L’ America Latina seguirà l'esempio di Roe contro Wade nei diritti riproduttivi?

Illustrazione: Erick Retana.

Articolo di Carlos Gutiérrez [es, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] per Connectas, ripubblicato ed editato in Global Voices nell'ambito di un accordo tra media.

Una delle minacce della campagna dell'attuale ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è diventata realtà. Nel 2016, durante un dibattito televisivo con la sua avversaria, Hillary Clinton, disse [en] che aveva intenzione di annullare la decisione del caso Roe contro Wade del 1973, che aveva depenalizzato l'aborto in quel paese. Per realizzare la sua promessa, nominò tre giudici per creare un fronte conservatore nella Corte Suprema ed effettivamente, il 24 giugno, essi annullarono il diritto costituzionale all'interruzione di gravidanza.

Gruppi conservatori hanno avuto per anni l'obiettivo di revocare la sentenza del caso Roe contro Wade. Per esempio, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, in un comunicato del 2018, descriveva questa decisione come il prodotto di “una società ogni volta più abbruttita per la tolleranza e l'accettazione di atti che distruggono deliberatamente la vita umana”. Inoltre, la considerava “una brutta legge, una brutta medicina e una brutta politica sociale” che ha lasciato “morte, dolore e confusione”, a causa del fatto che “molte donne sono state mutilate o assassinate a causa di aborti legali e gli abortisti sono stati protetti dallo scrutinio legale dei tribunali che applicano la sentenza Roe”.

La decisione della Corte Suprema significa un appoggio simbolico a organizzazioni o attori sociali e politici molto conservatori “che stanno mettendo in discussione i progressi in materia di diritti delle donne e del disaccordo sessuale”. Lo spiega Carmen Díaz Alba, dottoressa in Scienze Sociali e accademica dell'Istituto Tecnologico e degli Studi Superiori (ITESO) del Messico, in conversazione con la piattaforma giornalistica latinoamericana CONNECTAS.

Questo potrebbe avere un effetto espansivo in paesi dell'America Latina, dove questi gruppi hanno una presenza molto importante. La ragione, puntualizza Rubio Schweizer, incaricato nazionale del Programma della Donna del Ministero della Salute in Cile, è che l'America Latina è molto influenzata dagli Stati Uniti, dato che “noi siamo parte della sua sfera o del suo circolo, per cui, naturalmente, ha un'influenza non molto buona nella regione”.

In un articolo accademico intitolato “La restaurazione conservatrice in America Latina”, Carlos Otto Vázquez, ricercatore dell'Università Autonoma di Zacatecas, parla dell'instaurazione nel continente di un neoconservatorismo che ha avuto una delle sue principali espressioni proprio in Donald Trump. Segnala il razzismo, la xenofobia, il machismo, l'autoritarismo, il classismo, l'omofobia, il non riconoscimento dell'altro e il rifiuto del diverso come principali valori e pratiche di questo movimento. Secondo lui, questo “apre la strada a ciò che è stato descritto come una sorta di fascismo sociale”.

Vázquez chiarisce che questo fenomeno non è esclusivo dell'America, dato che in Europa si è assistito all'ascesa di gruppi e settori della destra ed estrema destra che sono anche riusciti a occupare posizioni di potere e di rappresentanza politica. Alcuni dei paesi dove si trovano questi movimenti sono la Francia, l'Italia, l'Ungheria, la Polonia, la Germania, l'Austria e la Svizzera.

Il Parlamento della Polonia ha respinto lo scorso giovedì un progetto di legge per legalizzare l'aborto entro la dodicesima settimana. Un'altra vittoria Pro-Vita nella stessa settimana. – Osservatorio della Dignità.

In accordo con questo ricercatore messicano, in America Latina detto conservatorismo “continua a estendere e approfondire la sua opera (…) in campo economico, politico, sociale, narrativo, culturale e simbolico”. In questa regione, Vázquez lo trova presente in Argentina, Colombia, Perù, Ecuador, Cile, Paraguay, Panama, Guatemala, El Salvador, Honduras e Costa Rica, tra gli altri paesi.

Sotto l'influenza di questo movimento neoconservatore, negli ultimi anni è stata avviata una campagna a favore di progetti “volti a occupare lo Stato”, secondo l'analisi di José Manuel Morán e María Angélica Peñas, ricercatori dell'Università Nazionale di Córdoba, in Argentina. I due ricercatori portano come esempio il caso del Brasile, dove il presidente, Jair Bolsonaro, ha cambiato il nome del Ministero delle Donne e dei Diritti Umani in quello di Ministero della Moglie, della Famiglia e dei Diritti Umani. Dietro a questa modifica, apparentemente sottile, c'era tutta una dottrina sulla famiglia tradizionale, unica ammessa da quel momento nel paese. E inoltre, come dicono i ricercatori, “la modifica, in questo caso, non è stata solo nel nome. Alla direzione di questo Ministero ha nominato la pastora evangelica Damares Alves, attrice chiave nella promozione del discorso della ‘ideologia di genere’ e ferrea oppositrice dell'aborto in tutti i casi”.

“È inammissibile parlare di togliere la vita a questo essere indifeso!” ha scritto Bolsonaro nel suo profilo Twitter.

In questo intenso movimento neoconservatore, Morán e Peñas trovano anche la presenza di un “forte carattere cattolico”, al quale si sono unite altre chiese, come quelle evangeliche. Per loro, “l'avanzata transnazionale dei diritti delle donne e delle persone LGBTTI+ è uno dei fattori che ha inciso con maggior forza nella reazione dei settori religiosi conservatori” che presentano anche un “marcato carattere transnazionale”. Avvisano, tuttavia, che il cristianesimo evangelico ha un ruolo preponderante che “ha trasformato l'attivismo neoconservatore e ha snobbato l'originaria egemonia cattolica”.

Nel testo intitolato “Una panoramica regionale delle articolazioni neoconservatrici”, entrambi gli accademici confermano che in America Latina c'è un'avanzata dei settori contrari ai diritti sessuali e riproduttivi che hanno fatto fronte comune intorno a un'”agenda comune”. Tra questi, elencano chiese, partiti politici, ONG e centri di studio, che reazionano in modo forte contro le proposte femministe e dei collettivi LGBTTIQ+.

Ora, anche se è certo che numerosi governi in America Latina hanno sperimentato un cambio di governo verso la sinistra, questo non garantisce la permanenza dei diritti che gruppi vulnerabili hanno conquistato negli ultimi anni. Come spiega Carmen Díaz, non tutti gli stati di sinistra nel continente sono progressisti: “Ci sono sinistre abbastanza conservatrici in termini di diritti delle donne o diritti delle dissidenze sessuali”. Nonostante ciò, riconosce che in paesi come Messico, Argentina e Colombia è difficile che si possa verificare un'immediata inversione di marcia.

Nel dicembre 2020, l’Argentina ha raggiunto un apice storico nel movimento dei diritti riproduttivi della donna, denominato “la marea verde” e ha approvato la Legge dell'Interruzione Volontaria di Gravidanza. Dopo è stata la volta del Messico nel settembre 2021 e della Colombia nel febbraio 2022.

La Marea Verde si unisce alla manifestazione di fronte all'Ambasciata degli Stati Uniti in Messico per chiarire che l'accesso all'aborto sicuro è un diritto umano.

Così, la revoca della sentenza Roe contro Wade “è un promemoria del fatto che in tutto il mondo i diritti posso essere messi in dubbio in qualsiasi momento e possono essere a rischio di revoca in un regime conservatore. Ciò che è appena successo negli Stati Uniti è un esempio chiarissimo”, dice Cristina Rosero, avvocata del Centro di Diritti Riproduttivi, in Colombia, e membro del movimento Causa Giusta per l'Aborto.

Ciò significa che nessuno deve fidarsi troppo: il futuro dei diritti conquistati per le donne e per la comunità LGBTTIQ+, tra gli altri, continua a dipendere dai governi di turno in America Latina. Il pericolo è maggiore quando in questi paesi appaiono progetti politici che usano come bandiera la presunta difesa della morale. “La retorica moralizzatrice – sottolineano Morán e Peña – si riconfigura nelle crisi istituzionali, con forte enfasi nei discorsi incentrati nella corruzione e nell'incapacità dei partiti tradizionali di rappresentare la maggioranza, tra gli altri aspetti”.

Cosa devono fare i governi dell'America Latina per difendere le leggi che depenalizzano l'aborto o favoriscono i matrimoni ugualitari, tra gli altri diritti? Vázquez suggerisce di “formare reti di resistenza” che permettano di “galvanizzare il processo di cambiamento sociale nei suoi più diversi settori: per il rispetto e l'uguaglianza di genere e contro il patriarcato; per l'inclusione e il riconoscimento delle minoranze sessuali”, tra gli altri punti, nei quali emerge “il rispetto dei diritti umani e delle libertà”.

Da parte loro, Cristina Rosero e Carmen Díaz sono d'accordo nell'affermare che i gruppi attivisti devono continuare a lottare perché i paesi elevino questi diritti a norme costituzionali. Inoltre, Díaz raccomanda che i governi creino politiche che contribuiscano a creare “una coscienza collettiva sui Diritti Umani, sulla dignità umana, sulla giustizia e il diritto all'aborto come un tema di salute e di giustizia e non un tema di morale”.

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