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Perché gli uccelli marini mangiano la plastica? Un progetto scientifico cittadino in Polonia aiuta a trovare risposte

Categorie: Polonia, Ambiente, Citizen Media, Istruzione, Scienza, The Bridge, Green Voices, What’s science without women?

I bambini sono interessati alla natura ed al rapporto causa-effetto. Di conseguenza rappresentano un enorme potenziale. Foto di Michał Karmelita, usata con licenza.

Da bambina mi sono sempre domandata perché gli uccelli marini mangiassero i rifiuti plastici. Molti di noi hanno visto le foto degli albatros che muoiono per aver mangiato quantità enormi di plastica [1] [en, come i link seguenti, se non altrimenti indicato]. Ma gli uccelli hanno un'ottima vista! E allora perché mangiano qualcosa che non assomiglia nemmeno lontanamente al loro cibo naturale? Questa è la storia di ciò che ho scoperto, visto che ero determinata a trovare una risposta.

Da bambina mi piaceva provare a dare diversi tipi di cibo alle anatre od ai cigni. Ad esempio, fiocchi d'avena: li mangiavano subito. Se buttavo in acqua una foglia, sapevano subito che non era buona e non la mangiavano. Gli bastava una frazione di secondo per sapere se stavo gettando in acqua fiocchi d'avena o una carota a pezzi. E allora perché questa perfetta visione manca agli uccelli se devono distinguere pesce o krill [2] [it] (loro cibo naturale) da un pezzo di plastica?

La risposta a questa domanda è arrivata per gradi. In primo luogo gli scienziati hanno scoperto che gli uccelli marini non usano solo la vista ma anche l'olfatto [3]. Usando l'olfatto questi uccelli navigano, cercano cibo e riconoscono perfino le diverse parti del mondo [4]. Poi, qualche anno fa, gli scienziati hanno scoperto che gli uccelli marini possono mangiare la plastica, non necessariamente perché assomiglia al loro cibo, ma perché ne ha l'odore. Si è scoperto che, dopo un po’ di tempo, l'immondizia plastica che galleggia sulla superficie degli oceano inizia a rilasciare una sostanza molto caratteristica [5]. Si chiama dimetil solfuro [6]  [it]– abbreviato in DMS.

La linea di rottura è una zona dove si trova facilmente la plastica nelle zone costiere. Foto di Michał Karmelita, usata con licenza.

Un intero ecosistema di microorganismi, piccole piante ed animali inizia presto a formarsi sui rifiuti plastici che vanno alla deriva negli oceani. Alcuni di questi producono il DMS. Probabilmente conoscete questo odore: si forma nelle nostre cucine quando, ad esempio, cuciniamo cavoli o pesci. Sfortunatamente il DMS è una sostanza che si trova in molti dei cibi base degli uccelli marini, ad esempio dove nuota una grande quantità di krill. Di conseguenza, gli uccelli marini associano questo odore sulfureo al cibo. Poiché volano per miglia guidati dall'olfatto, quando arrivano affamati in un posto dove c'è odore di dimetil sulfuro vengono facilmente ingannati. Pensano che, se qualcosa ha l'odore del cibo, sia probabilmente cibo. Non possono permettersi di morire di fame; talvolta cercano a lungo una zona dove alimentarsi, quindi, quando arrivano, sono veramente affamati.

Scienza comunitaria

Quindi, sappiamo che la plastica fa male agli animali. E che dovremmo trovare una soluzione: non solamente limitarne la produzione e l'uso, ma anche eliminare quelle particelle sintetiche che già sono in circolazione nell'ambiente. Però, per trovare soluzioni, dobbiamo in primo luogo capire esattamente quanta plastica si trovi nei mari e sulle coste e come questa plastica migri in natura.

Spiaggia di Gdynia sulla costa baltica della Polonia. Foto di Michał Karmelita, usata con licenza.

Sfortunatamente la ricerca di piccoli pezzi di plastica (mesoplastica [7]) richiede molta precisione e tanti dati. Per contare la mesoplastica sulle spiagge è necessario vagliare attentamente la sabbia, non limitarsi a guardare la superficie. Gli stessi scienziati non sono in grado di farlo perché sono troppo poche persone a lavorarci. Da qui l'importanza della “scienza dei cittadini”, nota anche come scienza comunitaria.

La scienza comunitaria è un'iniziativa grazie alla quale persone normali non addette alla scienza e comunità locali possono collaborare con i ricercatori professionisti. I loro compiti sono diversi: a volte aiutano ad analizzare i dati (come NASA Feature Hunter [8]), a volte contano gli animali nelle riserve (come Iguanas from Above [9]) ed a volte raccolgono campioni. Quest'ultimo esempio è ottimale per l'analisi delle mesoplastiche. Ho sempre creduto che i migliori risultati si ottengano quando si pensa a livello globale e si agisce a livello locale, perché in questo modo si avvantaggia sia il pianeta che la comunità locale. Ci siamo basati su questo concetto quando ho iniziato a coordinare il progetto dei cittadini scienziati per la mesoplastica al centro scientifico dove lavoro.

Cittadini scienziati aiutano a cercare le mesoplastiche. Foto di Michał Karmelita, usata con licenza.

La metodologia del progetto è stata pianificata dall’Istituto oceanografico dell'Accademia di Scienze polacca [10] con sede a Sopot nella Polonia settentrionale. Il progetto viene coordinato dal Centro partner di Scienze Sperimentali di Gdynia [11] (Gdynia, Sopot e Gdańsk unite formano la “Tricity” – triade di città). Il compito dell'accademia di scienze polacca nel progetto consiste nello sviluppo della metodologia, nell'analisi e nell'interpretazione dei dati. Il centro scientifico di Gdynia, per contro, si occupa principalmente di: creare la coscienza della comunità locale, organizzare i volontari, guidare la comunità durante il progetto, organizzare viaggi congiunti alle spiagge, effettuare corsi sul campo con le scuole ed informare i gruppi di anziani sul processo, ecc. Ambedue le organizzazioni eseguono i propri compiti  pro bono, ed i dati ottenuti durante le ricerche sono del tipo Open Science: tutti vi hanno accesso e possono usarli in qualsiasi maniera.

Enorme risposta

Il progetto di ricerca delle mesoplastiche sulle coste polacche [12] è diventato estremamente popolare nella comunità locale. Il primo ciclo del progetto si è sviluppato tra settembre 2021 ed il luglio scorso , durando quindi un intero anno scolastico, ed hanno richiesto di partecipare oltre 500 abitanti della “tricity” e dei dintorni. Il partecipante più giovane aveva due anni, il più anziano più di 60. Insieme hanno organizzato oltre 300 gite alla spiaggia e vagliato oltre 500 litri di sabbia in cerca di microparticelle di plastica. Tutti si sono offerti volontari per la ricerca della mesoplastica e per ottenere più informazioni possibili in merito alla sua distribuzione.

Quali sono i risultati ottenuti fino ad ora dalla scienza comunitaria? Penso che il risultato principale sia il cambiamento dell'atteggiamento sociale della gente che ha preso parte al progetto, tra cui la 15enne Ola:

 I think that for me a turning point was finding artificial, acrylic… nail in the sand. A plastic nail, can you imagine that ?!–  It's hard to find a more useless invention, something we don't really need, something we use because we find our own nails… too natural or something. And then we go to the beach, such a plastic, artificial nail will fall into the sand, and then some seagull or tern will mistake it for food and die because of it. It made me think a lot.

 Penso che per me il punto di svolta sia stato trovare nella sabbia un… unghia artificiale, acrilica. Un'unghia artificiale, ci credi?! Penso sia difficile trovare un'invenzione più inutile, qualcosa di cui non abbiamo veramente bisogno, qualcosa che usiamo perché consideriamo le nostre unghie naturali…troppo naturali o qualcosa del genere. E poi andiamo in spiaggia, quest'unghia artificiale, in plastica, cade nella sabbia ed un gabbiano o una sterna la prende per cibo e ne muore. Mi ha fatto pensare.

Comunque, i volontari non sono arrivati solo dalla Polonia. Poiché il Centro di Scienze Sperimentali collabora con il Centro Europeo di Solidarietà [13] (un programma internazionale della Commissione Europea grazie al quale i giovani possono prendere parte a progetti di volontariato), alcuni cittadini scienziati del progetto sono arrivati da altri Paesi: Spagna, Francia o Turchia. Eva, una volontaria spagnola, racconta la sua esperienza:

As a citizen science project it doesn’t require very complicated materials or methods, you can find everything you need to use at home and it’s accessible to anyone, even if you don’t like science! You can participate with your family, your friends or even alone. It just takes around an hour, in which you can also see the beach from another point of view than the usual one: observing the sand composition, the biodiversity present or just paying attention to the sound of the sea. For me it was a way to be more aware of the amount of mesoplastic we could find in the beach and to better understand the problems they can cause, making me to think twice when I buy or I’m going to throw away any plastic bag or packing.

Come progetto di scienza popolare non servono materiali o metodologie troppo complicati, puoi trovare in casa tutto quello che ti serve ed è accessibile a chiunque, anche se non ami la scienza! Puoi partecipare con la tua famiglia, i tuoi amici o anche da solo. Ci vuole solo un'ora, durante la quale puoi vedere la spiaggia da un punto di vista diverso dal solito: osservando la composizione della sabbia, la biodiversità presente o solamente ascoltando il suono del mare. Per me è stato un modo di essere più conscia della quantità di mesoplastiche che possiamo trovare in spiaggia e di capire meglio i problemi che possono causare, portandomi a pensarci due volte quando compro o butto un sacchetto di plastica o un imballo.

La francese Emilie aggiunge:

I would say that collecting mesoplastics is not only useful but also fun to do. It's like going on a treasure hunt, while helping science!

Direi che raccogliere la mesoplastica non solo è utile ma anche divertente. È come partecipare ad una caccia al tesoro, ed intanto aiuti la scienza!

Ma il cambio dell'atteggiamento sociale non è il solo risultato del progetto. Dalle analisi è risultato che tra le mesoplastiche trovate dai volontari del Centro di Scienza Sperimentale di Gdynia non ci sono frammenti di cannucce, posate o tazze monouso. Cosa ci dimostra questo? Che il divieto di immettere sul mercato prodotti in plastica monouso, introdotto dalla Commissione Europea nel 2021, sta iniziando a portare risultati. Negli studi precedenti questo tipo di articoli monouso corrispondeva ad una larga parte dell'immondizia. Oggi, non ce n'è più.

Quindi, qual è il prossimo passo? Prima di tutto – proseguire. È possibile unirsi al progetto contattando Experyment Gdynia [14].