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Nepal: annegare nel dolore

Categorie: Asia meridionale, Nepal, Ambiente, Citizen Media, Diritti umani, Disastri, Legge, Politica
Children who have lost their lives in the pits and ditches left by contractors. Photo: Mukesh Pokhrel/HIMAL via Nepali Times. Used with permission. [1]

I bambini che hanno perso la vita nelle voragini e nelle fosse lasciate aperte dagli impresari: in senso orario da sinistra, Riya Bishwakarma, Sushil Layomagar, Aditya Layomagar, Jasmine Khatun, Suman Mahato, Anil Mahato, Karuna Bishwakarma e Samma Khatun. Foto: Mukesh Pokhrel/HimalKhabar [2] dal Nepali Times, usata previo consenso.

Questo articolo era stato scritto in originale da Mukesh Pokhrel in nepalese per Himal Khabar [2] [ne] e la traduzione di Aryan Sitaula era stata pubblicata nel Nepali Times [1][en, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione]. Una sua versione riadattata viene pubblicata da Global Voices nell'ambito dell'accordo per la condivisione di contenuti.

Nonostante le proteste, gli sprezzanti impresari di miniere di sabbia e di cave hanno continuato a lasciare ampie voragini abbandonate lungo i fiumi del Nepal, in cui dozzine di bambini affogano ogni anno. Non c'è un resoconto di quanti bambini abbiano perso la vita ad ogni monsone nelle voragini e nelle fosse lasciate aperte dagli impresari delle cave di sabbia, poiché la polizia le classifica come generichemorti per anneggamento [3]“.

Le miniere di sabbia sono dialganti in Nepal [4]. Gli scavi illegali e incontrollati dei letti dei fiumi e dei torrenti stanno mietendo vittime, oltre ad essere in sé pericolosi per l'ambiente. Solo nel distretto di Dhanusa [5] [it] 206 bambini sono affogati negli ultimi due anni; la maggior parte avevano meno di 15 anni e sono morti mentre nuotavano in queste fosse riempite d'acqua.

Bhojbahadur Layomagar with a picture of his nephew Sushil Layomagar [2]

Bhojbahadur Layomagar con una foto di suo nipote Sushil Layomagar. Foto: Mukesh Pokhrel/HimalKhabar [2] dal Nepali Times. Utilizzata previo consenso.

Sushil Layomagar, 12 anni, di Birendra Bazar non ha potuto ritornare a scuola dopo le vacanze del luglio 2019 a causa delle forti piogge. Era stato mandato a pascolare le capre nel pomeriggio ed è caduto in una fossa profonda 50 metri scavata da un impresario delle cave di sabbia; lì è affogato assieme ad un amico. La morte di Sushil ha colpito fortemente sua madre, Chhalimaya, che era già rimasta vedova del marito Hari Bahadur (morto in Arabia Saudita) all'inizio dell'anno.

La voragine è il risultato dell'estrazione di sabbia e ghiaia da parte di un impresario, effettuata per costruire la strada tra Bharatpur e Srirampur. La fossa è stata lasciata aperta e si è riempita di acqua con le pioggie. C'era stata una sentita protesta contro questo impresario. “Abbiamo detto loro di smettere di scavare, che i bambini sarebbero caduti nella fossa” dice la nonna di Sushil, Madhumaya Layomagar. “Ma ci hanno urlato contro, dicendo che il terreno era di loro proprietà e che potevano fare quello che gli pareva”.

Lo stesso anno nel vicino distretto di Sarlahi, Samma Khatun di 6 anni e Jasmine Khatun di 11 anni sono affogate in una voragine scavata per una fornace di mattoni. Le due bambine erano uscite di casa nel pomeriggio per giocare e, non essendo ritornate dopo due ore, i loro genitori hanno cominciato a cercarle freneticamente.

Ommaya Layomagar with a picture of her son Aditya who had drowned together with Sushil Layomagar [2]

Ommaya Layomagar con una foto di suo figlio Aditya che è annegato con Sushil Layomagar. Foto: Mukesh Pokhrel/HimalKhabar [2] dal Nepali Times. Utilizzata previo consenso.

Non è solo nella regione di Terai [6] [it] che i bambini affogano in voragini di sabbia abbandonate. A Nuwakot, Binita Balami di 12 anni è caduta in una fossa lasciata da minatori di sabbia non autorizzati. Laxmi Tamang di 35 anni ha fatto un salto nella pozza per salvarla ma è annegatə. L'anno scorso un ragazzino di 12 anni è affogato in circostanze simili nel fiume Likhu nel distretto di Nuwakot [7] [it].

In varie zone ci sono state molte proteste contro gli impresari ed è stato richiesto di vietare le loro attività; tuttavia, sia le compagnie legali, sia quelle non autorizzate godono di sostegno politico [8] e hanno potuto continuare a lavorare senza interruzioni. Le cave di sabbia incontrollate non sono un pericolo solo per i bambini che affogano, ma minacciano anche la stabilità di ponti e altre infrastrutture.

Gli abitanti di Naktjij nel Dhanusa si sono lamentati ripetutamente con l'amministrazione locale riguardo le estrazioni illegali di ghiaia [9] lungo il fiume Aurahi che hanno causato la morte di molti bambini. Nonostante ciò, questa pratica continua.

Dopo le proteste contro gli scavi illegali di sabbia sul fiume Aurahi, Dilip Mahato è stato pestato a sangue e travolto da un camion con cassone ribaltabile vicino a casa sua a Sripur nel gennaio 2020. Mahato era uno studente universitario in India ed si era indignato per le voragini pericolose lasciate dagli impresari nella zona.

Chandrakala Devi Mahato with a picture of her son Dilip Mahato who was murdered for his activism against illegal sand mining. [2]

Chandrakala Devi Mahato con una foto di suo figlio Dilip Mahato, che è stato ucciso a causa dell'attivismo contro le cave illegali di sabbia. Foto: Mukesh Pokhrel/HimalKhabar [2] dal Nepali Times. Utilizzata previo consenso.

A seguito del suo omicidio, la gente del posto ha creato un comitato di lotta e hanno intrapreso una battaglia persa [10] contro gli impresari. Il padre di Dilip, Ramjivan Mahato, dice che la polizia ha preso le difese dei proprietari del Centro per la Lavorazione della Sabbia di Churiyamai.

Le leggi statali [11] [ne] relative agli scavi di sabbia e ghiaia vietano queste attività entro due chilometri da centri abitati e a un raggio di un chilometro da autostrade e ponti lungo i fiumi. Il regolamento prevede che gli impresari livellino le fosse alla conclusione dei lavori in modo che non si riempiano d'acqua. Le regole vengono palesemente ignorate.

Le amministrazioni nazionali e provinciali non hanno cifre relative ai quantitativi di sabbia, ghiaia e roccia che vengono estratti da fiumi e torrenti in Nepal ogni anno. Il Comitato di Preservazione Chure Tarai Madhes stima che più di 30 milioni di metri cubi di risorse fluviali vengano raccolte annualmente in tutto il Paese.

I comuni generalmente stabiliscono come prezzo minimo 211 NPR (1,57 euro) per metro cubo di sabbia e ghiaia quando aprono le gare d'appalto; ciò significa che l'incasso per 30 milioni di metri cubi dovrebbe essere 6,33 miliardi di rupie nepalesi (circa 47 milioni di euro). Tuttavia, secondo la Commissione Finanziaria Nazionale per le Risorse Naturali, il governo ha riscosso solo 4,62 miliardi di rupie nepalesi (circa 34,3 milioni di euro) dagli impresari della sabbia e della ghiaia nell'anno fiscale in corso, nonostante un terzo dei comuni nazionali abbia firmato contratti per gli scavi. È ovvio che la maggior parte delle cave sono illegali oppure autorizzate in cambio di tangenti.

Secondo Prem Nath Poudel, un geologo del comitato, solo 20 su 100 comuni situati lungo la catena del Chure [12] che estraggono sabbia e ghiaia hanno i permessi. Dice anche che “ci sono state più cave di quanto consentito, anche nei 20 comuni che hanno valide autorizzazioni”.

Bachhelal Mahato shows the area where his nephew Anil Mahato drowned [2]

Bachhelal Mahato mostra l'area dove suoi nipote Anil Mahato è annegato. Foto: Mukesh Pokhrel/HimalKhabar [2] dal Nepali Times. Utilizzata previo consenso.

Queste attività vengono alimentate da un incremento dell'edilizia [13] in tutto il Paese, da cui è nata una crescente necessità di materiali per le costruzioni. Il commercio è così remunerativo che i leader dei partiti politici [14], le amministrazioni locali e i funzionari delle forze dell'ordine sono tutti collusi.

Dev Prakash Tripathi è un giornalista che, dopo aver visto il dilagare di cave di sabbia illegali nel suo paese natio di Malekhu, è diventato un attivista con la Campagna Salviamo il Trishuli [15] nel distretto di Dhading [16] [it]. Testimonia che “i leader e i rappresentanti del popolo di tutti i partiti politici hanno fatto investimenti nel commercio di sabbia e ghiaia, perciò le loro attività sono al di sopra della legge”.

Questa situazione fa arrabbiare le famiglie come i Layomagars e i Khatuns, i cui figli sono annegati nelle voragini di sabbia, e fa infuriare Ramjivan Mahato, il cui figlio attivista è stato ucciso dagli impresari fuori legge in combutta con i politici locali.

Nel Dhanusa gli escavatori e i camion ribaltabili del Centro per la Lavorazione della Sabbia di Churiyamai sono tornati sulle sponde del fiume Aurahi, per estrarre sabbia e ghiaia. L'azienda sta ancora minacciando la famiglia di Mahato. Questa la testimonianza di Ramjivan. “Ci dicono: abbiamo già ucciso uno dei vostri figli, non fate in modo che ne uccidiamo un altro”.