La mentalità del poeta come strumento contro la transfobia: intervista alla veterana USA e attivista trans Drew Pham 

Drew Pham in Berlin, photo by Filip Noubel, used with permission.

Drew Pham

Gli omosessuali e transessuali sono stati da poco accettati ufficialmente nell'esercito e in pochissimi paesi. Ma anche in questi casi, la transfobia continua a essere un problema. Global Voices ha parlato con Drew Pham, ex veterana della guerra in Afghanistan negli Stati Uniti, che ora lavora come poeta, artista sessuale, educatrice e attivista e racconta esperienze di prima mano sui percorsi di vita che, con troppa frequenza, rimangono senza voce.

L'intervista in presenza ha avuto luogo a Berlino, nell'ambito della conferenza Disruption Network Lab sulla transizione [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione].

Sia nella sua arte che nel suo attivismo, Pham, che si identifica come donna transgenere non binaria, ha sviluppato la nozione di “strumenti di guerriglia asimmetrici” per sfidare e resistere alle narrative della violenza, che sia militare o transfobica. Uno degli strumenti che usa è la poesia, che pratica anche con il nome di Dahlia Damoiselle. Come lei stessa spiega:

The insurgent is a poem, [also the title of a poem featured in the video below, in four different versions] is what I keep saying. In America, we define poetry as a change, a breakage of grammar and convention in order to create new meaning. Poetry doesn’t need to follow rules, it doesn’t have to be bound. In fact, you can make your choice and create something beautiful. I see this in my transgender community, where we choose to create beautiful things just for us, in a way the outside world could not provide, given that so many of us have lost our families because of political or religious ideologies, because of homophobia. We have to take that poet’s mindset.

Il ribelle è un poema, [anche il titolo di un poema che appare nel video più sotto, in quattro differenti versioni] è ciò che continuo a dire. Negli Stati Uniti, definiamo la poesia come un cambiamento, un rottura della grammatica e delle convenzioni per creare un nuovo significato. La poesia non ha bisogno di seguire regole, non deve rimanere legata. È di più, può scegliere e creare qualcosa di bello. È quello che vedo nella mia comunità transgenere, dove scegliamo di creare cose belle solo per noi, in un modo che il mondo esterno non potrebbe fare, dato che molti di noi hanno perso le loro famiglie a causa di ideologie politiche o religiose, a causa dell'omofobia. Dobbiamo adottare la mentalità di questo poeta.

Questo è un video della sua performance a Berlino nel giugno 2022:

Citando James Baldwin [it], Pham crede che la transfobia sia in relazione con la “povertà emozionale” che sperimentò non solo nell'Esercito, ma anche nella società eteronormativa statunitense:

Being male in our society is a privilege, so I am asking, ‘Why does living life as a man hurt so much?’ I know that it is this projected image of the American dream that explains so much of the violence my father committed  against my family. At some point in my life, I was also seeking Americanness by joining the army and trying to be a real man; yet, as I would go to work every day in my uniform, my white neighbors in Louisiana would not talk to me.

Clearly, to maintain that male power and privilege,  so many sacrifices have to be made. And this is why transitioning is seen as this huge betrayal, because why would you give up this power and become this thing that is vile, meaning becoming a woman? That is unnatural, it is sinful, as seen from the perspective of dominant men.

Essere un uomo nella nostra società è un privilegio, così che mi domando: “Perché fa tanto male vivere come un uomo? So che è quest'immagine proiettata del sogno americano ciò che spiega gran parte della violenza che mio padre ha rivolto verso la sua famiglia. In un certo momento della mia vita ho anche cercato l'”americanità” arruolandomi nell'Esercito e cercando di essere un vero uomo; tuttavia, quando ogni giorno andavo a lavorare con la mia uniforme, i miei vicini bianchi della Luisiana non mi parlavano.

È chiaro che per mantenere questo potere e privilegio mascolino si devono fare molti sacrifici. E per questo la transizione è vista come un enorme tradimento, perché, perché rinunciare a questo potere e convertirsi in qualcosa di indegno, cioè una donna? Questo non è naturale, è peccaminoso, visto dalla prospettiva degli uomini dominanti.

Insieme al comportamento e al discorso transfobico, sia evidente che dissimulato, c'è la questione del razzismo, un'altra cosa a cui Pham – statunitense di origine vietnamita – è stata esposta. Ha causato confusione anche nel caso delle percezioni afghane, come ricorda:

I had a classmate tell me that Vietnam is not a country, it is a war. I am being told who I am. While serving in Afghanistan, our chaplain showed us a documentary about the Vietnam war and asked me to share my thoughts in front of other soldiers. I know that during the Soviet invasion of Afghanistan, ethnic Russian military officials treated their non-Russian Soviet soldiers in similar racist ways.

But sometimes my appearance also confused local Afghans, who would call me ‘tarjiman’ [translator], wrongly assuming I was an Afghan translator helping US soldiers. Those situations showed me the hypocrisy of the US military discourse stating that ‘we are there to win the minds and hearts,’ yet being interested only in finding Taliban. How can you build a country at the barrel of the gun, by taking people’s fathers away, shooting bullets over the heads of children throwing stones at us?

Un compagno mi disse che il Vietnam non è un paese, è una guerra. Mi hanno detto ciò che sono. Mentre prestavo servizio in Afghanistan, il nostro cappellano ci mostrò un documentario sulla guerra del Vietnam e mi chiese che raccontassi ciò che pensavo di fronte agli altri soldati. So che durante l'invasione sovietica dell'Afghanistan, i militari di etnia russa trattavano i soldati sovietici non russi con un razzismo dello stesso tipo.

Ma a volte il mio aspetto confondeva anche gli afghani, che mi chiamavano “tarjiman” [traduttore], e pensavano erroneamente che ero un traduttore afghano che aiutava i soldati statunitensi. Queste situazioni mi hanno mostrato l'ipocrisia del messaggio militare statunitense mentre afferma che “siamo lì per conquistare menti e cuori” e, nonostante ciò, gli interessa solo incontrare i talebani. Come si può costruire un paese in punta di pistola, togliendo alla gente i propri genitori, sparando pallottole sopra le teste dei bambini che ci tirano pietre?

Dopo aver lasciato l'Esercito statunitense con il grado di capitano, Pham ha deciso di sottoporsi a una completa transizione. Per lei, era una questione di vita o di morte:

When I transitioned, I felt if I didn’t do it, I would die. I used to think of the future as this black void I couldn't touch, a place I would drown in. I transitioned because I had to live outside the masculinity construct walls we build as weapons we armor ourselves with, but that don’t do us any good.

Quando feci la transizione, sentii che, se non la facevo, sarei morta, Pensavo al futuro come un vuoto nero che non potevo toccare, un luogo nel quale sarei affogata. Feci la transizione perché dovevo vivere fuori dalle mura dell'edificio della mascolinità che costruiamo come armi con le quali ci corazziamo, ma che non ci servono a nulla.

Pham ha anche messo in guardia sull'oggettivazione delle culture gay e trans nella società eteronormativa dominante:

It is not that queer people create culture and normative people get to consume it. We are trying to meet our needs: I try to illustrate because I won't find joy if I conform as a trans person to the expectations around family and love. I won't be able to date a cis-gendered person and have a nuclear family with a white picket fence house. I would feel trapped. This is why we have to break with normative society, and why it is necessary to rebel.

Non è che le persone queer creano la cultura e le persone normali la consumano. Cerchiamo di soddisfare le nostre necessità: cerco di spiegare perché non troverò la felicità se mi conformo come persona trans alle aspettative relative alla famiglia e all'amore. Non sarò in grado di uscire con una persona cisgender e avere una famiglia nucleare con una casa con una staccionata bianca. Mi sentirei in trappola. Per questo dobbiamo rompere con la società normativa, e per questo è necessari ribellarsi.

Come scrive il poeta gay statunitense-vietnamita Ocean Vuong nel suo poema “Motivi per restare”, dalla sua ultima raccolta “Il tempo è una madre”: “Perché ho smesso di scusarmi in visibilità/Perché questo corpo è il mio ultimo indirizzo”.

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