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Fatto di un'altra stoffa: ex migrante e lavoratore nepalese è ora un imprenditore

Categorie: Asia meridionale, Nepal, Citizen Media, Economia & Business, Good News, Lavoro, Migrazioni, Sviluppo, The Bridge
Image via Nepali Times. Used with permission. [1]

Krishna Timilsina nella propria fabbrica. Immagine di Nepali Times, usata su permesso.

Questo articolo [1][en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], creato a partire da una conversazione con Krishna Timilsina, fu originariamente pubblicato su Nepali Times nella loro serie Diaspora Diaries [2] e ne viene ripubblicata una versione redatta su Global Voices sulla base di un accordo di condivisione dei contenuti.

Io, Krishna Raj Timilsina [3][ne], crebbi in Ramechhap nella provincia Bagmati del Nepal. Dal mio villaggio dovetti camminare 12 ore per arrivare a Manthali, la sede del distretto di Ramechhap, per il mio esame di certificazione scolastica (SLC). Questo avvenne durante il periodo maoista [4], e ciò rendeva il fatto di rimanere nel mio villaggio abbastanza pericoloso. Rischiare le nostre vite era solo uno degli ostacoli che affrontavamo per completare i nostri studi. Dei 106 studenti nella mia turnata, solo 10 di noi passarono l'esame.

Andai nella capitale nepalese di Katmandu per gli studi superiori e ricordo di aver viaggiato in cima a un autobus pubblico per arrivarci. Nella città non avevo il sostegno della mia famiglia e dovetti lavorare duramente. Ottenni un lavoro in un negozio di abbigliamento che mi garantiva 1.200 rupie indiane (13 euro circa) al mese, e più lavoravo lì più desideravo aprire una mia propria attività nel settore dell'abbigliamento.

Non avevo, però, il capitale necessario per l'avviamento e nessuno nella mia famiglia o nel mio cerchio di amicizie era disposto a prestarmi del denaro. Avevo solo 18 anni e pensavano che fosse una proposta rischiosa.

Krishna Timilsina photographed abroad. Image via Nepali Time. Used with permission. [1]

Krishna Timilsina fotografato all'estero. Immagine di Nepali Times, usata su permesso.

Perciò, feci ciò che ogni nepalese della mia età faceva allora e fa ancora: nel 2018 feci i bagagli e migrai all'estero per lavoro. Ottenni un lavoro in una fabbrica in Malesia, dove caricavo scatole piene di guanti chirurgici su container. C'era così caldo e tanta umidità all'interno dei container di metallo che ero madido di sudore. Dovevo fermarmi a strizzare la mia T-shirt zuppa di sudore circa ogni mezz'ora. Dopo ebbi un lavoro presso una compagnia che si occupava di trasferimenti di denaro e che era fisicamente meno logorante.

Lavorare all'estero fu una sfida, ma almeno guadagnai qualcosa. Nel 2010 tornai in Nepal con circa 700.000 rupie indiane (circa 8.000 euro) messe da parte per aprire un mio negozio di abbigliamento. Il mio sogno irrealizzato stava finalmente diventando realtà. Le persone, inoltre, si fidavano di più a prestarmi del denaro: ero più grande, maturo e avevo fatto esperienza all'estero.

Il mio negozio di abbigliamento andò bene e con l'espandersi dell'attività aprii altri sei negozi nella capitale. Ma ero sempre curioso di capire da dove venissero i vestiti che vendevo e come venissero fatti. Quando viaggiavo in India, Bangladesh e Cina per procurarmi gli abiti per il negozio, visitavo le fabbriche dei miei fornitori. Mi chiedevo spesso perché non potessimo produrre noi stessi i vestiti in Nepal.

A garments factory [1]Image via Nepali Times. Used with permission. [1]

Finalmente raccolsi il coraggio per acquistare sette macchine da cucito e iniziai a fare vestiti nel mio appartamento. La risposta dei clienti fu incoraggiante. Iniziai a chiudere i negozi e a espandere la produzione aggiungendo altre 60 macchine.

Non ci volle molto prima che la mia marca di abbigliamento, Thread Garment, diventasse un fornitore di vestiti a pieno titolo. Produciamo abbigliamento da uomo e riforniamo negozi in tutto il Nepal; vendiamo persino tute da ginnastica, sacchi a pelo e cappotti termici, che prime venivano importati, alla polizia e all'esercito del Nepal. I miei vestiti con l'etichetta “Fatto in Nepal” ora vengono venduti in Malesia, Qatar e Dubai, quegli stessi Paesi in cui lavorano i Nepalesi.

Non ho ricevuto alcun supporto dal governo nepalese. Sarebbe utile se potessero aiutare col posizionamento degli abiti nepalesi e di altri prodotti in Europa e negli Stati Uniti. Le ambasciate nepalesi in Paesi stranieri potrebbero facilitare il commercio, perché ciò per cui abbiamo davvero bisogno di supporto è l'accesso ai mercati internazionali.

Tutto ciò di cui la maggioranza delle persone ha bisogno è un contesto in cui poter lavorare duramente, uno spiraglio per mostrare cosa possono fare. Questo è ciò che rappresenta un impiego all'estero per molti dei Nepalesi che lasciano il paese a frotte. Sto cercando di dare un'opportunità ai Nepalesi qui a Thread Garment: ho 600 impiegati a Katmandu e 250 nella mia succursale a Itahari.

Ho solo 34 anni, ma mi sento come un guardiano per i lavoratori e le loro famiglie. Quando una madre è ammalata o va pagata la retta scolastica di un bambino, devo esserci per loro. Le mie umili origini e i sacrifici mi permettono di capire cosa stanno passando.

Image via Nepali Times. Used with permission. [1]

Immagine di Nepali Times, usata su permesso.

È una grande responsabilità essere la fonte di speranza per così tanta gente, ma abbiamo messo in piedi una forte squadra dirigente composta da 42 impiegati. La squadra si è sviluppata con naturalezza duranti gli anni e i suoi membri provano un senso di responsabilità nei confronti della compagnia. Quando sto bene, stiamo tutti bene. Loro lo sanno e sono diventati una solida colonna portante.

Non ho mai ricevuto nessuna formazione su come gestire un'attività. Non ho una laurea e ho solo finito le scuole superiori. Ma so come perseverare. Imparo strada facendo. Sono sicuro di potercela fare, come possono anche gli altri.

Image via Nepali Times. Used with permission. [1]

Immagine di Nepali Times, usata su permesso.

Molti Nepalesi tornano dall'estero con qualche risparmio. Provano a investire in un'attività, ma essendo rimasti scollegati dal Nepal finché erano all'estero ed essendo affamati di risultati, possono prendere decisioni di investimento affrettate. Se falliscono, migrano di nuovo e questo può diventare un circolo vizioso senza fine.

Talvolta investono in qualcosa che non è per nulla collegato all'ambito in cui hanno esperienza. La mia avventura nel settore dell'abbigliamento in realtà è iniziata quando avevo 18 anni e, ancora studente, lavoravo in un negozio di vestiti.

Forse non sarei arrivato qui se avessi investito in un'attività con cui non ho familiarità. La gente forse non mi conosce, ma conosce Thread Garment. Ci vogliono anni per capire il mercato e mettere in piedi un marchio.