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La lotta per mantenere una voce russofona indipendente in Moldavia

Categorie: Europa centrale & orientale, Moldova, Citizen Media, Guerra & conflitti, Libertà d'espressione, Linguaggi, Media & Giornalismi, La Russia invade l'Ucraina

Screenshot tratto dalla pagina web di Newsmaker che mostra la composizione della loro redazione.

In Moldavia, sia il rumeno che il russo lingua ufficiale sono strumenti cruciali per la comunicazione, in particolare per i media locali. Global Voices ha intervistato Gala Vasilieva, caporedattore di Newsmaker [1] [ru], una piattaforma mediatica in lingua russa rivolta principalmente alla popolazione russofona del Paese, per capire come la guerra della Russia in Ucraina [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] stia influenzando il consumo dei media in Moldavia. L'intervista è stata condotta a Chișinău in lingua russa.

Global Voices (GV): In che modo la guerra ha influenzato la politica e il panorama mediatico della Moldavia?

Gala Vasilieva: For the first time in years, we have a pro-European, right-leaning and non-coalition government governo pro-europeo di destra e non di coalizione [3] that has stated its position clearly: It condemns Russia's invasion of Ukraine, and does all it can as a small country squeezed between Romania, Ukraine, and a border with Transnistria [4] [A self-declared republic that controls 12 percent of Moldova, and is backed y Moscow but not recognized internationally]. As the war started in Ukraine in February, there was a huge wave of refugees, and we witnessed unprecedented solidarity: Moldovans offered housing, food, and transportation. There was also a huge interest in information about Ukraine. Later, we also saw anti-refugee hate speech campaigns on social media that eventually infiltrated the general media discourse. As a matter of fact, we conducted an investigation about those videos accusing Ukrainian refugees of being ungrateful, and discovered that some of the people making those videos were definitely not from Moldova. We know this because of specific terms they used in Russian in those videos that we don't use here. I have to say that this campaign was successful mostly in areas where people tend to consume media coming from Russia.

Per la prima volta da anni abbiamo un governo pro-europeo di destra e non di coalizione [3] che ha espresso chiaramente la sua posizione: condanna l'invasione russa dell'Ucraina e fa tutto il possibile come piccolo paese racchiuso tra Romania, Ucraina e il confine con la Transnistria [4] (una repubblica autodichiarata che controlla il 12% della Moldavia, sostenuta da Mosca ma non riconosciuta a livello internazionale). Quando a febbraio è iniziata la guerra in Ucraina c'è stata un'enorme ondata di rifugiati e abbiamo assistito a una solidarietà senza precedenti: i moldavi hanno offerto alloggi, cibo e trasporti. C'era anche un grande interesse per le informazioni sull'Ucraina. In seguito, abbiamo assistito anche a campagne d'odio contro i rifugiati sui social media che alla fine si sono infiltrate nel discorso generale degli stessi. In effetti, abbiamo condotto un'indagine sui video che accusavano i rifugiati ucraini di essere ingrati e abbiamo scoperto che alcune delle persone che li realizzavano non erano assolutamente moldave. Lo sappiamo perché in quei video hanno usato termini specifici in russo che qui non usiamo. Devo dire che questa campagna ha avuto successo soprattutto nelle aree in cui le persone tendono a consultare i media provenienti dalla Russia.

Come spiega Vasilieva, una delle principali preoccupazioni della società moldava in generale è l'inflazione:

Vasilieva: About 40 percent of people in Moldova justify, to various degrees, Russia's aggression. One of the reasons for such a high figure is the socioeconomic challenge people face here with a 30 percent inflation and jumping energy prices. People blame this inflation rate on the current Moldovan government, and namely on Chișinău ‘s agenda to join the European Union. But in reality inflation is caused mostly by the war, something many refuse to admit, or even consider. People look at Ukraine where the government has put a cap on gas prices, and conclude that, if gas is expensive in Moldova, it is the fault of the government, thus it is better to prioritize relations with Russia for the future.

Circa il 40% della popolazione moldava giustifica, in varia misura, l'aggressione della Russia. Una delle ragioni di questo dato così elevato è la sfida socioeconomica che la popolazione deve affrontare, con un'inflazione del 30% e prezzi dell'energia in aumento. La gente dà la colpa di questo tasso di inflazione all'attuale governo moldavo, e in particolare al programma di Chișinău di entrare nell'Unione Europea. Ma in realtà l'inflazione è causata soprattutto dalla guerra, cosa che molti si rifiutano di ammettere o di prendere in considerazione. Si guarda all'Ucraina, dove il governo ha imposto un tetto ai prezzi del gas, e si conclude che se il gas è caro in Moldavia è colpa del governo, quindi è meglio dare priorità alle relazioni con la Russia per il futuro.

Un'altra linea di frattura, come spiega l'autrice, è il divario linguistico. Newsmaker è stato creato per riempire questa nicchia vuota:

Vasilieva: There are people in Moldova who do not understand Romanian, for them Russian is the gateway to information consumption, mostly through television and the internet. Our ethnic minorities speak predominantly Russian, so do people in Transnistria, yet our government does not have an adequate policy to integrate them, to offer quality teaching of Romanian.  We get into absurd situations when support for teaching Romanian, as for example in Gagauzia [region on Moldova inhabited predominantly by Gagauz, [5] a Turkic and often russophone ethnic group], comes not from our own government, but from grants by foreign donors!

This is why Newsmaker was established, initially in Russian only, because we wanted to have a truly independent source in Russian that would not engage in propaganda. Interestingly, we did a survey and found that half of our audience are native speakers of Romanian, yet they read us because we provide something quite rare in Moldova: analytical content. Based on this, we decided to create a Romanian edition, but the russophone part remains the most read one. The problem in Moldova is not a lack of freedom of expression, unlike what is happening in Russia, but the lack of media literacy. Television content is monitored by different state organs and TV stations are penalized when they break the law, but the internet is free to produce and disseminate anything.

Today, people in Transnistria read us a lot because most of them don't speak Romanian, besides Newsmaker has a special focus on this region and on Gagauzia, so we become de facto the only source of information about Moldova overall in Russian. We also know that people in Transnistria copy our material and share it in groups of Viber, a messenger that is very popular in this region. Within Russia, our website is blocked unless you have a VPN and in Transnistria all media is government-controlled.

Ci sono persone in Moldavia che non capiscono il rumeno, per loro il russo è la porta d'accesso al mondo dell'informazione, soprattutto attraverso la televisione e internet. Le nostre minoranze etniche parlano prevalentemente russo, così come gli abitanti della Transnistria, eppure il nostro governo non ha una politica adeguata per integrarli, per offrire un insegnamento di qualità del rumeno.  Ci troviamo in situazioni assurde quando il sostegno all'insegnamento del rumeno, come ad esempio in Gagauzia [5] (regione della Moldavia abitata prevalentemente da Gagauz, un'etnia turca e spesso russofona), non proviene dal nostro governo, ma da sovvenzioni di donatori stranieri!

Per questo motivo è stato fondato Newsmaker: (inizialmente solo in russo) perché volevamo avere una fonte veramente indipendente in russo che non facesse propaganda. È interessante notare che abbiamo fatto un sondaggio e abbiamo scoperto che metà del nostro pubblico è di madrelingua rumena, eppure ci legge perché forniamo qualcosa di piuttosto raro in Moldavia: contenuti analitici. Su questa base, abbiamo deciso di creare un'edizione rumena, ma la parte russofona rimane la più letta. Il problema in Moldavia non è la mancanza di libertà di espressione, a differenza di quanto accade in Russia, ma la mancanza di alfabetizzazione mediatica. I contenuti televisivi sono monitorati da diversi organi statali e le stazioni televisive vengono sanzionate quando violano la legge, ma internet è libero di produrre e diffondere qualsiasi cosa.

Oggi gli abitanti della Transnistria ci leggono molto perché la maggior parte di loro non parla rumeno, inoltre Newsmaker ha un focus speciale su questa regione e sulla Gagauzia, quindi siamo diventati di fatto l'unica fonte di informazione in russo sulla Moldavia in generale. Sappiamo anche che le persone in Transnistria copiano il nostro materiale e lo condividono nei gruppi di Viber, un servizio di messaggistica molto popolare in questa regione. In Russia, il nostro sito web è bloccato a meno che non si disponga di una VPN e in Transnistria tutti i media sono controllati dal governo.

Ma, pur essendo davvero necessario, Newsmaker sta affrontando un momento difficile a causa della guerra, osserva il suo caporedattore:

Vasilieva: We are a commercial media and we display on our webpage the names of those who support us: grants mostly from Moldovan and foreign organizations. We used to have 20 percent of our budget covered by advertising, but since the beginning of the war, that segment dropped to 10 percent. We don't publish content that is in fact disguised advertizing or lobbying, unlike what is widely practiced in other Moldovan media. Besides, our competitor is the Russian Sputnik Sputnik [6] [a pro-Kremlin multilingual media platform operating out of Moscow that has been blocked since February 2022] that has a giant budget compared to what we can afford, and who can pay well, and has access to top technology.

Siamo un media commerciale e sulla nostra pagina web riportiamo i nomi di coloro che ci sostengono: sovvenzioni provenienti soprattutto da organizzazioni moldave e straniere. Un tempo il 20% del nostro budget era coperto dalla pubblicità, ma dall'inizio della guerra questo segmento è sceso al 10%. Non pubblichiamo contenuti che in realtà sono pubblicità mascherata o lobbying, a differenza di quanto avviene in altri media moldavi. Inoltre, il nostro concorrente è il russo Sputnik [6] (una piattaforma mediatica multilingue filo-Cremlino che opera da Mosca e che è stata bloccata dal febbraio 2022), che ha un budget gigantesco rispetto a quello che possiamo permetterci noi, e che può pagare bene, e ha accesso alla migliore tecnologia.

Vasilieva avverte che il futuro socio-politico rimane incerto:

We have protests led by populist politician and businessman Ilan Shor [7] who has openly declared he pays transportation to the capital and food to those who agree to protest under his banner in front of the government's office. Those protests actually reveal the extent of poverty in Moldova: many people might earn as little as 200 US dollars monthly, and yet can make US dollars 20 per day if they participate in the protest. They do this out of desperation.

At the beginning of the war, people did pack suitcases in case they had to flee. Many still have those suitcases on the ready, and are now replacing summer clothes with winter clothes in case the war in Ukraine escalates and reaches Moldova. Some also await for Russia to come as “liberators.” In the end it will all depends on how the war unfolds in Ukraine. People are tired: we had the pandemic, now a war at the border, and prices of gas are going up. If power cuts happen in winter,  we don't know how people will react.

Abbiamo proteste guidate dal politico populista e uomo d'affari Ilan Shor [7] che ha dichiarato apertamente di pagare il trasporto e il cibo verso la capitale a coloro che accettano di protestare sotto la sua bandiera davanti all'ufficio del governo. Queste proteste rivelano in realtà la portata della povertà in Moldavia: molte persone guadagnano anche solo 200 dollari al mese, ma possono arrivare a 20 dollari al giorno se partecipano alla protesta. Lo fanno per disperazione.

All'inizio della guerra, la gente faceva le valigie in caso di fuga. Molti hanno ancora le valigie pronte e stanno sostituendo i vestiti estivi con quelli invernali nel caso in cui la guerra in Ucraina si intensifichi e raggiunga la Moldavia. Alcuni aspettano anche che la Russia arrivi come “liberatrice”. Alla fine tutto dipenderà da come si svolgerà la guerra in Ucraina. La gente è stanca: abbiamo avuto la pandemia, ora una guerra al confine, e i prezzi del gas stanno aumentando. Se in inverno ci saranno interruzioni di corrente, non sappiamo come reagirà la gente.

Manifestazione pro Ilan Shor contro l'attuale governo. Foto di Filip Noubel, utilizzata su autorizzazione.