
Foto: Mónica Velásquez e Andersson Boscán. Il video originale è stato rimosso dai media digitali, ma è stato caricato su altre piattaforme. Screenshot del video de “La Posta”.
È con le lacrime agli occhi, il dolore e la tristezza sul volto, che la coppia di giornalisti ecuadoriani Mónica Velásquez e Andersson Boscán hanno annunciato la loro partenza dal Paese la notte del 10 settembre 2024, tramite un video preregistrato [es, come tutti i link seguenti] reso noto al pubblico nel quotidiano digitale “La Posta”.
I due giornalisti hanno condotto diverse indagini sulla presunta corruzione di funzionari di alto livello in vari enti governativi dell'Ecuador. Tuttavia, Andersson Boscán e Luis Vivanco, fondatori de “La Posta”, sono stati criticati per una presunta “mancanza di etica giornalistica” in alcune delle loro azioni.
Sono stati costretti a chiedere asilo politico in Canada per salvaguardare la loro vita e quella delle loro giovani figlie. Hanno ringraziato le organizzazioni internazionali che hanno teso una mano in mezzo a persecuzioni e minacce. Nel 2021 e nel 2023 Fundamedios, un'organizzazione che difende la libertà di espressione, ha denunciato le minacce ai giornalisti.
Hanno accusato la Direzione Nazionale di Intelligence della Polizia Nazionale e il Centro di Intelligence Strategica di monitorare la routine quotidiana dei giornalisti e di sorvegliare i luoghi frequentati da loro e dalle loro figlie. Tutto il monitoraggio denunciato è dettagliato in un rapporto sigillato dalla Procura Generale. Questo documento sembrerebbe includere istruzioni per “assassinarli”.
Le istituzioni di polizia coinvolte hanno però risposto con un comunicato:
“Rechazamos firmemente cualquier tipo de persecución y amenaza que atente contra la vida de un ciudadano (…)”.
“Respingiamo fermamente qualsiasi tipo di persecuzione e di minaccia alla vita di un cittadino (…)”.
Allo stesso modo, l'ex comandante della Polizia nazionale dell'Ecuador, Fausto Salinas, in un'intervista ha negato che il governo di Guillermo Lasso gli avesse ordinato di monitorare i giornalisti.
Le inchieste de “La Posta” che hanno svelato i casi di corruzione
Nel 2020, Andersson Boscán, Mónica Velásquez e il team giornalistico de “La Posta” si sono addentrati nelle carceri ecuadoriane per scoprire come si organizza la criminalità organizzata e come i leader delle bande criminali operano da dietro le sbarre.
L'indagine si è soffermata sulla storia del capo di una banda criminale. I giornalisti hanno protetto il suo volto per la sua sicurezza, ma dopo il suo assassinio nell'ottobre 2022 in un massacro in carcere, Boscán ha rivelato l'identità del leader del narcotraffico in Ecuador che aveva intervistato: Leandro Norero, detto “El Patrón”.
I rapporti sono stati pubblicati a seguito di un attacco che ha lasciato 14 poliziotti feriti nel 2018. Dopo questo attacco si sono susseguite varie crisi carcerarie. Sui social network sono diventate virali le immagini di prigionieri che giocano a calcio con la testa di un uomo decapitato.
I reportage de “La Posta” hanno evidenziato la mancata attuazione delle politiche pubbliche nel sistema carcerario da parte del Ministero del Governo, all'epoca guidato da María Paula Romo. La piattaforma è stata molto critica nei confronti dell'amministrazione dell'ex ministra. Nell'ottobre 2020, la Romo è stata censurata e destituita dall'Assemblea nazionale per violazione dei doveri a causa dell'uso e dell'abuso della forza da parte della polizia durante le proteste dell'ottobre 2019.
Nel gennaio 2023, durante il governo di Guillermo Lasso, i giornalisti Andersson Boscán e Mónica Velásquez hanno presentato una nuova inchiesta: “El Gran Padrino” (Il Grande Padrino). Questa indagine giornalistica è stata finalista ai Premi Gabo nella categoria “copertura”. I due giornalisti hanno inoltre scritto un libro.
L'inchiesta ha rivelato registrazioni di conversazioni private riguardanti una presunta cattura per narcotraffico. L'indagine giornalistica ha portato all'avvio del processo di impeachment presso l'Assemblea nazionale contro l'allora presidente Guillermo Lasso. Il processo mirava alla destituzione e alla censura del Presidente per presunta corruzione.
Il 17 maggio 2023, Lasso è stato costretto a sciogliere l'Assemblea Nazionale e accompagnato dal consiglio dei ministri, ha annunciato la decisione di attivare il meccanismo della “muerte cruzada” (“morte incrociata”) negando tutte le accuse mosse contro di lui.
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Il dilemma etico del giornalismo
Il 18 dicembre 2023, la Procura Generale ha pubblicato un'ampia analisi peritale dei tabulati telefonici di Leandro Norero dopo il suo omicidio, nell'ambito di un'indagine su un presunto schema di corruzione che coinvolge il sistema giudiziario, carcerario, di polizia e doganale in relazione al traffico di droga.
Tra le conversazioni spiccano le chat tra il giornalista Andersson Boscán e Leandro Norero, alias “El Patrón”. Da esse emerge una relazione stretta e di fiducia tra il giornalista e il narcotrafficante, che gli offre aiuto per “attivare occhi e orecchie” nelle istituzioni pubbliche che presumibilmente controlla. Boscán ribadisce a Norero di essere interessato solo alla “politica” e non al narcotraffico.
Il giornalista Andersson Boscán ha dovuto affrontare critiche e domande da parte di media tradizionali, giornalisti, politici, utenti di social network e fondazioni che difendono la libertà di stampa in Ecuador. Le forti critiche sulla vicinanza del giornalista a fonti legate al narcotraffico hanno suscitato indignazione nel contesto di violenza che l'Ecuador sta vivendo e hanno aperto un dibattito sull’etica giornalistica.
In cinque capitoli in formato podcast, Boscán si apre difendendo il suo lavoro giornalistico e giustificando il rapporto con Leandro Norero; le sue conversazioni telefoniche con Adolfo Macías, alias “Fito”, leader della banda “Los Choneros”; e Nain Massuh, alias “El Turco”, indagato per corruzione nel settore elettrico. Quest'ultima indagine ha rivelato al Paese i presunti legami tra il traffico di droga e i funzionari pubblici, gli appalti e la vendita di posizioni all'interno delle aziende statali del governo di Guillermo Lasso.
Andersson Boscán ha fissato un tweet sul suo profilo X in cui si legge:
No voy a ser cómplice de una mafia. Estoy con la democracia.
Non intendo essere complice della mafia. Sono dalla parte della democrazia.
Ma quanto è impegnata nell'interesse sociale la condotta giornalistica del team de “La Posta”? Ecco due casi specifici di attività giornalistiche molto discutibili.
Il 4 luglio 2021, i giornalisti Andersson Boscán e Luis Vivanco (proprietari de “La Posta”) hanno aperto un programma televisivo pubblico lanciando freccette contro una foto del presidente della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (CONAIE), Leonidas Iza. I messaggi violenti, che definivano il leader indigeno “bastardo”, hanno provocato una valanga di critiche. Di conseguenza, il governo di Lenin Moreno ha cancellato il loro programma e sono stati costretti a scusarsi.
In un altro caso, Boscán, nel suo consueto notiziario mattutino “Café la Posta”, ha affermato che la Procuratrice Generale dello Stato, Diana Salazar, non ha plagiato il 40% della sua tesi, ma vi sarebbe “soltanto il 6% di coincidenza”, una percentuale che moralmente “sarebbe consentita”. Tuttavia, un osservatorio internazionale formato da rinomati accademici ha confermato il plagio della tesi, un prerequisito per ottenere la laurea in legge e candidarsi alla posizione che attualmente ricopre.
“I social media fanno molto rumore”.
Oggi i giornalisti de “La Posta” denunciano la Procuratrice Generale dello Stato, Diana Salazar, per averli perseguitati e per aver denunciato l'attività di società presumibilmente controllate dalla mafia albanese – società immobiliari dedite all'acquisto di beni con il denaro ricavato dal traffico di droga. Un anno dopo aver pubblicato l'inchiesta “El Gran Padrino”, “La Posta” critica la Procura Generale per non aver richiesto la chiusura di queste società.
Inoltre, Boscán accusa Diana Salazar di lavorare direttamente con la mafia albanese: “Potresti farmi eliminare dai tuoi amici”. Il giornalista avverte di essere in possesso di documenti che potrebbero coinvolgere la Procuratrice Generale.
Diana Salazar ha rilasciato solo una dichiarazione per celebrare la decisione della plenaria dell'Assemblea Nazionale di archiviare il procedimento di impeachment nei suoi confronti. Salazar ha preferito chiudere il suo account X, sostenendo che “i social network (…) fanno molto rumore”.

Schermata del tweet di X della Procuratrice generale dello Stato prima che chiudesse il suo account.
Per il momento, i giornalisti hanno assicurato che continueranno a lavorare come giornalisti fuori dall'Ecuador. È la seconda volta che sono stati costretti a fuggire a causa di minacce di morte nei loro confronti. Anche nel 2023 avevano lasciato il Paese a causa di minacce alla loro vita.