Dall'inizio del conflitto nell'aprile del 2023, le Rapid Support Forces (RSF) e le Forze Armate Sudanesi hanno utilizzato le interruzioni delle linee internet come arma per bloccare il flusso di informazioni nelle aree controllate dalla fazione opposta. Tuttavia, tale manovra non ha fatto altro che inasprire una già preoccupante crisi umanitaria, che ha testimoniato il decesso di circa 13.000 persone e lo sfollamento interno di più di nove milioni di individui, numero di sfollati interni più alto al mondo.
Il blackout di internet ha messo alla prova l'assistenza emergenziale [ar] e gli aiuti umanitari. A seguito dei blackout, inoltre, diverse ambasciate e consolati sudanesi hanno sospeso le proprie attività consolari per le comunità sudanesi [ar]. Accedere a informazioni vitali su potenziali rotte sicure, così come trasferire denaro o utilizzare portafogli elettronici, sui quali molti sudanesi dipendono, è diventato molto più complesso. Ad esacerbare il tutto, inoltre, è la separazione forzata da familiari e cari e l'impossibilità di avere notizie sulle loro condizioni.
L'interruzione delle linee internet è iniziata il 2 febbraio 2024, a seguito di notizie che riportavano il controllo da parte delle RSF dei data center degli Internet Service Provider (ISPs) nella capitale sudanese di Khartoum, evento che ha causato blackout di internet in molte zone del paese. Il blackout è stato confermato dai data radar di Cloudflare, i quali mostrano un'interruzione significativa della connettività dalle 4:15 pm ora locale del 2 febbraio e interruzioni complete dei servizi di MTN Sudan e di Sudatel Group. Anche i dati di Internet Outage Detection & Analysis (IODA) mostrano un abbassamento della connettività per MTN e Sudatel intorno alle 4:30 pm ora locale del medesimo giorno.
I blackout sono continuati anche dopo che le RSF hanno chiuso i centralini di MTN e Sudani a Khartoum, hanno sabotato le attrezzature di Zain [ar] e minacciato di distruggere ulteriori infrastrutture di telecomunicazioni qualora le aziende non avessero aderito agli ordini di chiusura. Ciò in segno di rappresaglia verso le notizie riguardanti l'interruzione dei servizi internet di SAF in Darfur per diverse settimane.
Le interruzioni continuano in tutto il Sudan dal 9 febbraio, alcune notizie suggeriscono vi sia un blackout quasi totale. Stando ai dati raccolti da Cloudflare Radar, le interruzioni sono iniziate poche ore prima della mezzanotte del 6 febbraio, dopo la disconnessione di un'importante ISP, Zain Sudan. Ulteriori rapporti indicano che il 6 febbraio si sia verificata una duplice interruzione totale delle linee internet nella città del Mar Rosso di Porto Sudan. Tale blackout ha ulteriormente aggravato le già significative sfide umanitarie in un'area al momento ospitante migliaia di civili sfollati, diverse agenzie ONU e funzionari del governo. I principali ISP del Sudan, Zain Sudan [ar], Sudani [ar] e MTN Sudan [ar],si sono scusati collettivamente per le interruzioni del servizio, ma senza fornire spiegazioni o tempistiche di rispristino della connettività.
Con l'escalation del conflitto e il deteriorarsi delle misure di sicurezza, il popolo sudanese necessita di rimanere in contatto con gli altri e con il mondo. L'accesso a internet è fondamentale per condividere informazioni su rifugi e rotte sicure, per consentire l'accesso a servizi emergenziali e aiuti umanitari e per documentare e fare rapporto delle vittime e delle violazioni dei diritti umani.
Noi sottoscritte organizzazioni, ribadendo l'impatto devastante che tali interruzioni hanno in tempi di guerra, condanniamo fermamente i blackout in corso in Sudan e chiediamo una pacifica risoluzione del conflitto e delle instabilità.
Il Sudan ha precedenti di blackout volti a nascondere violazioni dei diritti umani
Il Sudan ha precedenti di interruzioni delle linee internet in periodi di disordini civili e tumulti politici volti a controllare il flusso di informazioni e sopprimere il dissenso. Nel 2022, infatti, il regime militare interruppe l'accesso ad internet almeno quattro volte nel corso delle proteste del #June30March, facenti appello al ritorno ad un governo civile e che videro le forze dell'ordine uccidere circa nove manifestanti. Durante il colpo di stato, le autorità bloccarono l'accesso alle reti internet in cinque diverse occasioni per nascondere atrocità militari concomitanti e violazioni di diritti umani.
Tali precedenti in Sudan, tuttavia, precedono anche l'attuale regime militare. Nel 2020, la linea internet è stata interrotta per ben due volte, mentre nel giugno del 2019, un’interruzione di diverse settimane della linea fu implementata durante quello che ad oggi viene ricordato come il famigerato e atroce massacro di Khartoum, che ha provocato circa 100 vittime, più di 700 feriti e oltre 70 casi di stupro.
I blackout violano le norme internazionali sui diritti umani
Interrompere l'accesso alle reti internet e prendere di mira deliberatamente le infrastrutture civili per le telecomunicazioni come punizione collettiva o azione di rappresaglia contro categorie protette è vietato dal Diritto Internazionale Umanitario (DIU). Nel corso di conflitti che mettono a rischio la sicurezza dei civili, l'interruzione delle linee internet e dei servizi di telecomunicazione è stata considerata dalla Corte penale internazionale (CPI) già nel 2011, con l'uccisione e la persecuzione di civili, segno di crimini contro l'umanità.
Data la diffusione di notizie circa le atrocità attualmente poste in essere, nel luglio del 2023 la CPI ha aperto in Sudan nuove investigazioni. Il Consiglio per i diritti umani dell'ONU ha anche avviato nell'ottobre del 2023 una missione conoscitiva internazionale indipendente, al fine di indagare presunte violazioni dei diritti umani e crimini di guerra in Sudan. Ciò evidenzia l'importanza di mantenere canali di comunicazione attivi per facilitare la documentazione di abusi ed eventualmente dissuadere dalla perpetrazione di ulteriori crimini. Alla luce di ciò, aziende, imprese e ISP dovrebbero contribuire a prevenire e divulgare prove determinanti, sostenendo il DIU e la Legge internazionale sui diritti umani.
L'articolo 57 della Costituzione sudanese garantisce a ciascun cittadino il diritto all'“accesso alle reti internet, salvo queste danneggino l'ordine pubblico, la sicurezza e la morale, in conformità con quanto stabilito dalla legge.” Anche la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e l'articolo 9 della Carta africana dei diritti dell'uomo e del popolo riguardante l'accesso alle informazioni e alla libertà di espressione, ratificata peraltro dal Sudan, stabilisce la salvaguardia del diritto alla libertà di opinione ed espressione, di assemblea e di accesso alle informazioni da parte di tutti gli Stati e in qualsiasi momento, online e offline. Infine, la Dichiarazione dei principi sulla libertà di espressione e accesso alle informazioni in Africa del 2019 invita gli Stati a “intraprendere o condonare qualsiasi interruzione dell'accesso alle reti internet e ad altre tecnologie digitali per segmenti della popolazione o per l'intera nazione.”
Nel 2016, la Risoluzione emanata dalla Commissione africana sui diritti dell'uomo e del popolo ha riconosciuto l'“importanza di internet nel progresso dei diritti dell'uomo e del popolo in Africa,” esprimendo la propria preoccupazione circa “l'emergente pratica degli Stati contraenti di interrompere o limitare l'accesso ai servizi di telecomunicazione quali internet, social e servizi di messagistica.” Inoltre, il Segretario Generale dell'ONU e altri esperti hanno dichiarato che “le interruzioni generalizzate di internet, il blocco e il filtraggio indiscriminati dei servizi sono considerati dai meccanismi ONU sui diritti dell'uomo una violazione della Legge internazionale sui diritti umani.”
Le compagnie di telecomunicazioni devono rispettare i diritti umani
In conformità con i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e con le Linee guida dell'OCSE per le imprese multinazionali, le compagnie di telecomunicazioni devono rispettare i diritti umani, prevenire o mitigare potenziali danni e fornire rimedi per qualsiasi danno da esse arrecato o al quale hanno contribuito. I fornitori dei servizi di telecomunicazione e internet operanti in Sudan, quali Zain, MTN, Sudatel e altre, hanno il compito di fornire un accesso di qualità, sicuro e aperto alle reti internet e a strumenti di comunicazione digitale.
Le interruzioni delle reti internet mettono a rischio i diritti umani e non dovranno mai diventare una norma. Incoraggiamo le aziende operanti in Sudan ad aderire ai Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e alle Linee guida dell'OCSE, in modo da assicurarsi di non causare o contribuire alla violazione di diritti umani nel rispondere alla censura e alle richieste di interruzione della rete da qualsiasi fazione belligerante.
La coalizione #KeepItOn, insieme alle sottoscritte organizzazioni, condanna inequivocabilmente le interruzioni internet in corso in Sudan e invita tutte le parti coinvolte nel conflitto ad agire in conformità con la Legge internazionale sui diritti umani e il diritto internazionale in merito ai conflitti armati, ripristinando immediatamente l'accesso alle reti internet in tutto il pese e astenendosi dal prendere ulteriormente di mira infrastrutture critiche e personale dei servizi di telecomunicazione.
Firmatari
Access Now
AWAFY Sudanese Organization (AWAFY)
AYDIA Gender andTechnology Initiative (AGTI)
Africa Freedom of Information Centre (AFIC)
Africa Open Data and Internet Research Foundation (AODIRF)
African Freedom of Expression Exchange (AFEX)
Amhara Association of America
Avocats Sans Frontières France
Darfur Advocacy Group (DAG)
Digital Rights Kashmir
Digital Rights Lab – Sudan
Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR)
Equidem
Freedom Forum, Nepal
Global Digital Inclusion Partnership (GDIP)
Global Voices
Human Rights Journalists Network Nigeria
INSM for Digital Rights
International Press Institute
JCA-NET(Japan)
Kandoo
Kenya ICT Action Network (KICTANet)
Life campaign to abolish the death sentence in Kurdistan
Media Foundation for West Africa (MFWA)
Miaan Group
OONI (Open Observatory of Network Interference
Office of Civil Freedoms
Organization of the Justice Campaign
SMEX
Southeast Asia Freedom of Expression Network (SAFEnet)
Sudan Bukra TV Channel
Sudan Human Rights Hub (SHRH)
Sudan ICT Advisory Group (SICTA)
Sudanese Archive / Mnemonic
Sudanese Engineers Syndicate
The Collaboration on International ICT Policy for East and Southern Africa (CIPESA)
The Tahrir Institute for Middle East Policy (TIMEP)
Women of Uganda Network (WOUGNET)
Youths and Environmental Advocacy Advocacy (YEAC-Nigeria)