Signora Presidente, abbiamo bisogno che lei sia un'alleata delle donne (vogliamo avere di nuovo fiducia)

Collage di una foto di Claudia Sheinbaum, Presidente eletta del Messico, a partire da un file di Wikimedia Commons (CC BY-SA 4.0)

A un certo punto, è sorta la domanda su cosa sarebbe successo il giorno dopo. Il giorno in cui cessano il teatro commerciale e mediatico e gli escamotage di marketing, finiscono le campagne e la gente ha passato la notte sveglia a controllare il sito del PREP [es, come tutti i link seguenti] con cui vengono resi noti i risultati delle elezioni, per alcuni traumatici e per altri fonte di soddisfazione.

Questo giorno è arrivato ed è scesa la calma. La notizia principale è diventata realtà: #HabemusPresidenta, con tutte le implicazioni di vivere in Nord America ed essere il primo paese di questa parte del continente e allo stesso tempo latino il cui destino è riposto nelle mani di una donna.

Claudia Sheinbaum Pardo [it] è il nome della persona al centro di tutte le discussioni nazionali, le speranze, i processi sommari, i dubbi, le lettere a Babbo Natale e una miriade di altre cose. Sinceramente non pensavo che avremmo avuto una presidente prima di avere una rettrice all’Università Nazionale Autonoma del Messico (Università nazionale autonoma del Messico, UNAM [it]) – non c’è dubbio che il patriarcato abbia ancora radici profonde.

Mentre scrivo, il PREP mostra 162.517 schede conteggiate su un totale complessivo di 170.648, ossia il 95,2352% dell’elettorato, con una partecipazione cittadina che per ora si attesta intorno al 61% e con un risultato inedito, dato che Sheinbaum è la candidata che ha ottenuto più voti nella storia, anche più del suo predecessore López Obrador.

Leggi anche: Elezioni in Messico: il paese avrà la sua prima donna presidente? [it]

Noi messicani siamo molto inclini a cercare finali felici, un po’ in stile telenovela. Forse per questo a marzo 2024 è stato pubblicato il libro Presidenta: Más de 100 mujeres te escriben, (cioè Presidente: più di 100 donne le scrivono), una raccolta coordinata dalla giornalista e conduttrice Yuriria Sierra, in cui 112 scienziate, scrittrici, cineaste, artiste, cantanti, imprenditrici e naturalmente attiviste uniscono le proprie voci, dai rispettivi baluardi, per dire alla futura prima donna presidente al governo del paese cosa si aspettano da lei.

A seguito di questo progetto l’attivista, docente e cantautrice Vivir Quintana ha inviato una lettera a Sheinbaum quando era candidata, con richieste chiare e puntuali tra cui: “Questo paese piange dal dolore. Il Messico ha urgentemente bisogno di tutelare le proprie donne e bambine. Le chiedo, se verrà eletta presidente del Messico, di impegnarsi ad essere una vera compagna al fianco di tutte noi.”

Naturalmente dev’essere presidente, ma soprattutto compagna, affermava così Vivir Quintana, che il 28 maggio ha lanciato la canzone Compañera Presidenta, disponibile su YouTube, con un evidente simbolismo che esige un approccio orizzontale e di sorellanza, oltre ad attenzione immediata alle donne che sono state ridotte al silenzio, ignorate o hanno subito una qualche forma di danno o violenza. Per farsi un’idea: 968 femminicidi nel 2022 e 769 nel 2023, cifre che testimoniano l’urgenza di misure per prevenire e punire la violenza femminicida e rieducate chi la compie.

Ma quali sono le altre sfide? Vediamole subito!

Dal tema della sicurezza, che incide in maniera direttamente proporzionale sulla sensazione di benessere e sugli indici di felicità, e si manifesta anche con somatizzazioni nell’ambito della salute, come depressione e ansia, passando poi a garantire un’adeguata assistenza sanitaria, l’accesso a una casa degna e a un lavoro con una retribuzione dignitosa, l’accesso all’istruzione, ad un sano tempo libero, e molte altre questioni.

Sono le questioni aperte di un'agenda che comincia da quella memorabile guerra di rivoluzione [it] di un gruppo di persone nel 1910, poi diventata la prima rivoluzione popolare del mondo; un gruppo di persone che sognava che noi messicani potessimo vivere in questo corno di abbondanza che è il Messico nelle giuste condizioni per raggiungere uno sviluppo integrale a beneficio di tutti i suoi 128 milioni di abitanti.

Nonostante il Messico registri un prodotto interno lordo pro capite di 11.496,52 dollari all’anno (circa 183.944,32 pesos), è evidente che non tutte le persone guadagnano questa cifra, se consideriamo che 9,1 milioni sopravvive con meno di ciò che serve per comprare prodotti di prima necessità. Ciò mostra quali sono le sfide economiche che il paese affronta, come la necessità di una crescita economica di almeno il 4,5% del PIL all’anno per garantire il benessere della popolazione, sostengono esperte ed esperti.

Inoltre, è cruciale che lo stato e chi lo governerà dopo le elezioni elabori una strategia efficace per contrastare la violenza e che, naturalmente, esiga che le istituzioni governative competenti raggiungano i risultati che la popolazione merita.

Fare in modo che calino gli indici di impunità, poi, sarebbe davvero un traguardo molto atteso: è infatti scandaloso che in Messico su 100 reati commessi solo 6,4 vengano denunciati e che su 100 reati denunciati se ne risolvano soltanto 14, con un indice di impunità che mina completamente la fiducia nelle istituzioni e nel loro agire.

Queste sono solamente alcune delle sfide che di per sé comporta l’essere presidente di una nazione che ha una posizione geografica strategica nel mondo e che è allo stesso tempo un territorio di transito per i migranti che dal sud si dirigono al nord, alla ricerca del sempre meno scintillante sogno americano.

Nel suo discorso dopo lo scrutinio, Sheinbaum ha detto: Non è un traguardo mio, ma di tutte noi, con le nostre eroine che ci hanno dato la patria, con le nostre antenate, le nostre madri, figlie e nipoti.”

🚢#SpecialeElezioni | Dico grazie perché per la prima volta in 200 anni sarò la prima donna presidente del Messico. Non è un traguardo mio, ma di tutte: @Claudiashein

È realtà, dunque: abbiamo U N A  P R E S I D E N T E, che dovrà riunire gli sguardi delle donne e una agenda femminista con una prospettiva di genere quando si insedierà a ottobre, come risultato di un debito storico che ci aspetta una lunga strada per saldare.

E anche se forse cozza un po’ con la generale atmosfera di vittoria e speranza, voglio essere realista e spero che le nostre aspettative non vengano disattese. Questo è un momento storico che speriamo rimanga nella memoria per tutte le donne che in questi 200 anni – da quando il Messico è rinato alla libertà – non osavano nemmeno immaginare un momento come questo e per tutte noi donne che siamo venute dopo e che non solo l’abbiamo sognato, ma l’abbiamo preteso come garanzia di partecipazione politica a parità di condizioni.

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