Spieghiamo l'amore dei tatari per il tè e la loro ‘ora del tè infinita’

Il tè — tè nero Ceylon — viene servito in tazzine turche (‘Armuts’) e un set di tè in stile uzbeko. La foto è dell'archivio di famiglia dell'autrice, per gentile concessione.

Uno dei più forti shock culturali per una persona di etnia turca [it] in Europa spesso avviene quando ordina del tè in un bar o lo beve a casa di amici europei. Potrebbe non riuscire a nascondere le proprie sensazioni — sorpresa e delusione — quando vede il tè in bustina. Ciò avviene perché il tè fatto con foglie messe in infusione al momento non solo è la norma in popoli di etnia turca, ma anche un modo per mostrare ospitalità.

Nella vita dei tatari [it], quello del tè è un rito speciale. Proverbi tatari come “Il tavolo da tè è l'anima della famiglia” oppure “Il tè dei tatari non finisce mai” illustrano l'importanza di questa bevanda nella vita quotidiana. I tatari, infatti, bevono tè diverse volte al giorno.

Se chiedete cos'è il tè tataro, riceverete moltissime risposte, ma tutte sottolineano come questo o quel tipo di tè sia il vero tè tataro. Può essere nero, verde, alle erbe (con menta, origano, timo), con infuso di fiori, con miele, latte, con latte e sale, con menta, ricavato dalla frutta (mele, pere) o bacche (fragole, lamponi), ma anche da foglie di cespugli di bacche.

Forse dietro una definizione così ampia di “vero tè tataro” si nasconde la storia culturale e geografica [ru, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] di questo popolo.

Tè da foglie di bacche servito con Cheburek (torta fritta della tradizione dei tatari di Crimea con ripieno di carne tritata). La foto è dell'archivio di famiglia dell'autrice, per gentile concessione.

Il più popolare è il tè con latte — da non confondere con quello preparato all'inglese. Anche se non sembra esserci stato un contatto diretto tra gli inglesi e i tatari, alcune teorie suggeriscono antichi legami tra l'attuale popolo inglese e i tatari. Le ragioni che spinsero i tatari ad aggiungere latte al tè, tuttavia, sono diverse. Inizialmente, aggiungere latte grasso al tè soddisfaceva il fabbisogno di energia: essendo impegnati tutto il giorno nel duro lavoro nei campi, i tatari non avevano tempo per cucinare e per lunghi pasti. Così, il momento del tè si trasformò nell'occasione per riposare e riprendere le forze.

Il tè arrivò ufficialmente ai tatari dalla Cina nel 17esimo secolo, anche se si crede che venne portato dai mongoli già prima, nel XIII secolo, e in origine veniva considerato un lusso riservato alle élite. Tutti conoscono la parola “samovar” (dal russo samo — “da solo”, var — “cuocere”), poi approdata in altre lingue, compreso il turco. Furono in realtà i tatari a portare questa parola nella lingua turca tra il 1700 e il 1800, quando, per proteggere la propria identità religiosa (Islam) nell'Impero russo cristiano, decisero di migrare verso l'Impero ottomano. Ciononostante, la tradizione del tè è rimasta più forte tra i tatari che non tra i russi: il tè è diventato una parte essenziale della cultura popolare ed è impossibile immaginare che una famiglia tatara vi inviti a bere qualcosa che non sia tè. Per i tatari bere tè è una prassi sia durante serie riunioni d'affari sia durante rilassati ritrovi tra amici o in famiglia. L'etnografo e storico Karel Fuchs, ad esempio, fa notare [en] che la maggior parte dei tatari beve almeno quattro tazze di tè al giorno e tutti i tatari che se lo possono permettere hanno un samovar in casa.

Una caratteristica tipica del popolo tataro è la “tavola della festa,” in cui il tè è accompagnato da vere e proprie delizie. Di queste riunioni di ospiti con prelibatezze si diche che “Tatar chae berkaychan da betmi”, ossia “il tè dei tatari non ha mai fine”. Il tè viene servito insieme a marmellata, miele, frutta secca, dolci, talkysh-kaleve (dolcetti tradizionali a base di zucchero e miele), torte, pasticci e ravioli, sia dolci che salati, tra cui spiccano la Gubadiya [en], Balish, Elesh, Peremech [en], Uchpuchmak [en], Baursak [en], Chak-Chak [en], Kosh Tele e non solo. Si tratta di paste o pasticci ripieni di verdure, frutta e carne che vengono cotti al forno e fritti.

Il rito del tè inizia dopo la prima portata, quando vengono serviti dolci e piatti saporiti e si passa così dal pranzo alla cena. Il tè, però, non viene bevuto subito, ma si attende, in modo che l'infusione appena fatta possa essere servita anche con portate successive. Storicamente i tatari non mettono lo zucchero nel tè, ma ne consumano un po’ a parte per non rovinare il sapore della bevanda.

Kunak ashy – kara karshi”, infine, significa “L'ospitalità è reciproca.” L'ospitalità viene considerata una delle virtù principali dai tempi del khanato della Bulgaria del Volga [it]. È inoltre esaltata nell'Islam, che prevede di condividere il cibo con ospiti, vicini e bisognosi.

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