Cattura di Stato in Sudafrica da parte della famiglia Gupta: una lezione sull'influenza politica

Former South African president Jacob Zuma during a past event in 2017. Image credit: GovernmentZA, Attribution-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-ND 2.0)

L’ex presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, durante un evento del 2017. Foto: GovernmentZA, Attribuzione – Non opere derivate 2.0(CC BY-ND 2.0)

Distribuzione di posizioni ministeriali, corruzione e appropriazione indebita: così la  famiglia Gupta [en, come tutti i link successivi], in collusione con l’allora presidente Jacob Zuma, ha messo sotto scacco il Sudafrica utilizzando la tecnologia, l’industria mineraria e l’impero degli affari ingegneristici del Paese. Comunemente conosciuti come la “famiglia Gupta”, i tre fratelli, Atul, Rajesh e Ajay Gupta, hanno creato una piccola compagnia tecnologica nel 1993 in seguito al loro trasferimento in Sudafrica dall’India; successivamente, dopo aver comprato grandi quote in industrie di diversi settori, sono riusciti a far crescere la loro ricchezza in maniera esponenziale. Nel 2016, Atul Gupta è stato inserito in Who Owns Whom, un’organizzazione di ricerca indipendente focalizzata sulle imprese africane, tra le persone di colore più ricche del Paese. 

Questa banda di fratelli è riuscita a tramutare la propria ricchezza in influenza mantenendo uno stretto rapporto con Jacob Zuma, presidente dal 2009 al 2018, anno dello scandalo che l’ha coinvolto. Già nel 2003, i figli dell’ex presidente avevano ottenuto posizioni di rilievo nell’azienda dei Gupta, matrimoni interamente finanziati e persino degli appartamenti a Dubai, in cambio di influenza e potere.

Ciò porta ad un più oscuro commento sulle possibilità di abusi da parte dei super ricchi di tutto il mondo. Più specificatamente, la legislazione ed i responsabili politici esistenti sembrano operare nell’ottica che tali individui utilizzeranno la propria influenza politica senza moderazione.

Ironicamente, data la clemenza concessa ai protagonisti domestici, quando si tratta di interferenze nei governi autoritari d’oltremare, un turbinio di leggi di “influenza straniera“ intervengono per limitare e monitorare qualsiasi intervento nelle politiche interne, attraverso campagne di disinformazione, lobbismo, donazioni politiche e spionaggio da parte di un individuo, gruppo, organizzazione o corporazione per conto di uno Stato estero; atti in cui Cina e Russia si sono mostrati particolarmente complici. Ciò ha stimolato il Foreign Influence Registration Scheme britannico, intento a combattere le influenze straniere e lo spionaggio, che dovrebbe ricevere l'assenso reale nel 2023. In modo simile, nel 2021, il Canada aveva introdotto un Atto per stabilire il disegno di legge sul registro dell'influenza straniera per la preoccupazione che parlamentari ed altri legislatori beneficiassero del mantenimento delle relazioni con la Cina.

Così, i governi stanno rispondendo alla lezione appresa dalla Guerra Fredda, ovvero che la guerra tra gli Stati non avviene più solo in combattimento, ma anche tramite le influenze. Mentre il mondo è diventato sempre più consapevole ed impaurito dalle influenze illiberali dei regimi autoritari, la cattura dello Stato del Sudafrica è forse la prova del fatto che non solo questi ultimi lavorano nell’ombra per influenzare le politiche degli Stati liberali.

Nel caso della cleptocrazia in Sudafrica, la malfamata famiglia Gupta e l’ex presidente Jacob Zuma sono stati coinvolti nello scandalo: quest’ultimo avvalendosi del consiglio del consulente globale Bain and Co. di utilizzare le istituzioni statali per il proprio tornaconto. Hanno agito “catturando“ cinque delle più grandi imprese statali e disabilitando l’agenzia di riscossione delle imposte del Paese, La SARS. Le commissioni risultanti, la Zondo e la Nugent, hanno rivelato che milioni di Rand sudafricani sono andati perduti. Mentre molti lamentavano il costo finanziario, ulteriori implicazioni dello scandalo includevano una crescita economica stentata, il fallimento statale degli interventi contro la crescente disoccupazione, il peggioramento di ineguaglianza e povertà, così come una decrescita degli investimenti esteri nel Paese.

Comunque, c’è un asppetto secondario di influenza politica indebita. La storia iniziale del Financial Times che ha fatto traboccare lo scandalo di questa “cattura statale” riferiva dell’abilità della famiglia Gupta di influenzare le nomine alla carica di Ministro delle finanze. Mcebisi Jonas, Ministro aggiunto delle finanze dal 2014 al 2016, ha confermato che fossero stati i Gupta ad offrirgli la posizione. Inoltre, il membro del Congresso Nazionale Africano Des van Rooyen ha ammesso che i fratelli Gupta accettarono la sua candidatura come Ministro delle finanze dopo che ebbe visitato le loro abitazioni per almeno sette volte nei giorni precedenti la sua nomina. Quindi, la famiglia sembra aver avuto voce in capitolo nelle nomine ministeriali; qualcosa che, nel contesto di influenze straniere da parte di regimi autoritari, è considerato illegale nella maggior parte delle legislazioni.

In particolare, i Gupta non sono soli nella loro ricchezza. La crescente disuguaglianza e le ricchezze illimitate del mondo globalizzato hanno creato un segmento della società di super ricchi. Con il denaro, cresce l’influenza. Quindi, il potere incontrollato di questi super ricchi può mettere in pericolo l’integrità politica e la sovranità interna? Mentre la famiglia Gupta è stata coinvolta in vere e proprie attività illegali, incluse concussione e tentata corruzione, in quest’epoca di individui dal patrimonio netto super elevato (UHNW in inglese), influenze politiche e legali sproporzionate sono all’ordine del giorno.

Un esempio recente di influenza legale è il supporto di Elon Musk al partito repubblicano nella fase preparatoria delle elezioni statunitensi. Generalmente, i dirigenti tecnici hanno evitato annunci di parte. Invece Musk, nuovo proprietario di Twitter, ha usato la sua piattaforma per sostenere un particolare partito politico. Molte persone ammirano il fondatore di PayPal (patrimonio netto 200 miliardi di dollari americani) e molto probabilmente rispetterebbero la sua opinione più di quella dello scienziato politico, dell’analista o dell’esperto. Perciò, figure come quella di Musk hanno influenza e potere sull’opinione pubblica, senza bisogno di ricorrere agli esperti di settore.

Ma il problema va più a fondo. Corporazioni multinazionali (MNC in inglese) esercitano immense ricchezze e, quindi, potere. Tali multinazionali possono selezionare Paesi con le migliori leggi e regolamentazioni per massimizzare i propri profitti e, in ultima analisi, minare la legislazione locale. Queste compagnie spesso dirigono i profitti per detenere società costituite in paradisi fiscali come Svizzera, Lussemburgo, Isole Cayman e Singapore generando trilioni di dollari americani esenti da imposte, in quello che è noto come “reddito apolide“. I profitti sono schizzati alle stelle, al punto da superare il PIL della maggior parte dei Paesi nel mondo. A questo punto, sorge spontanea la domanda: gli Stati hanno o no una qualche autorità sulle multinazionali?

In ultima analisi, l’attitudine dei legislatori nei confronti di super ricchi e multinazionali è totalmente differente da quella dei protagonisti statali stranieri. In altre parole, ai primi viene concesso il beneficio del dubbio e si presume attuino con moderazione. I secondi vengono monitorati e regolamentati da sistemi di registrazione. Questo nonostante l’abilità di super ricchi e multinazionali di influenzare l’opinione pubblica e le lobby e di esprimere opinioni di parte su varie piattaforme politiche. Solo i peggiori, quelli che cercano di comprare la propria influenza con metodi corrotti, vengono puniti.

In Sudafrica, la legislazione non sembra voler cambiare per soddisfare quanti siano pronti ad utilizzare la propria ricchezza per acquisire influenza politica. Un disegno di legge ha bisogno di essere approvato sia dall’Assemblea Nazionale che dal Consiglio nazionale delle province, un processo con cui viene introdotto dall’esecutivo il 90% dei disegni di legge. Ciò rende improbabile l’approvazione di modifiche legislative controverse.

Allo stesso modo in cui vengono regolamentate le influenze straniere, non dovremmo forse regolamentare individui ed attori organizzativi con straordinari livelli di influenza sulle politiche interne? Forse, un qualche tipo di sistema di registrazione avrebbe potuto favorire l’intervento in Sudafrica prima che lo scandalo scoppiasse. La protezione della sovranità statale è qualcosa di necessario e responsabile, oppure al contrario una violazione della libertà di parola, del diritto alla privacy e della libera circolazione? La risposta è ancora tutta da vedere, ma è certo che valga la pena discutere sull’esponenziale crescita dei super ricchi e della loro influenza.

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