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“Anche noi combatteremo questa guerra”, dichiara la comunità LGBTQ+ ucraina

Categorie: Citizen Media

Ivan Gonzyk (Credit Ivan Gonzyk / Instagram). Usato con autorizzazione.

Questo articolo della giornalista Maryna Bakyeva [1] [en, come i libk seguenti] è stato pubblicato [2] per la prima volta su Geneva Solutions. Una versione modificata viene ripubblicata qui come parte di un accordo di condivisione dei contenuti con Global Voices.

I rappresentanti LGBTQ+ all'interno dell'esercito ucraino, sono raramente menzionati. Nel 2018, Viktor Pylypenko, un veterano dichiaratamente gay del Battaglione Volontari del Donbas, ha deciso di cambiare le cose formando LGBT Military, un'unione di militari, veterani e volontari che lottano per la parità di diritti. Questo pezzo esplora come è nata la sua idea, insieme alle storie di altri due soldati della comunità LGBTQ+ che il movimento ha contribuito a sostenere.

‘Siamo qui’

Dal 2014, circa 330.000 ucraini hanno preso parte alle operazioni militari del governo contro i militanti russi nell'est del Paese, ma non ci sono informazioni pubbliche su quanti di loro siano membri della comunità LGBTQ+.

È questo il motivo che ha guidato We Were Here [3], un progetto fotografico nato a Kiev che vede protagonisti membri delle forze armate ucraine di diverso genere e orientamento sessuale. Le immagini sono state scattate da Anton Shebetko, artista e fotografo ucraino che vive ad Amsterdam.

“Il progetto ‘We Were Here’ mira a far luce sulle persone che, da un lato, sono gli eroi moderni della società ucraina e, dall'altro, sono ignorati dalla maggior parte dei loro compatrioti”, ha dichiarato [4] Shebetko.

La maggior parte delle persone nelle fotografie ha il volto coperto. Uno dei soldati, Viktor Pylypenko, ha fatto coming out durante la mostra, diventando la prima persona apertamente gay in Ucraina che ha partecipato alla guerra russo-ucraina.

Quel momento ha segnato anche la nascita diLGBT Military [5], in quanto ha ispirato Pylypenko a creare l'associazione. Il sindacato ha condiviso le storie dei soldati LGBTQ+ sulla sua pagina Instagram [6] per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla comunità delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali, queer e di altre identità diverse all'interno delle forze armate. Queste sono le storie di due persone presenti sulla pagina.

Da modello a ufficiale di collegamento

Illia [7] Leontiev, 24 anni, presta servizio nelle forze di difesa territoriale di Kiev. Voleva entrare nell'esercito già prima della guerra totale. Il 24 febbraio, Leontiev aveva intenzione di lavorare come modello dal vivo in un'università, finché il suono delle sirene non lo ha svegliato alle 4 del mattino.

“Non riuscivo a credere che stesse accadendo davvero”, ha detto. La sua prima reazione è stata quella di contattare la sua famiglia e controllare che stessero bene. “Poi ho fatto le valigie e ho iniziato a pensare a cosa fare dopo”, ha ricordato.

Leontiev ha finito per lavorare come ufficiale di collegamento nelle forze di difesa territoriale. Il suo ruolo è quello di riparare reti, installare antenne e programmare i dispositivi walkie-talkie.

“Le forze di difesa territoriale sono molto diverse dall'esercito e da quello che mi aspettavo. Pensavo che avrei fatto molto allenamento fisico e una dieta equilibrata, ma non è così. È stato molto spaventoso quando c'è stato un bombardamento e un missile è atterrato a 150 metri di distanza”, ha detto Leontiev.

Prima della guerra, Leontiev frequentava un nightclub di Kyrylivska Street a Kiev. Il locale era noto per essere molto amichevole nei confronti della comunità LGBTQ+ ed era soggetto ad attacchi da parte di organizzazioni di estrema destra, spesso violenti e aggressivi.

Leontiev dice di non amare il confronto e di scegliere con cura gli interlocutori e gli argomenti da trattare.

“Non ho mai subito aggressioni: né nella difesa del territorio, né nella vita di tutti i giorni. Ma so che alcune persone non sono amichevoli verso le persone LGBTQ+”, ha detto.

Nonostante alcune esperienze negative affrontate dalla sua comunità, Leontiev ritiene che l'Ucraina stia diventando più tollerante e che ci sia meno discriminazione.

“È importante riconoscere che anche i rappresentanti LGBTQ+ stanno partecipando alla guerra”, ha detto. “Difendiamo il nostro Paese esattamente come fanno gli altri. Molte persone mi hanno sostenuto, soprattutto dopo il mio coming out. Quindi, i militari LGBTQ+ hanno un ruolo molto importante”.

Il vice capo dell'unità medica: “Ho iniziato ad accettarmi del tutto solo più tardi”.

Ivan [8] Gonzyk, 26 anni, afferma che è giunto il momento che gli ucraini facciano un passo decisivo verso l'accettazione della comunità LGBTQ+.

“Siamo vicini ad essere accettati nell'Unione Europea. Non siamo in Russia. Qui in Ucraina non siamo un Paese omofobo”, ha dichiarato Gonzyk. “Tutti sono uniti in questo momento difficile, indipendentemente dal fatto che siano persone omo o etero. Si offrono volontari, si uniscono alle forze armate dell'Ucraina. Questo dovrebbe unirci e porre fine a tutte le incomprensioni”.

È così che è finito a lavorare come medico militare nella zona ATO – l'area in cui il governo ucraino ha condotto un'operazione militare contro i militanti guidati dalla Russia – a Bakhmut, nella regione di Donetsk.

Gonzyk si è ora unito alla forza di difesa territoriale. “La mia responsabilità è quella di indirizzare i soldati all'ospedale, di insegnare la medicina tattica, di rifornire i soldati di medicinali e di coordinare il lavoro degli altri medici militari”, ha dichiarato.

Gonzyk non ha rivelato subito il suo orientamento sessuale. “Non ne ho parlato”, ha detto. “Ho iniziato ad accettarmi completamente solo un po’ più tardi. Quando mi sono accettato completamente, ho capito cosa mi faceva sentire a mio agio e come presentarmi alla società. La mia vita in questo mondo è migliorata molto”.

Le coppie dello stesso sesso incontrano molte difficoltà legali in Ucraina. Non possono sposarsi, avere e adottare figli, condividere proprietà, accedere a visite mediche, partecipare alle procedure funerarie del partner e non possono essere nominati nel testamento del partner.

La vita della comunità LGBTQ+ non è affatto meglio in Russia. Nel Paese è in vigore una legge sulla “propaganda gay” “volta a proteggere i bambini dalle informazioni che sostengono la negazione dei valori tradizionali della famiglia” – negando di fatto il diritto all'informazione sulla diversità di genere o sessuale – e in Cecenia le persone LGBTQ+ vengono molestate e uccise. Gonzyk dice di non essere dispiaciuto per i russi.

“Dopo quello che hanno fatto alla nostra terra e anche dopo aver visto un rappresentante LGBTQ+ nel loro esercito, non ho alcuna compassione per loro, nemmeno in relazione alle loro leggi anti-LGBTQ+”, ha dichiarato.

“Hanno scelto il loro governo e continuano a ballare al suo ritmo. Il nostro ruolo principale è quello di portare questa spazzatura fuori dai nostri territori ucraini e impedire loro di fare le loro leggi sulla nostra terra. Quando sono nella loro terra, possono fare quello che vogliono”, ha aggiunto Gonzyk.

La comunità LGBTQ+ è ancora marginalizzata nella società ucraina

Sebbene la diversità sessuale in Ucraina non sia illegale (è legale [9]dall'indipendenza del 1991), la comunità LGBTQ+ ha affrontato a lungo stigma ed emarginazione. Solo nell'ultimo mese, gli ucraini hanno assistito a discorsi di odio nei confronti della comunità LGBTQ+ da parte di almeno due personaggi pubblici.

All'inizio del mese, la cantante e membro ucraino della giuria dell'Eurovision, Irina Fedishin, ha dichiarato che [10] tra i partecipanti all'Eurovision c'erano molti membri della comunità LGBTQ+, per cui era difficile per lei guardare lo spettacolo, definendo i rappresentanti LGBTQ+ “peccatori”.

L'altro caso si è verificato in precedenza con il sindaco della città ucraina di Ivano-Frankivsk. Parlando alla Marcia per la vita e i valori della famiglia all'inizio di maggio, Ruslan Martsinkiv ha dichiarato [11] che: “un gay non può essere un patriota, solo un cristiano può essere un patriota”. Entrambe le figure sono state criticate pubblicamente per le loro parole.

Zi Fáamelu, una musicista trans costretta a trasferirsi dall'Ucraina alla Germania, ha dichiarato in un post su Instagram: “Anche se la mia storia è conosciuta in tutto il mondo, dall'Italia al Giappone, dalla Turchia al Brasile, non voglio essere ricordata come una vittima di un crimine d'odio. Io sono Zi Fáamelu, un essere umano, una figlia, un'artista, e sono pronta per il prossimo capitolo del mio viaggio. Scelgo la gioia”, ha dichiarato [12] su Instagram.