- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

In spagnolo, il linguaggio inclusivo può essere in contrasto con le regole grammaticali

Categorie: America Latina, Spagna, Citizen Media, Donne & Genere, Linguaggi, Media & Giornalismi
8741339203_c2b3f44b02_k

Foto tratta dall'account Flickr di Santi Ochoa e ripubblicata sotto licenza Creative Commons.

Tutti i nomi in spagnolo hanno sia il maschile che il femminile e, secondo le regole dello spagnolo, la forma maschile prevale sul femminile quando descrive un gruppo di persone che contengono membri di entrambi i sessi. Ad esempio, un gruppo di lavoratrici sarebbe descritto come “trabajadoras” con la desinenza femminile plurale in “-as“, ma un gruppo di 99 lavoratrici e un solo lavoratore maschio sarebbe descritto come “trabajadores” con la desinenza maschile plurale –  solo per la presenza di un uomo.

Sempre più persone di lingua spagnola si stanno discostando da questa regola e si stanno orientando verso quella che considerano una scelta per una lingua più inclusiva. Invece di dire “todos” (la forma maschile plurale di “tutti”), preferiscono usare “todos y todas” o anche “tod@s” con il simbolo @ che indica sia la “a” che la “o”, rispettivamente per il femminile e per il maschile.

La più alta autorità per la lingua spagnola, la Real Academia Española(RAE) [1] [es, come i link seguenti], non apprezza questa scelta. Secondo l'Accademia infatti la versione maschile dovrebbe prevalere sulla controparte femminile.

Il sito Clases de Periodismo [2] (Lezioni di Giornalismo) ha recentemente ricordato ai lettori di un rapporto del 2012 dell'Accademia, intitolato “Sessismo linguistico e visibilità delle donne”, scritto dal linguista spagnolo Ignacio Bosque:

El informe de la RAE critica las nuevas guías sobre lenguaje no sexista elaboradas en España por universidades, sindicatos o gobiernos regionales, que proponen, por ejemplo, usar palabras como “la ciudadanía” en lugar de “los ciudadanos” o “el profesorado” en lugar de “los profesores” para hablar de grupos compuestos por hombres y mujeres”.

Tras criticar y resaltar la nula practicidad del “desdoblamiento” genérico -como el citado “todos y todas”- para evitar la supuesta caída en el sexismo, así como el uso indebido del símbolo “@” para superponer el uso femenino de la “a” y el masculino de la “o”, el lingüista descartó la viabilidad de las recomendaciones de las guías”.

Il rapporto della RAE critica le nuove linee guida sul linguaggio non sessista stilate in Spagna da università, sindacati o governi regionali, che propongono, ad esempio, di utilizzare parole come “cittadinanza” invece di “cittadini” o “insegnanti” invece di “i professori” per parlare di gruppi formati da uomini e donne”.

Dopo aver criticato ed evidenziato la nullità del “raddoppiamento del sostantivo sia nel suo genere maschile che nel suo genere femminile” – come il già citato “todos y todas” (tutti e tutte) – per evitare la presunta caduta nel sessismo, nonché l'uso improprio del simbolo “@” per sostituire un'ipotetica “a” per il femminile e una “o” per il maschile. Il linguista respinge le raccomandazioni antisessiste di queste linee guida, definendole non fattibili.”

Secondo Bosque, “l'uso generico del maschile quando sono presenti entrambi i sessi è saldamente stabilito dal sistema grammaticale” dello spagnolo, e non ha senso “forzare le strutture linguistiche”.

Usare o non usare il simbolo “@”?

L'annosa disapprovazione della RAE non sembra aver impedito ai madrelingua spagnoli di permettere l'evoluzione della lingua nel pratico. Infatti sta diventando sempre più popolare l'uso di entrambi i generi al plurale, soprattutto in America Latina.

Il quotidiano argentino La Nación, nel 2012, quando la RAE pubblicò la sua posizione, scrisse in merito a questa decisione dell'Accademia quanto segue:

A la Real Academia Española (RAE) le llamó la atención el uso creciente de un latiguillo lingüístico en América latina: un artículo de la Constitución de Venezuela habla de “venezolanos y venezolanas”, y la (ex) presidenta (de Argentina) Cristina Kirchner comienza siempre sus discursos dirigiéndose “a todos y a todas”.

La corriente “reformista” ya ha tenido varios ejemplos, además de los que brindan la Constitución venezolana y la presidenta Kirchner. El 15 de mayo del año pasado, la Puerta del Sol se vio desbordada por un movimiento de manifestantes que, para subrayar su conformación por mujeres indignadas y hombres indignados, se autodenominó “de l@s indignad@s”. Con el signo de arroba, para ser más inclusivos.

La Real Academia Española (RAE) è stata colpita dal crescente uso di uno slogan linguistico in America Latina: un articolo della Costituzione venezuelana parla di “venezuelani e venezuelane“, e l'ex presidente (dell'Argentina) Cristina Kirchner inizia sempre i suoi discorsi rivolgendosi a “todos y todas” ovvero a “tutte e tutti”.

La corrente “riformista” ha già avuto diversi esempi, oltre a quelli forniti dalla Costituzione venezuelana e dal presidente Kirchner. Il 15 maggio dello scorso anno, la Puerta del Sol  [a Madrid] è stata travolta da un movimento di manifestanti che, per sottolineare che al suo interno vi fossero sia donne indignate che uomini indignati, si sono definiti “l@s indignad@s” ovvero “@l@ indignat@” (le indignate e gli indignati). La chiocciola @ serve quindi per indicare l'inclusività linguistica.

Sebbene l'inclusività linguistica sia fondamentale, Marcela Zeledón, scrivendo sul sito Enfoque Jurídico [3] un post sul blog nell'aprile del 2015, raccomanda di evitare l'uso della chiocciola “@”, poiché non ha nessun valore linguistico ed è per giunta impronunciabile.

Nel suo articolo intitolato “El uso del lenguaje inclusivo ¿Necesidad social? [3]” (L'uso del Linguaggio inclusivo. Una necessità sociale?), ha definito il linguaggio inclusivo in questi termini:

… el lenguaje incluyente, hace referencia a toda expresión verbal o escrita que utiliza preferentemente vocabulario neutro, o bien, hace evidente el masculino y el femenino. También evita generalizaciones del masculino para situaciones o actividades donde aparecen mujeres y hombres”.

… il linguaggio inclusivo si riferisce a qualsiasi espressione scritta o verbale che utilizza preferibilmente un vocabolario neutro o rende evidenti il ​​maschile e il femminile. Evita anche l'uso di generalizzazioni al maschile per situazioni o attività in cui compaiono sia donne che uomini”.

Zeledón ha continuato cercando di spostare il focus sul vero problema. Poiché, secondo l'autrice, il problema non è nell'aggiunta delle desinenze “os/as” (i/e) alla fine di tutte le parole per indicare il genere, ma in realtà si dovrebbero utilizzare termini e concetti neutri che includono e rendono visibile ogni gruppo all'interno della società.

Secondo l'autrice, un esempio di ciò sarebbe “abbandonare l'uso del termine ‘uomo’, che è sempre stato usato universalmente”. Per Zeledón, questa pratica rende invisibile la presenza di bambini e donne. Pertanto, il modo adeguato per riferirsi a entrambi i sessi sarebbe quello di usare termini come “persone”, “esseri umani”, “umanità” o “specie umana”.

Non è la lingua a determinare la realtà

Sul sito Página 12 [4], Sandra Russo ha sottolineato nel suo scritto Sobre todos y todas [5] (Su ‘tutti e tutte’) che il rapporto della RAE era stato firmato da 23 accademici, ma che soltanto tre di essi erano donne:

La RAE salió, una vez más, al choque de una avanzada de género promovida desde hace años por muchos colectivos feministas, que elaboran guías sobre el sexismo en el lenguaje[…] Las feministas protestan porque el sustantivo masculino incluye al femenino, y eso ya no es un detalle, ni un modo decir lo correcto, ni es una enunciación justa. Las mujeres estamos gramaticalmente incluidas en los sustantivos masculinos (trabajadores, ciudadanos, amigos, invitados, etc.: todo eso, que es de género masculino, lleva al género femenino incorporado, justo como una costilla semántica). Pero no es la lengua la que determina la realidad, es al revés.

La RAE si è pronunciata ancora una volta contro l'avanzamento del genere femminile promosso da anni da tanti gruppi femministi che hanno elaborato delle vere e proprie guide sul sessismo nella lingua […] Le femministe protestano perché il sostantivo maschile include il femminile, che non è più un dettaglio, né un modo per dire la cosa giusta, né è un'affermazione equa. Le donne sono “grammaticalmente” incluse nei nomi maschili: lavoratrici (trabajadores), cittadine (ciudaddanos), amiche (amigos), ospiti (invitados), ecc.: Tutto ciò che è maschile incorpora automaticamente anche il femminile, proprio come una costola semantica. Ma non è la lingua che determina la realtà, è l'esatto contrario.

Ha poi aggiunto:

Las lingüistas feministas sostienen que esa inclusión forzada de lo femenino en lo masculino es una forma de exclusión en la lengua. El estar contenidas e invisibilizadas en los sustantivos masculinos obliga a las mujeres a una pregunta que deben hacerse miles de veces en sus vidas: “¿Me están hablando a mí?”, mientras los varones jamás pasan por esa experiencia.”

Le linguiste femministe sostengono che questa inclusione forzata del femminile all'interno del maschile è una forma di esclusione nella e dalla lingua stessa. L'essere contenute nei sostantivi maschili e l'essere di conseguenza “invisibili”, costringono le donne a porsi migliaia di volte la stessa domanda nel corso della loro vita: “Stanno parlando di me?” Mentre gli uomini non sapranno mai quel che si prova.

Allo stesso modo, Russo ha sottolineato che “quei gruppi di persone che si sentono a disagio con la lingua sono quelli che la modificano, in un movimento naturale verso la precisione e la specificità”.

Su Twitter, tuttavia, la tendenza è stata quella di sostenere la posizione della RAE:

La RAE respinge fermamente la forma “todos y todas” [forma maschile e femminile per todo “tutto”] della costituzione del #Venezuela [11], usata da Cristina Fernández de Kirchner [ex presidente dell'Argentina] e da Rafael Correa [presidente dell'Ecuador] — Robert Ramia (@titoramia) 11 novembre 2015 [10]

Da quando in qua viene usata la formula “todos y todas” [forma maschile e femminile di “tutto]? Non hanno letto le regole della RAE …? Inoltre suona ridicolo.

La RAE [17] si è pronunciata contro “todos y todas” [forma maschile e femminile di tutto al plurale] indicandola come una forma “grammaticale e patriarcale”.