
Il presidente del Kirghizistan Sadır Japarov con il suo collega russo Vladimir Putin. Screenshot del canale Youtube Prezident KR.
I cittadini che scappano dalla Russia, a Biškek affrontano una pressione sempre maggiore a causa della loro posizione apertamente contro la guerra. Il governo kirghiso spera di propiziarsi il Cremlino, importante partner politico ed economico.
I profughi russi risiedenti a Biškek il 23 marzo hanno chiuso il centro sociale “Tetto rosso” [ru, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], aperto l'anno scorso dopo essere emigrati in Kirghizistan. I fondatori del progetto hanno riferito che il motivo di questa decisione è stato lo scontro con “il ventaglio di interferenze delle forze dell'ordine”, sottintendendo metodi di intimidazione e persecuzione, messi in atto contro di loro dalla polizia locale, dai servizi di sicurezza e dal fisco.
Questa dichiarazione è stata rilasciata 15 giorni dopo che il centro aveva denunciato la pressione subita dagli organi giudiziari. L'otto marzo i cittadini coinvolti nel progetto hanno dichiarato che “durante l'ultima settimana ci sono successi di nuovo incidenti molto spiacevoli”. Bakyt Rysbekov, direttore del Centro Nazionale della Repubblica del Kirghizistan per la prevenzione di torture e altri mezzi di manipolazione e castigo violenti, disumani e umilianti, ha visitato il “Tetto rosso” il nove marzo. Ha invitato i collaboratori del centro ad annotare tutti gli ulteriori casi di pressione e “rivolgersi alla tutela legale del Centro Nazionale”.
Tuttavia, l'entusiasmo è svanito velocemente. Il motivo principale della persecuzione dei sostenitori del “Tetto rosso” è la dimostrazione pubblica della loro posizione contro la guerra. Nel 2022, il Kirghizistan ha accolto decine di migliaia di cittadini russi che hanno abbandonato la loro casa dopo l'invasione russa dell'Ucraina. La pressione sull'organizzazione con lo scopo di chiuderla ed obbligare i suoi membri a tacere è un indicatore della dipendenza del Kirghizistan dalla Russia; dipendenza che è diventata ancora più evidente con l'inizio della guerra in Ucraina.
Ideare, creare e mettere in pratica l'attivismo
Già nel febbraio 2023 la locuzione “Tetto rosso” aveva cominciato a suscitare preoccupazione e collera tra le autorità locali a causa dell'attività dei russi scappati in Kirghizistan. Il progetto è stato fondato dalla coppia di San Pietroburgo Il'ja e Julija Kulešovy, trasferitisi a Biškek nella primavera dell'anno scorso. Sul profilo Instagram del progetto si parla di questo posto in cui le persone “ideano, creano e mettono in pratica l'attivismo e parlano di problematiche sociali”.
Proprio la posizione contro la guerra dei fondatori e dei sostenitori del centro lo ha portato allo scontro con le autorità kirghise. L'attività dei membri del “Tetto rosso” durante l'anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina ha attirato un'attenzione insolita della polizia e dei servizi di sicurezza del Kirghizistan (GKNB).
Il 24 febbraio 2023 decine di nastri blu e gialli sono stati legati ai pali della luce in via Kiev a Biškek. La polizia ha interpretato questo gesto come una manifestazione non autorizzata a sostegno dell'Ucraina e ha arrestato cinque stranieri. Più tardi, Julija Kulešova ha scritto sul profilo Instagram “Tetto rosso” che lei era una delle cinque persone arrestate. L'incidente è culminato con una conversazione con la polizia “per prevenire provocazioni da parte loro, volte a coinvolgere il Kirghizistan nel conflitto tra Stati”. Gli attivisti sono stati ammoniti con una multa del calibro di 5500 som (63 dollari americani) per violazione dell'articolo sul “mantenimento dell'equilibrio durante la permanenza nel territorio della Repubblica del Kirghizistan”.
Lo stesso giorno, un gruppo di persone si è recato al parco nel centro di Biškek per la cerimonia di deposizione dei fiori. Questa iniziativa è stata annunciata sul profilo Instagram di “Tetto rosso” il 21 febbraio. I collaboratori del GKNB hanno arrestato cinque persone subito dopo la deposizione dei fiori. “Hanno cambiato tono in modo brusco, mi hanno sventolato i loro tesserini in faccia, mi hanno ringhiato: ‘GKNB'”, – ha rivelato Julija Kulešova. Gli agenti prima si erano presentati come impiegati dell'amministrazione del parco, venuti a monitorare la cerimonia. Tutti gli attivisti sono stati liberati quello stesso giorno dopo aver pagato le multe per la violazione di quello stesso articolo 431, applicato spesso ai cittadini russi attivi politicamente.
La foto della cerimonia di deposizione dei fiori del 24 febbraio è stata pubblicata sul profilo Instagram di “Tetto rosso”.
Il 7 marzo la polizia di Biškek ha trattenuto e interrogato un gruppo di cittadini russi scelti a campione. Li hanno portati alla centrale di polizia, hanno fatto domande sul “Tetto rosso” e hanno esibito un fascicolo relativo al centro e alle persone legate ad esso. Il 9 marzo il Dipartimento di Polizia di Biškek ha dichiarato che l'incidente riguardava sei cittadini russi, multati per la violazione dello stesso articolo 431. Nella dichiarazione della polizia veniva specificato che l'obiettivo consisteva nello spiegare agli stranieri “l'equilibrio durante la permanenza nel territorio della Repubblica del Kirghizistan” e “la responsabilità delle azioni volte a suscitare discordie razziali, nazionali, religiose o interregionali”.
Un compito difficile: sedersi su due sedie
La guerra in Ucraina ha messo Biškek in una situazione difficile: come compiacere la Russia, che chiede un supporto esplicito all'invasione, e allo stesso tempo sfuggire al rischio di sanzioni da parte dell'Occidente?
Il 26 febbraio 2022 il Cremlino ha reso pubblica la registrazione di una conversazione telefonica di Putin con il suo collega kirghiso Sadır Japarov. In questa conversazione Japarov incolpa l'Ucraina di aver scatenato il conflitto a causa del mancato adempimento alle condizioni del Protocollo di Minsk del 2014. L'amministrazione di Japarov non ha confermato, ma nemmeno smentito questa versione della conversazione, rimarcando che i due presidenti si stavano semplicemente “scambiando opinioni su questioni di sicurezza internazionale e regionale, compresa la situazione che si stava creando attorno all'Ucraina”. Il portavoce del presidente ha fatto leva anche sul fatto che Biškek è a favore delle negoziazioni per evitare ulteriori morti e distruzione.
La dipendenza del Kirghizistan dalla Russia – suo partner economico e nell'ambito della sicurezza – è la ragione per cui finora il Paese non ha preso una posizione definitiva in merito alla guerra. La Russia è un garante di grande importanza per la sicurezza in Kirghizistan. Dirige la base militare aeronautica “Kant” vicino a Biškek, e il Kirghizistan è membro dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, l'analogo russo della NATO guidato da Mosca. Proprio in Russia migrano centinaia di migliaia di kirghisi (223,4 mila solo nel 2022). I trasferimenti monetari [en] costituiscono circa il 31% del PIL del Kirghizistan, e il 98% di essi vengono inviati al loro Paese dai migranti che lavorano in Russia.
In questo contesto, la pressione delle forze dell'ordine locali nei confronti del “Tetto rosso” e la successiva chiusura dell'organizzazione erano solo una questione di tempo. L'ultima volta, quando la polizia ha arrestato i sostenitori del “Tetto rosso” il 7 marzo, nella centrale di polizia gli attivisti sono stati avvertiti del fatto che gli agenti “lavoravano in stretta collaborazione con l'ambasciata russa [a Biškek]”, che a quanto pare chiedeva di deportare tutte le persone che hanno appeso i nastri colorati. Il 23 marzo i fondatori del centro hanno interpretato la chiusura come una minaccia del rappresentante del Dipartimento di Polizia:
«Ancora una qualsiasi trasgressione, e vi cacceremo all'istante dal Kirghizistan».
Parallelamente, il GKNB si è raccomandato con i media di non fornire spazio mediatico ai cittadini russi ostili al Cremlino. Il 9 marzo la giornalista di 24.kg Makanbai kyzy Gulmira è stata convocata ad un interrogatorio a causa della sua videointervista a due cittadini russi che si erano trasferiti a Biškek nel settembre dell'anno scorso. Uno di loro era Buda Munchoev, proveniente dalla Buriazia, una delle repubbliche russe autonome. Nell'intervista parlava del fatto che i buriati hanno cominciato a discutere (non ufficialmente) del loro desiderio di indipendenza dalla Russia dopo l'inizio della guerra. Un cittadino russo ha querelato Gulmira per la sua videointervista. Di seguito la promo dell'intervista.
Da quando l'Occidente ha varato le sanzioni contro la Russia, il Cremlino sfrutta l'indipendenza e la vulnerabilità del Kirghizistan nei suoi schemi, per aggirare le restrizioni. Adesso, trovandosi di fronte al rischio sempre maggiore di essere sanzionata per aver aiutato la Russia, la direzione politica del Kirghizistan si è ritrovata in una situazione delicata e spiacevole che peggiora velocemente. Molto presto il “Tetto rosso” potrebbe trasformarsi nel più piccolo dei problemi.