Quando si visitano alcuni Paesi dell'Africa orientale (EAC), come Burundi, Uganda, Sudan del Sud, Somalia e altri, capita spesso di trovare scuole nei villaggi, strade cittadine, ospedali, case e molti altri luoghi senza elettricità. Gli studenti devono ripassare le lezioni alla luce delle fiaccole, alcuni ospedali e cliniche faticano a conservare i medicinali sensibili agli sbalzi di temperatura, compresi i vaccini, e i cittadini vivono la vita di tutti i giorni senza poter contare su una fornitura elettrica affidabile.
Si tratta di un problema comune a tutta l'Africa orientale, dove la fornitura insufficiente di energia elettrica compromette lo sviluppo e la qualità dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria. Attualmente, nessun Paese dell'Africa orientale ha raggiunto la piena copertura elettrica [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] e ci sono differenze significative nella fornitura di elettricità tra i vari Paesi. Il Kenya ha attualmente la più alta copertura elettrica (ovvero la percentuale di accesso in rapporto alla domanda), che ha raggiunto il 75% nel 2018, mentre il Burundi aveva solo il 10% di copertura elettrica nello stesso anno.
Allo stesso tempo, l'Africa dispone di abbondanti risorse geotermiche e solari, che le offrono un vantaggio naturale per la transizione energetica. Con l'aiuto delle energie rinnovabili, Paesi ricchi come il Kenya e il Ruanda dovrebbero raggiungere la copertura elettrica universale entro il 2030.
Il Kenya è il principale beneficiario dei progetti cinesi sulle energie rinnovabili negli Stati membri dell'EAC. L'ambientalista e promotore dell'energia verde Steve Omondi, la cui comunità beneficia delle energie rinnovabili grazie alla cooperazione Cina-Kenya, ha dichiarato a Global Voices in un'intervista: “La Cina ha finanziato e costruito grandi parchi solari ed eolici in tutto il Kenya, contribuendo ad ampliare l'accesso alle energie rinnovabili, in particolare nelle aree rurali”. Inoltre, sottolinea che le energie rinnovabili rappresenteranno quasi il 90% della produzione di elettricità in Kenya a partire dal 2022.
Il ruolo della Cina nell'aiutare l'Africa a ottenere energia rinnovabile
Negli ultimi decenni, la Cina è diventata il principale investitore nel nuovo mercato energetico africano, con progetti idroelettrici, solari ed eolici su larga scala, per un valore di miliardi di dollari, nel tentativo di concretizzare il potenziale di energia pulita del continente.
Secondo un rapporto dell'African Climate Foundation, dal 2010 al 2020 gli investimenti cinesi nel settore delle energie rinnovabili in Africa hanno registrato un tasso di crescita medio annuo del 26%, soprattutto grazie alle tecnologie solari, idroelettriche ed eoliche. Secondo un rapporto del governo cinese sulla “Nuova via della seta” [zh], nel 2022 la Cina ha effettuato ulteriori investimenti diretti in Africa per 3,4 miliardi di dollari. Entro la fine del 2022, la Cina aveva costituito più di 3.300 società operanti in Africa, per un totale di investimenti diretti di oltre 40 miliardi di dollari.
Lei Bian, ricercatrice politica presso la London School of Economics and Political Science, ha dichiarato a VOA News che “gli investimenti cinesi nelle energie rinnovabili all'estero mirano a rispettare gli impegni internazionali della Cina in materia di clima, accelerando la transizione energetica dai combustibili fossili in Africa, il principale partner commerciale della Cina”. Nel frattempo, anche la Cina ha beneficiato della collaborazione in termini di sviluppo economico e sicurezza energetica.
La maggior parte degli investimenti diretti (IDE) della Cina in Africa avviene attraverso la Export-Import Bank of China (CHEXIM) e la China Development Bank (CDB). Tuttavia, questi investimenti non sono privi di controversie. Alcuni studi hanno mostrato che gli investimenti diretti della Cina in Africa negli ultimi decenni hanno avuto una correlazione negativa con lo sviluppo sostenibile locale. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che l'espansione degli investimenti cinesi ha provocato un aumento dell'inquinamento attraverso progetti come la costruzione di strade e l'estrazione di risorse naturali.
Molti progetti dell'iniziativa “Nuova via della seta” hanno dato priorità al settore energetico in Africa. In Kenya, l'impresa statale cinese Jiangxi International Economic and Technical Cooperation Co., Ltd. (中国江西国际经济技术合作有限公司) e la keniota Rural Energy Authority (REA) hanno costruito insieme una delle più grandi centrali fotovoltaiche nella città di Garissa. Il progetto è stato finanziato da una parte del Fondo per la via della seta, istituito dalla Cina nel 2018, che ha stanziato 6.000 miliardi di scellini kenioti (KES) per contribuire all'espansione della capacità di costruzione di infrastrutture in Africa.
China has helped to build over 80 big power facilities for Africa. Most are hydro, wind or solar power plants, like the Noor Ouarzazate Solar Complex, the world’s biggest solar power station, and the Garissa solar power plant, East Africa’s largest photovoltaic power station. https://t.co/g3Muj1knjy
— Chinese Embassy in Kenya (@ChineseEmbKenya) January 7, 2021
La Cina ha contribuito alla costruzione di oltre 80 grandi impianti energetici in Africa. La maggior parte sono centrali idroelettriche, eoliche o solari, come il complesso solare di Noor Ouarzazate, la più grande centrale solare del mondo, e la centrale solare di Garissa, la più grande centrale fotovoltaica dell'Africa orientale.
La #Cina e l'#Africa si impegnano per lo sviluppo sostenibile. I media occidentali, come la @CNN, si sono concentrati esclusivamente su alcuni progetti di energia a carbone a partecipazione cinese, ma hanno deliberatamente ignorato le numerose centrali a energia pulita costruite dalla Cina.
Oltre all'erogazione di fondi, negli ultimi anni la Cina ha offerto sempre più supporto tecnico [zh]. I finanziamenti per la centrale fotovoltaica di Garissa provenivano da prestiti forniti dalla Export-Import Bank of China, mentre l'azienda cinese che ha realizzato il progetto si è occupata dell'intero processo, compresi la progettazione, l'approvvigionamento, la costruzione, l'installazione e la formazione. La centrale ha una capacità nominale di 54,66 megawatt e può soddisfare il fabbisogno elettrico di 70.000 famiglie, per un totale di oltre 380.000 persone in Kenya.
Il paradosso dell'eccesso di capacità energetica nei Paesi africani
Numerosi studi indipendenti mostrano che la Cina è alle prese con un eccesso di capacità nel settore energetico. Il settore produce più beni di quanti ne possa assorbire il mercato, che finiscono per essere esportati a prezzi più bassi in altri mercati. La Cina ha investito decenni di tempo e miliardi di dollari per costruire le sue linee di produzione e la sua tecnologia nel settore dell'energia solare, eolica e idroelettrica. L'Africa è emersa come il mercato ideale per questi prodotti.
Mentre la Cina esporta la sua tecnologia per l'energia verde a livello globale e vede un aumento della relativa domanda in Africa, alcuni concorrenti negli Stati Uniti e nell'Unione Europea sono preoccupati per il dominio della Cina in questo campo. La Segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen ha dichiarato che l'eccesso di capacità produttiva della Cina minaccia i settori emergenti negli Stati Uniti e ha avvertito che “inondare il mercato con merci a basso costo” potrebbe ostacolare la concorrenza. Nel frattempo, nel giugno 2024, l'UE ha iniziato a imporre dazi aggiuntivi che possono arrivare al 38% sui veicoli elettrici esportati dalla Cina verso i Paesi dell'Unione.
Il governo cinese ha ripetutamente negato l'esistenza di un “eccesso di capacità” [zh] e ha citato il “Global Electric Vehicle Outlook 2023” dell'Agenzia internazionale dell'energia, che stima che la domanda globale di veicoli a energie rinnovabili raggiungerà i 45 milioni di unità entro il 2030. Se la Cina manterrà un tasso di crescita della produzione annua del 20%, produrrà 34,352 milioni di veicoli a energie rinnovabili entro il 2030, rimanendo dunque al di sotto della domanda globale.
Secondo l'analisi di Oxford Economics, esistono prove macroeconomiche preliminari a sostegno dell'attuale narrativa geopolitica che vede un eccesso di capacità produttiva cinese. Tuttavia, non ci sono prove inconfutabili che la Cina stia danneggiando i concorrenti globali nel settore manifatturiero con prezzi sleali.
Allo stesso modo, anche l'Africa è alle prese con il problema dell'eccesso di capacità, con diversi studi che mostrano una grave sovraccapacità in Etiopia, Ghana, Kenya e Ruanda. Questi Paesi hanno una capacità nominale superiore al picco di domanda di oltre il 50%, eppure molte famiglie sono ancora prive di elettricità. Le ragioni principali di questo paradosso variano da Paese a Paese, ma derivano principalmente da previsioni troppo ottimistiche sulla domanda reale da parte dei ministeri nazionali dell'energia e da una cattiva gestione delle burocrazie legate al settore energetico.
Un'altra causa del problema dell'eccesso di capacità in Africa può essere ricondotta agli investitori privati. Ad esempio, Kenya Power, una società pubblica di distribuzione, acquista elettricità da società private a prezzi elevati che superano di gran lunga quanto riesce a vendere, con conseguenti costi elevati per i cittadini. Il significativo coinvolgimento del settore privato e la firma di contratti di acquisto di energia (PPA) con società private cinesi hanno aggravato la situazione.
Un'opportunità per l'Africa
Molti leader africani vedono le speculazioni sull'eccesso di capacità energetica cinese come un'opportunità che potrebbe indurre la Cina a trasferire la produzione della sua catena di approvvigionamento in Africa.
Sebbene la Cina abbia aumentato gli investimenti nei Paesi africani attraverso l'iniziativa della Nuova via della seta, gran parte delle esportazioni africane verso la Cina sono ancora costituite da materie prime come petrolio greggio, rame, cobalto e minerale di ferro. Questi prodotti rappresentavano più della metà del valore totale delle importazioni nel 2022. Attualmente, gli investimenti nel settore della produzione di energie rinnovabili, soprattutto nel campo dei veicoli elettrici, sono ancora in gran parte concentrati in Paesi africani relativamente ricchi come l'Egitto, il Marocco e il Sudafrica.
Alcuni esperti finanziari africani suggeriscono che la Cina dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di trasferire in Africa parte della catena di approvvigionamento di questo settore, invece di considerare il continente solo come una fonte di materie prime.
Il mercato cinese e quello africano sembrano pronti a completarsi a vicenda in una collaborazione simbiotica, tuttavia sussistono alcuni ostacoli. Se da un lato il problema della carenza di energia elettrica in Africa può essere risolto abbassando i costi di accesso, dall'altro la sfida consisterà nel garantire che il rapporto di approvvigionamento tra le aziende private e i governi sia trasparente ed equo e che la transizione energetica non danneggi l'ecosistema originario.