Il presente articolo di Omar Zahirović è stato precedentemente pubblicato su Balkan Diskurs, un progetto del centro di ricerca Post-Conflict Research Center (PCRC). La versione di Global Voices è stata ripubblicata previa autorizzazione.
Per John Milton, poeta e funzionario civile inglese, la libertà di parola era:
“La libertà che più di tutte regala felicità o miseria, successo o disappunto, onore o vergogna”. La citazione di Milton è una delle più significative su questo tema, perché racchiude una verità universale sull’essere umano: la nostra specie aspira naturalmente alla libertà. L’uomo vive tra limiti e strutture da lui imposte; segue i modelli di comportamento che gli sono insegnati per tutta la vita.
La libertà di parola è una delle tante forme della libertà. Nel mondo attuale, dove la comunicazione ha un ruolo sempre più cruciale, la libertà è spesso minacciata dalla censura che agisce “nell’ombra”.
Nell’antichità, quando sono state emanate le prime leggi sulle libertà individuali, erano ancora i potenti ad avere il controllo sulla parola, e questa situazione è rimasta invariata almeno fino al Medioevo. Dopodiché, il dominio della parola è passato nelle mani della Chiesa. La libertà è diventata oggetto di dibattito solo grazie all'Umanesimo, nel Rinascimento. La letteratura di quel periodo dimostra una chiara apertura al dialogo. Dal Rinascimento ai nostri giorni la censura è stata uno strumento nelle mani dei signori feudali, dei sovrani e dei potenti. È allarmante che sia cambiato ben poco da allora: anche oggi il discorso pubblico è nelle mani dei potenti e dei sistemi in cui operano i parlanti.
Per comprendere il fenomeno della censura nella modernità, abbiamo intervistato una ricercatrice e un sociologo e discusso di questo tema complesso.
La censura nell'età contemporanea
Amina Vatreš è un’assistente universitaria e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Sarajevo. Secondo Vatreš, comprendere le forme contemporanee della censura significa analizzare le caratteristiche complesse e multidimensionali dello spazio delle informazioni. Ciò comporta esaminare il ruolo della tecnologia, dei social media, analizzare le pressioni politiche ed economiche, ma anche la (non)esistenza della responsabilità individuale e sociale degli addetti ai lavori nell’ambito dei media.
“La censura spesso agisce in maniera latente, implicita. Di conseguenza, diventa sempre più difficile tutelare la libertà d'espressione, l’indipendenza dei media e il giornalismo investigativo” ha detto Vatreš.
Attraverso l’utilizzo di nuovi metodi di censura che sostituiscono il blocco vero e proprio di alcuni contenuti da uno o più centri, come riporta Vatreš, gli esperti della comunicazione hanno definito la nuova evoluzione della censura “la censura del rumore”. Questo fenomeno è correlato a quello del sovraccarico informativo, una caratteristica tipica dell’ecosistema digitale in cui viviamo.
Secondo Vatreš, a causa della censura del rumore non si riesce a distinguere tra il giornalismo basato sui fatti e le fake news. Dunque, la verità è seppellita in un mare di bugie e frammentata in altre verità parziali, decontestualizzate e soggettive. In questo modo, aggiunge Vatreš, la moltitudine di piattaforme mediatiche crea l’illusione di una pluralità di opinioni, che diventa ancora più evidente sui social.
Vladimir Vasić, sociologo, sottolinea il ruolo dei comitati editoriali nella censura moderna.
“È pericoloso che alcune piattaforme, fingendosi una “finestra sul mondo”, vadano a condizionare la libertà di opinione per motivi editoriali, al posto di basare il proprio lavoro sui principi etico-scientifici a fondamento della loro stessa esistenza” riporta Vasić.
“La libertà di pensiero cessa nel momento in cui una narrazione che prova a collocarsi nel contesto della libera espressione compromette l’integrità di un’altra persona o altri valori” afferma il sociologo.
Oggi la censura è più insidiosa; differisce dalla censura tradizionale per gli strumenti di cui si avvale, che agiscono nell'ombra.
Tuttavia, Vasić parla anche del ruolo dell’effetto gregge: “Alcuni cercano di imporre una sorta di attività pubblica che si colloca nel contesto della censura: chi la pensa diversamente da me è contro di me, un fenomeno scientificamente noto come effetto gregge. In quel caso, la censura si riferisce alla trasparenza sul lavoro e al modo in cui si dispone dei fondi pubblici”.
Autocensura nella cultura della paura
Oggi, esprimersi liberamente comporta il rischio di incorrere in sanzioni sociali. Negli ultimi anni sono stati numerosi i casi di persone che hanno scelto di difendersi in modo “tranquillo”.
Molti giovani ignorano o accettano i tabù generazionali del nostro tempo; influenzati dai social media, scelgono di autocensurarsi.
Come riportato da Vatreš, l’autocensura è un modo per evitare le ripercussioni negative che potrebbero risultare dall'espressione delle proprie idee e del proprio punto di vista sulla società. Nel mondo del web il tema della censura assume altre sfumature.
Secondo Vatreš, si tratta di una forma moderna di censura che raggiunge comunque gli stessi obiettivi della censura tradizionale.
“La situazione è resa ancora più complessa dal fatt0 che tra innumerevoli informazioni, notizie parziali e fake news, è difficile distinguere tra realtà e finzione; allo stesso tempo, non siamo del tutto in grado di comprendere che il modo in cui l’informazione viene controllata è cambiato radicalmente” sostiene Vatreš.
Il sociologo Vasić, invece, riguardo all'atteggiamento della società verso le divergenze e le tensioni, afferma: “Va tutto bene, finché nessuno spara! Questo concetto nasconde la loro passività e incompetenza. E con “loro”, mi riferisco a chi ci ha fatto credere che il massimo della comodità sia “va tutto bene purché nessuno spari” (e non solo), e queste sono le condizioni di vita in cui ci costringono a vivere. Finché stiamo zitti, la situazione andrà a peggiorare perché restando in silenzio dimostriamo che non ci meritiamo di meglio”.
“Finché nessuno spara”
Se si vuole usufruire attivamente dell’informazione, bisogna chiedersi se è necessario selezionare ciò che si vede o meno. Ed è questo che sostiene Vasić.
“La selezione dei contenuti è utile, ma è importante avere i nostri filtri mentali, filtri che operano in base al principio ‘Voglio, non voglio!’ È fondamentale imparare a leggere le notizie e valutare le informazioni in maniera critica, perché non tutto ciò che si legge sui giornali o si sente in tv è vero”.
Secondo il sociologo, la censura che limita la libertà e la libertà che viola l’integrità di un’altra persona sono figlie degli stessi genitori: in altre parole, il ramo cattivo della famiglia.
Dall’intervista con Amina Vatreš e Vladimir Vasić abbiamo appreso i principi fondamentali della censura contemporanea e l’impatto che ha sulla massa e sul singolo. È arrivato il momento di imparare come trasformare il mondo della comunicazione e dell’informazione in una comunità che susciti l'interesse in modo sano e sicuro.