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L'effetto delle interruzioni di internet sulle mobilitazioni pubbliche

Categorie: Censorship, Citizen Media, Protesta, Tecnologia, Advox, Unfreedom Monitor
A dark background with images of circuits and networks in light grey, to represent the internet. in the middle is a large red circle with a slash through it, a forbidden sign

Immagine concessa da Ameya Nagarajan

Nel 2011, le Nazioni Unite hanno inserito l’accesso ad internet tra i diritti umani fondamentali, stabilendo che impedire l’accesso individuale in rete violi i diritti umani e le leggi internazionali. Il rapporto è stato pubblicato lo stesso giorno in cui l’accesso ad internet dei due terzi della Siria è stato bruscamente interrotto, senza alcun preavviso [1] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]. In questo rapporto [2], il Relatore speciale per la promozione e la protezione delle libertà di espressione ed opinione, Frank La Rue, ha sottolineato “la natura unica e trasformatrice di internet non solo permette agli individui di esercitare il proprio diritto alle libertà di opinione ed espressione, ma una gamma di altri diritti umani, promuovendo il progresso dell’intera società.”

Il numero crescente di manifestazioni sparse per il mondo ha portato alla luce la relazione intrinseca tra la rete e le mobilitazioni della società civile su questioni relazionate con giustizia, equità, trasparenza e diritti umani. Man mano che il web è diventato testimone di abusi sui diritti umani, l’ascesa del nesso tra diritti umani e internet ha accresciuto [3] l'interesse scientifico sul modo in cui i diritti umani tradizionali vengano inseriti all’interno dell’universo digitale. Molti sostengono [4] che le nuove tecnologie rafforzino la società civile abbassando i costi di mobilitazione, facilitando così i movimenti di protesta ed altre forme di dissenso.

Notoriamente, i gruppi d’opposizione utilizzano i canali social per coordinare le proprie attività. Ad esempio, durante la cosiddetta Primavera araba, i manifestanti hanno utilizzato [5] diversi canali social per condividere informazioni sulle proprie attività, aumentando così l’attenzione locale e mondiale sugli eventi organizzati e diffondendo il proprio messaggio. Di conseguenza, i mezzi digitali sono stati assunti a maggior strumento dei movimenti di protesta, al punto che giornalisti e ricercatori hanno dichiarato che, nel ventunesimo secolo, “la rivoluzione sarà twittata [6].”

Le proteste sono essenziali in qualsiasi società democratica per facilitare cambiamento sociale ed azioni di governo effettive. Inoltre, le proteste assicurano che gli individui possano esprimere le loro opinioni, compreso il dissenso verso le falle di governo. Man mano che diventano più stabili, molti movimenti si basano fortemente sulla rete per raggiungere nuovi sostenitori. Storicamente, le manifestazioni pubbliche vengono percepite come una minaccia contro i governi. Di conseguenza, i regimi autoritari hanno trovato nelle interruzioni della rete un potente strumento di contenimento delle voci dissidenti, con il pretesto di salvaguardare la sicurezza nazionale e l’incolumità pubblica.

Ad esempio, il governo iraniano ha recentemente ristretto l’accesso internet, privando milioni di persone del diritto di partecipare al dibattito politico in seguito all’uccisione di Masha Amini [7] [it] da parte della polizia morale. Questa situazione ha ostacolato l’accesso degli iraniani su internet e canali social, rendendo difficoltoso [8], per gli attivisti, il coordinamento delle attività e la veicolazione delle informazioni nel resto del mondo. Conseguentemente, le libertà civili sono state violate in modo da ostacolare la capacità del pubblico di mettere insieme il libero flusso di informazioni, permettendo così al governo draconiano di silenziare le critiche [9] e creare casse di risonanza dell’informazione distorte.

Senza negare gli effetti benefici di queste tecnologie per i gruppi d’opposizione, le tecnologie digitali sono diventate un’arma attraverso cui i regimi repressivi sedano le proteste e silenziano i dissidenti. Spesso, prevenire le repressioni è la prima difesa dei regimi autoritari per evitare che potenziali gruppi d’opposizione si organizzino, mobilitandosi per i propri ideali. Inoltre, le tecnologie emergenti danno forma al modo in cui gli attivisti interagiscono con i regimi autoritari. Mentre i dissidenti utilizzano il panorama digitale per supportare e coordinare le attività di resistenza, i governi non democratici impiegano le nuove tecnologie [10] per inondare i forum online con informazioni false ed identificare gli agitatori attraverso sofisticati algoritmi basati sull’intelligenza artificiale.

Le autorità hanno imparato ad implementare metodi specifici volti a scoraggiare la mobilitazione politica. Inoltre, internet ha facilitato l’utilizzo di vari strumenti che aiutano i governi autoritari a rinforzare i propri regimi. Ad esempio, questi possono chiedere ai fornitori di servizi online di rallentare deliberatamente il traffico online, con il pretesto [11] di proteggere il pubblico da incitazioni all’odio e disinformazione. Tali governi [12] hanno utilizzato il riconoscimento vocale per scansionare le reti mobili, tracciare i cittadini tramite GPS, monitorare email e messaggi di testo per tracciare i gruppi dissidenti. In molti casi, sono stati utilizzati malware per spiare segretamente computer portatili e telefoni cellulari.

Quando i governi bloccano internet [12], le persone si mobilitano contro il regime autoritario, trovandosi tagliati fuori dal coordinamento delle proprie attività e dallo sviluppo delle proprie capacità. Allo stesso tempo, la sorveglianza digitale fornisce informazioni altamente specifiche sulle intenzioni e le posizioni dei leader dell’opposizione, portando a violenze mirate e su misura per ogni individuo. Inoltre, la sorveglianza dei gruppi critici aiuta i regimi autoritari ad identificare [13] i network dei gruppi di opposizione e i loro mezzi d’azione. Di conseguenza, le tecnologie causano un effetto rilassamento sui movimenti di protesta, provocando che le persone si astengano dall’esercitare la propria libertà di parola. Questo fa sì che i manifestanti esitino a dedicarsi a questioni di pubblico interesse, temendo minacce e ritorsioni da parte delle autorità. Dunque, l’utilizzo di queste tecnologie da parte di tali regimi porta le persone a non esercitare il proprio diritto di protesta e manifestazione di opinioni ed idee divergenti, impedendo il controllo degli abusi di potere futuri.

Come se non bastasse, gruppi marginali delle società con regimi più repressivi hanno minori possibilità di avere accesso a internet. Quando arrivano a conquistarsi l’accesso in rete, hanno maggiori possibilità [14] di venire sorvegliati, perseguitati e censurati. Ancor più importante, le interruzioni della rete internet sono una misura strategica di prevenzione delle mobilitazioni e dissuasione dei gruppi marginali dal prendere parte ai dibattiti di interesse pubblico e dal documentare il proprio malcontento. Nel frattempo, i cittadini che vivono in condizioni più agiate con libero accesso internet hanno maggiori possibilità di avere livelli più bassi di scontento politico o interesse nella mobilitazione [5]. Sono esattamente tali popolazioni vulnerabili ad aver maggior bisogno di mobilitarsi contro i governi repressivi, che hanno un minimo accesso ad internet.

Per finire, le interruzioni della rete internet non sono un fenomeno nuovo all’interno dei regimi autoritari. Infatti, si osserva una tendenza [15] considerabile nel restringere l’accesso ad internet, anche se a livelli differenti. Limitando l’accesso alle informazioni online, i governi mettono in campo misure restrittive che obbligano le compagnie private a rimuovere contenuti online, eliminando le informazioni critiche. Di condeguenza, tali misure creano un’atmosfera di auto censura [16] da parte delle persone che temono persecuzioni e ritorsioni. Impedire l’accesso ad internet e scoraggiare la mobilitazione politica è diventato un mezzo di repressione della popolazione e di limitazione di trasparenza ed affidabilità, particolarmente nel caso di manifestazioni politiche, elezioni ed assemblee pubbliche. Sfortunatamente, la censura di internet da parte dei governi è diventata la nuova normalità. Mentre i manifestanti cercano nuovi metodi di resistenza contro i regimi, l’incremento delle interruzioni di rete mette a rischio il futuro delle proteste e, con loro, delle società libere dalla censura.