- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

I casi Bulli Bai e Sulli Deals evidenziano la crescente misoginia comunitaria in India

Categorie: Asia meridionale, India, Citizen Media, Diritti umani, Donne & Genere, Etnia, Legge, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Protesta, Tecnologia
Image via Pxhere. CC0 - Public domain. [1]

Immagine pubblica da Pxhere [1]. CC0 [2].

Più di cento donne musulmane in India si sono svegliate la mattina del 1° gennaio 2022 ritrovandosi all'asta su un’app [3] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]. Le donne erano note avvocate, giornaliste, scrittrici, attiviste e assistenti sociali particolarmente conosciute sui social media. Le loro foto e immagini sarebbero state modificate in modo volgare e inserite in un sito web che dichiarava le donne in vendita [3].

Ismat Ara, una giornalista di The Wire, il 1° gennaio ha postato un tweet:

È molto triste che in quanto donna musulmana debba iniziare il nuovo anno con questa sensazione di paura e disgusto. Ovviamente, è chiaro che non sono l'unica a essere presa di mira in questa nuova versione di #sullideals. Screenshot inviato da un amico questa mattina.

Buon anno.

Nella prima settimana di gennaio la polizia ha arrestato quattro uomini collegati al caso della app Bulli Bai. Niraj Bishnoi, Shweta Singh, Vishal Kumar Jha e Mayank Rawal sono stati arrestati in quanto principali cospiratori [7]. Tutti e quattro sono studenti. Fonti della polizia hanno anche sottolineato che i quattro autori hanno usato pseudonimi Sikh [8] sulle piattaforme online mentre condividevano l'app in un deliberato tentativo di ingannare le persone [7] riguardo l'identità dei creatori della app e forse anche di denigrare la comunità Sikh. 

Questa non è la prima volta che un tale episodio, in cui donne musulmane vengono messe all'asta online, si verifica in India. Nel luglio 2021, una app chiamata “Sulli Deals” ha fatto notizia a livello nazionale [9] per aver pubblicato foto e profili di social media di più di 80 donne musulmane indiane. L'app open-source app si trovava sulla piattaforma GitHub [10] e mostrava profili di donne musulmane “in vendita”, chiamandole “offerte del giorno”. Le informazioni sulla app indicavano la possibilità per gli utenti di “richiedere una sulli [11]” tramite la piattaforma. L'app è stata rimossa [12] da GitHub a seguito di denunce.

Cos'è il caso della app Bulli Bai?

L'app Bulli Bai seguiva lo stesso stile e modello della precedente e prendeva di mira donne con profili simili [13], ad esempio, note giornaliste musulmane, scrittrici, attiviste, ecc. Si trovava su GitHub [14] e conteneva foto e profili di più di 100 donne musulmane indiane. “Sulli” e “Bulli” sono entrambi termini dispregiativi diffamatori usati dai troll di destra in India per indicare le donne musulmane. Entrambi sono storpiature [15] della parola “Mulli [16]”, un termine colloquiale hindi utilizzato per fare riferimento alle donne musulmane. L'unica differenza di quest'ultima app è che mette all'asta le donne musulmane come domestiche (la parola “Bai” significa domestica in hindi). Priva di una reale intenzione di venderle, l'app è stata creata solo per denigrare, umiliare e molestare le donne musulmane.

Oltre alla religione e al genere, un altro filo comune che lega [17] la maggior parte delle vittime è che molte di loro hanno criticato apertamente l'intolleranza, l'islamofobia e il nazionalismo indù in India, che è aumentato sotto la guida dell'attuale primo ministro Narendra Modi, che guida il Bharatiya Janata Party [18] (BJP). L'Hindutva o il nazionalismo indù è un'ideologia politica che cerca di garantire che il governo, la cultura e la legge indiani siano modellati in base ai valori religiosi indù.

Tutti e quatto gli arrestati in relazione alla app sono studenti, il che dimostra quanto profonde siano le idee di comunalismo e misoginia che si sono insinuate nella società indiana.

Il “capobanda” del gruppo, Niraj Bishnoi, 21 anni, è uno studente del secondo anno al Vellore Institute of Technology ed è un recidivo [19] che era stato accusato di molestie, di aver commentato delle fotografie in modo inappropriato e di aver inviato minacce online. Un altro co-cospiratore, Shweta Singh, 19, utilizzava pseudonimi falsi su Twitter handles per condividere tweet pieni di odio e postare foto e commenti offensivi [20]online. Gli altri due, Vishal Kumar Jha, 21 anni, studente di ingegneria, e Mayank Rawat, 21 anni, laureato, hanno condiviso screenshots [7] della app sui social media.

Grazie a delle informazioni ricevute durante il caso della app Bulli, la polizia è riuscita ad arrestare il creatore della app Sulli Deals, sei mesi dopo che la vicenda era venuta alla luce. Aumkareshwar Thakur, 26 anni, di Indore è stato arrestato [21] il 9 gennaio dalla polizia di Delhi.

Perché questa vicenda è importante?

Il caso della app Bulli Bai non è comparso dal nulla. È stato concepito nel contesto dei crescenti attacchi [22] contro i musulmani in India. I crimini d'odio religioso contro i musulmani sono in crescita [23] in India, tra cui i linciaggi, la distruzione di moschee e case, gli attacchi a comici, attori e registi musulmani e la detenzione di attivisti musulmani, giornalisti e difensori dei diritti umani. I gruppi e le organizzazioni Hindutva [24] che compiono questi attacchi godono di completa impunità e del sostegno dei membri del principale partito di destra BJP.

Ma la vicenda di Bulli Bai ha riunito due filoni di odio: il comunalismo e la misoginia. L'app è stata creata per umiliare le donne musulmane e per zittirle [25]. Lo scopo era quello di spaventarle e allontanarle dai social media. I casi Sulli Deals e Bulli Bai non sono vicende isolate ma fanno parte di un più ampio quadro di molestie online nei confronti delle donne musulmane da parte di vari gruppi di troll e pagine di meme [25] dove vengono regolarmente derise, molestate e minacciate per aver espresso le loro opinioni.

Con la pandemia di COVID-19 e i lockdown che impediscono gli incontri di persona, oggi i social media sono spesso l'unico spazio di discussione, dissenso e mobilitazione socio-politica. Eppure, la presenza dilagante di troll online, molestie, attacchi contro le voci di dissenso, in particolare contro le donne dalle identità emarginate, fa si che questi spazi digitali rimangano insicuri e inaccessibili per molti.

Le reazioni dall'ecosistema dei media in India

In India i media erano in fermento per le notizie di questo caso. Mentre molti canali editoriali come Maktoob hanno condannato [26] la vicenda, criticando la polizia e il governo per non aver agito in merito al precedente episodio di Sulli Deals e per il loro più ampio silenzio sui crescenti crimini contro le minoranze musulmane nel paese, altri hanno assunto una posizione deliberatamente neutrale. La testata giornalistica di destra OpIndia ha pubblicato un servizio [27] in cui sosteneva la presenza di “sostenitori di Khalistani” dietro alla app Bulli Bai. Il movimento Khalistan [28]è un movimento politico che rivendica la creazione di uno stato separato per i Sikh.as

Le pagine nazionaliste indù di destra e i loro sostenitori affermavano che i colpevoli erano Khalistani Sikh o uomini musulmani. Quando questa affermazione è stata smentita [29] dalle indagini, sono aumentati i post che difendono gli accusati in entrambi i casi e quelli che minimizzano la gravità dell'accaduto.

Un primo esempio è questo tweet [30] di un utente con 1,3 milioni di follower. Il tweet è stato successivamente rimosso.

Gabbar SIngh Tweet [30]

È divertente come dei crimini commessi su internet da sciocchi studenti di 19-21 anni, senza alcun supporto organizzato a livello locale, vengano fatti passare per una crisi nazionale e giustifichino che pubblicazioni straniere come il NYT ne prendano atto e si allarmino.

La difesa pubblica dei colpevoli indù e la più ampia simpatia per i giovani appaiono in netto contrasto con l’effettiva  diffamazione delle persone appartenenti a comunità minoritarie in India, che vengono attaccate [31] e minacciate per aver espresso le loro opinioni.

I post sui social media hanno anche provato a distogliere l'attenzione dal caso lanciando delle contro-accuse.

Rais Pathan che è il presidente del comitato per la pianificazione e le finanze del ministero indiano degli affari delle minoranze ha cercato di spostare l'attenzione dal crimine di Bulli Bai attirando l'attenzione sui casi di molestie contro le donne hindi. Ha twittato:

Ho visto diverse pagine Instagram & FB di WB che modificano immagini di ragazze e dee indù per denigrarle.

Tale denigrazione e #BulliDeals sono entrambi disgustosi. Io protesto contro entrambi, ma i liberali parlano solo dell'ultimo, perché a loro non importa di nessuno dei due.

La narrazione più ampia nell'ecosistema dei media in India evidenzia solo come la gravità del crimine sia determinata dall'identità della vittima e del colpevole.

Questa storia fa parte della ricerca del Civic Media Observatory [34] sull'ecosistema dei media in India. Per saperne di più su questo progetto e sui suoi metodi, clicca qui [35].