In Turchia si utilizzano i principi religiosi per censurare contenuti online

Immagine di Alexander Shatov. Utilizzabile liberamente da Unsplash License.

Negli ultimi anni [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], le autorità turche stanno censurando in maniera esponenziale contenuti online che non rispettano i principi religiosi, la morale e i valori familiari turchi. L’esempio più recente riguarda un'indagine avviata dall'Ufficio del Procuratore Generale di Istanbul contro Spotify.

L'Ufficio sostiene che la piattaforma di streaming musicale abbia autorizzato delle playlist che “insultano i principi religiosi e i funzionari di Stato.” Secondo i reportage, la decisione di avviare l'inchiesta è stata presa dopo che “il Centro Presidenziale per la Comunicazione ha ricevuto un gran numero di reclami secondo i quali le playlist favorivano l'islamofobia insultando i principi religiosi e i funzionari di Stato.”

Secondo quanto riportato da Bianet, alcuni dei titoli delle playlist includono “Canzoni che Recep Tayyip Erdogan ascolta quando bene raki“, “Canzoni ascoltate da Dio quando ha cacciato Adamo dal paradiso terrestre“, “Canzoni che il profeta Ali ascolta quango guida ad alta velocità” e un podcast chiamato “Devlet Bahceli [leader del National People Party] concept hotel, amore con una ragazza che indossa una cintura alla Shakira.” Non sono tanto le canzoni in particolare quanto i titoli delle playlist che stanno attirando le ire dei funzionari.

L'ufficio del procuratore afferma che Spotify ha approvato i nomi delle playlist ma, secondo i regolamenti di Spotify, ogni singolo utente può creare tutte le playlist che desidera senza la sua approvazione o supervisione.

Un utente di Twitter ha condiviso i nomi di altre playlist, tra cui “La suoneria di Dio” o “Eva non ha sentito l'avvertimento di Dio sul frutto proibito perchè stava ascoltando questa playlist.

Altri hanno ironizzato su quali saranno le prossime piattaforme:

⏰😸Windows, Excel e Winzip sono le prossime!

Temeteci!

Spotify indagato per “insulto ai principi religiosi e ai leader di  Stato”. L'ufficio del Procuratore Generale di Istanbul ha avviato un'indagine contro Spotify a causa dei titoli delle playlist.

Ovviamente indagheremo su Spotify quando non avremo problemi grazie an nostro sistema giudiziario stellare.

Quando si tratta di creare playlist, Spotify ha imparato la lezione dall'umorismo della generazione Z. I suoi manager devono essere sconvolti perchè probabilmente questa è la prima volta che affrontano un'indagine del genere.

Questa non è la prima volta che Spotify si trova in cattive acque in Turchia. Nel maggio 2021, è stato ordinato alla piattaforma di rimuovere dal sito “contenuti inappropriati.” In un'intervista ad ArabNews, Cathryn Grothe, ricercatrice associata presso Freedom House a affermato che “i servizi di streaming come Spotify creano uno spazio unico in cui le persone possono esprimersi, relazionarsi con i propri cari e con gli amici attraverso musica condivisa o podcast, e interessarsi a una serie di questioni importanti, tra cui i diritti umani e la politica.”

Screenshot del trailer ufficiale di Jurassic World Camp Cretaceous di Netflix su YouTube

Sempre ad agosto 2022, il Capo Censore del Consiglio Supremo della Radio e della Televisione della Turchia (RTÜK) ha avviato un'indagine sulla serie animata Jurassic World Camp Cretaceous di Netflix. “Siamo determinati a non riconoscere contenuti che possono influire negativamente sui nostri giovani a bambini e che mancano di rispetto ai nostri valori” ha twittato Ebubekir Sahin, il capo di RTÜK. Secondo quanto riferito, nello show sono presenti personaggi LGBTQ+.

Nel dicembre 2021, RTÜK ha condannato Netflix per il film “Non c'è due senza…”, sostenendo che la sua trama e i suoi personaggi fossero immorali. Il capo censore ha detto che il film era “basato su una fiction in cui l'omosessualità, le relazioni di incesto e lo scambismo sono vissuti intensamente.” Oltre alla condanna, è stato ordinato alla piattaforma di streaming di rimuovere il film dal sito in Turchia.

Nel 2020, Netflix ha dichiarato che non procederà con la produzione locale di un film intitolato “If only” (Simdiki Aklim Olsaydi) perché RTÜK non ha approvato la sceneggiatura dello spettacolo in cui uno dei personaggi era omosessuale.

Nel 2019, RTÜK ha ottenuto il potere di monitorare le trasmissioni online, dalle piattaforme on-demand come Netflix alle trasmissioni online regolari e/o programmate, fino ai produttori amatoriali di home video. Da allora, è stato richiesto alle emittenti online di ottenere una licenza da RTÜK, il che significa che l'organizzazione spesso censura o rifiuta i contenuti che disapprova. Netflix ha richiesto una licenza lo stesso anno, mentre Spotify lo ha fatto nell'ottobre 2020 dopo che RTÜK aveva minacciato di vietargliela in caso contrario.

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