Le nuove generazioni stanno reinventando l'antifascismo in Bosnia ed Erzegovina

Adesivi del brand Partyzan Clothing che rinnovano il simbolismo antifascista. Foto di Balkan Diskurs, utilizzata previo consenso.

L'articolo, di Aurora Pinelli,  è stato pubblicato inizialmente su Balkan Diskurs, un progetto del Post-Conflict Research Center (PCRC). Una sua versione editata è stata ripubblicata da Global Voices come parte di un accordo di condivisione dei contenuti.

76 anni dopo la fine degli scontri tra i partigiani jugoslavi e la Germania nazista, le nuove generazioni in Bosnia ed Erzegovina (BiH) stanno reinventando i concetti di fascismo e antifascismo alla luce dei problemi di attualità.

Di solito, l'antifascismo viene definito in base a cosa non è o, piuttosto, in base all'ideologia che ha provato a combattere. Apparso per la prima volta in Italia verso la metà degli anni Venti del secolo scorso, le solide resistenze al regime di Benito Mussolini hanno coniato il termine per esprimere il loro dissenso verso un'ideologia intrisa di nazionalismo, discriminazione, gerarchia, militarismo e autoritarismo: l'ideologia la cui natura violenta e anti-egualitaria ha causato il peggior conflitto del XX secolo.

Mentre le teorie razziali naziste e fasciste si diffondevano in tutta Europa, esse influenzarono le ideologie degli ustascia croati e dei ceceni serbi nel Regno di Jugoslavia. Ciò ha comportato la lunga e sistematica cooperazione con i nazisti durante le loro campagne terroristiche in Jugoslavia, che ha esacerbato le divisioni etniche e gli antagonismi. In Jugoslavia, la lotta antifascista era guidata dal Partito Comunista di Jugoslavia (KPJ) guidato da Josip Broz Tito, il quale era principalmente contro i ceceni, gli ustascia, i nazisti e altri fascisti. Esso ha dato vita al movimento di resistenza armato formato dai ben noti partigiani jugoslavi.

In questo modo, le ideologie fasciste hanno fatto sì, in un certo senso, che l'antifascismo esistesse sin dall'inizio. Nelle società altamente militarizzate, gli schieramenti sono definiti dalla guerra. Vivere significa sopravvivere e lottare per il diritto di avere diritti. In simili contesti, riconoscere la manifestazione del fascismo e dell'antifascismo è più semplice e diretto.

Oggi le cose sono cambiate. Come possiamo riconoscere davvero le manifestazioni del fascismo e dell'antifascismo in società prive di conflitti fisici diretti, dove la definizione “dell'altro schieramento” sta diventando via via più sfocata e più complicata da cogliere?

Ora nella BiH le nuove generazioni di attivisti sono impegnate nella lotta contro diverse forme di fascismo e rinnovano l'antifascismo di conseguenza. Sono al lavoro per reinventare concetti che sembrano troppo intrecciati con un passato controverso e hanno perso il loro significato.

Mostra Antifa 2.0 – Pannello sul femminismo. Foto di Balkan Diskurs, utilizzata previo consenso.

La loro strategia? Comprendere i valori dell'antifascismo e le caratteristiche preoccupanti del fascismo alla luce delle problematiche contemporanee, tenendo d'occhio i progresso e il benessere sociale. I giovani entusiasti che ho intervistato provengono da varie organizzazioni e attività da tutta la BiH, tra cui  la Omladinski Pokret Revolt (Tuzla), Ostra Nula (Banja Luka), Bh. Povorka ponosa (il comitato organizzativo del corteo del Pride della BiH), Antifa 2.0Citizen Against Terrorism (CAT), e Partyzan Clothing.

Le nuove manifestazioni del fascismo

Oggi il fascismo si manifesta in BiH attraverso narrazioni nazionaliste e divisive della guerra del 1992-1995. Ciò include incitamento all'odio, violazione dei diritti umani e revisionismo storico. Quest'ultimo è definito come la reinterpretazione di fatti storicamente accertati come la negazione del genocidio di Srebrenica, la glorificazione dei criminali di guerra e la diffusione di narrazioni che descrivono ceceni e ustascia come antifascisti piuttosto che collaboratori dei nazisti. Come ha affermato il presidente di Ostra Nula, Milica Pralica, queste dinamiche revisioniste sono più preoccupanti nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, dove vengono raccontate a generazioni di ragazzi e di studenti universitari false narrazioni sul loro passato nel periodo 1992-1995 e sul ruolo dei ceceni durante la seconda guerra mondiale.

Alla domanda su cosa sia oggi il fascismo, tutti gli intervistati sono sorprendentemente d'accordo tra loro e condividono la stessa definizione. Secondo loro, il fascismo rappresenta la stigmatizzazione e la discriminazione dei gruppi minoritari e la violazione dei loro diritti umani semplicemente per la loro presunta differenza. Essi sostengono una versione non nazionalizzata di questa prospettiva, ritenendo che l'attenzione sono dovrebbe essere solo sui serbi, i croati e i bosniaci, ma anche sui diritti dei migranti, della comunità LGBTQ+, delle persone rom, delle persone con disabilità, delle donne e di altre identità emarginate.

“Parliamo solo dei diritti di serbi, bosniaci e croati e fingiamo che siano gli unici a meritare diritti, e per me questo è fascismo” dice Pralica.

In quanto direttrice esecutiva di Antifa 2.0, Irena Petrovic discute di come l'organizzazione sia stata mossa da preoccupanti sviluppi nella BiH, che stanno contribuendo a far simpatizzare i giovani con soluzioni politiche totalitarie e antidemocratiche. La riluttanza del pubblico verso il concetto di antifascismo risiede nella sua visione del comunismo e del regime di Tito.

“È qui il problema: molte persone, specialmente nella BiH, nutrono sentimenti molto negativi verso il comunismo a causa della sua repressione della libertà di religione e la sua negligenza verso le nazionalità e le identità nazionali” spiega Petrovic. L'unico modo per lavorare con le nuove generazioni che sono nate durante o dopo la guerra del 1992-1995, dice, è fare pressione sulle istituzioni per promuovere la giustizia di transizione, cosa che attualmente manca.

Questi giovani attivisti condividono le loro esperienze di svegliarsi la mattina ed essere sopraffatti dal simbolismo fascista e nazionalista, dai discorsi di odio e dalla propaganda di tutti e tre gli schieramenti, sia nelle strade su adesivi e magliette che sui social media. Questa retorica include riferimenti agli ustascia, ai ceceni e all'esercito bosniaco e la glorificazione delle “grandi nazioni”.

Il nazionalismo può contribuire facilmente ad altre forme di estremismo. A partire dal 2012, la BiH è stata vista come un punto di attivismo jihadista e di reclutamento per l'IS e il Fronte Al-Nusra, che ha portato alla fuga di cittadini bosniaci verso la Siria e l'Iraq. Questo è successo anche nel 2016 quando è scoppiata la guerra in Ucraina. I cittadini bosniaci sono partiti per combattere sia con lo schieramento russo che con quello ucraino.

In riferimento a ciò, Slobodan Blagovčanin del CAT commenta: “Ci siamo resi conto che il nostro contesto è molto radicalizzato”. E aggiunge: “Abbiamo deciso di fondare CAT nel 2017, mentre molti dei nostri coetanei lasciavano la BiH per combattere per lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) o per combattere dalla parte dell'Ucraina o della Russia … i musulmani andavano sui campi di battaglia in Siria e in Iraq, gli ortodossi serbi si univano alle forze russe, e i cattolici croati combattevano dalla parte dell'Ucraina. Tutte e tre le realtà della BiH andrebbero da qualche altra parte a combattere per gli obiettivi di qualcun altro”.

Giovani artisti, membri di queste associazioni e altre iniziative giovanili hanno avuto l'idea di far rivivere l'antifascismo e di liberarlo dalla sua connotazione storicamente negativa. Sta emergendo un'interpretazione moderna dell'antifascismo.

La direttrice esevutiva di Antifa 2.0, Irena Petrovic, mentre scrive sulla lavagna riservata al confronto e al dialogo. Foto di Balkan Diskurs, utilizzata previo consenso.

L'approccio alla storia e ai crimini di guerra

Antifa 2.0 ha realizzato una mostra educativa che, attraverso video, immagini e spazi interattivi, promuove la comprensione da parte del pubblico delle radici storiche del fascismo e del nazismo, così come la sua connessione con le forme moderne di fascismo. L'antifascismo si emancipa dalla sua eredità belligerante e comunista, poiché non si tratta direttamente né della seconda guerra mondiale né della guerra del 1992-1995. In questo modo si superano le divisioni esistenti e la riluttanza a parlare dell'argomento e il vero significato dell'antifascismo può venire alla luce. Inoltre, questa smilitarizzazione dell'antifascismo trasmette l'idea che esso non rappresenti non solo la lotta per “i diritti della propria fazione”, ma per i diritti di tutti.

“Le nuove generazioni hanno bisogno di capire innanzitutto cosa significa l'antifascismo, i valori umani che promuove. Vogliamo dare loro gli strumenti per riconoscere le forme moderne di fascismo e farle abbracciare la sua lotta. Vogliamo che capiscano che i valori dell'antifascismo non escludono tutti gli altri diritti umani” spiega Petrovic.

Questa strategia si è rivelata un successo.

L'emancipazione del concetto dai retaggi delle guerre ha permesso al team di Antifa 2.0 di essere in contatto diretto con i ministeri dell'educazione della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina e con i 10 cantoni della Federazione. In questo modo, sono riusciti a espandere i loro orizzonti e ad acquisire uno spazio pubblico per la mostra nella spesso impenetrabile Banja Luka, la capitale della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina. Gli studenti liceali di Sarajevo, Mostar, Pale, Banja Luka e Sarajevo Est hanno partecipato alla mostra. Si tratta di una vera e proprio traguardo, in quanto la storia viene ora interpretata in modo molto diverso in queste città.

Allo stesso modo, i membri del CAT hanno sviluppato un proprio approccio agli eventi passati che non hanno vissuto, essendo nati durante o dopo la guerra del 1992-1995. I giovani di Bijeljina, Brcko Distrikt, Gradačac, Tuzla, Mostar, Prijedor, Zvornik, Vitez e Zivinice si sono uniti per liberare una nuova generazione dal senso di colpa legato alla loro etnia. Attraverso i loro 20 milioni di contatti sui social media, essi agiscono per prevenire la radicalizzazione giovanile, per far fiorire la diversità e per combattere la strumentalizzazione politica della recente guerra. La loro bussola sono le sentenze legali l’Accordo di Dayton.

“Non voglio che un giovane si senta in colpa per un evento accaduto prima della sua nascita, ma piuttosto che accetta che ci sono state persone che hanno commesso dei crimini… Parlando di Srebrenica, non ci sentiamo come se dovessimo ancora provare a qualcuno che il genocidio è avvenuto, abbiamo il tribunale dell'Aia per questo: siamo giovani attivisti che vogliono di più in BiH per noi, più opportunità. Spero davvero che una legge approvata da poco contro la negazione del genocidio possa finalmente fermare tutte queste retoriche e narrazioni. Noi (i giovani) non possiamo vivere le nostre vite concentrandoci su queste questioni del passato quando gli esiti sono stati stabiliti” dice Blagovčanin, con una voce piena di intensità e pragmatismo.

L'inclusione nell'antifascismo della prospettiva queer

Se antifascismo significa ribellarsi contro tutte le forme di oppressione, discriminazione, violenza e ingiustizia, allora le persone e le prospettive queer dovrebbero essere incluse in questa lotta. L'antifascismo è uno dei primi valori promossi dal corteo del Pride della BiH organizzata da Bh. Povorka Ponosa a Sarajevo il 14 agosto.

“Nell'ex Jugoslavia, l'omosessualità era un crimine, era punibile dalla legge, e per noi era importante sottolineare che l'antifascismo è anche garanzia dei diritti umani per tutti, compresi i diritti umani delle persone LGBTQ+” spiega Zagorac del comitato organizzativo.

Non è un caso che nel maggio di quest'anno la forza e l'originalità della loro prospettiva hanno portato il comitato organizzativo della BiH Pride Parade insieme al centro giovanile KVART di Prijedor a vincere una borsa di studio consegnata dalla Peacebuilding Network. La loro azione artistico-attivista, “L'antifascismo è la nostra scelta”, ha avuto luogo il 9 maggio, il Giorno della Vittoria sul Fascismo e Festa dell'Europa. Si trattava di azioni di strada e di campagne online che fondevano la lotta antifascista con i diritti e i simboli LGBTIQ+. Questa campagna è avvenuta simultaneamente a Banja Luka, Tuzla, Zenica, Prijedor e Sarajevo.

Adesivi della campagna “Activism is your Choice” ‘ di Bh. Povorka Ponosa e del centro giovanile KVART. Foto di Balkan Diskurs, utilizzata previo consenso.

“Noi crediamo che queste campagne siano state un successo in tutte le città. La gente era felice di venire a parlare con noi in strada e sapere di più sul legame tra LGBTIQ+, i diritti umani e l'antifascismo … Voglio sottolineare che siamo attivisti in diversi ambiti. Per noi, ogni violazione dei diritti umani e la disuguaglianza è parte della lotta antifascista. Vogliamo che la gente sia in grado di comprendere le nuove forme di fascismo, perché la lotta non è finita” spiega Zagorac.

L'impegno delle nuove generazioni

“Credo che l'ambiente e le risorse naturali saranno la nuova lotta che unirà le persone al di là delle loro etnie, così come le persone di tutta la BiH e dei Balcani stanno già combattendo per i loro fiumi e le loro acque” dice Pralica di Ostra Nula (Banja Luka).

Questo ci aiuta a riflettere sul modo in cui le persone possono essere unite e sostenersi a vicenda per il bene collettivo. Tuttavia, l'impegno delle persone può essere efficace solo se si costruisce un senso comune di appartenenza. Questa riflessione ha spinto Selver Učanbarlić a fondare Partyzan Clothing, un brand che rinnova il simbolismo antifascista e rende le persone visivamente connesse agli stessi valori.

Motivi di Partyzan Clothing—Marilyn Monroe e l'eroe Sarajevan Valter con uno sfondo della Notte Stellata di Van Gogh. La parola ‘Komarade’ rappresenta il sex appeal di Marilyn. Foto di Balkan Diskurs, utilizzata previo consenso.

“Mi sono reso conto che la propaganda nazionalista e fascista usava il simbolismo per creare un sentimento di comunità. Ecco perché ho deciso di creare un brand che potesse contrastare il nazionalismo usando la stessa strategia visiva e facendo sì che l'antifascismo fosse di nuovo di moda! I vecchi simboli dell'antifascismo non sono più adatti alla nostra società attuale. Ecco perché dovevano essere rinnovati… I miei disegni sono un misto di cultura pop (perché è popolare, e la gente lo capisce) con un tocco antifascista” spiega Učanbarlić entusiasta.

Il fascismo in Europa e nella BiH sta cambiando forma ed è più difficile da riconoscere e combattere. Tuttavia, le nuove generazioni stanno raccogliendo la sfida, adattando e facendo rivivere i valori antifascisti secondo le tendenze moderne, le questioni sociali e le necessità. Passato, presente e futuro si fondono attraverso iniziative giovanili. Stanno superando la paura del pubblico nei confronti della diversità e abbracciando la solidarietà umana creando nuovi simboli artistici, campagne di strada e online, workshop e occasioni di incontro e scambio.

Il loro impegno e la loro determinazione dovrebbero essere fonte d'ispirazione per tutti coloro che credono in un futuro migliore per la BiH.

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