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Intervista ad una attivista buriata: “Finché non cambierà la mentalità coloniale, la Russia continuerà ad essere una minaccia”

Categorie: Europa centrale & orientale, Russia, Ucraina, Citizen Media, Economia & Business, Etnia, Giovani, Guerra & conflitti, Relazioni internazionali, Russia invades Ukraine: One year later

Cimitero in Buriazia. Screenshot del canale Youtube Sky News [1]

Dopo che il 24 febbraio 2022 la Russia ha cominciato l'invasione su vasta scala dell'Ucraina [2][ru], Mosca ha mandato a combattere in prima linea una quantità sproporzionatamente grande di soldati da gruppi di minoranze etniche, e la maggior parte delle reclute sono morte. Uno di questi gruppi sono i buriati [3][it], un'etnia mongola che vive nella parte meridionale della Siberia, nei pressi del lago Bajkal. Nonostante il Cremlino abbia dichiarato di stare combattendo il colonialismo, ogni tentativo di costruire un'identità indipendente e fare luce sull'imperialismo sovietico e russo esistente da molto tempo viene sedato in modo violento e censurato [4] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] nella Russia di Putin.

Global Voices ha parlato con Marija V'juškova [5] [ru] della fondazione “Buriazia libera [6]” [ru] della visione coloniale di molti russi, anche di quelli che si schierano contro Putin o che vivono oltre i confini della Russia. V'juškova è collaboratrice scientifica e capo della divisione analitica della fondazione. Attualmente vive nella Bay Area in California.

Maria Vyushkova. Photo by Herve Philippe, used with permission.

Maria V'juškova. Foto di Hervé Philippe, usato con il permesso dell'autore.

Filip Noubel (FN): Secondo Lei ci sono degli indizi per cui i russi schierati contro Putin si rendono conto che le loro idee rimangono comunque coloniali, anche per chi vive fuori dai confini della Russia?

MV: Unfortunately, this is still very difficult. This is not surprising: look at the difficulty, resistance and uproar that come along in the US as part of conversations around the teaching of the history of Black Americans and systemic racism. Despite the fact that, in the US, work has been carried out for several decades to overcome this difficult legacy! In Russia, the topic of domestic colonialism has never really been covered. Since Soviet times, the only correct narrative has been about the “voluntary and peaceful entry” of nations into the Russian Empire [8]. For example, prominent opposition leader Vladimir Ryzhkov [9] stated in a 2016 televised debate that “the Russian Empire has never oppressed a single Buryat” despite the fact that he is a historian, PhD, and professor at Moscow's Higher School of Economics. [10] What can we say about people without a higher education?

At the same time, Russian society's awareness of the colonial nature of Russian history and its own colonial thinking is extremely important both for the future of Russia and for world security. Why? Because military aggression against Ukraine is a 100 percent product of such thinking that frames the events not as an aggressive war with a neighboring state, but as the pacification of a rebellious province. And until this mindset changes, Russia will pose a threat to both its neighbors (which it also considers as “rebellious provinces”) and the world as a whole.

It seems to me that the deep and sincere dissatisfaction with the demolition of monuments to the Russian poet Pushkin [11] in Ukraine, which was expressed by many opponents of Putin (and opponents of the war) is just a relic of colonial thinking, where Russia is the mother country, and Ukraine, a “province,” if not in a political, then in a cultural sense. This shows that we often do not even realize how deeply rooted this way of thinking is in our minds.

Marija V'juškova (МV): Purtroppo, è ancora molto difficile da dire. Ma non mi sorprende: guardi con quanta difficoltà, opposizione e scandalo si parla adesso in America dell'insegnamento della storia afroamericana e del razzismo sistematico. E questo nonostante in America ormai si lavori da decenni al superamento di questa pesante eredità! E in Russia il tema del colonialismo intrinseco non è mai stato affrontato bene. Fin dall'era sovietica mettevano bene in testa alla gente un'unica narrativa secondo cui i diversi popoli “entravano in modo volontario e pacifico” a fart parte dell’Impero russo [12] [it]. Per esempio, il noto oppositore Vladimir Ryžkov [9], durante un dibattito televisivo del 2016, ha dichiarato che “l'Impero russo non ha mai perseguitato neanche un buriato” – e questo nonostante Ryžkov sia uno storico, abbia un dottorato di ricerca e sia professore alla Scuola superiore di economia [13] [it]. Quindi che dire delle persone che non hanno un grado elevato di istruzione?

Per di più, la consapevolezza da parte della società russa del carattere coloniale della sua storia e del pensiero coloniale intrinseco è di massima importanza sia per il futuro della Russia che per la sicurezza mondiale. Perché? Perché l'aggressione militare contro l'Ucraina è al 100% frutto di questo pensiero, che comprende anche questa guerra di conquista di una nazione vicina e la repressione di una provincia ribelle. E finché questo modo di pensare non cambierà, la Russia continuerà a rappresentare una minaccia sia per i suoi vicini (che considera sue “province ribelli”), sia per il mondo in generale.

Mi sembra che la disapprovazione profonda e sincera per la demolizione dei monumenti di Puškin in Ucraina, dimostrata da molti oppositori di Putin (e della guerra) sia comunque un residuo del pensiero coloniale secondo cui la Russia è la madrepatria, mentre l'Ucraina è una “provincia”, se non in senso politico, almeno in senso culturale. Questo ci dimostra che spesso non abbiamo consapevolezza di quanto sia radicata questa linea di pensiero nella nostra coscienza.

FN: I buriati, i ceceni e altre minoranze sono demonizzate da alcuni ucraini e dal Vaticano, e la propaganda russa ne fa degli “assassini naturali”. Queste narrative cambieranno?

MV: I am not at all surprised by the reaction of the Ukrainians, since it is more than natural to “demonize” the soldiers of the enemy army that attacked your country. Yes, we can say that they are demonized to a greater extent than Russians. Ukrainian journalist Vitaliy Portnikov [15] noted on this occasion that it is easier to hate the Other, a person of a different appearance, a different race and/or religion, than one who is outwardly indistinguishable from you.

There is indeed such a thing as racial perception of crime: the perception of the number of crimes committed by people of a different race tends to be inflated. In the US, for example, studies have shown that the white majority tends to grossly overestimate the number of crimes committed by African-Americans. Similarly, in Russia in the 2000s, there was a widespread opinion that all crimes were committed by migrants from Central Asia and the Caucasus.

But for those Russians opposing Putin yet picking up the narrative that “the Buryats are to blame for everything,” I do have questions. It is clear that the roots of the Russian army's cruelty go deep into history: two wars in Chechnya [16], the war in Syria [17], the Afghan war in Afghanistan [18], where at least half a million Afghan civilians were killed. This cruelty is mirrored in the psychology of Russian society (and not only of its pro-Putin part), and looking into such a mirror is not very pleasant. That is why some seized on a simple solution: to declare that exotic savages like the Buryats and Chechens are to blame for everything, and the “holy Russian soldier” and Russian society itself have nothing to do with it.

As for the Vatican, it is clearly pursuing some kind of diplomatic goals of its own and avoids directly blaming the Kremlin, thinking that it is more convenient to act as a peacemaker. But who should be called responsible for war crimes? This is where the “Chechens and Buryats” successfully turned up, on whom everything can be blamed. Given the history of the Vatican's attitude towards indigenous peoples, this is not surprising.

At the same time, it is quite obvious that when a nuclear power with a million-strong army attacks a neighboring state, it is somehow strange to blame a small Siberian nation, who makes up 0.3 percent of the population of this country, for all this.

MV: Non sono affatto sorpresa dalla reazione degli ucraini, perché “demonizzare” i soldati di un esercito nemico che ha assaltato il tuo Paese (e sto parlando proprio di quei buriati e di quei ceceni) è più che naturale. Sì, si può dire che vengono demonizzati molto più dei russi. Il giornalista ucraino Vitalij Portnikov [15] [uk] ha notato, a questo proposito, che odiare l'Altro, una persona di aspetto, di razza e/o di religione diversa è più facile che odiare una persona identica a te.

Inoltre, esiste una cosa chiamata “percezione razziale” della criminalità: la percezione della quantità di cimini compiuti da persone di un'altra razza, di norma, è eccessiva. Ad esempio, in America alcune ricerche hanno dimostrato che la maggioranza dei bianchi è incline a sopravvalutare il numero di crimini compiuti dagli afroamericani. E in Russia, negli anni Duemila, era molto diffuso il pensiero secondo cui tutti i crimini fossero opera di migranti.

Ho invece molte domande per gli oppositori russi che supportano la narrativa secondo cui “i buriati sono colpevoli di tutto”. È evidente che l'origine della violenza dell'esercito russo sia radicata in un'epoca molto remota: ci sono state due guerre in Cecenia [19] [it], una guerra in Siria [17] e una in Afghanistan [20] [it], dov'è stato ucciso non meno di mezzo milione di afghani. In più, questa violenza è il riflesso della psiche della società russa (e non solo della parte che sostiene Putin), e guardarsi in questo specchio non è molto piacevole. Ecco perché alcuni si sono aggrappati ad una soluzione semplice: dire che i colpevoli di tutto sono i selvaggi, come i buriati e i ceceni, e che “il santo soldato russo” e la società russa stessa non c'entrano niente.

Per quanto riguarda il Vaticano, è evidente che sta perseguendo qualche suo scopo diplomatico ed evita di incolpare direttamente il Cremlino, pensando che così sia più conveniente assumere il ruolo di pacificatore. Ma bisogna pur incolpare qualcuno per i crimini di guerra, no? E per fortuna ci sono “i ceceni e i buriati”, su cui si può scaricare tutto. Considerando le relazioni precedenti del Vaticano con i popoli indigeni, non c'è da sorprendersi.

Peraltro, è evidente che quando una potenza nucleare invade la nazione vicina con un esercito di milioni di persone, è strano incolpare una piccola minoranza siberiana, che costituisce lo 0,3% della popolazione di questo Paese.

FN: La Buriazia è una regione economicamente svantaggiata. Come riescono le persone (specialmente le donne) ad affrontare la necessità di sopravvivere economicamente e la consapevolezza che così tanti giovani muoiano in guerra?

MV: In the annual ratings of Russian regions in terms of average per capita income and quality of life, Buryatia regularly falls into the bottom ten. At the same time, there is no direct and unambiguous connection between the level of income in the region and the number of soldiers who died in the war. An equally important factor is the concentration of military units per capita in the region. Both factors are present in Buryatia: low incomes and a huge number of military units with a small (less than a million) population. Therefore, the proportion of servicemen among the inhabitants of Buryatia is indeed very high.

The lack of social wellbeing is also expressed in the high level of suicides (from year to year Buryatia is among the leaders in this indicator among Russian regions) and the so-called “deaths from despair.” Due to early deaths, the average age of men in Buryatia is five years lower than the average age of women. And, of course, due to the death of a large number of men in the war, the situation will only get worse.

The need for economic survival is a harsh reality for most of Russia's population, and Buryatia is no exception. Let's not forget that the difficult economic situation now is not some kind of exceptional phenomenon, characteristic of only one particular region. And, of course, when people are busy surviving, they have no strength left for anything else, they fall into indifference and get used to considering themselves powerless to change something. Hence the low level of political, civil and protest activity. But this is also not something unique compared to other regions.

MV: Nelle classifiche annuali del guadagno medio e qualità della vita delle regioni russe la Buriazia finisce regolarmente tra gli ultimi dieci posti. Ma bisogna considerare che non c'è un legame diretto e univoco tra il livello delle entrate nella regione e la quantità dei morti in guerra in Ucraina. Un fattore non meno importante è la concentrazione di unità militari pro capite in questa regione. In Buriazia sono presenti entrambi i fattori: entrate basse e un'enorme quantità di unità militari per una popolazione piccola (meno di un milione di abitanti). Per questo infatti la proporzione di militari in servizio tra gli abitanti della Buriazia è molto alta.

Il malessere sociale si riflette anche nell'alto tasso di suicidi (la Buriazia di anno in anno è sempre tra le regioni russe con il più alto numero di suicidi) e le cosiddette “morti per disperazione”. A causa delle morti premature, l'aspettativa di vita media per un uomo in Buriazia è di 5 anni più breve rispetto alla quella di una donna. E poi, certamente, a causa della morte di una grande quantità di uomini in guerra, la situazione può solo aggravarsi.

La necessità di sopravvivere economicamente è una realtà dura per la maggior parte dei popoli della Russia, e la Buriazia non è un'eccezione. Non dimentichiamo che la grave situazione economica adesso non è un evento eccezionale, caratteristico solo di una regione in particolare. E poi, certo, quando la gente è impegnata a sopravvivere, non le rimangono forze per nient'altro, diventa indifferente e si abitua a considerarsi troppo debole per poter cambiare qualcosa. Da questo derivano i bassi livelli di attività politica, civile e di protesta. Ma anche questa non è una situazione unica, a confronto con le altre regioni.

FN: Ci può raccontare qualcosa sul lavoro della vostra organizzazione “Buriazia libera”?

MV: If we talk about our anti-war activities, then moral considerations are at the forefront for us: we consider the war in Ukraine a criminal aggression against a neighboring country, which should be condemned, including under the Criminal Code of the Russian Federation. However, we understand that in order for more people to hear us, we must also talk about the economic aspect of what is happening. The reality is that for a large proportion of the inhabitants of Buryatia, issues of economic survival overshadow everything else.

Therefore, we talk about the plight of our fellow countrymen, that the Kremlin prefers to spend huge amounts of money to kill people in Ukraine, instead of helping Buryatia. We say: rather than trying to impose some kind of “Russian world” on your neighbors, isn't it better to restore order and achieve prosperity at home? And we remind people that those who unleashed this war and send young people from Buryatia there will not send their children there themselves.

Another circumstance that worries us is the massive advertisement of the Ministry of Defense in Buryatia with promises of generous payments to those who agree to sign up for contract service and go to war in Ukraine. Apparently, this is due to the plans announced in December by the Russian Minister of Defence Sergei Shoigu [21] to recruit 400,000 contract soldiers into the army.

In this regard, we have begun explanatory work in all social networks where our foundation is represented, and we talk about why one should not believe these promises, and also about what a terrible reality lies behind: that the probability of dying or being injured in a war in Ukraine has grown many times over, that it is impossible to leave the army after the expiration of the contract, and that “generous” payments may not be so generous at all.

MV: Se parliamo della nostra attività antibellica, per noi al centro di tutto ci sono le considerazioni morali: consideriamo la guerra in Ucraina un'aggressione criminale di un Paese vicino e pensiamo che debba essere giudicata anche secondo il codice penale della Federazione Russa. Ma sappiamo che, per venire ascoltati da più persone, dobbiamo parlare anche dell'aspetto economico di ciò che sta succedendo, siccome per una gran parte degli abitanti della Buriazia le questioni di carattere economico eclissano tutte le altre.

Per questo parliamo della condizione di povertà dei nostri concittadini, del fatto che il Cremlino preferisce spendere enormi somme di denaro per uccidere delle persone in Ucraina invece di aiutare la Buriazia. Diciamo: perché adoperarsi per imporre un “mondo russo” ai vicini, non sarebbe meglio fare ordine e raggiungere la prosperità a casa nostra? E ricordiamo che quelli che hanno cominciato questa guerra e ci hanno mandato delle persone dalla Buriazia, non ci mandano però i loro figli.

Un altro fattore che ci preoccupa è la comparsa massiccia, in Buriazia, di una pubblicità del Ministero della Difesa che promette ricompense straordinarie a chi accetta di registrarsi tra i contrattisti e andare in guerra in Ucraina. Evidentemente, tutto ciò è legato ai piani annunciati a dicembre da Sergej Šoigu [22] [it] di arruolare nell'esercito 400.000 contrattisti.

In relazione a tutto ciò abbiamo avviato un lavoro di chiarimento su tutti i social network dov'è rappresentata la nostra Fondazione; spieghiamo perché non vale la pena di credere a queste promesse e parliamo anche della realtà terribile che c'è sotto: che le possibilità di morire o di essere mutilati in Ucraina sono cresciute, che dimettersi dall'esercito alla scadenza del contratto è impossibile e che le ricompense “straordinarie” possono rivelarsi non così straordinarie.