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Con la sua arte, l’artista trinidadiana Leona Fabien difende dalla commercializzazione un’antica comunità di Port of Spain

Categorie: Caraibi, Trinidad & Tobago, Ambiente, Arte & Cultura, Citizen Media, Diritti umani, Economia & Business, Politica, Sviluppo

Alcune delle opere della mostra di Leona Fabien, “Woodbrook, un inferno”, esposta alla Soft Box Gallery di Port of Spain dal 29 aprile al 13 maggio. Foto di Janine Mendes-Franco, usata con autorizzazione.

A ovest della capitale di Trinidad e Tobago, Port of Spain, c'è un'estesa comunità suburbana sviluppata su terreni che in precedenza ospitavano tre aziende zuccheriere. Woodbrook, che porta il nome della più grande [1], [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] nacque come terreno agricolo e divenne una zona residenziale per la promettente classe media “di colore” dopo essere stata acquisita all'inizio del XX secolo dalla famiglia Siegert, fondatrice dell'attuale impresa Angostura Limited [2], che produce l’Amaro di Angostura [3], famoso a livello mondiale.

Chissà, forse in parte per il successo degli affari dei Siegert e grazie alla loro buona reputazione, la comunità brillava di speranza e rispettabilità. A mano a mano che la classe media colta cominciò a costruire il proprio futuro, le case di pan di zenzero di stile vittoriano divennero la norma, il che diede ai grandi lotti di Woodbrook un fascino e un'estetica unica. A metà del XX secolo, come in qualunque comunità dinamica, sono nati negozi strategici al soddisfacimento delle necessità dei residenti: negozi di generi alimentari e farmacie, club sportivi e sociali, scuole, teatri, cinema e altri. Le strade e i parchi dove giocavano i bambini e si riunivano i residenti si riempirono di gente, Woodbrook diventò subito un punto fisso nel percorso della parata annuale del Carnevale e numerose orchestre d'acciaio fecero anche di Woodbrook [1] la loro sede per le prove (chiamate “pan yard”). Ora che il XXI secolo è già cominciato da un po’, la zona è diventata sempre più commerciale, al punto che gli abitanti si sentono assediati dall'inquinamento sonoro, il traffico, il vandalismo, la spazzatura, la perdita di privacy, il parcheggio selvaggio, l'edilizia e anche la delinquenza.

Citazione di “Luogo e mancanza di luogo” (1976) di Edward Relph, addobba le pareti della mostra. Dice così: “Ci sono profondi legami psicologici tra le persone e i luoghi nei quali vivono e fanno esperienza”. Foto di Janine Mendes-Franco, usata con autorizzazione.

L'artista di Trinidad e Tobago Leona Fabien, la cui mostra più recente, “Woodbrook, un inferno”, esamina l'impatto della commercializzazione in una delle comunità del paese più amate di Port of Spain. Foto per cortesia dell'artista, usata con autorizzazione.

L'artista Leona Fabien ci vive da 33 anni e ha affrontato alcune di queste problematiche in un'esposizione artistica nella galleria Soft Box di Newtown (Port of Spain), aperta tra il 29 aprile e il 13 maggio. Con il titolo “Woodbrook, un inferno”, la sua esposizione esplora le molteplici forme nelle quali i cambiamenti nel paesaggio fisico e culturale di Woodbrook hanno “impattato negativamente sui sentimenti di appartenenza, familiarità e stabilità dei residenti”. Ho visitato la mostra e vi ho conosciuto Fabien, che ha acconsentito a un'intervista per posta elettronica.

Janine Mendes-Franco (JMF): Con questa mostra hai affrontato un tema di grande rilevanza nazionale, ma che viene percepito come profondamente personale. Come residente di Woodbrook, come hai raggiunto questo equilibrio e che tipo di dibattito speri che possa suscitare?

Leona Fabien (LF): The study was inspired by my personal interest in the issues affecting the community of Woodbrook. My interviewees shared some of my sentiments and helped me to be aware of the depth of the impact of commercialisation on them [although] some younger interviewees and one ex-resident who now lives abroad […] were able to offer a different perspective. I’m not sure how successful I was in achieving a sense of balance, but I certainly tried to put myself in their position to attempt to understand where they were coming from.

I hope that issues surrounding the basic rights of residents will be addressed, as the businesses appear to have much more influence when pursuing their interests. Issues surrounding our built heritage I think should be discussed as a matter of importance.

Leona Fabien (LF): Lo studio è stato ispirato dal mio interesse personale per i problemi che colpiscono la comunità di Woodbrook. Le persone che ho intervistato condividevano parte del mio sentire e mi hanno aiutato a vedere quanto profondo è l'impatto della commercializzazione [anche se] alcuni intervistati più giovani e un ex residente che ora vive all'estero […] hanno potuto offrire una prospettiva differente. Non sono sicura di aver raggiunto un equilibrio, però ho certamente cercato di mettermi nei loro panni per cercare di comprendere il loro punto di vista.

Spero che si affrontino le questioni relative ai diritti di base dei residenti, dato che le imprese sembrano avere molto più influenza nel perseguire i propri interessi. Credo che le problematiche relative al nostro patrimonio edificato debbano essere discusse come una questione importante.

Mostra dei disegni a inchiostro di Leona Fabien nella sua mostra “Woodbrook, un inferno”. Foto di Janine Mendes-Franco, usata con autorizzazione.

JMF: Per sua natura, l'arte è soggettiva, ma questa non è solo “arte buona” per decorare pareti. Si tratta di un commento sociale. C'è alcun messaggio in particolare che vorresti inviare agli spettatori?

LF: The effects of commercialisation have impacted this community’s cultural, social and everyday practices. [While it] has introduced some positive factors for some of the younger residents, such as their close proximity to food outlets and night clubs, for the longstanding and older residents, the impact has been more negative than positive. [They] have experienced feelings of alienation [and] loss of their familiar cultural and physical landscape. I think that whilst patrons come into the community to do business, be entertained or to purchase food, they must also be sensitive to [those] for whom the community symbolises a place of rest, unwinding, serenity, gathering of the family – a home.

LF: Gli effetti della commercializzazione hanno colpito le pratiche culturali, sociali e quotidiane di questa comunità. [Anche se] ha anche significato alcuni effetti positivi per alcuni dei residenti più giovani, come la sua vicinanza alle attività legate al mangiare e alle discoteche, per i meno giovani e gli anziani l'impatto è stato più negativo che positivo. [Quest'ultimi] hanno sperimentato un sentimento di alienazione [e] perdita del proprio paesaggio culturale e fisico familiare. Credo che, anche se i clienti vengono in questa comunità per fare affari, intrattenersi o comprare da mangiare, devono anche essere sensibili verso [le peresone] per le quali la comunità simbolizza un luogo di riposo, di rilassamento, di serenità, di riunione con la famiglia: una casa.

JMF: Come artista, come ti ha aiutato a formarti il fatto di essere cresciuta a Woodbrook?

LF: Growing up in Woodbrook meant that I was exposed to moving in and out of older style buildings — which I refer to as heritage buildings — and this developed my appreciation for them. They are a part of my familiar landscape. Woodbrook is a creative community. There are pan yards, galleries, mas camps, playgrounds, squares to help inspire creativity. There is the yearly Carnival which passes through the community, and which was an exciting time (for me, at least). So my sense of design, performance art, music appreciation were all developed in this community. […] Woodbrook has changed, but I think that it is still inspiring.

LF: Dato che sono cresciuta a Woodbrook, era per me normale entrare e uscire da edifici dallo stile antico – quelli a cui mi riferisco come patrimonio edificato – e questo ha fatto sì che potessi apprezzarli. Formano parte del mio paesaggio famigliare. Woodbrook è una comunità creativa. Ci sono cantieri, gallerie, campi scuola, parco giochi, piazze che aiutano a ispirare la creatività. C'è il carnevale annuale che attraversa la comunità e che era un momento emozionante (almeno per me). Così, la mia sensibilità per il disegno, l'arte dell'interpretazione e l'apprezzamento della musica si sono sviluppati in questa comunità. […] Woodbrook è cambiato, ma credo che continui a essere d'ispirazione.

‘Ancora la mia casa’, di Leona Fabien. Graffito, 7″ x 6″, 2018. Foto di Janine Mendes-Franco, usata con autorizzazione.

JMF: Sospetto che uno degli ostacoli dello sviluppo locale è che le consultazioni avvengono con il passaparola. Gli interessati non partecipano quasi mai in forma significativa e lungo l'arco di vita di un progetto. Che pensi di questo nel contesto della “rivitalizzazione” della zona proposta dal governo [4]?

LF: I’m not sure to what extent the residents were consulted on this vision for Ariapita Avenue [5]. It seems that the problem of noise pollution was posed and according to the article [4], the problem was not addressed at all. Security was mentioned and that is only one of the many problems experienced by residents. I cannot imagine Woodbrook residents agreeing with a project like this, but that is my opinion. I also suspect that the voices of the residents will be silenced — if acknowledged at all — as the project is realised. My interviewees were of the opinion that these visionaries, designers, businessmen and government ministers were not genuinely interested in the serious issues affecting the residents. I have also noted that the Ariapita Avenue enhancement project is part of an overall revitalisation plan, but […] I wonder why they did not start their project in the heart of downtown instead of the residential community of Woodbrook?

LF: Non sono sicura del punto fino al quale i residenti sono stati consultati su questa visione di viale Ariapita [5]. Sembra che fu posto il problema dell'inquinamento sonoro e, secondo l'articolo [4], non è stato affrontato affatto. È stata menzionata la sicurezza e questo è solo uno dei numerosi problemi di cui soffrono i residenti. Non riesco a immaginare i residenti di Woodbrook essere d'accordo con un progetto come questo, ma questa è la mia opinione. Sospetto anche che le voci dei residenti saranno silenziate – se vengono riconosciute – a mano a mano che il progetto andrà avanti. Le persone che ho intervistato pensano che questi visionari, disegnatori, impresari e ministri non sono tanto interessati ai gravi problemi che colpiscono i residenti. Ho anche osservato che il progetto di miglioramento di viale Ariapita forma parte di un piano generale di rivitalizzazione, ma […] mi domando perché non hanno iniziato il loro progetto nel cuore del centro della città invece che nella comunità residenziale di Woodbrook.

JMF: Ti trasferiresti, se te ne dessero la possibilità, o conservi la speranza che ci possa essere posto per tutti, con un'adeguata pianificazione e con un ripristino dell'atteggiamento che tenga conto di tutti, nella comunità?

LF: I really like the community and am attached to it, but perhaps because my family still lives there and my childhood memories are connected to there. Once there is proper and considerate planning and a sense of balance between the residents’ needs and the interests of the businesses then I can continue to live in Woodbrook. I am not sure that there is hope, though, as the residents’ needs and voices tend to not be highlighted enough.

LF: Mi piace molto e mi identifico con la comunità, ma forse perché la mia famiglia continua a vivere qui e qui ci sono i ricordi della mia infanzia. Se ci fosse una pianificazione adeguata e ponderata e un senso di equilibrio tra le necessità dei residenti e gli interessi delle imprese, potrei continuare a vivere a Woodbrook. Tuttavia, non sono sicura che ci sia speranza, dato che le necessità e le voci dei residenti non riescono ad essere messe sufficientemente in risalto.

“Casa ed eredità” di Leona Fabien, 18 x 14″, tecnica mista. Immagine presa dal catalogo della mostra per cortesia dell'artista e della Soft Box Gallery, usata con autorizzazione.

JMF: C'è un'opera che preferisci, nella tua mostra?

LF: “Home and Heritage.” The potential loss of heritage, home, [and] memories associated with the home are examined in this piece. Featured in the centre of the painting is an old “patched up” gingerbread house with crude galvanise steel sheeting and pieces of wood positioned behind the window to help secure and stabilise the glass. Visible behind the window are curtains, which suggest that someone currently dwells there. In the foreground, there is evidence of a brick and concrete wall, partly damaged, and surrounding either sides of the wall are remnants of galvanise and iron fences.

This piece also examines the theme of ‘repairing of the home’ because it provides shelter, has sentimental value and is a place of attachment. [I used] cardboard for the galvanise effect, molding paste for raised effects, found textures, and newspapers retrieved from the National Archives of Trinidad and Tobago, making reference to the state of heritage buildings in Trinidad. The newspaper clipping in particular speaks of what our heritage buildings do for us; its torn and incomplete inclusion in this painting makes reference to how our built heritage is often quickly demolished.

LF: “Casa e Patrimonio”. In quest'opera si esamina la possibile perdita del patrimonio, la casa e i ricordi ad essa associati. Nel centro del quadro appare una vecchia casa di pan di zenzero “rattoppata” con una lamina grezza di acciaio zincato e pezzi di legno sistemati dietro la finestra per aiutare a dare sicurezza e stabilità al vetro. Dietro la finestra si vedono alcune tende che suggeriscono che qualcuno vive lì. Al primo piano, ci sono tracce di un muro di mattoni e cemento, in parte danneggiato, e ai due lati del muro ci sono resti di recinzioni di ferro zincato.

Quest'opera esamina anche il tema della “riparazione della casa”, dato che dà rifugio, ha un valore sentimentale ed è un luogo di attaccamento. [Ho usato cartone per l'effetto zincato, pasta da modellare per i rilievi, strutture trovate e giornali recuperati dagli Archivi Nazionali di Trinidad e Tobago, che fanno riferimento all0 stato del patrimonio edificato a Trinidad. Il ritaglio di giornale, in particolare, parla di ciò che i fabbricati del nostro patrimonio edificato fanno per noi; il fatto che sia stato incluso a brandelli e incompleto in questo quadro fa riferimento a come, a volte, il nostro patrimonio edificato viene rapidamente demolito.

Alcune delle opere a tecnica mista di Leona Fabien nella sua esposizione “Woodbrook, un inferno”. Foto di Janine Mendes-Franco, usata con autorizzazione.

JMF: Mi piace molto che la mostra non abbia un unico stile né usi un solo mezzo. Come è stato il processo creativo e come sono stati integrati i diversi stili nei temi generali?

LF: The smaller pieces were done in pen and ink whilst the bigger paintings are mixed media pieces. The creation of the miniatures allowed me to think more deeply about the issues. Pen and ink is new to me and perhaps that challenged me to be more descriptive in treatment of the social, cultural and physical landscape of Woodbrook. Working in black and white is quite different from using paint, colour and mixed materials. The process was more challenging and forced me to think differently as I considered the principles of design: balance, contrast, unity and then the elements such as texture, shape and the quality of the lines, use of negative and positive space. The use of pen and ink, and then the scale of these pieces, helped to maintain the idea that the themes being examined are personal for many of the residents and this forces the viewers of the art to position themselves more intimately to examine the work and the issue.

The use of acrylic paint, mixed media and collage techniques to create the bigger pieces […] allowed [me to create] without feeling any confinement based on size, shape, and techniques. Use of mixed media is something that I enjoy doing. I embrace the freedom it gives to be inventive and intuitive as I freely incorporate newspaper articles relevant to the themes being explored. I also find it therapeutic. The use of cardboard and layered textured papers, for instance, help to describe dilapidation of a building, and even the crude and cruel actions of those with power. The procedures implemented assisted as I explored the issues of loss, change, dilapidation, alienation, many of which were not always straightforward.

LF: I pezzi più piccoli sono stati realizzati con penna e inchiostro, mentre i quadri più grandi sono pezzi a tecnica mista. Creare le miniature mi ha permesso di riflettere più profondamente sui temi. La penna e l'inchiostro sono nuovi per me e forse questo mi ha messo alla prova nell'essere più descrittiva nel trattare il paesaggio sociale, culturale e fisico di Woodbrook. Lavorare in bianco e nero è molto diverso dall'usare pittura, colore e materiali misti. Il processo ha rappresentato una sfida più grande e mi ha obbligato a pensare in un altro modo al considerare i principi del disegno: equilibrio, contrasto, unità e in seguito gli elementi come la struttura, la forma e la qualità delle linee, l'uso dello spazio negativo e positivo. L'uso della penna e dell'inchiostro e, dopo, la scala di queste opere, hanno aiutato a mantenere l'idea che i temi esaminati sono personali per molti dei residenti e questo obbliga gli spettatori a porsi in modo più intimo per esaminare l'opera e il tema.

L'uso della pittura acrilica, mezzi misti e tecniche di collage per creare i pezzi più grandi […] mi hanno permesso [di creare] senza percepire alcuna limitazione basata sulle dimensioni, la forma e le tecniche. Mi piace usare tecniche miste. Mi piace la libertà che mi dà per essere inventiva e intuitiva, dato che incorporo liberamente articoli di giornale relazionati ai temi che esploro. Penso che sia anche terapeutico. L'uso di cartoni e carta stratificati, ad esempio, aiuta a descrivere il deterioramento di un edificio, e anche le azioni rozze e crudeli di chi detiene il potere. I processi applicati mi hanno aiutato a esplorare i temi della perdita, il cambiamento, lo sperpero, l'alienazione, molti dei quali non sono sempre stati semplici.

JMF: Qual è per te la cosa più importante in merito agli aspetti architettonici del quartiere, che sono così ben rappresentati nella tua opera?

LF: We can do something about the dilapidated state of the buildings in Woodbrook. Between the government, the National Trust of Trinidad and Tobago [6] and private companies, more money can be invested into the preservation and restoration of the buildings. These buildings are a part of our history and heritage […] they are artifacts worthy of preservation. In various cities around the world, old houses have been preserved or restored in certain districts, and the district becomes a form of heritage tourism. However, restoration of other people’s property can get complicated and the conditions for the restoration of the houses will have to be agreed on by all parties involved. We also would not want a problem such as gentrification happening either.

LF: Possiamo fare qualcosa con lo stato disastroso degli edifici di Woodbrook. Tra il Governo, il Fondo Nazionale di Trinidad e Tobago [6] e le imprese private, si può investire più denaro nella conservazione e nel restauro degli edifici. Questi edifici formano parte della nostra storia e del nostro patrimonio […] sono strutture che meritano di essere conservate. In numerose città del mondo sono state conservate o restaurate case antiche in determinati quartieri e il quartiere diventa meta di un turismo orientato al patrimonio. Tuttavia, il restauro di proprietà altrui può essere complicato e le condizioni di restauro delle case dovranno essere condivise da tutte le parti coinvolte. Non vogliamo nemmeno che si produca un problema come la gentrificazione.