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Malesia: indagati gli organizzatori della marcia della Giornata internazionale della donna per l'uso di striscioni a tema LGBTQ+

Categorie: Asia orientale, Malesia, Citizen Media, Diritti gay (LGBT), Diritti umani, Donne & Genere, Film, Governance, Politica, Protesta
WomensMarchMY [1]

Marcia nella Giornata internazionale della donna in Malesia. Foto [1] dalla pagina Facebook di Gandipan Nantha Gopalan.

La polizia della Malesia ha convocato gli organizzatori [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] della marcia della Giornata internazionale della donna celebrata il 12 marzo a causa di presunte violazioni delle leggi nazionali. Anche se le autorità erano state informate in anticipo dell'evento, la polizia ha insistito sul fatto che l'inclusione di temi LGBTQ+ durante la protesta avevano infranto le leggi locali.

La Malesia ha una popolazione prevalentemente musulmana ed è per questo che i leader religiosi più estremisti si sono opposti in modo deciso alle proposte di depenalizzare l'omosessualità e che cercano di dare protezione alle persone LGBTQ+.

Circa 300 persone hanno partecipato alla manifestazione per la celebrazione della Giornata internazionale della donna che ha avuto luogo il 12 marzo nella capitale, Kuala Lumpur. I manifestanti chiedevano riforme [3], come uguaglianza salariale, proibizione dei matrimoni infantili e la fine della discriminazione di genere. Il sindacato organizzatore ha spiegato gli obiettivi della protesta [4]:

In the last three years, there has been a resounding lack of movement by our government to protect and preserve the rights of women and other marginalised genders. These demands translate to the urgent need for more progress towards achieving gender equality in this country.

Negli ultimi tre anni è stata dimostrata un'assoluta mancanza di iniziativa da parte del nostro governo per proteggere e garantire i diritti delle donne e di altri collettivi di genere che si vedono emarginati. Queste richieste riflettono l'urgente necessità di progredire di più nella ricerca dell'uguaglianza di genere nel paese.

Queste sono solo alcune delle parole potenti che si stanno diffondendo oggi durante la marcia per la Giornata della donna.

Anche se l'incontro si è concluso in modo pacifico, in seguito la polizia ha iniziato un'indagine dopo aver notato degli striscioni che promuovevano i diritti LGBTQ+. Questo è ciò che la polizia ha detto ai media [9]:

Based on police observation, the participants were found to have gathered and marched while holding placards with words like ‘Imagine If Men Are As Disgusted With Rapes As With Periods, Child Not Pride, Trans Women Are Women, Police Your Behaviour Not My Body’ and others.

Secondo le indagini di polizia, i partecipanti si sono riuniti e hanno marciato con striscioni sui quali si poteva leggere, tra le altre cose: “Immagina che agli uomini gli stupri facciano tanto schifo quanto le mestruazioni”, “Sono bambini, non oggetti di vanità”, “Le donne trans sono donne”, “Controlla il tuo comportamento, non il mio corpo”.

Allo stesso modo, un membro del Partito Islamico della Malesia ha accusato i sostenitori dei diritti LGBTQ+ di appropriarsi della manifestazione:

Of course, we agree with the women empowerment agenda but there are some who have taken the opportunity to hijack and share their ideas so that the government will give a green light to LGBTs in the country. This is something that is unacceptable at all.

È chiaro che siamo d'accordo con l'iniziativa di emancipazione della donna, ma c'è chi ha approfittato dell'opportunità per appropriarsi dell'iniziativa ed esprimere le proprie idee perché il governo accetti il collettivo LGBTQ+ nel paese. Questo è totalmente inaccettabile.

Tuttavia, il sindacato organizzatore della marcia per la Giornata internazionale della donna ha affermato [10] che la protesta non infrangeva le leggi locali e che la richiesta di uguaglianza di genere riaffermava l'appello all'unità fatto dal nuovo governo.

Do we not deserve to express our thoughts, talk about the issues that plague the lives of one too many people, and ask for changes that will create the Malaysia MADANI the unity government wants? The ‘I’ in MADANI stands for ‘Ihsan’, its elaboration asking for us to treat everyone, especially minorities with empathy and kindness.

Forse che non meritiamo di esprimere ciò che pensiamo, di parlare dei problemi che riguardano la vita delle persone e di chiedere cambiamenti che permettano di creare la Malesia MADANI desiderata dal governo di unità? La “I” di MADANI significa “Ihsan” e la sua interpretazione chiede che trattiamo tutti, specialmente le minoranze, con empatia e affetto.

MADANI [11] è l'acronimo della cornice politica promossa dal nuovo governo. Le politiche MADANI enfatizzano specialmente l'unità nazionale e il progresso.

Immagina che agli uomini gli stupri facciano tanto schifo quanto le mestruazioni.
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Lo striscione incriminato alla marcia per la Giornata internazionale della donna.

L'indagine di polizia è coincisa con l'annuncio che l'attrice malese Michelle Yeoh aveva vinto il premio Oscar come “migliore attrice”. Nella commedia fantasy “Everything Everywhere All at Once”, Yeoh interpreta una madre esausta e sopraffatta che si destreggia tra il suo lavoro, le faccende di casa, suo marito e sua figlia lesbica. Alcuni hanno segnalato quanto ironica fosse l'indagine di polizia dato che, contemporaneamente, veniva festeggiata la vittoria ottenuta da Yeoh come protagonista in una pellicola nella quale appariva un personaggio LGBTQ+.

Domenica 12 marzo, giorno degli Oscar, centinaia di persone hanno marciato pacificamente a Kuala Lumpur per la Giornata internazionale della donna. Con la Marcia delle Donne di Malesia si vuole che si ponga fine alla violenza contro le donne, che si proibisca il matrimonio infantile, che si protegga l'autonomia del corpo e si chiedono lavori dignitosi. Leggere qui.
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Mentre l'attrice Michelle Yeoh riceveva questo storico Oscar, in Malesia la polizia convocava gli organizzatori e gli oratori della Marcia delle Donne di Malesia. Hanno convocato per un interrogatorio i partecipanti alla marcia per aver manifestato pacificamente per i diritti delle donne, per la giustizia di genere e per essersi espressi.

Nalini Elumalai, alta responsabile del programma per la Malesia di ARTICLE 19, ha ricordato alle autorità [17] l'impegno di difendere il diritto alla libertà di espressione e riunione, garantito dalla Costituzione:

It is deeply disappointing that the new government seems to be resorting to tactics used by its predecessor to restrict peaceful demonstrations. The right to freedom of expression is integral to the enjoyment of the rights to freedom of assembly and association, guaranteed in Article 10 of the Malaysian Federal Constitution.

È una tremenda delusione che il nuovo governo sembri utilizzare le stesse tecniche del precedente governo per limitare le manifestazioni pacifiche. Il diritto alla libertà è parte essenziale dell'esercizio effettivo dei diritti alla libertà di riunione e associazione, garantiti nell'articolo 10 della Costituzione Federale della Malesia.

Accedi alle notizia e agli aggiornamenti sulla protesta attraverso l'etichetta Twitter #WomensMarchMY [18] [Marcia delle Donne di Malesia].