L'appello del sindaco di Belgrado, Aleksandar Šapić, di rimuovere la tomba del leader antifascista jugoslavo Josip Broz Tito [it] dalla città e di erigere un monumento al suo acerrimo nemico, il collaborazionista Draža Mihailović [it], ha scatenato un'ondata di critiche in Serbia e in tutta la regione dell'ex Jugoslavia.
“Non posso influire pubblicamente, né la città di Belgrado può influire legalmente, ma penso che spostare la tomba di Josip Broz dal Museo della Jugoslavia sia una cosa estremamente importante per il popolo serbo e per il futuro di questo Paese”, ha detto [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] all'assemblea cittadina il 17 settembre.
Il mausoleo del defunto leader jugoslavo, chiamato Casa dei fiori [it], è una delle principali attrazioni turistiche di Belgrado, che attira 120,000 visitatori all'anno, come riporta l'AFP.
In una dichiarazione rilasciata al “Balkan Investigating Network” (BIRN), lo storico Milovan Pisarri ha affermato che la mossa è “purtroppo un altro atto della continuità di quella politica che va avanti a livello ufficiale da 20 anni, che comporta la riabilitazione di quei criminali di guerra, di quell'ideologia nazionalista e del progetto che avevano gli stessi cetnici di creare una Grande Serbia“, oltre a “cancellare ogni legame con la Jugoslavia, con il comunismo, con quel periodo che tuttavia ha portato, tra l'altro, a grandi progressi non solo per la Serbia ma anche per tutti i popoli sul territorio di quel Paese”.I cittadini serbi e i politici dell'opposizione hanno accusato Šapić di aver tentato di distogliere l'attenzione dai veri problemi [bs]:
Podržaću Šapićevu ideju podizanja spomenika Draži Mihailoviću, čim budem video slike četnika koji oslobađaju Beograd.
Do tada:
– spomenik četničkim koljačima u Beogradu – neće moći;
– skretanje pažnje građana sa poskupljenja osnovnih životnih namirnica na istorijske teme – neće… pic.twitter.com/wZfgFdmJvE— Kosta Konstantinović 🇪🇺🇺🇦🇬🇪 (@KostaKonstan) September 17, 2024
Foto: Liberazione di Belgrado [it] dai nazisti da parte dei partigiani jugoslavi e dell'Armata Rossa.
Testo: Appoggerò l'idea di Šapić di erigere un monumento a Draža Mihailović, dopo aver visto le foto dei cetnici che liberano Belgrado. Fino a quel momento:
– non si può erigere un monumento agli assassini cetnici a Belgrado
– no all'uso di argomenti storici per distogliere l'attenzione dei cittadini dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari di base
No pasaran! [it] [Non passeranno!]
Dragana Rakić, vicepresidente del Partito Democratico, ha dichiarato al quotidiano Danas che “quando Šapić non è in grado di offrire ai belgradesi un trasporto pubblico funzionale e sicuro o di garantire un finanziamento regolare per le istituzioni più basilari della città, fa riemergere un annoso dibattito: cetnici o partigiani”.
La BNE Intellinews ha riferito che la proposta di Šapić ha attirato anche le critiche dei suoi partner di coalizione. Ivica Dačić, Ministro degli interni e leader del Partito socialista serbo, ha preso le distanze dal piano, dichiarando che il suo partito “non sosterrà la rimozione dei monumenti comunisti”.
Le reazioni sono arrivate anche dall'estero, con numerosi post sui social media e dichiarazioni ufficiali, come quelle degli antifascisti del Montenegro, che hanno condannato l'idea.
Non è la prima volta che Šapić propone la rimozione della tomba di Tito. Quando ha proposto di inviare le spoglie di Tito nella sua città natale di Kumrovec [it] in Croazia nell'aprile 2024, i funzionari della Bosnia-Erzegovina hanno risposto a tono [hr] che Sarajevo, in quanto città antifascista, avrebbe accolto i resti. La rinnovata reazione negativa indica che i tentativi di revisionismo storico da parte dei nazionalisti al potere in Serbia dagli anni '90 non hanno avuto pieno successo.
Il dibattito è stato “risolto” dal presidente serbo Aleksandar Vučić, che ha dichiarato a Politico che “non si verificherà”. Durante un'intervista pubblicata il 23 settembre, ha affermato:
I have never been a big fan of communists and the communist regime, but Josip Broz is a part of our history, he lived here and he was buried here, and he will remain a part of Serbian and Yugoslav history.
Non sono mai stato un grande sostenitore del comunismo e del regime comunista ma Josip Broz fa parte della nostra storia, ha vissuto qui ed è stato sepolto qui, e continuerà a far parte della storia serba e jugoslava.
In seguito, il sindaco Šapić ha apparentemente messo in pausa la sua iniziativa di rimuovere la tomba di Tito. Tuttavia, il 26 settembre, ha presentato ufficialmente alla Commissione per i monumenti e i nomi delle piazze e delle strade dell'Assemblea della città di Belgrado la proposta [sr] di erigere un monumento a Draža Mihailović nel centro della città.
Perché Draža Mihailović è così controverso?
Durante la Seconda guerra mondiale, Mihailović fu leader del movimento nazionalista serbo Četnik [it] (in italiano cetnico), che da una parte sosteneva di combattere gli occupanti per conto del re Pietro II e del governo jugoslavo in esilio (si erano rifugiati nel Regno Unito all'inizio del 1941), mentre in pratica collaborava con i nazisti tedeschi e i loro delegati locali contro il movimento di resistenza antifascista guidato dai comunisti jugoslavi.
Pur collaborando con i nazisti, i cetnici cercarono anche il sostegno degli alleati occidentali e parteciparono al salvataggio di piloti britannici e statunitensi abbattuti (in seguito riconosciuti dal presidente americano Truman con medaglie postume). Tuttavia, nel 1944, le missioni britanniche di accertamento dei fatti e altre prove schiaccianti del servizio prestato dai cetnici ai nazisti portarono gli Alleati a rinunciare ai legami con Mihailović e altri collaborazionisti serbi.
Dopo la guerra, le autorità jugoslave riconosciute a livello internazionale lo dichiararono colpevole e lo giustiziarono per tradimento e crimini di guerra nel 1946.
In una rubrica molto seguita su Radar, lo storico Pissari ha spiegato che “l'ideologia cetnica, come molte altre ideologie nazionaliste, e anche fasciste, è sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale come molte altre ideologie nazionaliste, e anche fasciste, sono sopravvissute al medesimo conflitto” in quanto la diaspora serba “ha continuato a coltivare il culto delle forze reali anticomuniste” e l'idea di “istituire la Grande Serbia [it]”.
Alla fine degli anni Ottanta la maggior parte dei partiti politici serbi si è convertita al nazionalismo, mentre durante le guerre jugoslave [it] degli anni Novanta, i gruppi estremisti serbi che si definivano cetnici “redivivi” furono responsabili di aggressioni e crimini di guerra commessi in Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo.
Pissari ha osservato che quando i partiti più radicali hanno assunto il pieno potere nel 2000, “il nazionalismo si è impadronito dello Stato, e quindi del potere”, portando alla piena riabilitazione dei cetnici nella sfera politica e pubblica della Serbia. Il processo di riabilitazione di Mihailović, che ha incluso un nuovo processo conclusosi nel 2015, ha formalmente ribaltato il verdetto del 1946.
La campagna di glorificazione di Mihailović come eroe è proseguita nel discorso politico e nei media serbi, attirando la condanna di organizzazioni per i diritti umani come il Comitato di Helsinki per essere “moralmente inaccettabile” e provocatoria nei confronti dei vicini serbi che hanno subito la pulizia etnica e il genocidio perpetrati dai cetnici in diverse guerre.
Le ultime iniziative revisioniste del sindaco di Belgrado dimostrano che le forze politiche che hanno perpetrato i crimini di guerra negli anni '90 sono ancora al potere in Serbia. Il populismo che evoca l'eredità dei cetnici polarizza ulteriormente la società serba e invia segnali negativi e bellicosi in tutta la regione dei Balcani, ostacolando gli sforzi per la riconciliazione, la giustizia e la coesistenza pacifica.