questa legge [25] [en] ha “giocato finora un ruolo essenziale nella protezione degli oliveti”. Le organizzazioni che si sono riunite a Balıkesir hanno indicato:

We will never accept this death warrant for our olive groves. We will not sacrifice the sacred and immortal olive tree to coals, quarries and mines. Our country is one of the most important ones when it comes to raising olives and olive oil. Thousands of our farmers depend on olive to survive. We export olive oil. Olive is the tree for the poor, bread for the hungry.

Non accetteremo mai la condanna a morte dei nostri oliveti. Non sacrificheremo gli ulivi inviolabili e immortali per il carbone, le cave e le miniere. Il nostro Paese è uno dei più importanti per la coltivazione di olive e per l'olio d'oliva. La sopravvivenza di migliaia di contadini dipende dalle olive. Esportiamo olio d'oliva. L'ulivo è l'albero dei poveri, il pane degli affamanti.

Anche altre associazioni hanno emesso comunicati. L'Associazione per il Sostegno della Vita Contemporanea ha promesso [26] [en] di perseguire la questione e intentare causa legale ai responsabili presso il Consiglio di Stato.

The homeland of olives is Anatolia. Our olives grown on our land are our national existence; is our economic, natural and cultural wealth. Our trees are not our property that we can use as we wish, they are entrusted to us by future generations.

La patria delle olive è l'Anatolia. Gli ulivi che crescono sulla nostra terra sono il nostro sostentamento nazionale; sono la nostra ricchezza economica, naturale e culturale. I nostri alberi non sono una proprietà da utilizzare come più ci piace, ma ci vengono affidati dalle future generazioni.

Anche le celebrità turche si sono unite alla richiesta di lasciar in pace gli oliveti; tra loro ci sono lo storico Ilber Ortaylı, la superstar Tarkan e il comico Şahar Gökbakan.

Se combatti la natura in modo sconsiderato, avrai la tua risposta. I tuoi guadagni dovuti alla distruzione delle montagne un giorno si esauriranno, ma gli alberi rimarrano alti per sempre.

La natura e la terra di questo Paese non sono di proprietà di nessuno tranne che del popolo. È nostro dovere proteggere e difendere la nostra natura.

Respingo accoratamente la normativa sull'apertura di miniere negli oliveti. Gli ulivi simboleggiano la vita. I rami significano pace. Gli alberi non dovranno mai essere toccati.