
I ćevapi [it] di Banja Luka sono preparati con carne di manzo e di montone e vengono messi in un somun [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione]. Si mangiano con cipolla o salame piccante e yogurt o latte acido. Foto: Archivio privato via Balkan Diskurs, utilizzata con autorizzazione.
Il cibo è un bisogno umano fondamentale. Tuttavia, da un punto di vista sociologico e antropologico, è molto di più: è associato a luoghi, abitudini, stili di vita, costumi e persino alla religione.
Nel mondo di oggi, il cibo è anche un indicatore della società in cui viviamo. Nel sistema capitalistico globale, le differenze tra ricchi e poveri sono visibili nell'accesso e nel rapporto delle comunità con il cibo.
In Bosnia-Erzegovina si sente spesso dire: “È un peccato buttare via il pane”. Camminando per le strade di molte città bosniache, si possono notare sacchetti di pane appesi ai cassonetti, una piccola ma significativa tradizione che mette in contatto chi ha più con chi ha meno. Per molti, quella fetta di pane può essere l'unico pasto della giornata. L'usanza di non sprecare mai il pane è solo una delle tradizioni alimentari tramandate di generazione in generazione nella nostra società. Alcune tradizioni alimentari sono condivise da tutti e tre i gruppi etnici della Bosnia-Erzegovina e uniscono le persone attraverso ingredienti, spezie e piatti. Tuttavia, a volte possono scoppiare piccole polemiche, come il dibattito su dove si cucina il miglior ćevapi [it](carne macinata grigliata) in Bosnia o se il borek [it] (pasta ripiena) posia avere altri ripieni oltre alla carne e, in caso affermativo, quanti tipi di burek esistano.
Per Admira Hajdarpašić, proprietaria del ristorante Slap a Banja Luka [it], il cibo ha il potere di unire le persone. A tavola, i pasti non solo vengono gustati, ma favoriscono anche lo scambio di storie, tradizioni ed emozioni. Lo Slap è stato inaugurato nel 2006 e continua a funzionare a pieno regime. Situato sulla riva destra del fiume Vrbas, il ristorante continua ad attirare clienti grazie alla sua deliziosa cucina casalinga e il suo bellissimo ambiente vintage, ricco di oggetti d'antiquariato. Il ristorante è molto apprezzato anche per la sua ampia terrazza, dove è possibile non solo mangiare, ma anche godersi i panorami e i suoni della cascata del fiume Vrbas.

Le feste in Bosnia-Erzegovina celebrano la diversità, la tradizione e la gioia di stare insieme. Foto: Archivio privato via Balkan Diskurs, utilizzata con autorizzazione.
Oltre a numerosi piatti tradizionali come la Begova Čorba (zuppa di pollo tradizionale bosniaca), a carne di vitello preparata sotto una campana e il sarma [it](cavolo ripieno), Slap è conosciuto soprattutto per il suo Banja Luka ćevapi.
Ćevapi come simbolo di unità
Hajdarpašić descrive così il piatto e la sua importanza [bs]:
Ćevap, kao vodeće bosanskohercegovačko jelo, simbol je zajedništva i gostoprimstva, okupljajući ljude različitih kultura i generacija. Banjalučki ćevapi prepoznatljivi su po specifičnom obliku, jer se formiraju u spojene četvorke, te po jednostavnoj recepturi s naglaskom na prirodan okus mesa. Pečeni na roštilju, uz dodatak duše u pripremi, postaju pravi gurmanski užitak.
I Ćevapi, come piatto nazionale della Bosnia-Erzegovina, sono un simbolo di unità e ospitalità, che unisce persone di culture e generazioni diverse. I ćevapi di Banja Luka sono riconoscibili per la loro forma unica, in quanto sono disposti in modo particolare, e per la loro ricetta semplice che enfatizza il gusto naturale della carne. Grigliati con cura e passione, sono una vera delizia gastronomica.
Nella famiglia Hajdarpašić, le ricette vengono tramandate di generazione in generazione. “È fondamentale preservare la tradizione per evitare che la ricchezza dei sapori scompaia. Le ricette non sono solo un modo di preparare il cibo, ma sono un riflesso della cultura, dell'identità e della storia di un popolo”, commenta Hajdarpašić.
La capacità del cibo di creare un senso di appartenenza e di connessione è stata ribadita anche da Sanda Mešinović. Come ha sottolineato: “il cibo dà forma alle nostre vite fin dall'inizio”. “Dal momento in cui veniamo al mondo tra le braccia di nostra madre, l'allattamento al seno non rappresenta soltanto la sopravvivenza e il nutrimento, ma anche il contatto umano e l'unione. Contribuisce al nostro senso di appartenenza. Da quel momento in poi, il cibo è nel nostro DNA e serve come opportunità di riconnessione, scambio, nutrimento e appartenenza”, ha dichiarato Mešinović.
I piatti tradizionali riflettono culture specifiche e possono contribuire a creare un senso di comunità e di unità, anche nell'atto di prepararli. Ma il loro ruolo non si limita a collegarci alla nostra cultura, come sottolinea Mešinović [bs]:
To je i prilika za upoznavanje drugačijeg, drugog, raznolikosti kojima ovaj kolektivni svijet planete Zemlje obiluje. Pripremanje hrane može biti djelo podmirenja osnovne biološke potrebe, ali istovremeno ritual pun svjesnosti, namjere, prisustva i nečeg višeg, prenos Duha, ljubavi i nježnosti prema drugom ljudskom biću (ali i sopstvenom) kojem je hrana namijenjena.
È anche un'opportunità per conoscere l'altro, la diversità di cui il pianeta è ricco. Cucinare risponde a un bisogno biologico fondamentale, ma allo stesso tempo è un rituale pieno di consapevolezza, intenzione, partecipazione e qualcosa di più: la trasmissione dello Spirito, dell'amore e della tenerezza verso gli altri ma anche verso se stessi.
Nella variegata società della Bosnia-Erzegovina, le somiglianze e le differenze nelle abitudini alimentari sono spesso legate alla religione. Pratiche come il digiuno e i piatti specifici delle festività sono da considerarsi opportunità di apprendimento piuttosto che di divisione.
Secondo Mešinović [bs]:
Ništa što je bazirano na podjelama (i svojevrsnom insistiranju), u dugom periodu svijesti ne može da raste, razvija se, obnavlja i istraje. Samo raznolikost, dovoljno fleksibilna da opstane u poznavanju i poštovanju ličnog porijekla, može doprinijeti razvoju zdravog i svjesnog pojedinca i društva. Ako ogradimo sebe u samo onom što je nasljeđe i tradicija, bez uvremenjavanja, otvorenosti i svjesnosti o drugačijim kontekstima i društvenim prilikama naših života u odnosu na naše prethodnike, kao i raznolikosti svijeta, ono najSvetije u nama polako umire.
Niente di ciò che si basa sulle divisioni o sull'ostinazione può crescere, svilupparsi, rinnovarsi o durare a lungo termine. Soltanto la varietà è abbastanza flessibile da accogliere e rispettare le origini personali e può alimentare lo sviluppo di un individuo e di una società sani e coscienziosi. Se ci concentriamo solo sul retaggio e sulla tradizione, senza adattarci o aprirci a diversi contesti, condizioni sociali e diversità globali, ciò che di più sacro c'è in noi svanirà lentamente.

Il caffè bosniaco è più di una bevanda, è un rituale di connessione e ospitalità. Foto: Archivio privato via Balkan Diskurs, utilizzata con autorizzazione.
La ricchezza dei banchetti festivi
La bellezza della Bosnia-Erzegovina risiede nel suo multiculturalismo. Sebbene i matrimoni misti siano diminuiti a partire dagli anni '90, queste unioni esistono ancora oggi e offrono l'opportunità di festeggiare in modo inclusivo le festività, siano esse legate all'Eid, al Natale o ai tradizionali pranzi domenicali in famiglia.
Dragana Ilibašić ricorda che queste celebrazioni fanno parte della sua vita fin da quando era giovane [bs]:
Još kao mala uživala sam sa jednom bakom u bojanju jaja za Uskrs, dok bi za Bajram sa majkom radila na pripremi baklave. Pamtim i pripreme za obilježavanje slave od dede, dane kada je baka pravila po nekoliko vrsta različitih suhih kolača: od oblatnih do šapica, ali i ručkove za Bajram koji su uvijek bili sastavljeni od nekoliko tradicionalnih jela. Majka je uvijek razvijale kore za burek i mene godinama učila tome. Iako danas ja kupujem gotove kore, nikada ne bih mijenjala te čari kada smo svi zajedno za stolom i za Božić i za Bajram, i dijelimo kako zahvalnost na bogatoj trpezi, tako i zahvalnost na toj ljepoti naše obiteljske šarolikosti.
Già da bambina mi piaceva dipingere le uova di Pasqua con la nonna, mentre per l'Eid lavoravo con mia madre alla preparazione della baklava [pasta fillo ripiena di noci tritate]. Ricordo i preparativi per la celebrazione della Slava con mio nonno, i giorni in cui mia nonna preparava diversi tipi di dolci secchi: dalle cialde ai biscotti di pasta frolla, così come i piatti tipici per l'Eid, che erano sempre composti da diversi piatti tradizionali. Mia madre ha sempre tirato la pasta per il burek e mi ha insegnato a farlo nel corso degli anni. Anche se oggi compro la pasta già pronta, non scambierei mai quei momenti magici in cui eravamo tutti riuniti intorno alla tavola sia a Natale che durante l'Eid, condividendo non solo la gratitudine per la tavola abbondante, ma anche per la bellezza della diversità della nostra famiglia.
Da queste storie emerge chiaramente che, sebbene viviamo in un'epoca contrassegnata dal consumismo, il significato sociale e culturale del cibo è ancora un elemento di grande importanza nella nostra società. Il cibo rappresenta un simbolo di connessione, comunità, appartenenza, crescita reciproca, sostegno e amore.
“A prescindere dal colore della pelle, dal sesso, dall'età, dalla religione, dalla razza o da qualsiasi altra appartenenza, il cibo è un linguaggio universale. Con esso possiamo dimostrare la nostra grande capacità di dare amore ma anche di riceverlo da chi è diverso da noi”, ha concluso Mešinović.