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Falsi fact-checker russi diffondono propaganda sulla guerra in Ucraina

Categorie: Europa centrale & orientale, Russia, Ucraina, Attivismo, Citizen Media, Guerra & conflitti, Advox
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Graffito a Tirana (Albania) con il motto “Sosteniamo l'Ucraina.” Foto di Filip Stojanovski, CC-BY 3.0 [2].

Questa storia di Ana Anastasovska è stata inizialmente pubblicata su Truthmeter.mk [3] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], un servizio di fact-checking della Macedonia del Nord, membro dell’ International Fact-Checking Network (IFCN) [4]. Qui viene ripubblicata una versione ridotta ai sensi di un accordo di condivisione di materiale tra Global Voices e Metamorphosis Foundation. 

Si sa poco di chi sta dietro il sito di fact-checking russo “War on fakes [5]”. I creatori del sito si identificano soltanto come “amministratori di diversi canali Telegram russi apolitici” e non viene nominato nessuno degli autori. Il sito non ha testata, né recapiti o indirizzo. Il servizio di fact-checking di Poynter lo ha controllato e ritiene che le sue verifiche sui fatti siano pezzi di disinformazione che usano famose tecniche di propaganda russa — illogicità, un ampio numero di affermazioni, ripetizione di falsità palesi— per confondere il pubblico che prova a scoprire cosa sta davvero succedendo in Ucraina.

Per più di un anno, sin dall'inizio dell'invasione totale dell'Ucraina, la Russia e i suoi sostenitori hanno provato a distorcere aggressivamente il ruolo di Mosca nella guerra tramite quella che gli esperti definiscono la più potente arma del loro arsenale: le campagne di disinformazione. I membri della comunità mondiale di fact-checker — incluso Truthmeter— smascherano quotidianamente molte bugie che provano a dirottare l'attenzione dai potenziali crimi di guerra russi o a infangare gli oppositori del Cremlino. Nonostante questo, i canali russi per la diffusione di disinformazione non si fermano e utilizzano varie tecniche per confondere il pubblico. Per esempio un sito [5] e un canale Telegram gestiti dalla Russia che dichiara falsamente di star eseguendo fact-checking per combattere la “guerra di informazione contro la Russia”. Più precisamente, il sito (War on Fakes) dichiara nel proprio “Manifesto” (presente alla dicitura “Manifest” nella colonna a destra del loro sito) come che loro “considerano importanti fornire informazioni imparziali su quello che sta succedendo in Ucraina e nei territori del Donbass, perché vediamo segnali di una guerra d'informazione lanciata contro la Russia.

Il 4 marzo 2022, non appena la Russia attaccò l'Ucraina, questo sito pubblicò un testo [6] in cui si affermava che stava venendo fuori l'idea che gli ucraini stessero combattendo una guerra d'informazione contro i russi. Secondo questo testo di War on Fakes, gli ucraini non  stavano soltanto  disseminando “falsità, polveroni e disinformazione” per dipingere le forze russe in “maniera ostile”, ma chiaramente stavano anche usando attori professionisti e software di montaggio video per mettere in scena immagini di soldati russi morti e di città ucraine distrutte.

PolitiFact, il servizio di fact-checking dell'istituto no-profit statunitense Poynter, ha analizzato [7]  questo sito scoprendo che le sue verifiche sui fatti siano pezzi di disinformazione che usano  famose tecniche di propaganda russa — illogicità, un ampio numero di affermazioni, ripetizione di falsità palesi— per confondere il pubblico che prova a scoprire cosa sta davvero succedendo in Ucraina. Lo scrittore Luiz Romero, collaboratore di PolitiFact ha scritto:

War on Fakes employs a common strategy of Russian propaganda: It uses misleading information to produce noise that overwhelms readers, making them suspicious of official sources of information, and unable to believe — amid a multitude of false, deceiving and surreal claims about the war — in the very possibility of objective truth.

The project does that through the hijacking of the fact-checking format. Readers who go to fact-checks expecting the ultimate truth are actually met with deception.

War on Fakes adotta una strategia comune della propaganda russa: usa informazioni fuorvianti per fare rumore e sopraffare i lettori, rendendoli sospettosi nei confronti delle fonti d'informazione ufficiali e incapaci di credere – tra la moltitudine di affermazioni false, ingannevoli e surreali – nella possibilità di una verità oggettiva.

Il progetto fa questo tramite l'appropriazione della struttura di fact-checking. I lettori che vanno a verificare aspettandosi la verità definitiva, in realtà si imbattono in un inganno.

Sono davvero poche le informazioni riguardo chi sta dietro questo sito di “fact-checking” russo. Gli autori non vengono menzionati, e le persone che si celano dietro di esso si identificano soltanto come “amministratori di diversi canali Telegram russi e apolitici.” Il sito non ha testata (giornalistica), né recapiti o indirizzo.

I veri media di fact-checking, invece, aderiscono a una serie di criteri che include rigide regole di trasparenza per lo staff, per il proprietario e per le fonti di reddito.  Questi criteri sono una forma di autoregolamentazione applicata tramite l'adesione al Codice dei Principi  dell’ International Fact-Checking Network [4] (EFCN),  attivo a livello mondiali, così come il European Fact-Checking Standards Network [8] (EFCSN), che ha messo a punto un Codice di Integrità Professionale per fact-checker europei approvato da 44 organizzazioni europee.

I membri di questi network si sottopongono volontariamente e pubblicamente a un'ispezione annuale autonoma o a una valutazione esterna che certifica che il lavoro da loro eseguito sia obiettivo e rispetti ai codici. Nulla di tutto ciò è stato fatto dai finti fact-checker come War on Fakes —che non è membro di nessuno di questi network.

Come fa War on Fakes a smascherare la “disinformazione”?

Dando un'occhiata ai “fact-check” di questo sito, scopriamo un “fact-check russo” relativo all'informazione del bombardamento dell'edificio residenziale a Dnipro dove sono state uccise 46 persone. La notizia, fornita dagli ufficiali ucraini e dal Centro per gli Studi Strategici e Internazionali situato negli Stati Uniti, afferma che l'edificio residenziale è stato colpito da un  missile da crociera russo Kh-22. L'esplosione dell'edificio a nove piani è stato l'attacco singolo più letale dell'invasione russa in Ucraina. Tuttavia, War on Fakes afferma “in via esclusiva” [9] che l'edificio è stato distrutto da un missile terra-aria ucraino. [10]

In maniera simile ai veri fact-checker, “War on Fakes” usa immagini con impressa con la parola “Fake” (“Falso”) in grassetto rosso. Screenshot da waronfakes.com, uso corretto.A gennaio 2023 anche Truthmeter [11] [uk] ha scritto in merito al tentativo della Russia di addossare la colpa all'Ucraina per l'esplosione dello stesso edificio. L'indagine dopo quell'attacco ha rivelato che l'edificio è stato colpito da un missile modello Kh-22 russo. La difesa dell'Ucraina non ha le capacità di adoperare questo tipo di missile. Ciò è stato pubblicato dai media internazionali [12]basandosi sui dati della difesa aerea ucraina che difesa che ha pubblicato in maniera precisa da dove venisse l'attaccato [13] [uk], cioè da Kursk, in Russia.

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Un missile antinave Raduga Kh-22 sotto un aereo Tupolew Tu-22M. Foto [15] di pubblico dominio da Wikipedia utente JNO.

L'obiettivo principale di questo potente missile ad ampio raggio [16] [ita] progettato in tempo sovietico è quello di distruggere le navi a una distanza fino a circa 600 chilometri. È stato progettato come missile antinave per pesanti navi da guerra—  cacciatorpediniere, incrociatori o portaerei.

Da maggio 2022,  come parte della propria invasione totale contro l'Ucraina, la Russia ha cominciato a usare questi missili come armi pesanti per distruggere obiettivi a terra. A giugno diversi missili hanno distrutto un centro commerciale a Kremenčuk [17], uccidendo più di 20 civili. I missili, di solito, vengono lanciati in aria dai bombardieri strategici Tu-22M [18] [ita].

Lo scopo è confondere il pubblico e minare la fiducia nei confronti dei veri fact-checker

Roman Osadchuk, rappresentante dell'Atlantic Council’s Digital Forensic Research Lab,  per AFP [19] ha dichiarato:

Since Russia's invasion, the ‘War On Fakes’ initiative has become a powerhouse of spreading false debunks … It is an effective tool of state propaganda and disinformation … It works primarily because fact-checking usually serves for readers as an ‘authoritative’ source to seek ‘objective information.’

Dal momento dell'invasione della Russia, l'iniziativa “War on Fakes” è diventata una centrale che diffonde falsi sbugiardamenti… È uno strumento efficace per la propaganda di stato e per la disinformazione… Funziona principalmente perché il fact-checking serve spesso ai lettori  come fonte “autorevole” in cui cercare “informazioni oggettive.”

Rubando la struttura del fact-checking non fa che accrescere la guerra d'informazione relativa all'invasone, così come viene definita dagli specialisti, così da da creare nuove sfide per i veri demistificatori di false informazioni.  Madeline Roache del NewsGuard ha anche detto per AFP: [19]

Fake fact-checks risk undermining trust in credible media and legitimate fact-checking institutions … They can also warp perceptions of Ukraine and the West, and make it seem as though facts about the war are impossible to obtain.

Le finte verifiche rischiano di minare la fiducia nei media attendibili e delle istituzioni di fact-checking legittime… Inoltre riescono a distorcere la percezione dell'Ucraina e dell'Occidente, facendo sembrare  che i fatti relativi alla guerra siano impossibili da ottenere.

War on Fakes ha pubblicato spesso una serie di fact-check sullo stesso argomento, a volte con diverse affermazioni opposte tra loro per sopraffare i lettori. L'articolo dell’ AFP [19] cita anche Jakub Kalensky, analista senior del Centro Europeo di Eccellenza per Contrastare le Minacce Ibride, che ha dichiarato  “Lo scopo è confondere il pubblico, sovraccaricarlo… Il risultato ideale sarà un consumatore che finisce per dire ‘ci sono troppe versioni dei fatti, è impossibile per me scoprire dove sta la verità’.”

Questa non è la prima volta che i russi fanno affidamento sulla struttura del fact-checking per diffondere disinformazione. Nel 2017, il Ministro degli Esteri russo diede inizio al progetto [20] [ru] Pubblicazioni Inaffidabili come parte del proprio sito in si pubblicavano fact-check. L'analisi di Ben Nimmo [21], al tempo membro senior dell'Atlantic Council’s Digital Forensic Research Lab, ha dimostrato come nessuna delle 11 storie pubblicate durante il primo mese di Pubblicazioni Inaffidabili fosse credibile.

Inoltre, nel 2017, il network televisivo di proprietà dello stato RT iniziò un progetto relativo alle news sul proprio sito chiamato  FakeCheck [22] in cui, come annunciato, si mirava a “separare i fatti dalle notizie false”. Secondo Nimmo [23], su nove articoli pubblicati nelle prime due settimane dall'apertura, quattro contenevano “prove non corrette e forse parziali, non pertinenti o insufficienti”.