L'ingegnoso “albero della rete” che sfida il blocco delle comunicazioni a Gaza

Niente internet a Gaza. Screenshot dal video “Can Starlink Provide Internet To Gaza?” [Starlink, possibile internet provider per Gaza?] di Interesting Engineering. Uso consentito.

Quando il connubio tra colossi tecnologici e politica ha deluso il popolo palestinese perché le interruzioni delle telecomunicazioni a Gaza sono passate in secondo piano, la tecnologia di base dei “network tree” o alberi della rete è arrivata in soccorso. Grazie a strumenti molto elementari come secchi, smartphone e SIM elettroniche, questa tecnologia semplice ma ingegnosa ha permesso a una comunità frammentata dalla guerra di accedere alle telecomunicazioni, di fronte a infrastrutture gravemente danneggiate.

Dall’inizio del conflitto a Gaza a seguito dell’attacco del 7 ottobre, l’infrastruttura delle telecomunicazioni ha subito ingenti danni, così come altri settori fondamentali quali l’istruzione, la sanità e a seguire. Il blocco delle telecomunicazioni a Gaza ha ostacolato le interazioni quotidiane e le operazioni di salvataggio. I numerosi blackout [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] hanno intensificato l'isolamento dei palestinesi a Gaza. Secondo il rapporto dell'UNRWA del 5 giugno 2024, sta diventando “sempre più difficile comunicare con gli operatori umanitari sul posto”.

Gli attacchi diretti contro i civili che cercano di accedere ad Internet rendono ancora più grave la situazione. Come riportato dal rapporto di Euromed Monitor del 16 maggio 2024: “L’esercito israeliano continua a prendere di mira e a uccidere i civili palestinesi, anche i giornalisti, che cercano di accedere alle telecomunicazioni e ai servizi Internet per contattare i familiari o i datori di lavoro”.

Le interruzioni delle telecomunicazioni hanno attirato l’attenzione di personalità internazionali come l’acclamato regista Manolo Luppichini. Dal 1994, Luppichini è autore di diversi progetti e detentore di numerosi premi. Durante un’intervista con Global Voices tenutasi il 16 aprile 2024 su Zoom, ha parlato del suo ultimo viaggio a Rafah volto a migliorare l'accesso a internet, dell’impegno per la causa palestinese e delle sfide che deve affrontare:

Rafah is just the latest beat in my 25-year closeness and care about the Palestinian issue. I believe if we neglect international issues, particularly those involving war, we fail to see the full picture and are heading rapidly towards a permanent global war. 

The Palestinian problem is just the tip of the iceberg, a very visible and significant issue. Just look at what's happening in Ukraine, Sudan, Myanmar, among other countries. The language of war has been subtly yet consistently injected into our global narrative over the last 20 years. 

As a filmmaker I traveled to Gaza to make documentaries, so I had the chance to talk to people. I have shared experiences with Gazzawis, who are like brothers to me. It's also quite frightening because during our chats, there's this sense that it might be the last time we speak. It's truly heartbreaking.

Rafah è soltanto l’ultimo tassello del mio attivismo e della vicinanza che nutro da 25 anni a questa parte alla questione palestinese. Penso che se ignoriamo i problemi internazionali, soprattutto se riguardano delle guerre, non riusciamo più ad avere una visione di insieme e così andiamo dritto verso un conflitto mondiale permanente.

La causa palestinese è soltanto la punta dell’iceberg, una questione molto importante che è sotto gli occhi di tutti. Basti guardare ciò che sta succedendo in Ucraina, nel Sudan, nel Myanmar, tra gli altri Paesi.
Negli ultimi vent’anni, il linguaggio della guerra è stato diffuso nella nostra contemporaneità in modo impercettibile ma persistente.

In quanto regista sono stato a Gaza per filmare dei documentari, perciò ho avuto l’opportunità di parlare con le persone. Ho condiviso tante esperienze con i palestinesi, che sono come dei fratelli per me. Fa un po’ paura, perché nelle nostre chat c’è sempre quella sensazione che potrebbe essere l’ultima volta che parliamo. È davvero straziante.

Dopo aver riflettuto sull’impatto limitato del cinema nel promuovere il mutamento sociale, di fronte alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza nonostante la vasta copertura mediatica, Luppichini ha deciso di andare oltre la sensibilizzazione e di partecipare attivamente per trovare delle soluzioni che abbiano un impatto tangibile:

Lately, I've felt the need to become more involved. Showing films often doesn't lead to change; people watch them, but then, nothing happens. So, I thought that “putting my hand in the metal” and creating something with a direct impact would be more useful.

I have released very powerful videos, I naively thought that my communications could improve the situation. Bullshit, no one cared, nothing changed at all.

Ultimamente sento il bisogno di essere più coinvolto. Spesso far vedere dei film non porta al cambiamento; le persone li guardano ma poi non succede nulla. Allora ho pensato che mettere le mani nell’aspetto più “tecnico” e creare qualcosa con un impatto diretto avrebbe potuto essere più utile.

Ho pubblicato dei video molto forti, pensando che parlando potessi migliorare la situazione. Cazzate. Non è importato niente a nessuno, non è cambiato proprio niente.

Questa decisione ha spinto Luppichini ad andare a Rafah, dove ha provato una profonda indignazione per la totale mancanza di rispetto nei confronti della vita umana.

I was in Egyptian Rafah. We couldn't see much, but could smell the war on the other side of the wall. The situation is beyond shameful; having people starve on one side, while the food, water, and medicine is rotting in the heat of the desert in the trucks on the other side.

In Italy, we have a saying: “You shouldn’t shoot at the Red Cross.” It means that some actions are despicable. But now, hospitals are being targeted and people are buried under their ruins in broad daylight, yet, there is no international reaction.

I am shocked, because anyone can claim to have moral authority, but on which moral authority is the USA standing? What is happening is Gaza is making us vulnerable to any consequence. This indifference will enable the worst assholes. Forgive my language!

Ero nella Rafah egiziana. Non riuscivamo a vedere granché, ma si sentiva il puzzo tipico della guerra dall’altra parte del muro. La situazione è più che vergognosa; da una parte ci sono persone che muoiono di fame, dall'altra le medicine, il cibo e l'acqua all'interno dei camion umanitari marciscono sotto il sole del deserto.

In Italia c’è un detto: “È come sparare alla Croce Rossa”. Significa che alcune azioni sono vergognose. Ora però gli ospedali vengono presi di mira e i civili sono seppelliti sotto le macerie alla luce del giorno, eppure non c’è stata nessuna reazione a livello internazionale.

Sono scioccato: chiunque può affermare di avere un’autorità morale, ma su quale autorità morale si reggono gli Stati Uniti? Quello che sta succedendo a Gaza ci rende vulnerabili a ogni conseguenza. Quest’indifferenza darà il via libera ai peggiori stronzi. Scusi per il linguaggio.

Il blocco delle comunicazioni a Gaza ostacola il flusso delle informazioni, aggravato da una narrazione internazionale plasmata dai media tradizionali sotto l’influenza del colonialismo. Questa narrazione spesso interpreta erroneamente la situazione sul campo e sminuisce le voci degli abitanti di Gaza, offrendone una prospettiva distorta.

 It is incredibly frustrating dealing with communication blockades, especially for those who understand the reality on the ground. We can’t communicate with our brothers and sisters there. 

Back in 2009, while in Gaza, I found myself picking up bomb fragments, analyzing the types of metals used. I had not heard of Dense Inter Metal Explosives (DIME) bombs then, the ones designed to cut the legs. While filming there, I've been shot at several times. 

This firsthand experience amplifies my frustration when Western journalists say that they need to go and tell the story in Gaza, as if Gazans can't tell their own stories or share real-time information. This colonialist approach makes me question why patronizing Westerners need to narrate Gaza’s experience instead of recognizing the voices from within? It's a very strange way to interpret press freedom.

È davvero frustrante avere a che fare con i blocchi delle comunicazioni, soprattutto per chi comprende la realtà dei fatti. Non riusciamo a contattare i nostri fratelli e sorelle a Gaza.

Nel 2009, quando ero a Gaza, ho raccolto dei frammenti di bombe e analizzato le tipologie di metalli utilizzati. A quei tempi non avevo ancora sentito parlare degli esplosivi densi a metallo inerte [it], pensati per colpire le gambe. Quando ho girato lì, mi hanno sparato diverse volte.

Quest’esperienza diretta amplifica la mia frustrazione quando i giornalisti occidentali dicono che devono andare a ripercorrere le vicende a Gaza, come se i palestinesi non potessero raccontare le loro storie o condividere informazioni in tempo reale. Questo approccio colonialista mi fa mettere in dubbio perché gli occidentali devono raccontare la storia di Gaza con fare superiore invece di riconoscere le voci dall'interno? Che modo strano di interpretare la libertà di stampa.

Luppichini ha deciso di affrontare il problema delle telecomunicazioni a Rafah collaborando con vecchi compagni, impegnati a sfruttare le loro competenze tecniche e la loro esperienza con le prime forme di attivismo digitale. Volevano usare la tecnologia di base per rivendicare il potere nella Gaza oppressa.

I'm part of this group of elderly but active people — you might remember from the media back around the Seattle anti-globalization movement in 1999–2000 and the Indymedia network.

This group of nerds managed to create a community on the internet way before social media platforms were established. So, we began to explore ways to overcome the Israeli blockade of the internet.

Faccio parte di un gruppo di persone anziane ma attive; forse si ricorderà dai media del movimento di Seattle contro la globalizzazione [it] del 1999-2000, e la rete Indymedia [it].

Questo gruppo di nerd è riuscito a creare una comunità su internet prima ancora che i social esistessero. Così abbiamo iniziato a pensare a come superare il blocco israeliano di internet.

Il loro percorso ha affrontato delle sfide importanti relative agli ostacoli logistici e burocratici della consegna di beni essenziali a Gaza.

It was a complete mess. We explored several options, but they all turned out to be disastrous because everything was either expensive or required lengthy permissions from the Egyptian government. It is impossible to import anything through the border. 

We were in the warehouse, where the rejected items were stored. It was an incredible scene with items like, solar panels, baby incubators, and oxygen cylinders for hospitals, all rejected. The policy was absurd — if they found even one prohibited item in a truck, they would reject the entire truck, even if everything else was permissible. This made it incredibly difficult to get technical equipment through.

È stato un vero e proprio caos. Abbiamo pensato a varie opzioni, ma tutte si sono rivelate disastrose o per i costi eccessivi oppure perché bisognava richiedere l'autorizzazione del governo egiziano e ciò comportava lunghi tempi d’attesa. È impossibile importare qualsiasi tipo di merce oltre il confine.

Eravamo nel magazzino dove si trovava la merce rifiutata. È stata una scena incredibile: eravamo circondati da pannelli solari, incubatrici, bombole d’ossigeno per gli ospedali; tutti rifiutati. La normativa era assurda: se trovavano anche solo un articolo proibito in un camion, bloccavano l’intero veicolo, anche se l’altra merce era ammessa.
Perciò, è stato davvero difficile portare tutte le attrezzature oltre il confine.

Il network degli “Alberi della Rete”

Luppichini, in collaborazione con l’Associazione di Cooperazione e Solidarietà (ACS), una ONG italiana, ha lavorato allo sviluppo sostenibile e in supporto alle emergenze nei maggiori Paesi internazionali insieme alle comunità locali.

ACS ha sviluppato il network degli “Alberi della Rete”, un sistema che sfrutta cellulari di ultima generazione con una eSIM, carte SIM virtuali che tramite l'attivazione di un codice funzionano come le SIM tradizionali. Questo sistema, allestito mediante hotspot Wi-Fi in grado di trasmettere segnali radio oltre il confine, supporta fino a 50 dispositivi extra e permette di collegarsi alle reti cellulari egiziane o israeliane senza i cellulari moderni. Gli Alberi della Rete sono piantati dai “giardinieri della rete” del posto.

We sent the Web-Gardeners money and they managed to buy these items on Gaza's black market. Our technical team outside Gaza worked with the Web-Gardeners inside Gaza, exchanging photos and messages for feedback. It was a collaboration between people from Italy and Gaza.

They found the necessary tools, and we sent them the QR codes via WhatsApp to activate the eSIMs. 

Then it magically worked. We were so happy, we were crying. It was so sweet.

Abbiamo mandato dei soldi ai giardinieri della rete per acquistare questi articoli al mercato nero di Gaza. Il nostro team di tecnici fuori Gaza ha lavorato con i giardinieri della rete presenti a Gaza, scambiando foto e messaggi per avere riscontro. È stata una collaborazione tra persone provenienti dall’Italia e da Gaza.

Hanno trovato gli strumenti necessari e abbiamo mandato loro i QR code su Whatsapp per attivare le eSIM.

E poi, come per magia, ha funzionato. Abbiamo pianto per la felicità. È stato molto toccante.

Ciononostante, anche le soluzioni più semplici possono essere pericolose a Gaza.

Il secchio di Ali è diventato un emblema di quanto possano essere “esplosivi” gli abitanti di Gaza. Foto dell'Associazione di Cooperazione e Solidarietà ACS. [it] Riproduzione autorizzata.

Open areas near beaches typically have clear reception without obstacles. However, in other regions, to catch a signal from across the border, people have to climb to higher positions like rooftops. This can be dangerous because those bloody drones target anyone they detect.

Ali, the most experienced in the Web-Gardeners team came up with a very funny solution that has become emblematic of how igneous Gazzawi people can be. He created what he calls “the bucket.” Essentially, they place the mobile phone with a power bank inside a bucket and attach it to a pole and raise it like a flag using a rope. This setup allows the phone to connect to and spread the signal from a safer, elevated position without anyone having to physically be up high.

Gli spazi aperti nei pressi delle spiagge sono il luogo ideale per una ricezione chiara, senza ostacoli. Ciononostante, in altre zone bisogna raggiungere delle aree sopraelevate come i tetti per ricevere il segnale da fuori il confine. E questo è un rischio, perché quei maledetti droni colpiscono chiunque gli capiti a tiro.

Ali, il giardiniere della rete con più esperienza di tutta la squadra, ha ideato una soluzione molto curiosa che è diventata l’emblema di quanto possano essere “esplosivi” i palestinesi di Gaza. Ha creato quello che chiama il “secchio”. In sostanza, mettono il cellulare con un caricabatterie in un secchio, lo agganciano a un palo, e lo sollevano come una bandiera grazie a una corda. Questo procedimento consente al cellulare di connettersi e diffondere il segnale da una posizione più sicura, sopraelevata, senza trovarsi fisicamente in alto.

Nonostante la semplicità della rete di comunicazioni, è stata fondamentale per i civili, le vere vittime del blocco delle comunicazioni.

The real impact of internet disruptions is felt by ordinary Gazzawis. They are left without knowledge of what's happening with their neighbors or relatives, potentially just 500 meters away, due to movement restrictions or the risk of being shot.

Il vero impatto del blocco dei servizi internet colpisce i civili di Gaza. Non hanno idea di cosa succeda ai loro vicini o ai parenti, probabilmente a soli 500 metri di distanza, perché sono impossibilitati a muoversi oppure c’è il rischio che vengano sparati.

Il movimento dal basso nasce dagli sforzi di Luppichini e della sua squadra per preservare i legami sociali e combattere contro il genocidio culturale.

This is simply a grassroots operation that not only connects people to the outside world but also connects people within the community itself. This connection is crucial for maintaining community bonds. It is also one solution in the face of global double standards that mobilized solutions in Ukraine, but failed to do so in Gaza.

Genocide involves not only physical destruction but also cultural erasure, disconnecting people from their cultural and physical references. Thus, keeping Palestinians in Gaza connected among themselves is crucial to combating the ongoing genocide. Maintaining these connections serves as a vital tool to stop the ongoing genocide.

Quest’operazione dal basso connette le persone al mondo esterno e anche all’interno della comunità stessa. Questa connessione è di cruciale importanza per preservare i legami della comunità. Inoltre, è una soluzione possibile di fronte ai doppi standard mondiali che hanno chiamato alla mobilitazione per l’Ucraina, ma non hanno fatto lo stesso per Gaza.

Il genocidio include non solo la distruzione fisica ma anche l'erosione culturale, la disconnessione delle persone dai loro punti di riferimento culturali e fisici. Di conseguenza, garantire l'interconnessione dei palestinesi è fondamentale per combattere il genocidio in corso. Mantenere questi legami è uno strumento essenziale per fermare il genocidio.

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