Russia e America Latina, lontani ma vicini

Disegno: Erick Retana

Questo articolo è stato pubblicato in originale da Connectas [es, come tutti i link successivi]. Global Voices ne pubblica una versione revisionata nell'ambito dell'accordo di collaborazione.

“È quanto di più fondamentale sia accaduto nel mondo in termini di guerra e pace dalla Seconda Guerra Mondiale.” Il Presidente Joe Biden ha descritto così per gli Stati Uniti il significato di un'eventuale invasione russa in Ucraina; non ha voluto commentare oltre sulle probabili conseguenze di una situazione di quel tipo. Tanto è inutile: nessuno rimarrebbe escluso. Però in America Latina quali effetti avrebbe un conflitto che non si quieta nonostante i vari tentativi?

Per arrivare ad una risposta bisogna prima decifrare l'antica e complessa relazione di amore e odio tra Russia e Ucraina. La storia per cui i due popoli sembrano uno solo è, ad oggi, l'argomentazione principale di Vladimir Putin per giustificare ciò che in realtà si nasconde: far diventare i vicini dei satelliti, come era successo attorno a Mosca per la maggior parte del XX secolo.

“In fondo, l'Ucraina non smette di essere una scusa. Perché qui in gioco c'è l'assetto internazionale, messo in dubbio dalle potenze emergenti: in questo caso la Russia. In qualche modo si comincia a intravedere come si realizzerà il futuro nello scenario mondiale. Putin ritiene che gli Stati Uniti continuino ad avere una sfera di influenza in America Latina e reclama che la Russia ha lo stesso diritto nei confronti dell'Ucraina, della Bielorussia e di altre nazioni del circondario”. Questa la spiegazione a CONNECTAS dell'esperto Vladimir Rouvinsky, professore presso l'Università Icesi, a Cali, in Colombia.

Putin non accetta che gli venga detto cosa fare e come comportarsi nell'ex Unione Sovietica. “È così che appaiono le sue interazioni, direi di carattere più che altro simbolico, in America Latina, a dimostrazione che esiste una capacità di influenzare territori apparentemente estranei”, dice Rouvinsky.

È chiaro che le mete preferite per ora sono Venezuela e Nicaragua, regimi dittatoriali di cui Putin si approfitta per spalleggiarli contro le contestazioni relative alle garanzie democratiche e per i diritti umani. In apparenza ci sarebbe anche Cuba in questa lista, però il professor Rouvinsky dissente: “Oggi Cuba è separata dalla Russia dal punto di vista ideologico: Cuba è socialista, la Russia è capitalista. Forse condividono la questione anti-nordamerica che Maduro e Ortega portano avanti, ma non è sufficiente per farla diventare un'alleata. Non c'è quel grado di fiducia dei tempi dell'Unione Sovietica”.

Ma l'influenza russa sembra andare oltre le dittature. Infatti, a questa lista si è aggiunto nei giorni scorsi il presidente argentino Alberto Fernández in visita al Cremlino. “Insisto che l'Argentina abbandoni questa dipendenza dal Fondo Monetario Internazionale e dagli Stati Uniti e che si apra verso altri orizzonti; credo che la Russia giochi un ruolo importante”, ha detto a un Putin evidentemente compiaciuto. E Fernández è andato oltre ciò che si sarebbe mai sperato: “Dobbiamo trovare il modo per cui l'Argentina diventi la porta d'ingresso della Russia in America Latina, affinché ci sia un'entrata più decisa”.

La Russia è sulla bocca di tutti anche in Colombia. Le relazioni tra questi due Paesi si sono incrinate a causa delle recenti dichiarazioni di funzionari da entrambi i lati. Secondo il Ministro della Difesa Diego Molano, le condizioni di sicurezza alla frontiera col Venezuela sono complesse per la presenza vicina di truppe della Repubblica Boliviana, che hanno “l'appoggio di Iran e Russia”. L'ambasciata russa ha risposto immediatamente: “Costatiamo con perplessità i continui tentativi di fare accuse infondate alla Federazione Russa sulla presunta ingerenza nelle questioni interne della Colombia”. Secondo questa rappresentanza diplomatica, Molano basa le sue segnalazioni su dati infondati di intelligence.

Rimane chiaro allora che la Russia, nella sua sfida all'Occidente, sta cercando di farsi sentire anche in America Latina. “E dimostra così la sua forza di proiettarsi nella regione. […] Putin è interessato a promuovere la sua versione di democrazia”, assicura a CONNECTAS il professore di Dialogo Interamericano Michael Shifter. E non lo fa in un momento qualunque, dice Shifter, ma “si approfitta dei gravi problemi interni degli Stati Uniti, una situazione politica molto polarizzata e deleteria”.

La Russia ha un alleato affatto sospetto: la Repubblica Popolare Cinese. Secondo Shifter, “il patto di solidarietà tra loro permette per esempio di operare in Venezuela, dove sono molto coinvolti nei settori tecnologici e delle infrastrutture”. Aggiunge che, inizialmente, la Cina era più orientata all'aspetto commerciale, ma adesso si spinge sempre più oltre “in vista dell'evidente perdita di influenza degli Stati Uniti in quella zona”. A dimostrazione di ciò, il presidente Fernández ha incluso Pechino nel suo tour. “Ho fatto una riunione cordiale, amichevole e fruttuosa con Xi Jinping, il presidente della Cina. Abbiamo preso accordi per il coinvolgimento dell'Argentina nella Nuova Via della Seta”, ha detto Fernández su Twitter. Inoltre, ha giudicato i risultati dell'incontro come una “notizia eccellente [perché] il nostro Paese otterà più di 23 miliardi di dollari in investimenti cinesi per opere e progetti”.

Comunque, con o senza la Cina, Putin dimostra di essere un giocatore di scacchi aggressivo, a cui non importa dove muove i propri pedoni; un aspetto non disprezzabile. Come dice Shifter, nessuno può prevedere quanto tempo rimarrà al comando della potente nave russa quest'uomo che, combattivo e autoritario, sembra personificare l'astuzia.

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