Dal colpo di Stato del 2017, che ha destituito il defunto uomo forte Robert Mugabe, lo Zimbabwe sta vivendo una regressione democratica. In passato il governo riconosceva agli spazi civici una parvenza di esistenza e tolleranza; tuttavia, sotto la guida del Presidente Emmerson Mnangagwa, lo spazio civico del Paese si sta riducendo sia online che offline [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], poiché il regime impiega una serie di misure legali ed extralegali per contrastare il dissenso. Questo processo è stato reso possibile dall'uso di costose e avanzate tecnologie di sorveglianza straniere, la maggior parte provenienti da Pechino nell'ambito dell'ambiziosa Nuova via della seta (Belt and Road Initiative, BRI). Una ricerca dell’Unfreedom Monitor mostra che il governo dello Zimbabwe si trova al punto di incontro tra la creazione di sicurezza e gli interessi del partito al potere. Tale assetto, favorito da una sorveglianza pervasiva, aiuta il regime a mantenere una stretta ferrea sul potere politico.
L'alba di un'era visiva
Il 2o luglio 2022, il Presidente Mnangagwa ha aperto la strada per il lancio ufficiale di un progetto di una Cibercity da 500 milioni di dollari che sarà costruita da un ente esterno. Il progetto, di cui Mnangagwa era visibilmente entusiasta, sarà finanziato da un certo Shaji Ul Mulk, presidente della multinazionale manifatturiera Mulk International, degli Emirati Arabi. Lo schema del progetto mostra che la città prevista sia circondata da telecamere di sorveglianza per garantire la sicurezza e che iniziative analoghe vengano diffuse nel resto del Paese nei prossimi anni.
Questo è solo uno dei tanti progetti della Mulk International che il governo è già pronto a costruire. Il concetto di Smart City fa parte dell’agenda governativa per creare una nuova società con aree industriali, commerciali e residenziali, guidate dalla tecnologia digitale e l’Internet delle cose. Il governo ha già approvato lo sviluppo di una Smart City a Melfort, situata a Goromozi, tra la capitale Harare e la città di Marondera, a est. L'idea è quella di ridurre la distanza dall'aeroporto internazionale Robert Mugabe per gli investitori e il traffico proveniente dall'est del Paese. Altre Smart Cities dovrebbero essere costruite nelle province a sud del Paese.
Tuttavia, i membri della società civile e gli attivisti temono che il dispiegamento e l'uso delle camere di sorveglianza nel Paese significhi che il regime di Mnangagwa possa identificare ed eliminare le voci dissenzienti che rappresentano un rischio per il suo establishment politico. È interessante notare che il governo cinese sta già sostenendo iniziative di Smart City attraverso scambi tecnologici diretti con lo Zimbabwe, quindi la garanzia di tali interessi includerebbe la creazione di uno Stato di sorveglianza pervasivo basato sul modello dello Stato cinese. La fornitura da parte della Cina di apparecchiature di sorveglianza e dell'infrastruttura su cui poggiano le reti rimane una questione ricorrente, poiché il governo dello Zimbabwe dà priorità ai progetti di telecomunicazione delle aziende cinesi rispetti ai Paesi occidentali, la cui politica estera è considerata ostile nei confronti del governo di Mnangagwa.
Aziende cinesi come Huawei e Hikvision hanno preso l'iniziativa di installare telecamere per il riconoscimento facciale nelle principali città, creando uno stato di sorveglianza pervasivo. Ad esempio, la polizia ha installato telecamere a circuito chiuso nelle città di Harare e Bulawayo, roccaforti del partito di opposizione. Entrambe le città sono punti caldi e problematici per la polizia, poiché le proteste antigovernative scoppiano solitamente in queste aree. Inoltre, lo Zimbabwe è stato identificato come cliente di un software di spionaggio digitale invasivo di produzione israeliana, Pegasus, un'arma efficace per reprimere le voci del dissenso. Il governo ha negato l'accusa.
Rintracciare il giro di soldi della sorveglianza
L'economia dello Zimbabwe sta implodendo a causa del malgoverno, della corruzione istituzionalizzata e dell’iperinflazione. Tuttavia, ciò non ha scoraggiato lo Stato dal perseguire iniziative di sorveglianza, dato che investitori cinesi e mediorientali con le tasche piene, sono ancora desiderosi di implementare le loro tecnologie nel Paese.
Nel 2017, l'operatore di telecomunicazioni statale TelOne ha lanciato due data center con strutture a Harare e Mazowe (38 km da Harare) con un costo di 1.6 milioni di dollari. Il lancio faceva parte di un progetto di aggiornamento della rete da 98 milioni di dollari attuato con l'azienda cinese Huawei, finanziato da un prestito della Export-Import Bank of China. Un altro operatore di rete mobile di proprietà statale, NetOne, sta collaborando con Huawei per 71 milioni di dollari per il lancio di 260 stazioni base per migliorare la copertura della rete anche nelle zone rurali. Nell'ambito di questo progetto, le stazioni base verranno aggiornate al 4G e 5G.
Inoltre, i principali operatori di rete dello Zimbabwe hanno utilizzato prestiti sostenuti dalla Cina per costruire e migliorare le loro infrastrutture di telecomunicazione. Il 26 febbraio 2021, il Presidente Mnangagwa ha commissionato il National Data Center (NDC) a Harare. La struttura, che sarà collegata a database di informazioni provenienti dai “principali attori economici e dalle istituzioni statali” ha lo scopo di digitalizzare i servizi governativi. Il progetto è stato completato in collaborazione con il governo cinese. Il regime di Mnangagwa sta già utilizzando la tecnologia di riconoscimento facciale dell'azienda cinese Hikvision negli aeroporti e posti di frontiera. Il software di Hikvision verrà integrato con la tecnologia sviluppata localmente per guidare un sistema di intelligenza artificiale (AI) e di riconoscimento facciale nazionale in Zimbabwe.
La diffusione delle tecnologie di sorveglianza in Zimbabwe ha superato il controllo democratico. Con l'uso di software di spionaggio digitale, pochi agenti della sicurezza statale possono tracciare con precisione un vasto numero di cittadini e catturare e archiviare i loro dati senza alcun controllo. La maggior parte dei media utilizzati per la ricerca nel monitor ha rivelato che la natura segreta della sorveglianza in Zimbabwe crea il rischio di abusi da parte degli attori politici. Nel 2020, il governo di Mnangagwa ha speso 20 milioni di dollari (la prima tranche di un contratto da 100 milioni di dollari che terminerà nel 2025) per una iniziale fase di una rete di sorveglianza di massa dello Stato di polizia in collaborazione con Huawei. Nell'ambito dell'accordo, CloudWalk Technology e Hikvision forniranno la tecnologia di riconoscimento facciale, mentre la prima società sta già raccogliendo i dati di milioni di zimbabwani nell'ambito della registrazione biometrica degli elettori per conservarli ed elaborarli in Cina. Tra le richieste di CloudWalk Technologies per la partnership c'è la creazione di reti di comunicazione dati solide e stabili, oltre a un'ampia diffusione delle telecamere. Questo segnerebbe il passo successivo nella partnership con il governo dello Zimbabwe in materia di AI, poiché l'implementazione di un sistema di telecamere per il riconoscimento facciale dipende in larga misura da protocolli Internet affidabili.
La giornalista Amy Hawkins osserva sul Foreign Policy che le intenzioni della Cina vanno oltre la fornitura di infrastrutture e che Pechino sta cercando di esportare la propria ideologia – soprattutto in materia di sorveglianza e controllo – nei Paesi africani attraverso l'iniziativa BRI.
Perché tutto questo è importante?
La maggior parte dei cittadini rimane indifferente alla creazione di uno Stato di sorveglianza che viola la privacy e altri diritti umani fondamentali, nella convinzione di essere immuni dagli eccessi del governo finché non sono attivisti dei diritti, politici o giornalisti. Questa convinzione che la violazione dei diritti umani e digitali non li riguardi affatto ha creato un terreno fertile per l'emergere di una sorveglianza pervasiva in Zimbabwe.
L'introduzione delle tecnologie di sorveglianza in Zimbabwe non è finalizzata a garantire la sicurezza dei cittadini o a progredire verso uno Stato modernizzato, come suggeriscono le narrazioni del governo. Piuttosto, queste tecnologie sono molto utili per lo spionaggio e l'influenza sociale attraverso il controllo delle narrazioni e la formazione del modo in cui la gente dovrebbe guardare al regime al potere. Un alto funzionario del governo, citato dai media locali, conferma che il governo dello Zimbabwe sta costruendo da anni un database di intelligenza artificiale dei cittadini utilizzando tecnologie cinesi.
La sezione 57 della Costituzione dello Zimbabwe prevede il diritto alla privacy, ma questa disposizione viene palesemente violata dal governo dello Zimbabwe che spia i cittadini, archivia le loro informazioni con il pretesto della registrazione biometrica degli elettori e probabilmente utilizza questi dati per fini politici. Sebbene lo Zimbabwe disponga di una legge sulla protezione dei dati, questa viene criticata dai sostenitori dei diritti umani come un atto legislativo destinato a criminalizzare la libera espressione online e a reprimere lo spazio civico, piuttosto che migliorare questa situazione. La sorveglianza incoraggia l'autocensura sulle piattaforme online e serve anche a minare i diritti alla libertà di espressione e alla libertà di associazione, sanciti dalla Costituzione rispettivamente con la Sezione 61 e la Sezione 58.
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