Denaro dagli alberi: cosa rimane agli indigeni della Guyana e i loro diritti? Beneficiano del commercio del carbonio?

Immagine realizzata con Canva Pro.

Di Neil Marks

Questo articolo è stato inizialmente pubblicato su NewsRoom [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] e ha recentemente ottenuto il premio per il miglior articolo sulla giustizia climatica nella prima edizione dei Premi al Giornalismo climatico dei Caraibi. Pubblichiamo con autorizzazione una versione editata del testo.

Dopo vari anni di richieste inoltrate dalla Guyana e altre nazioni con abbondanza di boschi, alla fine esiste un meccanismo per dare un valore al diossido di carbonio immagazzinato negli alberi perché venga pagato ai paesi che hanno mantenuto i loro boschi in buono stato. La Guyana è il primo paese beneficiario e riceverà cento milioni di dollari.

Tuttavia, alcuni rappresentanti dei popoli indigeni della Guyana affermano che non sono stati rispettati i diritti territoriali di questi popoli che hanno vissuto nei boschi e li hanno protetti per generazioni. Affermano che è stato violato il loro diritto al libero consenso, preventivo e informato, cioè che non hanno avuto la possibilità di decidere se avrebbero accettato o no l'accordo.

“Il Governo della Guyana ha detto spesso alle conferenze mondiali sul clima che la Guyana ha un'estesa copertura forestale e una limitata deforestazione. Ciò che non ha detto al mondo è il perché. Questi boschi esistono grazie ai popoli indigeni che vivono lì e che li proteggono”, ha dichiarato Laura George, dell’Associazione dei Popoli Amerindi (APA), in un forum che ha avuto luogo all’Università di New York.

Afferma che i popoli indigeni vogliono una maggiore partecipazione per quanto riguarda i boschi e i processi decisionali, ma Derrick John, capo massimo delle comunità amerindie della Guyana, ha segnalato che i popoli indigeni si sono già espressi. Accusa l'APA di promuovere una falsa posizione e dice che sono poche le voci discordanti.

I boschi della Guyana

La superficie totale della Guyana è di 21 milioni di ettari (circa 51.892.130 acri), dei quali l'85%, circa 18 milioni di ettari (circa 44.478.969 acri), è coperto di alberi di diverso tipo. Questi immagazzinano 19,6 giga tonnellate di diossido di carbonio, un gas che cattura il calore. Il diossido di carbonio e altri gas nocivi stanno facendo sì che aumenti la temperatura della Terra, il che porta al cambiamento climatico e al verificarsi con maggiore frequenza e intensità di fenomeni meteorologici estremi, come inondazioni, incendi forestali e uragani.

La Guyana ha evitato il taglio degli alberi per liberare superfici per grandi progetti agricoli e minerari, come hanno fatto altri paesi per guadagnare terreno con progetti di sviluppo nazionale. In cambio, il paese ha sostenuto che deve ricavarne dei benefici, che deve guadagnare dal lasciare i boschi in piedi.

Nelle ultime decine d'anni sono stati compiuti sforzi a livello mondiale per preservare la foresta tropicale e finanziare quindi i paesi che ci sono riusciti, allo scopo di incentivarli a continuare ad applicare pratiche forestali sostenibili. Questa iniziativa ha dato origine al programma ART TREES.

Come funziona?

La campagna che prevede il pagamento di quote a paesi che evitano la deforestazione è portata avanti principalmente attraverso la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), mediante un meccanismo chiamato REDD+, ovvero “Riduzione delle emissioni da deforestazione e degradazione forestale”.

Significa, in altre parole, salvare gli alberi ed evitare che tutto il carbonio arrivi all'atmosfera, come succederebbe se si tagliassero le piante arboree. Il “+” si riferisce a tutte le altre attività che contribuiscono a proteggere il clima, come piani di gestione che garantiscono che i boschi vengano utilizzati in modo sostenibile, il che ci porta ad ART TREES.

ART significa Architettura per le Transazioni REDD+, programma indipendente guidato da tutte le iniziative portate avanti nel corso degli anni, incluse quelle della UNFCCC, per compensare i paesi che hanno evitato la deforestazione. ART misura, supervisiona e verifica le riserve di carbonio in Guyana attraverso TREES, cioè The REDD+ Environmental Excellence Standard [Standard di eccellenza ambientale REDD+], strumento di mediazione usato per decidere in merito all'integrità e qualità del carbonio in Guyana.

Una volta che ART TREES ha verificato quanti alberi ha un paese e la quantità di carbonio che immagazzinano, si certificano questi dati e il paese riceve “crediti di carbonio”. Ogni credito equivale a una tonnellata di diossido di carbonio.

“Il concetto era di trovare un modo di valorizzare ciò che prima non si considerava, cioè la funzione di immagazzinamento di diossido di carbonio degli alberi”, spiega Pradeepa Bholanath, economista specializzato nel clima. “Per stabilire questo fatto era necessario un sistema di certificazione e una norma internazionale che dicesse: ‘Se hai questa quantità di carbonio; se i tuoi alberi hanno dimostrato il potenziale per immagazzinare carbonio’, questo contribuisce alla soluzione globale per l'azione climatica”.

Alla fine del 2022, dopo alcuni anni di analisi e aggiornamenti, la Guyana è diventata il primo paese al quale ART TREES ha concesso crediti di carbonio. L'importo? Sono 33,4 milioni di dollari per il periodo dal 2016 al 2020.

Questi crediti vengono quindi iscritti nel registro di ART TREES perché le imprese possano sapere che sono disponibili. La Guyana ha lanciato un invito pubblico a presentare progetti nel quale si invitavano le imprese a comprare questi crediti. L'azienda petrolifera statunitense HESS ha deciso di presentare una proposta e ha comprato un terzo dei crediti emessi dalla Guyana, per cui, per arrivare a determinare il valore di un credito, è necessario raggiungere un accordo tra compratore e venditore.

Nonostante il fatto che, fino ad ora, non siano stati emessi crediti oltre il 2020, il sistema di verifica per la validazione è in corso ed è molto probabile che la Guyana riceva crediti anche per gli anni successivi al 2020. Tuttavia, HESS ha deciso di comprare crediti fino al 2023 dato che, dopo aver negoziato con il Governo, ha pagato 750 milioni di dollari per questo diritto.

Perché HESS paga la Guyana per proteggere gli alberi?

La situazione trova spiegazione nelle iniziative mondiali contro il cambiamento climatico che hanno avuto inizio con il Protocollo di Kyoto siglato dai leader mondiali a Kyoto (Giappone) nel 1997. Sotto la guida degli studiosi del clima e dei suoi costanti cambiamenti, i leader mondiali si accordarono per limitare le emissioni di diossido di carbonio e il ritmo del riscaldamento globale.

Questo portò allo sviluppo di mercati di compravendita di carbonio, una forma con cui i grandi inquinatori potessero compensare le loro emissioni di carbonio e perché i paesi potessero guadagnare dal mantenimento dei loro alberi.

I paesi dell'Unione Europea formano parte del cosiddetto mercato della “compliance”, sistema per il quale i paesi indicano alle loro imprese quanto carbonio possono emettere per il loro funzionamento. Se superano il limite, devono comprare crediti di carbonio, che usano come un permesso di emettere più del consentito. L'obiettivo è fare pressione sulle aziende perché trovino forme migliori di realizzare le loro operazioni, in modo da mantenersi entro i limiti stabiliti, o paghino un alto prezzo se li superano.

D'altra parte, c'è il mercato “volontario”. In questo sistema, le aziende non sono obbligate a comprare crediti; lo fanno per volontà propria, per migliorare la loro immagine nei confronti dell'opinione pubblica o come espressione di una responsabilità sociale aziendale, il che dimostra che sono consapevoli dell'impatto che le loro attività hanno sull'ambiente.

Hess ha deciso volontariamente di pagare la Guyana per aver protetti i propri alberi.

Che fa la Guyana con il denaro guadagnato?

I fondi sono destinati a progetti di sviluppo nazionale che rientrano nella Strategia di sviluppo a bassa emissione di CO2 (LCDS) del Governo, un piano con il quale il paese pretende dare impulso allo sviluppo nazionale e mantenere la sua reputazione di conservare basso il tasso di deforestazione.

È stato determinato che il 15% dei pagamenti per le emissioni di carbonio verrebbero destinati alle comunità indigene. La Guyana ha nove nazioni indigene, che rappresentano circa il 10% della popolazione del paese.

Alcune associazioni di indigeni, come APA, non approvano il commercio di carbonio perché sostengono che le comunità con cui lavorano non sono state adeguatamente informate. Secondo George, “Queste terre appartengono ai popoli indigeni” e non è stato dato il consenso per decidere che “siamo interessati al commercio di carbonio, che siamo d'accordo con il 15%”.

Immaculata Casimero, nativa del popolo wapichan, ha aggiunto che il suo popolo ha “paura che si impongano restrizioni” all'uso delle sue terre come conseguenza di un accordo sul commercio del carbonio. “Dipendiamo dalla terra per vivere”, ha spiegato. “Quando non abbiamo denaro in tasca, andiamo lì a pescare, a cacciare e a coltivare, per cui temiamo che si impongano delle limitazioni; che vengano stabilite delle norme e direttive che dicano come dobbiamo utilizzare i nostri boschi”.

I capi dei villaggi non sono d'accordo

Il Consiglio Nazionale di Toshaos, composto da tutti i capi villaggio del paese, si riunisce tutti gli anni in una conferenza nazionale. Ha espresso il suo appoggio al commercio del carbonio e non vede alcun pregiudizio per i popoli o territori indigeni. Il suo appoggio alla LCDS e al commercio del carbonio si esprime in una risoluzione adottata nel luglio 2022.

Derrick John, presidente del Consiglio, dice di farsi guidare dalla volontà della maggioranza delle persone nei villaggi. Respinge la preoccupazione che il lavoro svolto nelle comunità non abbia rispettato i criteri di consultazione e consenso libero, anticipato e informato delle comunità indigene e insiste sul fatto che c'è stata “una gran quantità di idee” e “riunioni generali”, dalle quali gli abitanti hanno selezionato un comitato direttivo per elencare le proposte e presentarle al Governo perché venissero finanziate.

I progetti sono vari, ma la maggior parte tratta di sfruttamento forestale sostenibile, sicurezza alimentare e attività che generano entrate, come l’ecoturismo [it].

“Uno dei concetti della LCDS e dei diritti di emissione del carbonio consiste nel preservare i nostri boschi”, assicura John. “Sosterrà il nostro stile di vita e il ruolo che abbiamo avuto nei nostri boschi”. Fino a settembre sono stati pagati 2.900 milioni di dollari guyanesi (circa 13,89 milioni di dollari statunitensi) a 225 comunità indigene; rimangono ancora 17 comunità che devono ricevere i pagamenti.

Casimero vive a Aishalton, villaggio amerindio nella savana di Rupununi, nel sud della Guyana. Gli abitanti hanno preso diverse decisioni per sostenere la crescita e lo sviluppo della loro comunità, come dare appoggio agli agricoltori, costruire una cucina nel villaggio, aiutare le donne nella produzione di polli per il consumo umano, comprare un trattore con rimorchio, oltre a rinnovare e ampliare la cucina della scuola elementare della zona.

John sostiene che Casimero e la APA non parlano a nome dei 242 popoli che hanno dato appoggio al commercio del carbonio. Nessuna comunità ha respinto l'accordo. “Anche se non condivido i loro sforzi e obiettivi, appoggio il loro diritto a esporre le proprie posizioni dove e quando desiderano. Tuttavia, non posso avvallare le loro iniziative quando dicono di parlare a nome dei popoli indigeni ed è importante che si respingano i loro tentativi di proporsi come portavoce dei popoli indigeni”, ha detto John in un lettera all'Università di New York.

“I 242 villaggi della Guyana hanno elaborato progetti locali e hanno deciso di partecipare al programma dei crediti di carbonio (in tutti i casi, la proposta ha ottenuto l'appoggio di più dei due terzi dei presenti). Stanno investendo questo denaro nelle priorità individuate dalle comunità stesse”, ha aggiunto John.

Non viene stabilito in alcun modo che un popolo debba avere dei titoli di proprietà per ricevere i pagamenti, per cui sono state rispettate le terre consuetudinarie. Inoltre, non si sono fatte distinzioni sul fatto che le comunità di una certa regione dovessero o no ricevere finanziamenti, per cui è indifferente che la gente viva nei boschi, nelle zone umide o nella savana o anche nei dintorni per poter distribuire i benefici.

Il progetto non implica cambiamenti nella forma in cui i popoli indigeni usano la terra né impone restrizioni.

Dal punto di vista di Derrick John, il denaro ottenuto con la vendita del carbonio è destinato a dare risorse alle comunità indigene: “Ci dà un aiuto addizionale, con il quale possiamo continuare a svolgere il lavoro dei nostri antenati delle epoche passate”.

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