Nepalesi in fuga dall'Ucraina durante l'avanzata russa

Collage of screenshots from videos by Ishwor Devkota. Image via Nepali Times. Used with permission.

Nepalesi in Ucraina. Collage di screenshot tratti da un video di Ishwor Devkota Immagine utilizzata per gentile concessione di Nepali Times.

Originariamente, questo articolo è stato pubblicato [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] su Nepali Times. Una versione editata è stata pubblicata su Global Voices come parte di un accordo per la condivisione dei contenuti. I nomi sono stati modificati per mantenere l'anonimità.

Il 24 febbraio 2022, quando Govinda è tornato nel suo ostello a Kyiv al termine del suo turno presso una società di corriere espresso, ha trovato sul cellulare molti messaggi e chiamate perse da parte della sua famiglia e dei suoi amici in Nepal. Sapeva che le cose stavano peggiorando a causa dell'invasione russa in Ucraina, ma era così occupato da non aver realizzato che era scoppiata una guerra vera e propria.

“La mia famiglia in Nepal ha saputo cosa stesse succedendo ancor prima di me” ci ha detto al telefono.

Inizialmente, come molti degli altri 4.000 nepalesi in Ucraina, Govinda e i suoi amici hanno deciso di attendere. Ma quando le sirene dei raid aerei hanno iniziato a suonare vicino al loro ostello, situato nei pressi dell'aeroporto Sikorsky di Kyiv, hanno capito che era arrivato il momento di andarsene.

“Abbiamo sentito che i confini erano aperti, quindi siamo scappati per metterci in salvo”, ricorda Govinda. Non avevano idea di cosa li stesse aspettando lì.

 

Alle 19 hanno lasciato Kyiv su un treno affollato, sono arrivati a Lviv, hanno preso un autobus e poi un taxi che li ha lasciati a 25km dal confine a causa del traffico. Hanno camminato per sette ore al freddo e hanno raggiunto il confine soltanto alle 18. Non riuscendo a portare le proprie borse con sé, le hanno lasciate sul ciglio della strada.

In un calvario che si è ripetuto migliaia di volte durante questa crisi, Govinda e altri nepalesi hanno dovuto aspettare il loro turno per attraversare il confine per altre 24 ore in un freddo insopportabile.

Gli ucraini facevano passare prima le donne, i bambini e gli anziani. Poi toccava agli europei e ad altri stranieri e soltanto dopo agli studenti e ai lavoratori africani e asiatici.

“Abbiamo subito molto razzismo.” racconta Govinda. “Tutti erano stanchi, affamati e irritabili, desiderosi di uscire. Tuttavia, siamo stati relativamente fortunati, ad altri è andata molto peggio. Mi sono affezionato all'Ucraina e mi dispiace molto per quello che sta passando la popolazione”.

 

Al valico di frontiera di Przemyśl [it], dal lato polacco, l'immigrazione era vietata alle persone senza visto per entrare in Polonia. Tuttavia, dal momento che la folla cresceva, hanno ceduto e hanno fornito alle persone dei timbri di ingresso dalla durata di un mese.

“Abbiamo trovato una Polonia calda e accogliente, ci hanno fornito cibo e trasporto fino alla capitale” dice Govinda.

Mentre Govinda e altri nepalesi erano bloccati al confine, Ishwor Devkota della Non-Resident Nepali Association (NRNA – Associazione nepalesi non residenti) ha ricevuto una chiamata dai nepalesi bloccati e ha guidato per sette ore fino al valico di Przemyśl. C'era molto caos e tutti i tentativi di convincere le guardie polacche a far passare i nepalesi risultavano vani.

“Non c'era niente che potessimo fare in quel momento, quindi siamo tornati indietro a mani vuote” dice Dakota, gestore del ristorante Namaste Nepali a Breslavia.

Nei cinque giorni successivi, più di 200 nepalesi, che sono riusciti a fuggire dall'Ucraina, sono arrivati a Varsavia, dove la NRNA si sta occupando di loro. Molti di essi sono donne.

 

“Abbiamo affittato un ostello e abbiamo utilizzato le donazioni per aiutare gli altri nepalesi. Tuttavia, dal momento che questa guerra potrebbe durare a lungo abbiamo bisogno di strategie a lungo termine” dice Devkota al telefono, sollecitando il governo di Kathmandu a intervenire.

Ram Kaji Khadka, ambasciatore nepalese presso l'ambasciata di Berlino, sembrerebbe essere in viaggio verso il confine ucraino per tentare di far passare i nepalesi ancora bloccati in Ucraina. Mentre i rifugiati bloccati al confine sono a corto di cibo e denaro, alcuni nepalesi che sono ancora dal lato ucraino hanno chiamato dicendo di temere di essere derubati.

Circa una dozzina di nepalesi sono riusciti a raggiungere la Slovacchia. Jaya Prasad Siwakoti, un membro del Comitato di soccorso NRNA europeo, ha chiuso il suo ristorante a Bratislava per sfamarli e ospitarli. Inoltre, più di 70 nepalesi hanno oltrepassato il confine con la Romania.

I nepalesi rimasti in Ucraina dicono di temere un attacco russo di larga scala alle città. Molti di essi sono studenti, mentre altri sono lavoratori come Govinda.

 

“Sono riuscito a mettermi in salvo, ma il mio futuro è davvero incerto” ha raccontato Govinda per telefono al Nepali Times. “Non vedo il mio ritorno in Nepal come un'opzione immediata. Inoltre, l'ambasciata ci ha detto che dobbiamo comprare i biglietti di ritorno con i nostri soldi. Vedremo se riusciremo a lavorare mentre aspettiamo qui”.

Govinda ha pagato un agente 800.000 rupie nepalesi (circa 6.600 dollari) affinché lo portasse in Europa, arrivando in Ucraina. “Non avevo mai sentito parlare dell'Ucraina, ma non sembrava male quando l'ho cercata su Google. Per me era importante che fosse in Europa” ricorda.

È arrivato in Ucraina con un visto studentesco per delle lezioni di lingua, ma si trattava solo una scusa per entrare nel paese. Ha poi lasciato le lezioni di lingua e ha iniziato a lavorare in un ristorante shawarma, per poi passare a una società di corriere espresso che lo pagava 500 dollari al mese.

 

Prakash è un altro nepalese che è riuscito ad arrivare a Varsavia. Al momento, racconta, è felice di essere fuggito dalla zona di guerra in Ucraina. “Per adesso viviamo un giorno alla volta, cerchiamo di valutare la situazione e di lavorare se ci sarà permesso”.

Prima Prakash lavorava in Malesia e con i suoi risparmi ha pagato un reclutatore 1.4 milioni di rupie nepalesi (circa 11.500 dollari) affinché lo portasse in Europa, ma quando è arrivato in Ucraina ha scoperto che l'Europa occidentale era fuori portata. Guadagnava 800 dollari al mese e stava ancora pagando i suoi debiti.

 

Aggiunge: “Anche se tornassi in Nepal, dovrei migrare ancora per guadagnare i soldi necessari a saldare i miei debiti”.

Per ulteriori informazioni su questo argomento, consulta la nostra copertura speciale: La Russia invade l'Ucraina.

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