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L'avvelenamento illegale della fauna selvatica impoverisce la biodiversità nei Balcani, ma solo l'1% dei casi arriva in tribunale

Categorie: Europa centrale & orientale, Europa occidentale, Albania, Bosnia Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Grecia, Macedonia, Ambiente, Citizen Media, Legge, Salute, Sviluppo, The Bridge, Green Voices
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Un grifone avvelenato in Bulgaria. Foto di Hristo Peshev/ FWFF, usata con autorizzazione.

Questo articolo è stato scritto dal progetto LIFE BalkanDetox [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]. Global Voices ne pubblica una versione adattata e autorizzata.

L'uso illegale di sostanze velenose nell'ambiente per colpire animali “indesiderati” impoverisce la biodiversità e minaccia la salute umana, ma continua a passare inosservato e impunito secondo il recente studio sull'avvelenamento degli avvoltoi nei Balcani (2022) [3] condotto dal progetto LIFE BalkanDetox e sovvenzionato dal Programma LIFE dell'Unione Europea.

Tra il 2000 e il 2020, il periodo studiato, sono stati registrati 1.046 casi di avvelenamento accertato o presunto di fauna selvatica in Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Grecia, Repubblica della Macedonia del Nord e Serbia. Il movente principale di questi avvenimenti sembrano essere i contrasti con i predatori mammiferi (soprattutto lupi, volpi, sciacalli e orsi) per via dei danni potenziali che potrebbero causare all'allevamento, all'agricoltura e alla selvaggina nelle zone di caccia.

In un comunicato stampa, il coordinatore del progetto LIFE BalkanDetox, Uroš Pantović ha dichiarato:

“This practice is not a solution to resolve human-wildlife conflicts. It is an unselective method of killing animals that also puts endangered species and unaware citizens, including children, in danger.”

Questa pratica non è la soluzione per risolvere i contrasti tra umani e fauna selvatica. È un metodo non selettivo di uccisione degli animali che mette in pericolo le specie protette e gli ignari cittadini, compresi i bambini.

I carbammati, in particolare il Carbofuran [4], sono stati individuati in un caso su due circa. Il Carbofuran è un pesticidio vietato e considerato pericoloso per la salute umana; secondo il Centro Nazionale per le Informazioni Biotecnologiche statunitense [5], solo un paio di milligrammi potrebbero essere fatali per gli umani “se ingerito, inalato o assorbito attraverso la pelle. Il contatto può bruciare la pelle o gli occhi”. 

[6]

Capovaccaio avvelenato nella Repubblica della Macedonia del Nord. Foto di Metodija Velevski/ MES [7], usata con autorizzazione.

Gli uccelli saprofagi, gli avvoltoi, sono quelli più colpiti dagli avvelenamenti illegali e costituiscono una morte su quattro. Tra il 2000 e il 2020 in totale sono morti 465 avvoltoi nella penisola balcanica, tra cui 45 capovaccai, 17 avvoltoi monaci e un gipeto.

La popolazione regionale di grifoni [8] [it] è quella che ha sofferto di più, con 400 morti su 233 eventi di avvelenamento accertato o presunto. Seguono a breve distanza la poiana e la volpe rossa, rispettivamente con 392 morti su 190 eventi e 389 morti su 141 eventi.

Il direttore del programma Vulture Conservation Foundation [9], Jovan Andevski ha dichiarato:

“An estimated 115 vultures are potentially being poisoned to death annually throughout the Balkans if we take into account that approximately less than 20% of poisoning incidents are ever discovered and documented.”

Si stima che 115 avvoltoi siano avvelenati a morte ogni anno nei Balcani, se consideriamo che meno del 20% dei casi vengono scoperti e documentati.

Tali perdite richiedono un pesante tributo alla popolazione degli avvoltoi in questa regione e hanno portato all'estizione regionale e locale di alcune specie. L'avvelenamento della fauna selvatica continua a essere la minaccia più rilevante per gli avvoltoi nella penisola balcanica e il fattore che attualmente limita la loro ripresa. Questo elemento dev'essere preso in considerazione quando si pianificano iniziative di preservazione degli avvoltoi, in particolare quelle di ripopolamento e reitroduzione.

C'è bisogno urgente di contrastare l'avvelenamento della fauna selvatica nei Balcani

Scarsa consapevolezza, coinvolgimento insufficiente delle autorità statali appropriate, legislazione e giurisdizioni confuse e la mancanza di risorse e competenze per gestire i casi di avvelenamento sono le sfide più grandi nel contrasto efficace di questo problema nei Balcani.

Lo studio sull'avvelenamento degli avvoltoi nei Balcani (2022) indica che:

This practice is illegal in Europe, including the Balkans, but it is still in use by local people as a quick and inexpensive method for resolving conflicts with predators and other wildlife. The main driver for such an intensive use of the poison is the conflict between livestock breeders, hunters, farmers and mammalian predators, mainly wolves, but also jackals, foxes and feral/stray dogs … Its widespread use has also been facilitated by the poor enforcement of the legislation, the black market of banned pesticides and the relative free availability of poisoning substances on the markets.

Questa pratica è illegale in Europa, inclusi i Balcani, ma viene ancora svolta dalla gente locale come metodo rapido e poco costoso per risolvere i conflitti con i predatori e altri animali selvatici. La motivazione principale per un uso così frequente dei veleni è il conflitto tra gli allevatori, i cacciatori, gli agricoltori da un lato, e i predatori mammiferi, soprattutto lupi, ma anche sciacalli, volpi e cani randagi/inselvatichiti dall'altro. L'uso esteso è stato facilitato dalla scarsa applicazione delle leggi, dal mercato nero di pesticidi vietati e dalla disponibilità relativemente libera di sostanze velenose nei mercati.

Inoltre, l'avvelenamento illegale “è usato solitamente come mezzo per risolvere faide e dispute tra persone”.

In alcuni Paesi balcanici, il tema dell'impunità per chi avvelena fauna selvatica è entrata solo di recente nella discussione pubblica. Per esempio, non era considerato un crimine il Albania fino al 2019. Il breve documentario proposto di seguito e caricato su YouTube dalla Vulture Conservation Foundation, illustra la storia dell'avvelenamento degli animali selvatici in Albania [10] dal passato al presente [sq con sottotitoli in en].

Gli ambientalisti che lottano per proteggere gli avvoltoi e altri animali, lavorano per educare sulla gravità di questa pratica e per renderla un fenomeno socialmente inaccettabile agli occhi della popolazione.

Utilizzano svariati approcci per diffondere il loro messaggio, per esempio la creazione di animazioni didattiche per condividere la conoscenza con giovani e adulti [en]:

Per contrastare l'avvelenamento illegale della fauna selvatica serve un approccio multidisciplinare e gli sforzi congiunti di numerose entità coinvolte.

Tra le circostanze aggravanti e gli ostacoli principali nella prevenzione e penalizzazione degli avvelenamenti ci sono leggi confuse e applicate inadeguatamente, multe basse, protocolli poco chiari per le operazioni della polizia e forze di polizia ridotte.

Il progetto LIFE BalkanDetox, inoltre, mira a coinvolgere le autorità appropriate e a sviluppare le competenze tramite l'Accademia per i Crimini sulla Fauna Selvatica e altre iniziative didattiche, con lo scopo di migliorare le indagini e la gestione dei casi di avvelenamento. Il progetto richiede la creazione di protocolli standard migliori, più efficienti e chiari per descrivere le responsabilità di denuncia, indagine e gestione dei casi di avvelenamento della fauna selvatica, basandosi su esempi di best-practice da altre nazioni.

[11]

aquila reale avvelenata in Grecia. Foto di Lavrentis Sidiropoulos, usata con autorizzazione.

Per esempio, secondo questo recente studio, tra il 2000 e il 2020 è stato registrato un totale di 1.046 casi di avvelenamento o presunto avvelenamento di fauna selvatica nelle varie nazioni balcaniche che hanno fatto parte della ricerca. Più della metà (55%) è stata documentata in Grecia e più di un quarto (28%) in Serbia. In entrambi i Paesi, organizzazioni locali di società civile hanno contribuito con enormi sforzi per monitorare questo fenomeno.

Gli autori dello studio hanno avvertito che la scarsezza di dati dagli altri Paesi contribuisce a formare una percezione per cui questo tipo di crimine ambientale è davvero più frequente in Grecia che altrove. Tuttavia, hanno notato che l'incidenza nelle altre nazioni potrebbe essere più alta, ma la mancanza di ricerche locali li rende meno visibili.

“The reality of wildlife poisoning is that if more efforts are invested into research of its scope, more poisoning incidents will be detected. This is true as well for spatial distribution of poisoning incidents, and therefore those areas in which more efforts were invested in monitoring usually show a higher number of poisoning incidents. Therefore, it is highly likely that the current status of wildlife poisoning in the Balkan region and in each country individually, which was the subject of this study, does not reflect the realistic situation and that a great number of potential poisoning events remains unrecorded. “

La realtà dell'avvelenamento della fauna selvatica è che se si investisse di più sulla ricerca in questo ambito, si rivelerebbero più casi. Ciò è vero anche per la distribuzione geografica degli avvelenamenti: le aree in cui c'è un monitoraggio più consistente mostrano di solito un numero maggiore di casi. Di conseguenza, è altamente probabile che l'attuale fotografia degli avvelenamenti nei Balcani e in ogni singolo Paese, ovvero l'oggetto di questo studio, non rifletta la situazione reale e che un grosso numero di casi potenziali rimanga non registrato.

Infine, il progetto richiede una comunicazione e uno scambio d'informazioni migliori tra le istituzioni responsabili e i settori collegati alla giurisdizione per accelerare le indagini e i processi nei tribunali per quanto riguarda questa casistica.