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Cambiamenti climatici ed attività minerarie: l’agonia di due fiumi in Costa d'Avorio e Mali

Categorie: Africa sub-sahariana, Costa d'avorio, Mali, Niger, Ambiente, Citizen Media, Disastri, Media & Giornalismi, Sviluppo

Il fiume Sassandra, in passato bordato da mangrovie con le sue acque pescose. Foto usata con licenza di CENOZO [1]

Questo articolo si può trovare sul sito di CENOZO [2] [fr, come i link seguenti]. È stato redatto da Aïssatou Fofana (Costa d'Avorio), Abou Traoré (Costa d'Avorio) e Kangaye Sangaré (Mali) nell'ambito del progetto “Afrique de l’Ouest face au changement climatique” [L'Africa occidentale affronta il cambiamento climatico] con il sostegno di CENOZO. La presente versione modificata viene pubblicata nell'ambito di un accordo tra Global Voices e CENOZO. 

I fiumi Sassandra e Niger sono due dei principali fiumi dell'Africa occidentale. Costituiscono una fonte d'acqua essenziale per milioni di persone e danno rifugio ad un'abbondante fauna. Purtroppo i cambiamenti climatici e l'attività umana, in particolare mineraria, hanno avuto un effetto devastante su questi due corsi d'acqua, rendendoli sempre più inospitali per numerose specie e minacciando i mezzi di sussistenza di quanti dipendono da loro. La nostra inchiesta, realizzata con il sostegno di CENOZO [1] e del Centro per il Giornalismo Investigativo (CIJ) rivela l'ampiezza del fenomeno.

Guassabo, località situata ad ovest della Costa d'Avorio, a 440 km da Abidjan, è una città di passaggio rinomata come la “città del pesce” della Costa d'Avorio. Vi si trovavano i pesci migliori e più grandi della regione: pesci di tutti i tipi, freschi ed affumicati, per tutti i gusti e per tutte le tasche.

Oggi, i cambiamenti climatici ed alcune attività umane hanno avuto ragione di questa antica fiorente attività. Nel gennaio 2016 avevano già raccolto i commenti dei pescatori che dovevano affrontare questo fenomeno [3]. In effetti, dal 2005 le cose non hanno fatto che peggiorare. Oltre alla siccità dei fiumi, la pratica clandestina di attività mineraria [4] dei villaggi costieri minaccia il benessere delle comunità che risiedono sulle sponde del fiume.

Secondo uno studio denominato “Hydrologie et morphologie de l’estuaire du fleuve Sassandra, Basse Côte d’Ivoire” [5] [idrologia e morfologia dell'estuario del fiume Sassandra, bassa Costa d'Avorio], effettuato nel  2015 da parte di ricercatori dell'università Félix Houphouët Boigny (UFR delle scienze terrestri e delle risorse minerarie, Dipartimento di geoscienze marine), del centro di ricerche oceanografiche di Abidjan (CRO), del laboratorio di fisica e geologia marina (PHYGEM) e del centro uiversitario di ricerca ed applicazione in telerilevamento (C.U.R.A.T.), la siccità del fiume Sassandra è già da anni una realtà.

Il fenomeno dell'inversione delle acque dovuto ai cambiamenti climatici ed all'azione umana

Uno studio [6] dei ricercatori dell’Università Jean Lorougnon Guédé [7] di Daloa (città situata nel centro-ovest della Costa d'Avorio), mette in evidenza la tossicità dell'acqua del fiume Sassandra che, a monte della diga di Buyo [8], dovrebbe alimentare con acqua potabile le città della regione dell'Alto Sassandra e del Dipartimento di  Duekoué. I risultati di questa ricerca hanno dimostrato che

“Les intrants agricoles, les activités d’orpaillage [9] et les déchets ménagers entraînent une forte contamination des eaux de ce fleuve en éléments traces métalliques (ETM) ». Ce qui augmente, expliquent les chercheurs, « la pollution par les métaux des écosystèmes aquatiques en raison des effets de l’urbanisation, de l’agriculture, des activités d’orpaillage et dans une moindre mesure de l’industrialisation.

“Gli input agricoli, le attività di ricerca aurifera [9] ed i rifiuti domestici causano una forte contaminazione delle acque di questo fiume con oligoelementi metallici (ETM) », facendo aumentare – spiegano i ricercatori – «l'inquinamento da metallo degli ecosistemi acquatici in ragione degli effetti dell'urbanizzazione, dell'agricoltura, delle attività di ricerca aurifera e, in minima misura, dell'industrializzazione.

Un'altra conclusione dei risultati di queste ricerche riporta che « le concentrazioni elevate di mercurio e di rame nei sedimenti del lago Guessabo costituiscono quindi un pericolo potenziale, e fanno di tali sedimenti una fonte endogena di inquinamento ». Ciò impatterebbe sulla salute delle persone che consumano i pesci di fiume e sull'acqua della diga. Un altro elemento, il disturbo dell'ecosistema fluviale [10] causato da queste attività, favorirebbe inoltre la scomparsa di alcune specie di pesci [3]. Perché  “gli inquinanti metallici possono passare nella colonna d'acqua quando le condizioni siano favorevoli, generando così degli effetti nefasti sulla qualità delle acque e sulla vita acquatica”.

La crescita di mercurio [11] – un metallo in forma liquida argentata che è una sostanza estremamente tossica  – « registrata in questa zona sarebbe dovuta senza dubbio alle principali attività umane quali l'agricoltura (insetticidi, funghicidi, battericidi ed erbicidi), le vernici, l'uso di apparecchiature elettriche e di prodotti farmaceutici. La cattiva gestione dei rifiuti nella zona sarebbe all'origine di questo inquinamento », riporta lo studio. Rischi ecologici che potrebbero tradursi nell'inquinamento del fiume, delle acque sotterranee e di conseguenza della falda freatica.

Il desiderio di trovare maggiori quantità di oro spinge i ricercatori ad utilizzare abusivamente diversi mezzi tecnici (draghe, attrezzature…) e prodotti tossici (mercurio, cianuro) che, secondo il  rapporto di valutazione iniziale della Convenzione di [12]Minamata [12], risospinti nell'aria dalla bruciatura degli amalgami mercurio-oro, nelle acque e sul suolo dal processo di amalgama dei minerali auriferi, costituiscono un pericolo per l'ambiente e per l'uomo.

Il fiume Sassandra in Costa d'Avorio non è un caso isolato di contaminazione dovuta alle attività minerarie e soggetta agli effetti dei cambiamenti climatici. Il fiume Niger in Mali è nella stessa situazione.

Anche il fiume Niger in Mali è minacciato dall'estrazione aurifera

Dal 2001 il Mali è il terzo produttore aurifero dopo il Sudafrica ed il Ghana. Negli ultimi decenni la corsa all'oro si è intensificata e, di conseguenza, la proliferazione di siti di ricerca tradizionali. Nelle regioni di Sikasso (circuito di Yanfolila), nella regione di Koulikoro, o ancora a Kayes, queste attività di estrazione aurifera inquinano i fiumi, in questo caso il fiume Niger che attraversa per il 42% della sua lunghezza il Mali, secondo il rapporto [13] sullo stato del fiume Niger in Mali.

Sempre nello stesso rapporto viene riportato che il fiume costituisce la principale fonte d'acqua dolce del paese, e che tre maliani su quattro abitano nel bacino del Niger e vivono in un modo o nell'altro delle sue risorse.

Lo sfruttamento aurifero per dragaggio, operazione che consiste nell'estrarre l'oro contenuto nelle sabbie, nelle ghiaie e nel suolo dei corsi d'acqua, viene ampiamente praticato nella zona. Si effettua con prodotti chimici come mercurio e cianuro. Il dragaggio costituisce una grave minaccia per il fiume e le specie che vi vivono.

A fronte di un tale disastro ambientale il governo maliano aveva sospeso le attività di sfruttamento aurifero mediante dragaggio sui corsi d'acqua del Mali per 12 mesi a partire dal 15 maggio 2019. Ma è stata fatica sprecata. Non appena scaduto il divieto i dragatori hanno ripreso le loro attività.

« Anche se sospendessimo completamente le attività di estrazione aurifera per dragaggio nei fiumi del Mali, si dovrebbero attendere 20 anni per disinquinare le acque. L'estrazione aurifera per dragaggio nel fiume Niger aumenta la torbidezza dell'acqua, la rende inadatta all'irrigazione e, di conseguenza, ad oggi non ci sono più pesci nel fiume », ha spiegato il prof. Adama Tolofoudié, professore ricercatore dell'università di scienze, tecniche e tecnologie di  Bamako (USTTB).

L’estrazione aurifera è estremamente complessa in Mali ed il suo impatto è enorme

Le popolazioni rivierasche di Yanfolila nella regione di Sikasso e di Kangaba nella regione di Koulikoro sostengono che sia impossibile utilizzare l'acqua del fiume se non per lavare piatti e bucato. « Le popolazioni sono molto esposte [14] e sovente si ammalano senza che sia possibile capire di cosa soffrono. Tutto il denaro guadagnato in questi siti serve poi a curarle », racconta Fatoumata Traoré, insegnante a Yanfolila.

Nonostante questo forte inquinamento del fiume, dovuto a molti altri fattori oltre all’estrazione aurifera [15], ad esempio l'agricoltura, i trasporti, le attività industriali ed artigianali, le autorità sono ancora in difficoltà a prendere delle  decisioni ferme per ovviare a questo problema. Un responsabile di una delle località che abbiamo visitato ci ha confidato che ogni volta che scoppia un conflitto su di un sito di estrazione, le autorità cambiano il governatore interessato per andare sul sicuro. Secondo lui « la storia relativa all'estrazione aurifera è molto complessa in Mali e gli impatti sono enormi ».

Gli effetti dei cambiamenti climatici sui fiumi Sassandra e Niger sono allarmanti. L'aumento delle temperature, i fenomeni metereologici estremi, l'aumento dei sedimenti e la siccità hanno tutti un effetto devastante sugli ecosistemi dei fiumi, rendendoli sempre più inabitabili per diverse specie e mettendo in pericolo i mezzi di sussistenza delle popolazioni che da essi dipendono.