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Non possiamo arrenderci: localizzare la sicurezza digitale per i parlanti di lingua swahili

Categorie: Citizen Media, Rising Voices

Zaituni Njovu di Zaina Foundation aiuta i partecipanti al progetto Localization Sprint mentre lavorano alla guida sulla sicurezza digitale Safe Sisters. Foto di Erin McConnell di Localization Lab, usata su licenza.

Rising Voices ripubblica articoli di questa serie come parte di una collaborazione con Localization Lab. L’articolo originale [1] [en, come tutti i link successivi, salvo diverse indicazioni] scritto da Erin McConnell si può trovare sulla pagina Medium.

Quando si discute di accesso a internet, informazione e tecnologia, non si può ignorare il ruolo svolto dalla lingua nell'incoraggiare o nell'impedire quello stesso accesso. Prendendo atto del fatto che la maggior parte dei contenuti e degli strumenti online sono disponibili in inglese e non nelle lingue locali, gli organizzatori hanno ospitato un'intera giornata di Localization Sprint prima di ogni evento Arusha Women’s School of Internet Governance (AruWSIG) [2], un programma che ha lo scopo di sensibilizzare donne e ragazze sul tema dei diritti digitali. Quest'anno l'obiettivo di Localization Sprint era quello di adattare il materiale educativo sulla sicurezza digitale ai parlanti di lingua swahili.

La seconda edizione dell'evento AruWSIG ha portato ai piedi del monte Meru circa 30 partecipanti provenienti da ogni parte della Tanzania. Nel corso di 4 giorni hanno appreso concetti riguardanti la governance di internet locale e internazionale e gli ostacoli che i tanzaniani incontrano quando cercano di accedere e navigare nel mondo digitale.

Adattare le guide sulla sicurezza digitale ai parlanti di lingua swahili

Il progetto di localizzazione si focalizzava su tre guide riguardanti la sicurezza digitale che affrontano necessità reali e urgenti per gli utenti tanzaniani di lingua swahili.

La guida sulla sicurezza digitale Safe Sisters [3] è stata sviluppata da e per le donne dell'Africa orientale all'interno del programma The East African Women’s Digital Safety Fellowship. La guida mette in evidenza le pratiche sulla sicurezza digitale affrontando alcuni dei problemi più comuni riscontrati in rete dalle donne: usare i social network in modo sicuro, creare password forti, usare sistemi di condivisione sicuri ed essere consapevoli di come le informazioni condivise online possono essere monitorate e raccolte da altri.

La guida per la sicurezza digitale Safe Sisters. Foto di Erin McConnell di Localization Lab, usata su licenza.

Le due guide su autodifesa e sorveglianza, How to Use WhatsApp on Android [4]Protecting Yourself on Social Media Networks [5], integrano la guida Safe Sisters immergendosi più a fondo nella comprensione e nell'uso di WhatsApp e dei social media in modo più sicuro. Entrambe le guide sono state tradotte dai partecipanti all'evento e, una volta revisionate, sono state formattate e condivise sul sito web di Localization Lab [6] e distribuite da collaboratori e partecipanti.

Perché localizzare per i parlanti di lingua swahili?

Nonostante un numero così ampio di parlanti e la sua presenza ufficiale nell'Africa orientale, la quantità di tecnologia localizzata e di contenuti online in swahili è relativamente limitata e non ci sono risorse per sviluppare ulteriormente e standardizzare la terminologia tecnica — come quella del progetto Open Swahili Localization Project [7].

Questa mancanza di informazioni in swahili (e in altre lingue regionali) può contribuire a una serie di problemi affrontati dagli utenti dell'Africa orientale nel momento in cui accedono al mondo digitale e interagiscono con esso. Forse l'aspetto più preoccupante è come tutto ciò possa incidere sulle popolazioni già emarginate. Il continuo divario di genere che interessa l'accesso delle donne a internet e alla tecnologia è stata una questione sottolineata dai partecipanti alla sessione di AruWSIG sui principi femministi di internet, tenuta da Rebecca Ryakitimbo, fondatrice e responsabile dei programmi di KSGen [8]. I partecipanti condividevano l'idea che la mancanza di contenuti in swahili e in altre lingue locali impediva sproporzionatamente alle donne di acquisire un'alfabetizzazione tecnica e di accedere a internet e all'informazione.

“La lingua è la chiave del problema della connettività,’’ ha dichiarato Ryakitimbo, che ha chiesto poi ai presenti quante informazioni riguardanti pianificazione familiare e questioni mediche fossero disponibili in swahili e nelle lingue locali.

Il problema dell'accessibilità è stato ripreso dagli altri partecipanti all'evento, ed è stato enfatizzato da Zaituni Njovu quando ha presentato Localization Sprint:

“Some people cannot access content online because it is in English or in other languages. We are empowering Swahili speaking people to use the internet.”

“Alcune persone non possono accedere ai contenuti online perché sono in inglese o in altre lingue. Stiamo dando alle persone che parlano swahili la possibilità di usare internet.”

Quando è stato chiesto loro perché fossero personalmente motivati a partecipare a Localization Sprint, un altro partecipante ha affermato: “La nostra intera vita si svolge online e la nostra prima lingua è lo swahili.” Mentre molti tanzaniani parlano inglese, la maggior parte della popolazione parla swahili e l'accesso all'apprendimento della lingua inglese è largamente determinato dalle risorse finanziare di ognuno.

“Abbiamo bisogno di contenuti in swahili per la protezione degli utenti,” ha detto un partecipante, enfatizzando il bisogno di distruggere le barriere linguistiche per gli utenti, in particolar modo per i termini di servizio e le impostazioni sulla privacy. “Siamo parte integrante di queste tecnologie, inclusi i social network” ha aggiunto Diana Damson, studentessa di diritto delle ICT presso l'Università di Iringa. “Se va male qualcosa, noi ne risentiamo.”

Foto di InHouse Pictures [9], una società di fotografia e design con sede ad Arusha (Tanzania), usata su licenza.

Per i partecipanti all'evento, rendere disponibili tecnologia e contenuti online in lingua swahili era qualcosa che andava al di là dell'accesso di base. Era chiaro, inoltre, che la diffusione dello swahili nel mondo digitale avesse un valore culturale e sentimentale. Zaituni Njovu ha affermato:

“It is our culture. It is one of our cultures…People feel more comfortable when they use [content] online in their native language”

“È la nostra cultura. È una delle nostre culture… La gente si sente più a suo agio quando usufruisce di contenuti online nella lingua madre”

Terminologia tecnica e un processo ai prestiti di parole

In linea generale, la terminologia tecnica in swahili è stata condivisa sia come sfida che come risultato.

La maggior parte dei partecipanti al progetto di localizzazione ritiene che il più grande risultato sia familiarizzare con la nuova terminologia in swahili ed essere in grado di parlare di sicurezza digitale senza fare così tanto affidamento sulle parole prese in prestito dall'inglese. Un partecipante ha aggiunto:

“It’s important to localize into Swahili and learn new terms in Swahili. At times we were using English terms to explain English to someone who speaks Swahili.”

“È importante localizzare la tecnologia in swahili e imparare nuovi termini in questa lingua. A volte usavamo parole inglesi per spiegare l'inglese a qualcuno che parla swahili.”

Tuttavia, non tutti i partecipanti al progetto di localizzazione concordavano con l'uso della terminologia tecnica in swahili. Alcuni di loro pensavano che le traduzioni in questa lingua potessero complicare l'uso della tecnologia per gli utenti già abituati ai termini inglesi. Hanno dichiarato che alcune traduzioni tecniche in swahili, nonostante seguissero le norme di formazione delle parole, possono essere confusionarie o apparire addirittura prive di senso.

Il consenso schiacciante di collaboratori e partecipanti era che il miglior approccio fosse usare lo swahili ed evitare prestiti da altre lingue. La traduzione dovrebbe seguire gli standard imposti da progetti come Open Swahili Localization Project [7] dell'Università di Dar es Salaam o dell'Università di Zanzibar, una delle migliori istituzioni per la competenza in lingua swahili secondo Bonface Witaba, membro dell'organizzazione Centre for Youth Empowerment e coordinatore dell'evento.

Diana Damson ha spiegato nel dettaglio il suo impegno e la responsabilità dei parlanti swahili nei confronti della localizzazione, malgrado le difficoltà:

“Changes need time. We need to be patient. We can’t give up. Going back to English will not help us. We need to put in more effort to make our language keep up with technical development.”

“I cambiamenti hanno bisogno di tempo. Dobbiamo avere pazienza. Non possiamo arrenderci. Tornare alla lingua inglese non ci aiuterà. Abbiamo bisogno di sforzarci di più affinché la nostra lingua resti al passo con lo sviluppo tecnologico.”

Un ringraziamento speciale a Bonface Witaba [10]Rebecca Ryakitimbo [11] per aver organizzato la seconda edizione di AruWSIG e aver invitato Localization Lab a collaborare a Localization Sprint con l'illuminante Zaituni Njovu [12].