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I manifestanti contro la politica zero-COVID dei “fogli bianchi” rischiano la sparizione forzata in Cina

Categorie: Asia orientale, Cina, Citizen Media, Diritti umani, Libertà d'espressione, Politica, Protesta, COVID-19

Una foto virale delle proteste [1] presso l'Università di Comunicazione e media di Nanchino. Lo slogan: “Mi sono rotto una gamba, il dottore è arrivato e mi ha tappato la bocca.”

Un numero imprecisato di manifestanti che protestavano contro la politica Zero Covid è stato sottoposto a sparizione forzata [2] [en, come tutti i link salvo diversa indicazione] durante le feste di Natale e del Capodanno lunare in Cina. Le sparizioni, ovvero arresti e detenzioni, stanno attirando critiche e condanne da parte di vari gruppi che si occupano di diritti umani, come Human Rights Watch [3] (HRW) e Reporter Senza Frontiere [4] (RSF). 

La Cina ha fatto marcia indietro [5] sulla politica Zero Covid dopo una serie di proteste scoppiate in tutto il Paese a seguito di un grave incendio avvenuto a novembre a Urumqi, nello Xinjiang. Nonostante il presidente cinese Xi Jinping abbia dichiarato [6] nel suo discorso di Capodanno che “sia normale” avere diversità di opinioni, da dicembre le autorità per la sicurezza pubblica hanno rinchiuso e arrestato decine di protestanti.

Non è facile stimare le proporzioni della repressione, dal momento che le famiglie delle persone arrestate si rifiutano di parlare [7] nel timore di accuse più gravi. Finora si sa che la maggior parte delle persone arrestate viene da Pechino e ha amici all'estero che sono venuti a conoscenza della loro scomparsa.

Stando al rapporto investigativo di Human Rights Watch, le autorità per la sicurezza pubblica cinese hanno rinchiuso decine [3] di studenti, giornalisti e altri civili che hanno preso parte alle proteste. Alcuni sono stati rilasciati su cauzione e altri sono ancora detenuti. Molti di questi, fra cui quattro giornalisti cinesi [4], sono stati arrestati formalmente e accusati di vari reati come “eversione all'ordine pubblico” e “riunione di folle per disturbare l'ordine pubblico”.

L'ondata di proteste pacifiche, ribattezzata Proteste dei Fogli Bianchi [8] o Rivoluzione dei Fogli Bianchi, si è estesa alle città principali di tutta la Cina fra cui Shanghai, Pechino, Chengdu, Canton e Wuhan, con centinaia di protestanti che stringevano in mano dei fogli bianchi e chiedevano la fine della politica estremista del Zero Covid [9]. In moltissimi hanno ripetuto: “Vogliamo libertà, no ai tamponi e al lockdown” e alcuni hanno aggiunto: “Abbasso il Partito Comunista”.

Dopo le proteste, si sono diffuse sui social media alcune teorie complottiste [10] secondo le quali sarebbero state le forze straniere ad alimentare le proteste. Mentre Pechino cambiava tattica e poneva fine alla politica Zero Covid, le autorità per la sicurezza pubblica scatenavano in segreto una repressione a livello nazionale delle proteste.

Gli arresti

La repressione è cominciata all'inizio di dicembre ed è risalita all'attenzione pubblica solo a metà gennaio 2023 dopo che una delle persone arrestate, Cao Zhixin (曹芷馨), editor laureata presso l'Università di Remin, ha pubblicato un video preregistrato in cui esortava il mondo a non permettere che i manifestanti dei fogli bianchi sparissero nel silenzio:

Nel video, Cao spiega di essere stata detenuta insieme ad altri cinque amici per 24 ore dalla polizia di Pechino il 30 novembre per aver commemorato l'incendio di Urumqi nel quartiere pechinese Liangma River il 27 novembre. Dopodiché, a partire dal 18 dicembre, i suoi amici sono spariti a uno a uno. Prevedendo il proprio immimente arresto, Cao ha registrato il video e chiesto ad amici di pubblicarlo una volta perse le sue tracce. Cao è stata prelevata dalla polizia di Pechino il 24 dicembre.

La maggior parte delle persone arrestate di cui si ha conoscenza, fra cui Zhai Dengrui (翟登蕊) e Cao Zhixin, è femminista o ha legami con il circuito sociale femminista cinese:

In questo profilo di un gruppo di donne a Pechino che sono state prese dalle autorità e sono diventate per caso i simboli della dissidenza in China, possiamo leggere un cambiamento fondamentale nella società civile cinese. Leggi: 1/ https://t.co/6nSPMoF8pZ [11]

Le autorità per la sicurezza pubblica hanno preso di mira non solo chi protestava per strada ma anche chi diffondeva informazioni, come i reporter, i sostenitori online e anche reti di comunicazione più ampie come le chat di gruppo.

Reporter Senza Frontiere, che vigila sulla libertà di stampa internazionale, ha condannato l'arresto di quattro giornalisti [4], fra cui Li Siqi (李思琪), Wang Xue (王雪), Yang Liu (楊柳) e Qin Ziyi (秦梓奕), arresto avvenuto a Pechino durante la repressione delle proteste. Le accuse a loro carico vanno dall'”eversione all'ordine pubblico” alla “riunione di folle per disturbare l'ordine pubblico”, di cui quest'ultima può portare all'ergastolo.

Stando ad altre fonti online, sarebbero stati arrestati anche alcuni partecipanti a delle chat di gruppo. Yang Zhanqing, attivista per i diritti umani, ha raccontato due di questi casi su Twitter [zh]:

Alcune fonti affermano che Li Yuanjing è stata arrestata per aver amministrato una chat di gruppo. Li Siqi è stata arrestata per aver invitato nel gruppo diversi giornalisti stranieri. In quanto giornalista freelance, Li era appena tornata a casa dopo aver terminato gli studi negli UK. Aveva molti contatti di giornalisti stranieri e per lei era normale chattare con loro, tuttavia la polizia di sicurezza l'ha usato come prova per incriminarla.

A rischio anche chi ha fornito aiuti ai manifestanti. Secondo Human Rights Watch, i legali che hanno cercato di fornire assistenza alle persone in stato d'arresto hanno ricevuto minacce [3] e sarebbe nei guai anche chi ha pagato le cauzioni agli amici, secondo Yan Zhangqing [zh]:

Li Chaoran (nickname Cathy), nata nel 1995, si è laureata all'Università Normale di Pechino e ha concluso la magistrale presso l'Università di Renmin. Nel periodo della laurea, ha cominciato a lavorare in un istituto finanziario di Pechino. Le piace ascoltare la musica e fotografare gli uccelli e le notti stellate. A lavoro fa sempre gli straordinari. Non ha partecipato alla protesta del Liangma River del 27 novembre, ha solo pagato la cauzione a un manifestante e poi, il 6 gennaio, è sparita. È probabile che la magistratura abbia approvato il suo arresto formale.

Problemi anche per chi ha diffuso informazioni a proposito delle proteste:

Kamile Wayit, studentessa diciannovenne che frequenta un'università della provincia di Hebei, è stata trattenuta dalla polizia a dicembre dopo essere tornata nello Xinjiang per la pausa invernale dopo aver pubblicato un video sulle recenti proteste dei “fogli bianchi” in Cina.

Le implicazioni delle proteste

Tra i cinesi delle comunità diasporiche si discute delle implicazioni delle proteste e della repressione. È chiaro che le proteste scoppiate in tutto il Paese hanno certamente accelerato l'inversione di rotta del Partito Comunista Cinese, o PCC:

Il “movimento dei fogli bianchi” ha avuto un forte impatto sulle scelte politiche, secondo fonti interne.

A fine novembre “sono scoppiate proteste in tutta la Cina. La rara dimostrazione di rabbia collettiva, con critiche rivolte direttamente a Xi Jinping e al Partito Comunista, hanno messo in allarme il presidente e la sua cerchia, affermano i funzionari e gli esperti”.

Eppure sono ancora in molti a ritenere [25] che queste proteste spontanee abbiano avuto un impatto piuttosto limitato sul regime monopartitico, come ad esempio l'artista cinese in esilio Ai Weiwei. Un altro attivista cinese, He Peirong, ha immaginato le possibili conseguenze [zh]:

La Rivoluzione dei Fogli Bianchi fa sì che il Partito Comunista capisca che la propria esistenza è legittimata unicamente dallo sviluppo economico. I lockdown prolungati hanno provocato una recessione economica e messo in discussione le basi stesse della legittimità del partito; perciò hanno aperto tutto e incoraggiato la diffusione dell'infezione per sbarazzarsi del COVID prima della primavera, al prezzo dei morti che abbiamo avuto in inverno. Ciò che abbiamo passato in inverno è stato il prezzo da pagare, quale che sia l'opinione che si può avere sulla politica [Zero Covid].

Nonostante la repressione politica e l'assenza di supporto pubblico da parte dei social media cinesi, pesantemente censurati, alcune persone guardano con ottimismo alla possibilità di cambiamenti politici nel futuro. @lausanhk ha intervistato un collettivo di recente formazione che riunisce giovani attivisti cinesi delle comunità diasporiche cinesi secondo i quali le proteste contro la politica Zero Covid può essere l'inizio di un nuovo movimento di risveglio politico: 

La Rivoluzione dei Fogli Bianchi sta producendo una nuova generazione di giovani politicizzati, molti dei quali, come Cao Zhixin, hanno già dovuto affrontare l'arresto. Leggi la nostra intervista a Cina Deviants, un collettivo di attivisti della diaspora cinese, sul loro lavoro:https://t.co/SvXiHN0mSu [27]