Vittoria delle bambine: l'ONU condanna Ecuador e Nicaragua per le maternità forzate

Immagine: Ro Oré. Utilizzata con autorizzazione.

Quest'articolo è stato pubblicato in origine su Salud Con Lupa [es, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], un media partner di Global Voices.

Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha emesso il 20 gennaio tre decisioni storiche [en] che condannano i governi di Ecuador e Nicaragua per aver violato i diritti umani di Norma, Susana e Lucía, tre bambine sopravvissute a violenze sessuali, che furono obbligate a portare a termine gravidanze non desiderate. Queste sentenze, promosse dal Movimiento Son Niñas, No Madres [Movimento “Sono bambine, non madri”], rappresentano un progresso significativo nella protezione dei diritti riproduttivi e dell'infanzia in America Latina.

Queste decisioni esigono che gli Stati riformino le proprie legislazioni per garantire il diritto all'aborto sicuro, legale ed effettivo, particolarmente in caso di violenza sessuale, rischio per la vita o la salute o quando la gravidanza è fonte di intensa sofferenza. Il Comitato ha evidenziato che negare questo diritto costituisce tortura, trattamento crudele e inumano e una violazione dei principi di uguaglianza e non discriminazione.

Inoltre, è stato riconosciuto che le gravidanze forzate interrompono i progetti di vita delle bambine, limitando la loro educazione, salute fisica e mentale e i loro diritti fondamentali. Secondo dati dell'Organizzazione Panamericana della Salute (OPS), la mortalità legata alle gravidanze continua a essere una delle principali cause di morte tra le bambine e le adolescenti nella regione.

Dati allarmanti in America Latina

Secondo l’UNFPA, l'America Latina e i Caraibi registrano il secondo tasso più alto di parti nei minori di 15 anni nel mondo. Nel 2021, cinque bambine ogni cento della regione sono diventate madri e un allarmante 20% di queste gravidanze erano il prodotto di una violenza sessuale, spesso da parte di familiari stretti.

L'impatto di queste realtà si aggrava per la mancanza di accesso a servizi di salute sessuale e riproduttiva e per sistemi giudiziari che permettono l'impunità. La Commissione interamericana dei diritti umani (CIDH) riferisce che l'80% dei casi di stupro nella regione hanno come vittima bambine tra i 10 e i 14 anni.

Le misure richieste dal Comitato

Tra le azioni più rilevanti che gli Stati devono implementare si trovano, ad esempio, le seguenti: riformare le leggi per garantire l’aborto sicuro ed eliminare le barriere per l'accesso a servizi di salute riproduttiva; combattere la violenza sessuale attraverso programmi educativi, di sensibilizzazione e misure di giustizia efficaci; formare il personale dei sistemi sanitario e giudiziario per ottenere un’attenzione integrale in casi di violenza sessuale; offrire risarcimenti integrali alle vittime, che includano indennizzi, appoggio psicologico, accesso all'educazione e risorse per ricostruire i loro progetti di vita.

Queste misure, secondo il Comitato, non sono obbligatorie per Ecuador e Nicaragua, ma si configurano come un precedente giuridico internazionale applicabile a più di 170 paesi firmatari della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.

Il ruolo del Movimento “Sono bambine, non madri”

Il Movimento “Sono bambine, non madri”, formato da organizzazioni come Planned Parenthood Global [en], Promsex (Perù), Surkuna (Ecuador) e Mujeres Transformando el Mundo [Donne che trasformano il mondo] (Guatemala), ha guidato il contenzioso internazionale dal 2019 per dare visibilità all'impatto devastante della violenza sessuale e delle maternità forzate. La sua attività include anche la sentenza contro il Perù nel 2023, in relazione con il caso di Camila, una bambina di 13 anni vittima di abuso sessuale da parte di suo padre.

“Queste decisioni sono un trionfo mondiale per l'autonomia riproduttiva e i diritti delle bambine”, ha segnalato Catalina Martínez Coral, vice presidente regionale del Centro per i diritti riproduttivi. “L'aborto è un servizio essenziale per la salute e deve essere garantita la possibilità di accedervi.”

Un appello urgente all'azione

Il movimento fa appello ai governi di Ecuador e Nicaragua perché rispettino le condanne e lavorino coordinandosi con le organizzazioni della società civile per implementare immediatamente queste misure. Contemporaneamente, esige che la comunità internazionale chieda trasparenza e il monitoraggio in questi processi.

Questa vittoria, prodotto del valore di Norma, Susana e Lucía, cerca di garantire che nessuna bambina sia forzata ad abbandonare la sua infanzia e i suoi diritti fondamentali. È un passo cruciale verso un mondo nel quale le bambine siano bambine, non madri.

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