Bilanciare i diritti degli indigeni e la conservazione della natura in Nepal

One horned rhino at Chitwan National Park in Nepal. Photo By Biswash Chepang

Un rinoceronte con un solo corno nel Parco nazionale di Chitwan, in Nepal. Foto di Biswash Chepang, utilizzata con autorizzazione.

La promulgazione della politica del Nepal sulla ” Costruzione di infrastrutture fisiche all'interno delle aree protette” ha suscitato [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] molte polemiche con i soggetti interessati, specialmente con le organizzazioni di comunità indigene che mostrano una forte opposizione. La rettifica, iniziata dal Dipartimento dei parchi nazionali e della conservazione della fauna selvatica del Nepal (DNPWC) e pubblicato il 4 Gennaio sulla gazzetta nazionale del Nepal, ha attirato aspre critiche per il suo potenziale di allontanamento delle comunità indigene dalle loro terre ancestrali. La politica privilegia il profitto rispetto alla conservazione dell'ambiente e ai diritti degli indigeni, consentendo alle imprese di avviare progetti su larga scala, come centrali idroelettriche e resort turistici, all'interno di parchi nazionali e aree protette.

Il dibattito intorno a questo emendamento sottolinea il delicato equilibrio tra sviluppo economico e preoccupazioni ambientali e richiede un approccio alla conservazione basato sui diritti in Nepal.

Nel Settembre del 2023, più di due dozzine di ambientalisti hanno presentato un feedback alla bozza di emendamento al Ministero delle Foreste e dell'Ambiente, sostenendo l'inclusione delle questioni delle popolazioni indigene attraverso un documento di posizione comune. Tuttavia, queste raccomandazioni non sono state accolte in modo significativo nel documento finale.

La legislazione sulla conservazione della fauna selvatica per chi?

Secondo Ajay Karki, vice direttore generale del DNPWC, l'emendamento consolida 12 regolamenti del National Parks and Wildlife Conservation Act del 1974 in Nepal in un unico “regolamento ombrello”. Questo regolamento consente la costruzione di centrali idroelettriche su larga scala, dighe, hotel e resort turistici all'interno di parchi nazionali e aree protette.

Diversi progetti idroelettrici sono già in costruzione nell'area del Parco nazionale di Langtang, nel Nepal centro-settentrionale, e questo emendamento aprirà le porte all'avvio di altri progetti idroelettrici nelle aree protette.

Kaligandaki Hydro power plant located in Syangja District of Nepal. Image via Wikipedia by Milan GC. CC BY-SA 3.0

La centrale idroelettrica di Kaligandaki nel distretto di Syangja, in Nepal. Immagine via Wikipedia di Milan GC. (CC BY-SA 3.0 DEED).

Un'altro impatto significativo della nuova rettifica è la riapertura dei parchi nazionale alle attività turistiche, compresa la creazione di alberghi, che solleva preoccupazioni di carattere ambientale. Dal 2009 al 2012, sette alberghi nel Parco Nazionale di Chitwan sono stati chiusi dalle autorità a causa presunto bracconaggio e preoccupazioni ecologiche.

il Nepal può vantare di possedere ben 12 parchi nazionali, una riserva faunistica, una riserva di caccia, sei aree di conservazione e 13 zone cuscinetto. Le comunità indigene che vivono all'interno o nei dintorni di queste aree protette devono già affrontare numerose minacce, tra cui la deforestazione, l'inquinamento, il cambiamento climatico e l’estrazione di risorse non sostenibili.

Verso un modello basato sui diritti

Sebbene le comunità indigene esprimano le loro rimostranze contro le strategie di conservazione, le loro preoccupazioni rimangono spesso inascoltate poiché la strategia generale di conservazione è fortemente influenzata dall’ambientalismo americano.

Questo approccio, comunemente definito “modello della fortezza“, si è rivelato inadeguato, non riuscendo a riconoscere pienamente la visione del mondo delle popolazioni indigene e aggravando la loro emarginazione nei processi decisionali e nell'equa condivisione dei benefici. A livello globale, le comunità indigene devono affrontare sfide crescenti, tra cui il mancato riconoscimento dei loro diritti collettivi alla terra, la discriminazione e la povertà. Il libero accesso ai loro territori ancestrali e alle foreste è fondamentale per la loro autodeterminazione, per i sistemi di governance e per la conservazione del loro stile di vita, compresi i sistemi di conoscenza.

Se questo modello di conservazione della biodiversità non abbraccia pratiche sostenibili allineate con i metodi di conservazione delle popolazioni indigene, queste comunità continueranno a rischiare di perdere i loro diritti sulle risorse e di essere ingiustamente emarginate.

Agenzie di donazioni e corpi ONU come il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l'ambiente, l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), l’Iniziativa per i diritti e le risorse (RRI) e l'intero Quadro globale per la biodiversità (GBF), hanno enfatizzato il bisogno di ripensare e ridisegnare approcci per dare priorità all’ “Approccio basato sui diritti nell'agenda della conservazione”. A seguito di numerosi episodi di violazione dei diritti umani in nome della conservazione, la conservazione basata sui diritti è diventata una delle principali priorità per le organizzazioni di donatori e attuatori.

Sin dal suo inizio nel 1992, la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CBD) ha riorganizzato il ruolo delle comunità indigene attraverso gli articoli 8(j) e 10(c) i quali obbligano legalmente il governo a rispettare, proteggere e promuovere la conoscenza tradizionale, pratiche e usi consueti delle risorse biologiche da parte dei gruppi indigeni. Nonostante queste politiche siano chiare all'interno delle convenzioni, le comunità locali di  indigeni (IPLCs) sono state ampiamente marginalizzate dalle sale del potere dell'ONU. Questa mancanza di riconoscimento si estende alla mancanza di diritti delle donne indigene nella Costituzione del Nepal e alla generale assenza di riconoscimento del diritto all'autodeterminazione dei popoli indigeni.

I diritti delle comunità indigene

In Nepal, la conoscenza indigena, le credenze e pratiche tradizionali hanno influenzato profondamente pratiche di utilizzo del territorio, gestione sostenibile delle risorse e conservazione della biodiversità. Ad esempio, il popolo Chepang venera le piante, gli animali, i fiumi e le montagne come se appartenessero alla casa degli spiriti santi, che li guidano per estrarre risorse sostenibili, in conformità con le rigorose tradizioni.

Chepang Community People grazing their livestocks in Rapti Municipality-1, Photo By Biswash Chepang

Persone che si occupano del bestiame al pascolo nel Comune di Rapti-1, foto di Biswash Chepang, utilizzata con autorizzazione.

È  indispensabile riflettere, ridefinire e riprogettare il modello di conservazione esistente in Nepal per dare priorità alla conservazione basata sui diritti. Il governo deve assicurarsi che i processi di sgombero non rendano nessuno senza casa o vulnerabile a violazioni dei diritti umani. I popoli indigeni e le comunità locali devono essere in grado di proteggere e gestire in modo sostenibile terre, territori e risorse naturali sulla base delle loro conoscenze ancestrali e delle loro pratiche di sostentamento.

Un esempio di creazione di un ambiente favorevole alla tutela dei diritti legali delle popolazioni indigene in Nepal è il riconoscimento delle leggi Shagya nel Comune rurale di Tsum Nubri. Queste pratiche indigene consuetudinarie regolano attività come la caccia, la raccolta e il commercio per preservare la biodiversità. La legislazione locale dovrebbe essere promulgata per far rispettare questi atti, a beneficio delle comunità che salvaguardano la lingua, la tradizione e la cultura e mantengono un rapporto armonioso con la natura.

Molti studi accademici sottolineano il significato di espandere il riconoscimento legale delle popolazioni indigene e dei territori delle comunità come una effettivo strumento per riconoscere la biodiversità e prevenire la violazione la storia dei diritti umani associata alle strategie di conservazione tradizionale. Un'approccio basato sui diritti è importante al raggiungimento di risultati positivi in termini di conservazione, affermando la correlazione tra i diritti fondiari delle popolazioni indigene e delle comunità locali e la conservazione della biodiversità.

L’obiettivo 21 del Quadro Globale per la Biodiversità (Global Biodiversity Framework, GBF) sostiene la necessità di un'equa partecipazione delle popolazioni indigene e delle comunità locali ai processi decisionali in materia di biodiversità, oltre al rispetto dei loro diritti su terre, territori e risorse, compresi quelli di donne, ragazze e giovani. Il rispetto del diritto delle popolazioni indigene al consenso libero, preventivo e informato è essenziale per qualsiasi progetto che abbia un impatto sulle loro terre tradizionali o sui loro mezzi di sussistenza.

È indispensabile dare priorità ai diritti delle popolazioni indigene, compresa l’autodeterminazione e il rafforzamento delle loro conoscenze tradizionali e dei sistemi di governance. Le istituzioni per la conservazione devono garantire che gli sforzi di conservazione non si traducano in violazioni dei diritti, abusi o emarginazione delle popolazioni.

Questo articolo è stato scritto da Brijlal Chaudhari.

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