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I cittadini delle democrazie possono ancora fidarsi della legge? Un dibattito di Global Voices Insights

Categorie: America Latina, Asia meridionale, Europa centrale & orientale, Brasile, India, Ungheria, Censorship, Citizen Media, Elezioni, Governance, Legge, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Protesta, The Bridge, Advox, Brazil election 2022, Unfreedom Monitor

Imagine gentilmente fornita da Ameya Nagarajan

La legislatura – ed il processo legislativo – è uno dei tre pilastri della democrazia, insita nel cuore stesso del sistema politico. Il sistema legale ed il processo di legiferazione esistono per proteggere i cittadini di una democrazia. Però, nelle nostre ricerche dell’Unfreedom Monitor [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] abbiamo visto più volte come stati autoritari e stati suppostamente democratici utilizzino leggi che pretendono di proteggere i cittadini per controllare le azioni, parole e presenza negli spazi digitali dei cittadini e limitare la libertà di espressione. In un episodio di  Global Voices Insights [2], intitolato “I cittadini delle democrazie possono ancora fidarsi della legge?”, i relatori Laís Martins [3], Veszna Wessenauer [4] e Alok Prasanna Kumar [5] hanno discusso le conseguenze dei governi che approvano leggi per regolare gli spazi digitali.

La relazione Freedom House 2022 [6] dimostra come la libertà globale sia andata declinando per il decimo anno di fila, con le autorità di diversi paesi che perseguono leggi destinate alle società ed industrie tecnologiche nello sforzo di sottomettere la libera espressione e raccogliere i dati privati dei cittadini. La tecnologia e la libertà vengono imbrigliate ogni giorno di più: le ultime elezioni sia in Brasile (2018) che in India (2019) sono state soprannominate  “elezioni WhatsApp”, con ambedue i paesi che conducevano una specie di battaglia amore-odio con i social media [7].

Martins spiega che, in Brasile nel 2018, tutti i candidati hanno utilizzato abilmente i social media, specialmente Bolsonaro, che ha incorporato nella sua presidenza l'uso dei social media e la disinformazione. Ciò si è velocemente intensificato in un comportamento non autentico coordinato [8] ed in attacchi ai giornalisti ed ai membri di opposizione. I legislatori hanno presentato leggi per cercare di contrastare questo comportamento.

Nel 2020 ha iniziato a prendere forma nella sinistra del Congresso brasiliano la legge contro le false notizie, un modo per controbattere le notizie false. Durante il dibattimento sono state incorporate diverse proposte dal mondo accademico, dalla società civile ecc. che hanno compreso l'impatto che avrebbe potuto avere sulla libera espressione. La legge è infine diventata una gigantesco disegno di legge sulla regolamentazione della piattaforma, che ha portato i promotori iniziali della legge, molto coinvolti, a ritirarsi dicendo che è diventata qualcosa che sta cercando di modificare la maniera in cui opera internet.

Martins evidenzia che la questione principale con la legge è che criminalizza i contenuti, e non i comportamenti, perché apre la via per chi ha il potere di scegliere in qualsiasi momento quale sia il contenuto “cattivo” ed incriminare per questo le persone. Inoltre richiederebbe che le piattaforme controllassero i contenuti, cosa che aggiunge ulteriori problemi, perché richiede una comprensione del contesto nazionale per decidere se il contenuto sia in qualche modo problematico, ed abbiamo visto in Brasile ed India come ciò possa ritorcersi contro.

Alok commenta che, in un paese con leggi deboli come l'India, dove “la polizia e la magistratura non seguono sempre la legge, bensì le istruzioni dei superiori” non è nemmeno necessario cercare i contenuti; si possono tormentare le persone che ne sono “responsabili” e terrorizzarle per farle tacere. L'”Information Technology Act” del 2000 in India ha due sezioni che vengono sovente usate solo per questo.

La sezione 66A dell'atto, introdotta nel 2009, che definisce “sezione zombie”, criminalizza chiunque mandi un messaggio, con qualsiasi mezzo, che risulti offensivo o minaccioso, cosa che equivale ad un tentativo di focalizzarsi sul contenuto. E, siccome non c'è una definizione oggettiva di “minaccioso” o “offensivo”, rende criminale tutto ciò che non si desidera accettare. La sezione è stata contestata e, nel 2015, la Corte Suprema l'ha annullata perché violava la libertà di opinione. Ma per sette anni dopo questa sentenza – che è un periodo più lungo di quanto non fosse scritto – ci sono state persecuzioni secondo questa “sezione zombie”.

L'altra sezione, la 9A, permette al governo di bloccare specifici collegamenti su internet. Ciò che resta scorretto è il processo secondo il quale viene effettuato, perché non richiede dichiarazioni sul motivo per cui viene bloccato. Di recente il governo indiano ha bloccato interi canali YouTube, alcuni dei quali coprono eventi locali che i media principali ignorano, senza dar loro nessuna motivazione per la chiusura. La sezione  69A si adatta ad una ampia gamma di leggi in India, che Alok chiama “leggi senza legge” perché vengono usate secondo i capricci del governo: le conseguenze sui singoli individui sono pesanti e non c'è spazio per spiegazioni né riparazioni.

In Ungheria una legge fatta a fin di bene ma aperta a molti abusi è la legge per la protezione dell'infanzia del 2021, varata ufficialmente per proteggere i bambini dai pedofili. Poiché la legge limita chi è autorizzato a parlare ai bambini di sessualità viene usata per attaccare la comunità  LGBTQ+. Wessenauer dice: “Viene applicata cancellando qualsiasi tipo di contenuto collegato alla comunità LGBTQ+ fatto per persone al di sotto dei 18 anni” tracciando un parallelo tra l'indagine, in America Saudita, di un cartone animato Netflix con due ragazze che si baciavano ed un incidente simile in Ungheria [9].

Sebbene stiamo parlando di tre contesti molto diversi, ci sono parallelismi molto interessanti. Martins fa presente che anche il Brasile vede molto controllo su chi può parlare di sessualità ai bambini. Per Alok la cosa che colpisce è come il governo continui a scegliere nuovi nemici: Musulmani, “l'occidente”, la popolazione LGBTQ+, gli immigrati… chiunque si adatti alla campagna in corso.

La questione principale, ed il rovescio del controllo di internet, è che ciò permette allo stato di mobilitarsi e cancellare le esistenze di queste comunità e delle loro identità dalla cultura popolare e dalla discussione: l'India è per gli Indù, e forse l'Ungheria è per gli ungheresi. Ciò che Wessenauer trova più sconcertante è che lo facciano nel nome della democrazia. “Come puoi mettere in discussione una legge per la protezione dell'infanzia? Se critichi diventi colui che prende le parti dei pedofili.”

Le grandi aziende tecnologiche possono essere un baluardo per la democrazia?

Ciò fa sorgere la domanda: “Quali sono le parti della democrazia che dovrebbero operare e non lo fanno permettendo a queste cose di accadere? Come è possibile che la sezione 66A venga ancora usata dopo essere stata annullata in India?”

Secondo Alok, una parte è sicuramente il fatto che la polizia e la magistratura hanno perso la propria strada. La polizia in India in origine era intesa come forza coloniale per mantenere calmo e sotto controllo il popolo, e non è cambiata per niente – porta addirittura ancora la stessa uniforme. Il segnale: la polizia è qui per mantenere la pace – per i governanti. In una democrazia l'ente che controlla le responsabilità della polizia è la magistratura; ma anch'essa ha perso la sua missione.

Alok fa un esempio: “Entro 24 ore dall'arresto in India si ha il diritto di venire ascoltati da un magistrato. E la domanda che tendono a farsi è: ‘per quanto tempo dovrei tenerlo in prigione?’ invece di ‘dovrei mandarlo in prigione?’. Quand'è che i magistrati hanno smesso di sentire che il loro compito era controllare il lavoro della polizia, rendere la vita dei cittadini più semplice, non quella delle forze di polizia? Questo è un serio problema. Non prendono seriamente i diritti dei cittadini o il ruolo della legge.”

Però c'è anche un'altra forza all'opera: GAFAM [10] [it]. Le aziende tecnologiche cosa dovrebbero o potrebbero fare per sostenere i propri utenti presi di mira dal governo?

In Brasile, racconta Martins, è chiaro che la legge contro le false notizie non sia passata a causa dell'intervento di GAFAM, che ha fatto pressone sui legislatori ed condotto campagne pubblicitarie. Le aziende sapevano su quali punti esercitare pressione. “I nostri legislatori comprendono molto poco di social media. Ciò significa che GAFAM può agire liberamente in Brasile, il che è allarmante per i cittadini, e, a loro volta, trattandosi di un grosso mercato, hanno pochi incentivi per permettere l'applicazione delle norme.”

Alok è scettico sul fatto che GAFAM operi a favore dei cittadini manipolando il governo per ottenere delle regole, ma, se lo facesse, dovrebbe farlo pubblicamente ed in maniera trasparente per ispirare fiducia. La legge per la protezione dei dati personali è stata uno sforzo per ridurre il potere di GAFAM, e, sebbene con i suoi problemi, è stato uno sforzo quinquennale distrutto dalle manipolazioni. “Possono non avere un esercito oggi, ma, poiché l'India in origine è stata colonizzata da una società, sono cinico e diffidente sugli sforzi di GAFAM per affrontare il governo.”

In Ungheria, ci dice Wessenauer, il governo ha centralizzato e preso il controllo dei media tradizionali, ed ora hanno tentato di fare lo stesso con i social media, usando degli influencer. Ciò significa che le società devono accettare di essere in una posizione dove sono semplicemente strumenti. È ciò che rende estremamente importante la trasparenza, dice. “Anche se obbedisci, puoi apertamente dire che lo fai sotto protesta, e rendere pubbliche richieste ed azioni.” Che è ciò che Twitter sta cercando di fare in India portando il governo in tribunale.

Martins sottolinea che in Brasile però non c'è nessuna legge in merito, il che significa che tutto deve passare dalla magistratura, anche le piccole cose come cercare informazioni su minimi argomenti. “Ma bisogna dire che le piattaforme tendono a respingere le richieste. Penso che le piattaforme, soprattutto dopo Trump, siano estremamente consce di ciò che viene fatto con i loro strumenti e che potrebbero dover arrivare al punto di chiudere un account — ad esempio nel caso in cui Bolsonaro dicesse che l'elezione è stata rubata. Ma non lo dicono così apertamente.”

Che sia una sfida amministrativa semplicemente scoprire perché qualcosa viene cancellato o una ragione politica che lascia il popolo all'oscuro in merito a ciò che sia accaduto alle loro espressioni online, le società tecnologiche possono aiutare ad istituzionalizzare la trasparenza  almeno perché gli utenti possano capire cosa sia accaduto ai loro contenuti.

A volte può sembrare una protesta infinita, ma bisogna continuare a parlarne, alzando la voce, dice Wessenauer. “È un cliché, ma il silenzio è ciò che ha permesso il nazismo.” Martins trova difficile trovare ottimismo sebbene cerchi di non vedere le cose come binari. “Sono preoccupato per la democrazia in Brasile, ed anche se la manteniamo, come possiamo migliorare? Come giornalista posso educare la gente su cosa è in gioco.” Alok, per il suo cinismo verso la tecnologia, è il più ottimista, dicendo che raramente ci chiediamo “cosa si può costruire?”. Non tutto richiede vaste risorse; va bene iniziare dal piccolo. “Possiamo costruire istituzioni e governi migliori? Perché, in effetti, la governance aumenta, non si riduce.” Cosa dobbiamo fare è restare all'erta, educati, e costruire meglio.

Guarda la discussione completa su YouTube [11]:

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