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Paesi del sud globale dichiarano: la COP27 è un caso di inerzia climatica

Categorie: Caraibi, Antigua & Barbuda, Bahamas, Barbados, Dominica, Ambiente, Citizen Media, Diritti umani, Politica, Relazioni internazionali, Ultim'ora, Global greenwashing and COP27
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Membri dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale a un tavolo di lavoro della COP27 discutono su come aiutare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS) a creare sistemi efficaci di preallerta, ovvero strumenti essenziali per evitare, minimizzare e affrontare Danni e Perdite. Foto [1] dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale su Flickr, CC BY-NC-ND 2.0 [2].

I Paesi del cosiddetto mondo sviluppato erano arrivati alla COP27 [3] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] in Egitto con un obiettivo molto chiaro: istituire un fondo d'investimenti per far fronte a Danni e Perdite (L&D) [4] [it].

Per decenni questa è stata la voce comune che risuonava [5] [it] da tali nazioni, molte delle quali stanno già subendo [6] [it] impatti climatici forti. Non stanno affrontando [7] [it] solo l'invasione dei mari e disastri [8] [it] più intensi e frequenti, ma molte si trovano indebitate [9] fino al collo per cui non sono in grado di riprendersi.

Un mese fa sembrava che la situazione fosse migliorata grazie alla decisione dell'ultimo minuto presa all'inizio della COP, ovvero aggiungere Danni e Perdite [4] [it] all'agenda.

Tuttavia, [alla data di scrittura di questo articolo, ndr] rimane un solo giorno di conferenza e non è ancora stato istituito uno strumento per finanziare Danni e Pedite. Invece, vediamo che i Paesi sviluppati girano intorno a questo argomento.

Come risposta, i rappresentati di alto livello degli organismi di negoziazione (l’Alleanza dei Piccoli Stati Insulari [10], l’Alleanza indipendente tra America Latina e i Caraibi [11], il G77 [12] e i Paesi meno sviluppati [13]) hanno organizzato una conferenza stampa veloce per divulgare il loro punto di vista collettivo e l'hanno intitolata “Inerzia su Danni e Perdite”.

In pratica, si sta sprecando tempo prezioso mentre una decisione fondamentale sul finanziamento di Danni e Perdite viene messa da parte durante questa COP.

Sherry Rehman, la Ministra federale per il Cambiamento climatico del Pakistan, ha dichiarato per conto del G77 che l'intero sistema della COP dovrebbe fare perno sul concetto di obiettivi comuni ma differenziati, poiché ne costituiscono le fondamenta. Paragonandolo la giustizia climatica, ha detto chiaramente che se non saranno forniti i finanziamenti per Danni e Perdite, ci saranno effetti negativi a catena: “Ritardo della giustizia climatica significa rifiuto della giustizia climatica”.

La COP27 era stata presentata come un vertice per portare a compimento l'attuazione, l'adattamento e la resilienza; doveva anche essere una COP africana. Ma, secondo il gruppo, le nazioni del nord del mondo se la stanno prendendo comoda riguardo l'erogazione di investimenti per far fronte agli impatti creati in piccola o nessuna parte dei Paesi del sud del mondo.

“La nostra vulnerabilità non dovrebbe trasformarsi in una condanna a morte. Vogliamo che da questa COP esca un messaggio politico potente perché, mentre il pianeta brucia, noi siamo in prima fila”, ha fatto notare [14] il Pakistan in una dichiarazione stringente.

Per conto dell'Alleanza dei Piccoli Stati Insulari, il Ministro della salute, del benessere e dell'ambiente di Antigua e Barbuda, Sir Molwyn Joseph, ha aggiunto: “Abbiamo lasciato Glasgow [la COP26] con buone speranze. C'era la chiara aspettativa che si sarebbero tenute discussioni su Danni e Perdite, e che gli investimenti sarebbero stati il passo successivo. Ma non è così alla COP27. Se la COP non assicurerà investimenti per Danni e Perdite, sarà un tradimento nei confronti di tutte le persone che stanno lavorando sodo nella lotta per l'umanità”.

I piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS), come quelli dei Caraibi, stanno vivendo impatti associati a una marea di eventi estremi e a lenta insorgenza, che hanno effetti sulle popolazioni, le economie e le risorse naturali. Secondo il recente documento del Gruppo di lavoro 1 (WGI) del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) [15], gli effetti negativi del cambiamento climatico sono già in crescita per intensità e frequenza. Per i i piccoli Stati insulari in via di sviluppo ciò equivale a una vera crisi esistenziale.

Tali nazioni insulari si affidano alle risorse delle coste e degli oceani, tra cui l'agricoltura su piccola scala, le spiagge, l'industria ittica, ecc. Cambiamenti a queste risorse, ache se minori, avranno grandi conseguenze per le economie piccole.

Secondo il ministro Joseph, è necessario qualcosa in più della volontà politica durante questa COP: la questione più fondamentale è trasformare le discussioni e gli impegni apparenti in azioni concrete. “Siamo frustrati che gli impegni politici non si siano ancora tradotti in azioni politiche per aiutare le vittime del clima”, ha dichiarato. “È il minimo accettabile a questo punto.”

Facendo un esempio concreto, il ministro Joseph ha parlato della distruzione causata dall’uragano Irm [16]a nel 2017 nella sua patria. Barbuda era stata frustata da venti a circa 300 km orari ed è rimasta distrutta e largamente disabitata per mesi.

“Perché dovrei sentirmi obbligato a chiedere donazioni e beneficenza alle Nazioni Unite? Ormai questa non può essere un'aspettativa accettabile per i piccoli Stati insulari in via di sviluppo”, si è lamentato. “Faccio un appello a tutti i partner: non lasciamo la COP27 senza aver istituito il fondo per Danni e Perdite… così se l'anno prossimo Bangladesh, Tuvalu, Barbados o Antigua e Barbuda saranno devastate da una tempesta, non ci troveremo a dover cercare un'altra casa alla gente. In molti di questi Paesi c'è solo un ospedale. Cosa farà la gente se quell'unico ospedale sarà distrutto?”

Con 24 ore rimaste per trovare una risoluzione [alla data di scrittura dell'articolo, ndr], i Paesi in via di sviluppo non cedono.


Dizzanne Billy è presente alla COP27 [17] in Egitto.