Il presente articolo racconta di violenze domestiche che potrebbero disturbare alcuni lettori.
Da fine marzo il Kazakhistan è stato assorbito [en, come i link seguenti, se non diversamente indicato] dal processo in tribunale dell'ex ministro dell'Economia Kouandyk Bishimbayev, che ha assassinato la propria moglie Saltanat Nukenova. Un dettaglio particolarmente inquietante è che Bishimbayev ha picchiato brutalmente la moglie per otto ore in un ristorante appartenente alla sua famiglia. Dopo queste mostruose otto ore la donna è deceduta. La trasmissione del processo è stata un punto di svolta nella questione, rendendo il fatto il più mediatizzato del paese ed innescando violenti dibattiti sulla violenza domestica.
Durante il processo a Bishimbayev, la notizia dell'omicidio di due donne ha fatto notizia sui giornali del vicino Kirghizistan, rendendo la questione della violenza domestica un argomento scottante. Una delle donne è stata uccisa [ky] dal suo compagno, che ha conservato il corpo per nove giorni in casa propria prima di buttarlo in un bidone della spazzatura nelle vicinanze. Un'altra [ru] è stata uccisa dall'ex marito, che l'ha pugnalata 27 volte prima di chiamare un'ambulanza.
A fronte della risonanza generale e delle richieste di cambiamento, l'11 aprile il parlamento kazako ha approvato [kk] un progetto di legge contro la violenza domestica. Anche se si tratta di un passo giuridicamente indispensabile, non è sufficiente a risolvere un problema complesso come quello della violenza domestica in Kazakhistan e in altri paesi dell'Asia centrale. Serve molto di più che una nuova legge.
In Uzbekistan ed in Kirghizistan esiste una legge similare, ma non è servita a risolvere il problema delle terribili violenze domestiche. Dietro a tutto ciò si celano norme sociali distruttive e l'opera insufficiente delle agenzie di governo competenti per prevenire la violenza e portare in giudizio i colpevoli.
Un problema antico e senza frontiere
La violenza domestica è un problema comune ai cinque paesi dell'Asia centrale: Kazakhistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan ed Uzbekistan. In questi paesi i media pubblicano giornalmente notizie di violenze ed omicidio di donne da parte delle persone a loro vicine, compagno o marito. Ciò testimonia l'ampiezza crescente del problema e la mancanza di meccanismi efficaci per la protezione delle donne.
Nel 2023 le forze dell'ordine kazake hanno ricevuto [ru] più di 100.000 denunce per violenza domestica, pari a tre volte il numero di denunce registrate nel corso dei cinque anni precedenti. Nel 2023 è stato registrato [kk] che nel corso dei quattro anni e mezzo precedenti, per colpa di violenze domestiche, sono state uccise 869 persone e ne sono state gravemente ferite 2.086. Un'inchiesta nazionale del 2017 ha rivelato [kk] che non meno del 17 % delle donne del paese avevano subito violenze fisiche da parte di un partner, ed il 51 % delle vittime ha dichiarato di non averlo mai confidato a nessuno prima.
Ecco un documentario sulla violenza domestica in Kazakhistan.
In Uzbekistan la violenza domestica è stata criminalizzata solo nell'aprile 2023, e, nello stesso anno, 9.131 persone sono state ritenute colpevoli in virtù di questa legge [ru] e sono state perseguite penalmente ed amministrativamente. Nel 2024 questo numero è suscettibile di crescita, perché nel corso dei tre primi mesi dell'anno già 4 477 persone sono state condannate in virtù di questa legge.
La violenza domestica non è ancora reato in Tagikistan. Nel 2023 il Paese si posizionava all'ultimo posto, su 177 paesi, del gruppo nella categoria “livello attuale della violenza coniugale” della classifica mondiale dell’Indice «donne, pace e sicurezza». Questo specifico indicatore misura la percentuale di donne che hanno subito violenza fisica o sessuale da parte dei propri partner. Secondo uno studio dell'ONU pubblicato nel 2023, un terzo delle donne in Tagikistan subisce violenza domestica [ru] dal partner.
In Turkmenistan, un’inchiesta nazionale del 2020 ha rivelato che il 12 %, e quindi una donna su 8, nel paese ha subito violenza fisica e/o sessuale dal partner. Parimenti lo studio ha evidenziato come il numero reale dei casi di violenza domestica sia estremamente sottostimato [ru], con meno del 12 % delle vittime che decide di denunciare alla polizia o chiedere aiuto ad altre istituzioni.
Il Kirghizistan, primo paese nell'Asia centrale a criminalizzare la violenza domestica nel 2017, continua a registrare un numero elevato di incidenti di questo genere. Nel 2022, il 92 % delle vittime dei 9.959 casi di violenza domestica [ru] registrati era donna. Nel 2023 il numero delle denunce è aumentato a 13.104, in cui il 95 % delle vittime è donna. Inoltre, nell'indice mondiale “donne, pace e sicurezza”, il Kirghizistan è stato classificato come il paese più pericoloso dell'Asia centrale.
Questo è un documentario sulla violenza domestica in Kirghizistan:
Patriarcato ed istituzioni statali inefficaci
Il problema è talmente esteso che il ciclo di storie scandalose di attacchi e femminicidi nella regione è praticamente infinito. Ad esempio, prima del controverso omicidio di Nоukenova del novembre 2023, in tutta la regione aveva avuto molto seguito il caso di Asel Nogoybayeva [kk] del Kirghizistan. Nel settembre 2023, l’ex-marito della Nogoybayeva l’aveva assalita tagliandole naso ed orecchie.
La ragione più evidente di questa allarmante tendenza è l'assenza di un contesto giuridico efficace, da cui consegue l'effettiva impunità. Nel 2017, il Kazakhistan ha decriminalizzato [ru] la violenza domestica, ed il Kirghizistan è rimasto il solo Paese della regione a punire le violenze domestiche. A seguito delle richieste popolari le autorità kazake, nel 2024, sono ritornate sulla decisione del 2017 , e l'Uzbekistan non ha introdotto la responsabilità penale per la violenza domestica che nell'aprile 2023. Il Tagikistan ed il Turkmenistan continuano a non criminalizzare le violenze coniugali, e gli autori di questi crimini possono cavarsela [ru] con delle ammende o delle ordinanze restrittive.
Il problema della violenza domestica si basa su due capisaldi: il primo riguarda i fondamenti [kk] patriarcali che giustificano la violenza domestica e portano all'accettazione della stessa sia da parte degli autori che delle vittime. Fin dalla più tenera età i bambini crescono secondo questi canoni, per cui i maschi devono dare prova di aggressività e le femmine devono essere spose sottomesse ed obbedienti che accettano tutte le condizioni dell'aggressore in caso di conflitti all'interno della famiglia.
Dai risultati di un'inchiesta in Turkmenistan risulta che, secondo il 20 % delle donne intervistate, il marito ha il diritto di picchiare la moglie [it] se lascia la casa senza il permesso del marito. In Tagikistan, circa il 48 % delle donne intervistate concorda [ru] con l'affermazione secondo la quale la violenza domestica è una questione privata della famiglia, ed il 41 % delle persone intervistate considera giustificato picchiare un partner per diverse ragioni. Questi fondamenti patriarcali vengono rinforzati [kk] da una propaganda governativa sui valori tradizionali sui quali poggia l'integrità della famiglia, a scapito dei diritti e della protezione delle donne.
Il secondo pilastro è la reticenza delle autorità a prendere misure severe e l'indifferenza degli organi governativi competenti in merito alla prevenzione della violenza domestica. La militante dei diritti umani Svetlana Dzardanova nota che, anziché affrontare il problema, le autorità preferiscono attaccare coloro che sollevano il problema della violenza domestica. Le organizzazioni locali che promuovono il dibattito sulla violenza domestica vengono percepite dalle autorità come esterni che vogliono imporre norme straniere in contraddizione ai valori tradizionali.
A livello locale, invece di registrare le denunce delle vittime ed avviare inchieste, la polizia cerca sovente di riconciliare [kk] la vittima con l'aggressore. I giudici emettono verdetti indulgenti nei casi di violenza domestica, permettendo ai colpevoli di evitare la detenzione. Ad esempio, nel caso di Nogoybayeva, il giudice ha rilasciato il marito in libertà vigilata [kk] dopo che questi aveva violentato la vittima per due volte.
La lotta contro la violenza domestica, in Asia centrale, progredisce lentamente. Ad oggi, per ottenere nuovi progressi e vittorie, servono ancora casi eclatanti come il processo televisivo di Kouandyk Bishimbayev.